Libertinage - Riassunto e traduzione movimento libertinaggio - Les genres littéraires PDF

Title Libertinage - Riassunto e traduzione movimento libertinaggio - Les genres littéraires
Course Letteratura Francese 1
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Riassunto e traduzione movimento libertinaggio...


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① il contesto storico (XVII secolo, le premesse del Libertinismo): Si può parlare di libertinismo a partire dal XVII secolo, ciò vuol dire che il libertinismo è un movimento più diffuso del barocco o del classicismo, perché da una parte nasce in concomitanza con essi, ma dall’altra si distacca dall’appartenere ad un solo secolo, e si diffonde anche in tutto il XVIII secolo. Alla corte del castello di Versailles, Luigi XIV continua il suo progetto di “addomesticare” la nobiltà: essa è rinchiusa nella corte, in cui l’unica preoccupazione è condurre una vita mondana ricca di cerimonie festose e banchetti, una vita definibile come un piccolo teatro di illusioni in cui la figura di Luigi XIV è protagonista. Se da un lato questa vita è fatta di piaceri, eccessi e trasgressioni, vediamo però anche il paradosso che vivevano i cortigiani, che dall’altro lato erano “imbavagliati”, obbedienti ad un sistema monarchico che annientava le libertà individuali, svilite di fronte a quella del re, a cui essi chiedevano costantemente favori personali. Essi scelgono quindi di dedicarsi alle gioie del proibito e della trasgressione (fisica, religiosa, letteraria, morale). Questa forma di libertà ritrovata, provata nella discrezione e nell’intimità, ha generato una corrente di pensiero: il libertinismo. XVII secolo: Il libertinismo sotto il regno di Filippo d’Orléans. Luigi XVI muore nel 1715, lasciando il trono a Luigi XV, troppo giovane per governare. Così Filippo d’Orléans divenne reggente. Egli era nipote di Luigi XIII e figlio di Filippo d’Orléans, conosciuto anche come duca d’Orléans, di Valois, di Nemours, e di Montpensier. La sua reggenza durò otto anni, dal 1715 al 1723. Nota! A partire dai Valois, il re prende il nome di “Monsieur” nelle azioni pubbliche, prima questo nome era riservato solo al fratello cadetto del re Filippo d’Orléans tenta di conquistarsi i francesi con una politica nuova, distaccandosi da quella adottata da Luigi XIV; viene ristabilita la pace nel regno: egli sostiene i giansenisti, abbandona la causa degli Stuarts, cerca di ristabilire le finanze e l’economia con le audacie di Law. Nell’avviare la sua reggenza, manda una lettera il 4 ottobre del 1715, in cui dichiara che la sua preoccupazione maggiore è il peso eccessivo delle tasse e annuncia la sua intenzione di stabilire un sistema di tassazione più giusto ed egualitario. Inoltre egli è un innovatore, poiché vuole stabilire una politica di polisidonia, silura i vecchi ministri e dà ascolto ai consigli dei grandi signori e dei consiglieri tecnici e specialisti. L’azione politica del reggente però è stata spesso mal giudicata dai posteri perché spesso essi stabilivano legami diretti tra la morale troppo libera di Filippo d’Orléans e il potere di cui egli godeva. La sua vita dissoluta ha influenzato negativamente la sua politica al punto da fargli abbandonare la sua polisidonia e riprendere il modo di governare di Luigi XVI. Fu giudicato per la sua dissolutezza, a causa anche del duca di Saint-Simon che lasciò di lui l’immagine di un principe ozioso, indolente e superficiale. Quando era solo il fratello del re, Filippo si dimostrò poco incline a lavorare per il regno, ma quando diventò reggente si dimostrò in grado di svegliarsi presto e lavorare fino a tardi. Nota! Louis de Rouvroy, il duca di Saint-Simon, è un memorialista francese di cui Les Memoires costituiscono una testimonianza storica ed umana sulla fine del regno di Luigi XVI e sulla Reggenza. Egli critica le vicissitudini del mondo cortigiano attraverso l’ironia. Egli non si definisce uno storico, ma più un testimone e vuole dare legittimità al genere moderno delle memorie. Quale genere quindi gli si può attribuire? In origine, nel Medioevo, il termine designa la “narrazione” degli eventi di cui si è stati testimoni, ma attraverso la loro piuma viene trasmessa anche l’espressione del “giudizio” divino. È allo stesso modo che Saint-Simon, cattolico fervente, fa intendere la voce dell’onore e delle virtù cristiane. Il memorialista, così come lo storico, deve innanzitutto raccontare la cronaca, i fatti. Successivamente deve svelare le cause che determinano il corso della storia e infine- qui la differenza con uno storico- il memorialista condanna e assolve. Lo può fare attraverso i registri e la “forza retorica”, come nella satira. Nella prefazione delle Memoires che Saint-Simon intitola “considerazioni

preliminari”, vengono stabiliti quattro principi fondamentali del genere: l’impegno nella sincerità, l’esemplarità del suo obiettivo, l’ampiezza della materia, e infine la negligenza dello stile. In particolare, la negligenza è un lavoro che si “nasconde”, alla maniera di Montagne. Come lui, Saint-Simon pratica la negligenza narrativa, che è l’aneddoto, o la negligenza descrittiva, che è il ritratto. La disinvoltura stilistica è il frutto di una retorica perfettamente gestita. Inoltre Saint-Simon non ha la pretesa di regalare lezioni morali universali, egli preferisce la riflessione, la lezione politica. È attraverso i ritratti e gli aneddoti che Saint-Simon vuole tracciare il “singolare” piuttosto che “l’universale”.

② il contesto economico Anche qui, l’azione di Filippo è ambigua. In un primo momento le sue misure per le finanze pubbliche ed economiche ottengono l’unanimità perché incoraggia la partenza per la Louisiana, terra in via di colonizzazione. Inoltre, egli voleva ricostituire la marina nazionale, stabilire la moneta e risolvere così al meglio i debiti accumulati dal regno di Luigi XIV. Tuttavia, il sistema si Law che egli stabilì fu un fallimento e portò ad una bancarotta generale. Curiosità! Pensato dallo scozzese John Law, il sistema di Law sviluppa l’utilizzo del cartamoneta per facilitare il commercio e gli investimenti. Creata da Law, la Banca Generale va ad assorbire l’attività coloniale della sua società gemella, la Compagnia perpetua delle Indie. La speculazione che avviene sulle azioni delle diverse società di Law, va alla fine a rovinare il sistema, quando le quotazioni crollano, in seguito ad un movimento di panico inspiegabile per il quale il sistema ha dovuto per forza dichiarare alla fine bancarotta.

③ il contesto letterario Il classicismo era fondato su una regola rigida che era il galateo. Il libertinismo invece si oppone ai dogmi classici, e fa dei “corpi” una sfida sociale: i libertini rivendicano la presenza di un corpo materiale e ricercano il piacere del corpo a contatto con un altro corpo. Laddove la morale classica eclissava il piacere corporale, la morale libertina lo promuove e fa del corpo un oggetto di piacere. Dunque è ora facile comprendere la versatilità del Reggente, così come l’ambivalenza della sua politica a volte efficace a volte discreditata dai valori frivoli. Egli talvolta era fedele al potere e talvolta si faceva prendere dal desiderio di libertà individuale, talvolta lavorava negli interessi del regno, e talvolta rivendicava il piacere personale. I libertini sono così.

1. etimologia Dal latino libertinus che significa “schiavo appena stato liberato”, è un termine polisemico che ammette due accezioni nel XVIII secolo. Da una parte, la parola libertino è usata per parlare del libertino che si dona ai piaceri della vita con una libertà che va oltre la morale convenzionale. La libertà dei costumi non è altro che la soddisfazione di un desiderio nascosto e vede gli altri non come un “doppio” di sé stesso ma come un oggetto da strumentalizzare. Dall’altra parte, il termine “libertino” si riferisce al libertino di spirito, al libero pensiero. Il libertino è quindi colui che mette in dubbio i dogmi stabiliti, soprattutto i dogmi della chiesa e se ne libera proponendo una morale propria. Nota! Molto spesso, i due sensi della parola “libertino” si sovrappongono poiché in molti usano i propri corpi per sfuggire alle leggi sociali e religiose, mostrano così il loro anticonformismo e il loro bisogno di novità.

2. evoluzione della parola Nel XVII secolo il libertino è un personaggio eterogeneo (è difficile stabilire tratti comuni per tutti i libertini), panteista, materialista, che propone tesi estreme per i contemporanei, come la negazione di Dio. Alla fine del secolo,

il libertino viene visto come un personaggio stravagante, marginale, che in società può attirare come può respingere, facendosi notare in entrambi i casi. Nel XVIII secolo:

⇩ i valori libertini rifiutano il ritorno all’ordine

① Rimettere in questione i fondamenti sociali e rivelarli come caduchi L’obiettivo dei libertini è quello di dimostrare che la società non è così perfetta come appare, anzi, è piena di vizi che la corrompono: i vizi condannati sono la prostituzione, il materialismo, la corruzione e la depravazione sessuale. Talvolta anche i libertini si dedicano a queste attività. Un esempio è Manon Lescaut di Prévost, in cui il denaro, di cui si parla con insistenza, ha una funzione narrativa, in quanto crea l’azione attraverso giochi, rapimenti, corruzione (è il denaro ad essere la causa della contnua infedeltà di Manon)… Anche la mancanza di denaro ha una funzione narrativa. Inoltre, il denaro simboleggia una società in crisi, in cui i valori sono spariti proprio a causa del denaro, che permette il piacere, ma allo stesso tempo porta alla perdizione.

② Il rifiuto delle classi sociali che condizionano la vita Il libertino è un personaggio marginale non attaccato a una classe sociale: si compiace soprattutto nel corrompere i ceti più elevati per rivelarne il lato oscuro. Ad esempio, attraverso le peripezie di Manon e Des Grieux viene dimostrato quanto i potenti siano moralmente condannabili, poiché pensano che con il denaro possono comprare tutto, anche il corpo di Manon.

③ la ricerca della felicità individuale I libertini mettono i piaceri prima delle regole delle società: sono dei veri e propri edonisti, in quanto ricercano tutti i piaceri e pensano solo a quello, mettendo in primo piano l’importanza dei sensi e del corpo, a differenza degli epicurei, che pensano che l’uomo debba dominare i suoi istinti.

④ la scienza può spiegare tutto Il libertinaggio nasce anche a partire da una crescente diffidenza nei confronti di qualsiasi credo. Possiamo dividere i libertini in due gruppi: ▨ i discepoli di Padova, che riprendono il pensiero di Giordano Bruno: il vero libertino deve essere indipendente e libero dai pregiudizi e dai dogmi; inoltre, deve pensare solo a sé stesso

▨ la tetrade, che inventa il gassendismo, una corrente di pensiero tra ateismo e scetticismo, che prevede una ricerca ragionata della verità, tenendo conto della realtà nella sua diversità e senza applicare principi prestabiliti. Inoltre, vedono nella religione un’invenzione della politica per sottomettere il popolo. Nelle loro opere non esprimono direttamente il loro pensiero, ma usano allusioni, ironia, doppi sensi. Questo libertinaggio erudito si svilupperà anche nei salon, soprattutto in quello di Mme de la Sablière, in cui si discuterà sul culto dell’individuo, sul razionalismo, sul materialismo e sulla consapevolezza della fragilità dell’uomo oppresso dalla società.

⑤ La religione viene rifiutata nel suo modo di definire il bene e il male I libertini ritengono che il funzionamento del mondo risponda alle leggi della Natura e del ‘materiale’ e si ispirano alla filosofia materialista di Epicuro. L’uomo deve usare la logica per comprendere queste leggi piuttosto che la sua cieca fede in Dio. [Secondo la filosofia epicurea, la materia è fatta di atomi in perpetuo movimento che costituiscono il mondo e l’anima. Queste combinazioni evolvono perché si muovono una volta che gli atomi si accumulano e questo flusso, chiamato clinamen, serve per dimostrare che le cose cambiano forma. Le combinazioni iniziali possono disintegrarsi e riformarsi in altre combinazioni dando vita ad altre cose.] I libertini quindi rifiutano i precetti religiosi decretati da Dio e mettono in discussione l’esistenza di un essere superiore che ha creato il mondo. Poiché il concetto preliminare del libertinismo è il rifiuto delle regole, sono accettati tutti i comportamenti contro la religione, ma tutti rifiutano il teismo (afferma l’esistenza di un Dio). Ateismo: assenza o rifiuto di ogni fede in una divinità e ribellione contro chi ci crede; l’ateo sostiene il relativismo morale (il Bene e il Male sono nozioni tutte relative che sfuggono a qualsiasi giudizio). Agnosticismo: gli uomini non possono accedere all’assoluto e quindi non possono nemmeno sapere se Dio esiste. Deismo: c’è un dio trascendete, un essere supremo che governa il mondo ma che si tiene lontano da ogni religione.

⑥ Il libertinismo ‘nero’: il caso del Marchese de Sade [Donatien Alphonse François de Sade, meglio conosciuto con il nome di Marchese de Sade, nasce nel 1740 e muore nel 1814. È un letterato, romanziere, filosofo e politico francese, noto come uno degli autori più sulfurei a causa della quota di erotismo e pornografia nei suoi romanzi. Ha trascorso gran parte della sua vita in prigione o in manicomio per essersi indebitato, per avvelenamento, sodomia, rapimento e abuso di giovani ragazze.] -Un godimento nel Male Il Marchese de Sade ha sconvolto la letteratura francese spingendo il libertinismo nell’oscurità estrema. La sua filosofia vede il Male come principio assoluto che raggiunge il suo culmine quando coloro che lo commettono sono autorità morali (sacerdoti, magistrati) e quando queste atrocità si svolgono in luoghi sacri. Tutti i valori si invertono perché si valorizza la violenza, l'incesto e il delitto, a differenza della virtù che viene condannata. L'orrore diventa una forma di morboso compiacimento: si loda lo spirito di vendetta e si rivendica la pornografia. Questo libertinismo ‘nero’ è innovativo poiché propone dei valori etici e filosofici contrari alla buona morale del tempo. Secondo Sade, la Natura è un modello, spesso anche di crudeltà, che giustifica lo sfruttamento dei deboli da parte dei forti. Quindi, seguire la Natura è un'iniziazione al vizio e alla crudeltà per diventare un "forte" che si diletta a corrompere vittime pure e innocenti. Sesso, egoismo, violenza, sono tutte manifestazioni che troviamo nella natura e manifestazioni della Natura nell'uomo. In effetti, queste costruzioni morali (Bene e Male) non esistendo in Natura, non possono essere alla base delle nostre azioni. -La filosofia sadiana Molti dei romanzi di Sade portano i nomi delle vittime come “Juliette” (1797) o “Justine ou les malheurs de la vertu” (1791) quasi a voler mostrare un gioco senza scrupoli, di oscurità e meschinità. “Philosophie dans le boudoir” (1795) è l'opera di maggior successo in cui Sade spiega la sua filosofia attraverso una serie di dialoghi che ripercorrono l'educazione erotica e sessuale di una quindicenne. Il titolo si basa già su una forma di dualità perché il boudoir, dove la vicenda è ambientata per la maggior parte, è una stanza dove si aspetta, situata tra il soggiorno dove si conversa (cose della mente), e la stanza riservata all'amore (cose del corpo). Di conseguenza, il libro alterna passaggi teorici di dissertazioni accademiche a passaggi pratici, come se Sade, nella sua educazione al male, dovesse portare una vena pratica a ciò che viene insegnato. Egli si basa quindi su una riflessione filosofica che afferma che l’uomo è ‘naturale’,

genuino, e non ha senso opporsi ad esso con la legge o Dio. Per questo motivo anche le pratiche sessuali più segrete e misteriose, essendo naturali, sono legittimate. -Libertinismo e corpo Tutte le avventure amorose sono descritte con estrema meticolosità, Sade spesso utilizza un vocabolario clinico e cerca sempre la parola giusta per descrivere ogni parte del corpo come per mostrare che ognuna ha la sua funzione nella nascita del desiderio e nel raggiungimento del piacere sessuale.

① Estratto da Dom Juan, atto III, scena 2, Molière (1665) Don Giovanni, Sganarello, un mendicante SGANARELLO - Che direzione si deve prendere per la città? IL MENDICANTE - Basta seguire questa strada, Signore, e girare a sinistra una volta usciti dal bosco. Ma dovete stare attenti perché da qualche tempo ci sono dei ladri nei dintorni. DON GIOVANNI - Ti sono obbligato, amico mio, e ti ringrazio di tutto cuore. IL MENDICANTE - Non volete farmi un po’ di carità? DON GIOVANNI - Ah! Ah! La tua risposta è interessata, a quanto pare. IL MENDICANTE - Sono un poveraccio, Signore, da più di dieci anni vivo in solitudine in questo bosco; non mancherò di pregare il Cielo che vi porti tutto il bene possibile. DON GIOVANNI - Pregalo piuttosto che ti faccia avere un vestito, e non preoccuparti degli affari degli altri. SGANARELLO - Voi non conoscete questo Signore, buonuomo; crede soltanto che due più due fa quattro, e che quattro più quattro fa otto. DON GIOVANNI - Che cosa fai tutto il giorno in mezzo a questi alberi? IL MENDICANTE - Prego il Cielo per la prosperità delle persone per bene che mi danno qualcosa. DON GIOVANNI - È evidente allora che tu vivi negli agi. IL MENDICANTE - Ahimè, Signore, mi trovo nelle più gravi ristrettezze. DON GIOVANNI - Stai scherzando: a uno come te che prega il Cielo tutto il giorno, gli affari devono andare a meraviglia. IL MENDICANTE - Vi assicuro, Signore, che il più delle volte non ho un pezzo di pane da mettere sotto i denti. DON GIOVANNI - È strano che le tue preghiere non siano ricompensate. Ah! Ah! Ti voglio dare subito un luigi d’oro; però, devi dire una bestemmia. IL MENDICANTE - Ah! Signore, perché volete che commetta un peccato così grave? DON GIOVANNI - Devi soltanto decidere se vuoi guadagnare un luigi d’oro oppure no. Eccolo qui, te lo do volentieri, se bestemmi; ma devi bestemmiare. IL MENDICANTE - Signore! DON GIOVANNI - Se non dici una bestemmia, non l’avrai. SGANARELLO - Coraggio, bestemmia un pochino, che male c’è? DON GIOVANNI - È qui, prendilo; prendilo, ti dico, ma bestemmia. IL MENDICANTE - No, Signore, preferisco morire di fame. DON GIOVANNI - Va bene, te lo do per amore dell’umanità. Ma che vedo laggiù? Un uomo solo aggredito da tre? La partita è troppo disuguale, non devo consentire una tale vergogna. Molière ci mostra qui il libertinismo di spirito di Don Giovanni perché, attraverso questo incontro con il mendicante, mostra il suo razionalismo, il suo disprezzo per la preghiera e le virtù teologali che dovrebbe rispettare. La carità e l'elemosina sono qui schernite con spirito di condiscendenza: egli non dona spontaneamente al mendicante ma lo costringe a elemosinare. Molière denuncia l’inutilità delle pratiche religiose sempre interessate ad ottenere qualcosa. Don Giovanni si presenta come un crudele tentatore, a differenza del mendicante che è la perfetta figura di Cristo. I suoi valori umanisti (di Don Giovanni) si riflettono nel suo discorso perché qualunque cosa accada lo spettatore sa che darà il luigi d'oro al mendicante. Così, Don Giovanni incarna il libertino per eccellenza.

② Estratto di Manon Lescaut, l’Abbé Prévost Questo episodio chiave mostra l’amore inesauribile di Des Grieux per Manon: durante i suoi studi di teologia presso il seminario di Saint-Sulpice, ritornato a dei sentimenti pii, non può che renderci partecipi della sua costernazione dopo aver rivisto Manon, un anno più tardi. Tornai a Saint-Sulpice, coperto di gloria e carico di lodi. Erano le sei di sera. Poco dopo il mio ritorno, vennero ad avvertirmi che una signora chiedeva di vedermi. Andai immediatamente in parlatorio. Mio Dio! Che apparizione sorprendente! Ci trovai Manon. Era lei, ma più brillante e affascinante di quanto non l'avessi mai vista. Aveva allora diciotto anni. Le sue grazie superavano tutto quello che si può descrivere. Aveva un aspetto così fine, così dolce, così attraente! L'aspetto stesso dell'amore. Tutta la sua figura mi parve un incanto. Nel vederla rimasi interdetto e, non potendo indovinare quale fosse lo scopo della sua visita, aspettavo tremante, con gli occhi bassi, che si spiegasse. Per un po' il suo imbarazzo fu uguale al mio. Ma, vedendo che continuavo a tacere, si mise la mano davanti agli occhi per nascondere qualche lacrima. Con voce timida mi disse che capiva di aver meritato il mio odio con la sua infedeltà, ma che, se avevo davvero provato amore per lei, c'era stata da parte mia molta insensibilità nel lasciare passare due anni senza mai pre...


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