Lezione DEL 19 Dicembre Foucault PDF

Title Lezione DEL 19 Dicembre Foucault
Author Gianluca Falleti
Course Storia della Filosofia
Institution Università degli Studi di Messina
Pages 3
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Summary

Riassunto del libro "Il potere psichiatrico". Sono qui riassunte le varie lezioni trattate da Foucault nel libro. Corso della Prof.ssa Gregorio....


Description

LEZIONE DEL 19 DICEMBRE Il potere psichiatrico agisce come intensificatore della realtà. La cura (nel 1830-1840) era frutto della combinazione di una serie di elementi che si all’interno dell’organizzazione manicomiale. Questi elementi sono: l’isolamento, i medicamenti fisici, le costrizioni come ad esempio il regime alimentare, l’uso di strumenti di contenzione e l’uso di interventi curativi, come ad esempio le docce. Tutti questi elementi venivano utilizzati senza che ci fosse una spiegazione teorica. Foucault riporta il caso di Dupré, con il quale fu utilizzato il trattamento morale di Leuret. Dupré aveva una forma di delirio di onnipotenza sessuale, ossia credeva di essere l’unico uomo, Napoleone, circondato da donne. Nei suoi riguardi vengono utilizzate diverse manovre: la prima consiste nel momento in cui Dupré entra in contatto con Leuret, un contatto che faccia percepire un’asimmetria di potere che imponga la volontà del medico a quella del malato (questo è fondamentale per rendere docile il malato e per aprire una breccia nell’onnipotenza della follia)si riteneva che la follia rimandasse sempre all’onnipotenza di credersi re o un’onnipotenza sessuale. [Viene utilizzata la tecnica della doccia] La seconda manovra consiste nella riutilizzazione del linguaggio. Duprè, deve imparare tutti i nomi degli infermieri, sorveglianti e medici, quindi deve apprendere la gerarchia dei nomi. Inoltre, leggerà testi in latino, che aveva appreso a scuola, e libri in italiano, che aveva appreso sotto le armi, proprio per riattivare gli altri sistemi disciplinari. Gli veniva ordinato più volte di svuotare la vasca, quindi apprendeva l’uso imperativo del linguaggio. La terza manovra consiste nella regolamentazione dei bisogni, ossia il sistema manicomiale creava uno stato di carenza: a livello degli indumenti, che erano semplici vestiti di stoffa, a livello del regime alimentare, che doveva essere un po’ sotto la media, una carenza di libertà e una carenza che consisteva nell’imposizione del lavoro. Veniva imposto a Duprè di lavorare, ma questi non faceva nulla e veniva lasciato senza mangiare ne bere. Questo meccanismo di bisogni porta a creare LA REALTA DI CUI SI HA BISOGNO e si fa capire al malato che se a lui mancano delle cose è perché lui effettivamente è malato e soprattutto, sta ripagando con il suo lavoro, ciò che la società fa per lui. Un’altra manovra consiste nell’enunciazione della verità, ossia il malato, attraverso la confessione, deve riconosce ed essere fissato alla sua identità, alla sua storia. Leuret si accorge che Duprè prova piacere nella malattia, nel manicomio e nei sintomi, quindi decide di liberarlo e mandarlo a lavorare in una tipografia come correttore di bozze. Questa tautologia manicomiale si serve quindi di una serie di strumenti: organizzazione dei bisogni, relazione asimmetrica del potere, riutilizzazione deli linguaggio, fissazione dell’identità ed eliminazione del piacere della malattia.

LEZIONE DEL 9 GENNAIO Il potere psichiatrico è un regime di lotta contro la follia. Esso rappresenta un tentativo di soggiogamento nei confronti del folle. Il concetto che rappresenta meglio il potere psichiatrico è quello di “direzione”, essa fa riferimento al fatto che lo psichiatra dirige il manicomio e gli individui che si trovano al suo interno. Lo scopo del potere psichiatrico è quello di giungere ad intensificare il potere della realtà e questo avviene, innanzitutto, perché la realtà è inevitabile e poi perché, seppur il manicomio dovrà essere isolato da tutti gli altri sistemi, deve riflettere gli edifici e le relazioni che si trovano nella realtà. La prima realtà con cui il soggetto viene messo a confronto è la realtà dell’altro, quella del medico

che possiede un potere superiore rispetto al folle. Un altro tipo di realtà è quella costituita dalla sua identità, dalla sua biografia, il terzo tipo di realtà fa riferimento alla malattia stessa (bisogna mostrare al folle che in lui c’è una tendenza malvagia). La quarta realtà fa riferimento al sistema economico, al sistema degli sbagli, del lavoro. Attraverso questo assoggettamento quotidiano si giunge alla guarigione. I malati, all’interno del manicomio non venivano distribuiti seguendo una nosografia ma in base, ad esempio, al fatto che fossero malati tranquilli o malati agitati  prima distanza tra la pratica medica e la psichiatria. Un ulteriore distanza sta nel fatto che tutti gli strumenti che nascevano nella pratica medica venivano riutilizzati, in maniera diversa, nella pratica psichiatrica (venivano usati come punizione). Questa funzione punitiva consisteva nel far penetrare nel corpo del folle l’organizzazione del sistema manicomiale. Il manicomio è il corpo dello psichiatra, un corpo esteso. La prima realtà che il malato incontra è proprio il corpo dello psichiatra, il cui sguardo deve essere presente ovunque. La psichiatria si è fondata sui contrassegni del sapere che sono riscontrabili ad esempio nel fatto che, prima ancora di fare l’interrogatorio, lo psichiatra deve informarsi dai familiari, durante l’interrogatorio bisognerà raccogliere informazioni di cui si è privi, senza farlo percepire al malato, in terzo luogo è necessario sorvegliare il malato, affinché si possa sapere sempre cosa fa e ricorrere al doppio registro della cura e della direzione: usare la punizione come rimedio. L’ultimo elemento, basilare, è la clinica. La clinica ha fatto sì che la psichiatria fosse vista come sapere medico. Essa consiste nell’esporre il caso clinico davanti agli allievi, che recepiscano la parola del maestro, una parola di verità. Allo stesso modo, durante l’anamnesi, il malato vedrà scorrere la sua vita davanti a sé e si accorgerà che il medico conosce la sua malattia, perciò deve essergli riconoscente. Contemporaneamente si assiste alla comparsa di una nuova figura, il chirurgo, colui che va a ricerca nel substrato organico l’eziologia della malattia e colui che cade nella trappola della menzogna, della simulazione, delle isteriche. La funzione psy ha iniziato a diffondersi in tutti gli altri sistemi a partire dalla psichiatrizzazione del bambino anormale, ossia dal momento in cui si sono separati, nei manicomi, gli idioti dai folli.

LEZIONE DEL 16 GENNAIO La diffusione del potere psichiatrico ha inizio a partire dalla psichiatrizzazione del bambino e dalla diffusione del concetto di normalità. La scoperta del bambino è qualcosa che è arrivata molto tardivamente, non si è mai pensato che dall’anamnesi si potesse cogliere una relazione tra follia e infanzia. Essa avviene nel momento in cui ci si è preoccupati di distinguere il folle dall’imbecille. Da un punto di vista teorico si è cercato di elaborare una nozione che li potesse distinguere e, contemporaneamente, si cercava di distinguere le patologie stesse, quelle agitate, da quelle che venivano definite “demenze”. Il termine idiozia era un tipo di follia riscontrabile nei bambini, in cui c’era un obnubilamento dei pensieri. Nel 1818, 1820, appare una nuova concezione dell’idiozia, a partire da Esquirol, che sostiene che l’idiozia sia uno stato in cui le facoltà mentali non si sono sviluppate. Quindi introduce il concetto di sviluppo, che è qualcosa che si ha avuto o meno. Ciò che distingue l’idiozia dalla demenza è il fatto che l’idiozia è qualcosa di acquisita mentre la demenza no, e poi il fatto che nella demenza ci siano residui di intelligenza, cosa che non si trova nell’idiota. Una seconda fase nell’elaborazione del concetto di idiozia deriva da Seguin, nel 1840, che distinse il bambino ritardato dal

bambino idota. L’idiota è colui che presenta un arresto dello sviluppo fisiologico e psicologico. Il ritardato è colui che ha uno sviluppo che procede più lentamente. La norma per il bambino idiota diventa l’adulto, per il bambino ritardato, invece, gli altri bambini. Quindi lo sviluppo ha due varianti: la velocità e l’arresto. Il solo modo di guarire un idiota ed un ritardato è quella di ricorrere a un’educazione speciale ad opera di un maestro. L’aspetto negativo del bambino ritardato è che egli manca dell’acquisizione di alcune facoltà, egli è completamente abbandonato all’istinto. Non si tratta di un bambino malato, ma anormale. Mentre si stavano elaborando questi concetti teorici, gli idioti erano internati nei manicomi, quindi ci si preoccupò di liberarli e mandarli nelle istituzioni pedagogiche. Successivamente, vengono fatti rientrare nei manicomi, questo perché nel 1830/40 nascono gli asili per consentire ai genitori di potersi dedicare al lavoro. Negli asili, nelle scuole, ci si accorge della figura del ritardato di mente che, di conseguenza, viene respinto dal sistema disciplinare scolastico e viene mandato nei manicomi. Questo era facilitato dalla legge del 1838 che faceva rientrare nel concetto di alienazione mentale anche i ritardatati. Questi bambini sono dominati da un NO anarchico, che è l’essenza dell’istinto. Entrano in contatto con la figura del maestro, come il folle entrava a contatto con lo psichiatria. Il maestro ha il pieno possesso del bambino, a partire dallo sguardo, dagli esercizi ginnici, che riflettono l’organizzazione manicomiale. Questa legge, inoltre, prevedeva una clausola che diceva che era la comunità a dover pagare la retta del manicomio. Da qui, furono effettuati una serie di redatti falsi, in cui i medici descrivevano il bambino ritardato come pericoloso e pervaso dai suoi istinti. La psichiatria ha dunque una doppia funzione: una funzione sul folle e sull’anomalia. La conseguenza è che tutto diventa di competenza della psichiatria e che nasce il concetto di “degenerazione” che indica i residui della follia dei genitori sul bambino....


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