Luigi Pulci - riassunto vita, pensiero e opere dell\'autore PDF

Title Luigi Pulci - riassunto vita, pensiero e opere dell\'autore
Author elenasofia ludovici
Course italiano (letteratura)
Institution Liceo (Italia)
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Summary

riassunto vita, pensiero e opere dell'autore ...


Description

LUIGI PULCI: Nasce nel 1432 da una famiglia nobile di origini francesi decaduta, di fatti la loro situazione economica non è rosea ed hanno diversi debiti. Ha 5 fratelli, tutti scrittori, ma lui è il più portato. Studia prima in provincia, e successivamente si recherà a Firenze, dove entrerà in

contatto con la famiglia dei Medici, in particolar modo la mamma di Lorenzo de Medici (Lucrezia Tornabuoni) lo prenderà sotto la sua ala protettiva, e le chiederà lei di scrivere un’opera sulle imprese di Carlo Magno → IL MORGANTE. Stringerà una forte amicizia con Lorenzo, costretta poi a terminare per via della vena altamente polemica di Pulci che si dimostrerà fin dai primi anni. Di fatto scriverà dei componimenti molto pesanti contro Ficino, andando anche a fare delle critiche sul fronte religioso, che andarono contro i dogmi e le dottrine sull’immortalità dell’anima. Per questo il filosofo chiese a Lorenzo di prendere provvedimenti in merito, e per questo i due si allontanarono inesorabilmente. Dopo l’allontanamento passò al servizio di Roberto di Sanseverino. Proprio per la sua vena polemica durante gli anni fece diversi attacchi e critiche: - fronte religioso - ortodosse critiche sui testi agiografici - critiche contro Savonarola → accusa di eresie e scienze occulte - critica a Bartolomeo della scala, in quando le sue origini erano molto umili rispetto agli incarichi che ricopriva

OPERE:

● IL MORGANTE: Ha iniziato a lavorarci fin da giovanissimo, sotto richiesta di Lucrezia Tornabuoni. In totale sappiamo che ci sono state 3 edizioni di quest’opera. Della prima non abbiamo traccia perchè non è stata stampata, la seconda è invece composta da 23 cantiche, e descrive le avventura dei paladini che si mescolano ad una realtà fantastica, con la presenta del Morgante, un gigante convertitosi al cristianesimo grazie ad Orlando. La terza ed ultima edizione, invece, viene definita il “Morgante alto” perchè si eleva in quanto stile che diventa più appropriato al trattamento della materia epica. Inoltre la morte di Orlando a Roncisvalle prende un’accezione ancora più religiosa e cristiana. Nell’ultima pubblicazione sono molto presenti riferimenti all’epoca contemporanea (dopo la congiura dei Pazzi) e inoltre individua il suo successore a livello letterario facendo un elogio a Poliziano.

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TRAMA: La trama dell’opera appare variegata e frammentaria, in conseguenza dei molti episodi che la compongono. Orlando, calunniato presso Carlo Magno da Gano, paladino malvagio e traditore, è costretto

a partire per l’Asia. Fermatosi in un convento, scopre che i monaci sono oppressi da tre giganti. Il paladino si offre di liberare i monaci da questo tormento, e uccide infatti due dei giganti. Il terzo, Morgante, viene convertito e trasformato nello scudiero di Orlando. Il poeta riporta diverse avventure e incontri (come quello con Margutte, mezzo-gigante astuto e furbo, controparte perfetta dell’ingenuo Morgante). Giungono in Oriente altri cavalieri di Carlo Magno, di cui vengono ripercorse le imprese. Ma il malvagio Gano convince il re pagano Marsilio ad attaccare il regno di Francia. I paladini tornano così in Occidente. Orlando, nella retroguardia, viene sorpreso a Roncisvalle, dove i nemici avevano teso una trappola, e viene ucciso nel combattimento, non prima di aver suonato il suo corno, che attira l’attenzione dell’esercito di Carlo Magno, che accorre in suo aiuto, sbaragliando l’esercito pagano. Noteremo come le avventure dei paladini si ripetono, riniziando, facendo si che i cavalieri ripartano ogni volta da capo, mettendoli alla prova. Gli ultimi 5 capitoli (quelli aggiunti in seguito) avranno a che fare con la narrazione di Roncisvalle e la morte di Orlando, che come già detto, assume un’accezione molto religiosa. → è Gano ad organizzare l’attacco mettendosi d’accordo con il re spagnolo, verrà scoperto nell’ultimo capitolo.

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STILE: Potremmo definire Pulci come “il mago della parola”. Nella sua opera userà: ➔ ➔ ➔ ➔ ➔ ➔ ➔

vocaboli insoliti, turpiloqui similitudini icastiche ossimori bizzarri proverbi toscani bisticci e giochi di parole molte iperboli paronomasie= parole simili dal punto di vista del suono

Se già nelle opere minori (in particolare nei Sonetti e nella Beca da Dicomano) Pulci dà prova di una fantasia sbrigliata e di un gusto per la bizzarria e per la parodia di tutto ciò che è ritenuto intangibile, il culmine di tale atteggiamento culturale è raggiunto nel poema Morgante, che capovolge tutti i valori propri della materia epica cavalleresca. Lo stesso gusto per l'eccesso e la dismisura si riflette nella lingua utilizzata nel Morgante, poiché Pulci utilizza il volgare fiorentino con un interessante sperimentalismo e innestando su di esso termini popolari, gergali, meridionalismi e persino neologismi inventati di sana pianta, dunque realizzando un linguaggio composito che gli serve

soprattutto per caratterizzare in senso ironico alcuni personaggi e situazioni paradossali del poema, a cominciare dalla ironica presentazione di Margutte nel cantare XVIII. Il "mezzogigante" utilizza vari termini gergali relativi sia alle ricette culinarie che elenca nel suo bizzarro "credo" gastronomico , sia vocaboli tecnici riguardanti il gioco dei dadi , alcuni dei quali sono addirittura di significato oscuro per noi moderni . Se in vari episodi lo stile è burlesco e attinge come fonte soprattutto alla poesia comica del Due-Trecento , in modo conforme alla prima

produzione letteraria dell'autore, in altri passi il tono è più serio e giunge a una certa raffinatezza. In generale si può dire che il poema presenti una certa commistione di elementi stilistici e linguistici di segno molto diverso, il tutto nell'ambito di una forte sperimentazione, il che spiega perché da un lato Pulci abbia avuto scarso successo tra gli scrittori del Rinascimento colto, dall'altro perché sia stato preso a modello soprattutto dai fautori di una poesia bizzarra e anticonformista, anche fuori d'Italia.

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PERSONAGGI: A. MORGANTE= personaggio molto dal popolo. E’ un gigante che incontra Orlando e che grazie a lui si converte. Muore nel 20° cantare dopo aver combattuto e vinto contro una balena, per via di un morso di granchio→ la sua stessa morte è molto ironica e iperbolica, così come tutto il personaggio, che è quasi una personificazione dell’iperbole, non ha vie di mezzo, fa tutto in maniera esagerata, dalla battaglia al mangiare. E’ una rappresentazione

della

forza

della

natura,

nonché

una

deformazione

dell’immagine del cavaliere tradizionale.

B. MARGUTTE= Sarà presente nel testo solo per un centinaio di ottave. E’ un mezzo-gigante, nonché un ladro e un truffatore. Rappresenta in pieno l’emblema della trasgressione

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PROEMIO: Cantare I, ottave 1-46 e 61-69: Orlando e Morgante Orlando, sdegnato con Carlo Magno che presta ascolto alle calunnie di Gano, lascia Parigi e giunge a una badia dove i monaci sono assediati e vessati da tre giganti; Orlando ne uccide due, Passamonte e Alabastro, mentre il loro fratello Morgante si converte al cristianesimo e si mette ai suoi ordini. Il gigante, andato a far provviste d’acqua, ammazza due cinghiali con cui i monaci banchettano. L'esordio del poema si rifà alla tradizione dei cantari del Trecento e contiene quindi un'invocazione a Dio e alla Vergine, cui Pulci chiede ispirazione poetica, diversamente da quanto faranno Boiardo e Ariosto all'inizio dell'Innamorato e del Furioso: i vv. 1-4 della prima ottava sono l'esatta traduzione delle parole del Vangelo di Giovanni (1.1) e gli altri cantari del Morgante si apriranno in modo analogo, con una simile invocazione a Maria. Pulci rinuncia all'invocazione classicheggiante alla Musa come faranno invece gli autori epici del Cinquecento ed evita anche la consueta dedica agli illustri protettori Medici, limitandosi a ricordare il fatto che la sua "barchetta" poetica è stata varata per obbedienza alla loro famiglia ("per obedir chi sempre obedir debbe / la mente"), poiché il poema fu iniziato su richiesta di Lucrezia Tornabuoni,

madre di Lorenzo il Magnifico. La metafora della nave della poesia che si mette in mare aperto all'inizio dell'opera è tratta da Dante (cfr. soprattutto Par., II), così come in 8.6 è citato Inf., XXXI, 16 in cui Dante paragona il corno suonato da Nembrod all'olifante di Orlando a Roncisvalle.

Le ragioni dell'opera sono ricondotte ironicamente non tanto alla volontà dei Medici quanto al desiderio di Pulci di magnificare la figura di Carlo Magno, a suo dire poco celebrato dagli scrittori (che invece hanno fin troppo esaltato sovrani meno potenti di lui) e meritevole di un autore degno di elogiarne le imprese in favore della fede, migliore di Ormanno e Turpino . Non va scordato inoltre che Carlo viene presentato nel poema come un vecchio rimbambito vittima dei raggiri di Gano, quindi in modo stridente rispetto all'esaltazione del proemio. La figura del re franco è accostata a Firenze poiché nel Quattrocento alcuni intellettuali sostenevano la leggenda in base alla quale la città sarebbe stata rifondata da Carlo Magno dopo la sua distruzione ad opera di Totila, opinione peraltro confutata da altri autori. Non è escluso che Pulci alluda ironicamente alla moda francese assai diffusa nella città toscana, specie quando afferma che "ogni costume ed ogni gentilezza" di Firenze sono state "acquistate" dalla Francia. Fin dall'inizio Orlando è presentato come l'eroe centrale del poema e viene subito preannunciata la sua eroica morte a Roncisvalle , per le macchinazioni del malvagio Gano di Maganza: quest'ultimo era il traditore per antonomasia già nelle chansons de geste e proprio a causa delle sue calunnie Orlando decide di lasciare la corte di Parigi, dando inizio alle vicissitudini che costituiscono l'intreccio dell'opera. Il Morgante è del resto l'unico poema epico del XV-XVI sec. a narrare la morte di Orlando a Roncisvalle e il paladino è presentato da Pulci come eroe della fede, in maniera conforme alla tradizione francese e dei cantari trecenteschi (la sua trasformazione in eroe innamorato è invenzione del Boiardo, che introduce il personaggio di Angelica assente nel ciclo carolingio).

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CANTARE XI: ottave 8-106: Rinaldo ladro Rinaldo, bandito dalla corte in seguito a una futile lite con Ulivieri, si fa ladrone insieme ad Astolfo e Ricciardetto. I tre prendono parte senza farsi riconoscere a una giostra e Rinaldo ne riporta la vittoria. Gano tenta di catturarlo a tradimento ma prende invece Astolfo, che Carlo condanna all’impiccagione. Orlando, Rinaldo e Ricciardetto lo liberano all’ultimo momento. Carlo è costretto a fuggire e viene nascosto da Alda la bella; Orlando fa in modo che Rinaldo, sbollita l’ira, sia contento di ritrovare l’imperatore che credeva morto.

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CANTARE XVI: ottave 1-82: Rinaldo e Antea Antea, figlia del Soldano, si reca in Persia, conquistata dai paladini, e patteggia con Rinaldo che le terre persiane siano di chi fra loro due risulti vincitore in duello. Rinaldo si innamora di Antea (e lei di lui) e rifiuta di combattere; Antea è allora affrontata da Ulivieri e Ricciardetto, che vengono fatti prigionieri, e da Orlando, ma lo scontro si conclude senza un vincitore. Gano, arrivato dal Soldano, lo convince a levare il

campo portando via i prigionieri.

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CANTARE XVIII, ottave 112-149: Margutte Mentre i paladini vivono altre avventure, Morgante incontra il mezzo gigante Margutte, che recita la sua professione di fede e gli espone le proprie virtù di perfetto furfante. Preso alloggio presso un oste, mangiano a crepapelle senza pagare, e Margutte lo deruba di tutte le sue masserizie, che carica su una cammella; per via Morgante uccide un liocorno che divora quasi per intero, lasciando il compagno a bocca asciutta

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CANTARE XX, ottave 45-52: morte di Morgante Gano è prigioniero di un gigante in un castello in terre orientali. Orlando e Rinaldo si imbarcano per andare in suo aiuto con Uliveri, Ricciardetto, Morgante e altri sulla nave di Greco. Sono colpiti da una tempesta ma riescono a non affondare. Morgante porta in salvo la nave ammazzando una balena che rischiava di capovolgerla, ma poi viene punto da un granchiolino e muore. Gli altri sbarcano a Monaca, dove sfidano l’imperatore

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CANTARE XXVII, ottave 1-2, 56-59, 149-159, 197-206: Roncisvalle Sono passati molti anni, i paladini sono ormai invecchiati. Gano si accorda con Marsilio, re di Spagna, per ordire un terribile tradimento nella valle di Roncisvalle e uccidere tutti i paladini [nel cantare XXV]; scoperto l’inganno, Orlando rifiuta di suonare il corno e chiamare Carlo Magno in soccorso, e comincia la battaglia di Roncisvalle [nel cantare XXVI]. Orlando scopre che il tradimento non è solo opera di Marsilio ma anche di Gano. Baldovino, figlio di Gano, saputo da Orlando del tradimento del padre cerca la morte. Vengono uccisi Sansonetto, Astolfo, Uliveri ed altri cristiani. Orlando suona il corno, mentre Rinaldo, Ricciardetto e Turpino continuano a far strage dei saraceni, che infine si danno alla fuga. Il cavallo Vegliantino porta Orlando a una fonte d’acqua e cade morto; Orlando si dispera e cerca invano di spezzare la spada Durlindana; poi si confessa, gli appare un angelo che gli annuncia la salvezza eterna, e muore. Carlo, udito il corno, fa imprigionare Gano e, dopo aver ottenuta la grazia che il sole non tramonti, si dirige a Roncisvalle. Qui Orlando morto gli rende miracolosamente la spada Durlindana. I cristiani morti vengono sepolti e vendicati: Saragozza è incendiata, Marsilio impiccato; Carlo torna in Francia dove farà giustiziare Gano....


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