Lo sai, debbo riperderti e non posso PDF

Title Lo sai, debbo riperderti e non posso
Course C.I. ingegneria Applicata 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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1Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese il nuovoLA SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE - EDIZIONE ROSSA [G. B. PALUMBO EDITORE]da E. Montale, L’opera in versi, a cura di R. Bettarini e G. Contini, Einaudi, Torino 1980.Lo sai: debbo riperderti e non posso.Come un tiro aggiustato mi sommuoveogni opera, ogni...


Description

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T28 [Le occasioni]

Eugenio Montale «Lo sai: debbo riperderti e non posso» È il primo testo della sezione seconda, intitolata «Mottetti». Scritto nel 1934, è dedicato a una peruviana di origine genovese, probabilmente Paola Nicoli. La città, il mondo esterno, l’«aperto» si presentano come una minaccia, corrispondente alla perdita (inevitabile ma anche intollerabile) della donna amata.

da E. Montale, L’opera in versi, a cura di R. Bettarini e G. Contini, Einaudi, Torino 1980.

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• la perdita della donna e l’“inferno certo” che ne deriva • il tema della città infernale

Lo sai: debbo riperderti e non posso. Come un tiro aggiustato mi sommuove ogni opera, ogni grido e anche lo spiro salino che straripa dai moli e fa l’oscura primavera di Sottoripa. Paese di ferrame e alberature a selva nella polvere del vespro. Un ronzìo lungo viene dall’aperto, strazia com’unghia ai vetri. Cerco il segno smarrito, il pegno solo ch’ebbi in grazia da te. E l’inferno è certo.

metrica due strofe di sei versi ciascuna: la prima è formata da quattro endecasillabi, un settenario (il v. 4) e un quinario (il v. 6); la seconda da cinque endecasillabi e da un settenario conclusivo, spezzato a scalino, in modo da isolare la sentenza finale. Rare le rime normali (fra il v. 4 e il v. 6 nella prima strofa e il v. 9 e il v. 12 nella seconda), più frequenti quelle al mezzo (tIRO : spIRO ai vv. 2 e 3, strAZIA : grAZIA ai vv. 10 e 11, sEGNO : pEGNO sempre ai vv. 10-11). 1-6 Lo sai: sono costretto (debbo) a perderti di nuovo (riperderti), e non ce la faccio (non posso). Come un colpo (tiro) che centra [il bersaglio] (aggiustato), mi turbano (sommuove; accordato solo con il primo sogg.) ogni azione (opera), ogni grido e persino (anche) il soffio (spiro) [di vento] marino (salino = che sa di sale) che esala (straripa) dai moli

[: del porto] e che porta (fa) la buia (oscura) primavera di Sottoripa. Il poeta pensa alla prossima partenza della donna amata. Non si tratta, come negli altri mottetti, di Irma Brandeis (Clizia), ma di Paola Nicoli, una peruviana di origine genovese. La scena è la zona portuale di Genova, e in particolare i portici di Sottoripa. Le opere e i gridi sono dunque quelli dei lavoratori del mare. L’aggettivo “oscura” si riferisce in primo luogo al buio dei portici di Sottoripa, per *ipallage; ma ha anche un valore simbolico (la primavera è infatti rattristata dalla partenza dell’amata). Sia le azioni umane (ogni opera, ogni grido), sia i dati naturali (lo spiro salino) non comunicano produttività e vitalità, ma sono visti in modo *straniato. 7-12 [Il porto è come un] paese di ferrame [: quello di gru e ponti] e di alberature [: gli alberi delle navi] [che si stringono] a [formare quasi una] selva nella

polvere della sera (vespro). Dall’aperto viene un lungo ronzìo, [che] ferisce (strazia) [l’udito] come un’unghia su dei (ai) vetri. Cerco il segno perduto, il solo pegno che ebbi in dono (grazia) da te. E il [trionfo del] male (l’inferno) è sicuro (certo). La strofa si apre con una frase *nominale, che fissa il paesaggio urbano in un’immagine surreale. Il pegno (cioè un oggetto lasciato per ricordo dalla donna al poeta, prima di partire) è, più che un semplice dono, una grazia: una sorta di amuleto che ha qualcosa di sacro e di salvifico. Alla promessa di salvezza si contrappone, cruda, la certezza dell’inferno: non solo di un dolore soggettivo, ma di uno stato di privazione oggettivo e che perciò vale, *allegoricamente, come condizione universale. La città, con le sue attività meccanizzate e i suoi rumori, ne è il *correlativo oggettivo.

Guida alla lettura Il tema Il tema è quello stilnovistico e poi petrarchesco: la donna è donatrice di un «segno» e di un «pegno» di salvezza (cfr. vv. 10 e 11): la sua presenza è una «grazia», mentre la sua perdita (che è perdita, insieme, dell’amore e della salvezza) coincide con il trionfo della città infernale, reso visivamente dall’immagine del porto come «paese di ferrame e alberature». Il motivo cittadino, con la sua negatività, era già presente in Incontro. Lo stile dei «mottetti» Lo stile dei «mottetti» è estremamente elaborato e raffinato. In questo testo *allitterazioni, *assonanze, *consonanze, quasi *rime, *paronomasie si susseguono ininterrottamente, non risolvendosi mai in puri giochi sonori, ma sempre invece contribuendo a rafforzare la semanticità del testo. Per esempio, l’allitterazione della /r/ vi prevale largamente dal primo verso (RipeRdeRti) all’ultimo (infeRno ceRto): si faccia caso che essa è ripetuta in ogni verso (con particolare forza al v. 7: feRRame, albeRatuRe), con una insistenza che comunica negatività e orrore. Il progressivo incupimento è sot-

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese

tolineato nella seconda strofa dall’aggiunta di suoni aspri in /z/: RonZio, stRaZia. La seconda strofa comunica così un tono più duro, secondo la modalità polifonica del «mottetto», che presuppone quasi sempre una duplicità timbrica. Nell’ultimo verso, la spezzatura e il conseguente verso a *scalino sottolineano con intensità il distinto valore dei due *emistichi: da un lato «da te» pone in rilievo l’oggetto della ricerca fallita («l’*ossitono» – «te» – «sembra appuntire la scheggia dolorosa», scrive Isella), il polo positivo ormai perduto; dall’altro il *sintagma «E l’inferno è certo», isolato, assume il significato di una sentenza inappellabile (il carattere sentenzioso, spesso affidato alla conclusione, è tipico del «mottetto» montaliano). Si osservi che tale significato è potenziato anche dagli artifici retorici, qui dalla quasi rima fra infERnO e cERtO, che ottiene l’effetto di rafforzare la semanticità di entrambi i termini. E si faccia caso anche al martellare della /e/ tonica negli ultimi versi e con particolare insistenza nell’ultimo: anch’esso contribuisce al tono inappellabile della condanna: cErco il sEgno/smarrito, il pEgno solo ch’Ebbi in grazia/ da tE. E l ’infErno È cErto.

il nuovo LA SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE - EDIZIONE ROSSA

[G. B. PALUMBO EDITORE]

2 T28 Eugenio Montale ~ «Lo sai: debbo riperderti e non posso»

Esercizi

1

ANALIZZARE

2

Dopo aver letto la guida alla lettura evidenzia i caratteri stilistici del testo.

La presenza della donna è indicata attraverso gli effetti: sottolineali e mostra a quale tradizione si rifà.

3

Caratterizza la negatività del paesaggio cittadino.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese

il nuovo LA SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE - EDIZIONE ROSSA

[G. B. PALUMBO EDITORE]...


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