Marsilio da Padova e Hobbes PDF

Title Marsilio da Padova e Hobbes
Author Stefania Iannaccone
Course Filosofia del diritto
Institution Università di Pisa
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Marsilio da Padova e Hobbes Marsilio da padova riprende i concetti aristotelici ma con delle differenze. Preferisce il giuspositivismo anche se questa interpretazione del suo pensiero è un po’ forzata perché rimangono elementi del giusnaturalismo. Siamo a fine 1200 – inizio 1300. Contesto imperiale; è legato ad Ottavio imperatore che scenderà in Italia e sarà acclamato dal popolo: investitura popolare e non papale. Contesto di Marsilio è quello di forte conflittualità intestina. La volontà di marislio è offrire elaborazione politica per portare la pace nella comunità. Pace e comunità ricollegano alla filosofia aristotelica. L’individuo non preesiste alla società ma nasce ed è tale solo se vive con gli altri. La comunità è fondamentale. L’uomo è un animale politico. La comunità è un tutto formato da più parti (i consociati) che coesistono armonicamente, dando ognuno il suo costributo per raggiungere il bene comune. La finalità della comunità è la pace. Titolo della sua opera principale è “defensor paci”: il difensore della pace. Punto di partenza: separazione necessariamente netta per garantire la pace tra la finalità del raggiungimento del bene (felicità terrena) e la felicità ultraterrena che è la salvezza eterna. Finora erano uniti; continua ingerenza tra potere spirituale e temporale. Per marislio bisogna separare questi due piani per vivere serenamente. Pace terrena / salvezza ultraterrena: due finalità distinte perciò devono esserci leggi distinte. Anche in tommaso c era questa separazione tra legge divina e legge naturale. Legge: è un comando (come aristotele) ma viene enucleato meglio; è un comando sanzionato; è importante l’elemento sanzionatorio. Permane il piano razionalistico: la legge è espressione della ragione ma c’è questo elemento in più della sanzione che possiamo ascrivere ad una concezione volontaristica perché quello che viene centrato è la derivazione della legge. La legge proviene dal popolo. Non un comando qualsiasi è legge ma solo il comando che proviene dal popolo. Profilo positivistico e volontaristico: definire la legge in base alla fonte e alla volontà; la volontà legittima la validità. Nel defensor pacis non basta che la legge sia un comando sanzionato ed emesso dal popolo per essere legge perché la tassonomia (varie categorie di legge) marsiliana si iscrive in una categoria piu ampia come concetto di ciò che è giusto. Leggi umane e divine (pena: dannazione eterna) sono comandi sanzionati ma la differenza tra le due è che la sanzione della legge umana trova applicazione nella vita terrena mentre per la legge divina la sanzione è comminata nella vita ultraterrena. Legge in marsilio quindi è: comando sanzionato con una pena da applicare in questa vita terrena. Autore della legge divina è dio, non il papa. L’apparato clericale può solo dare suggerimenti ma non è generatore della legge divina. Marsilio individua il popolo perché gli uomini sono in grado, grazie alla ragione, di individuare il bene comune essendo protagonisti della comunità. Perciò hanno il potere di legiferare. Se la legge viene fatta dagli stessi cittadini che devono poi osservarla, questo garantisce una maggiore efficacia della legge che sarà osservata al meglio. Si riprende platone ultimo (le leggi): sottolineava il preambolo delle leggi in cui si spiegava xke una legge era utile per i cittadini. Marsilio va oltre perché è il popolo che si da la legge e la osserva. Marsilio, parlando di popolo, parla dell università dei cittadini ma chi fa la legge è la parte prevalente (valentio pars). Non tutti avevano una pari dignità politica ma c era una parte che era in grado di prevalere sul resto.

Il popolo (valentio pars) poteva delegare un unico soggetto nel potere di emanare le leggi che originariamente appartiene al popolo ma che può essere delegato ad un solo soggetto. Questo non contrasta la concezione nella pratica xke è sempre il popolo che ha scelto di individuare un soggetto in grado di potare la comunità verso il bene comune tramite la legislazione. Il popolo ha potere costituente: può delegare un governante. La realtà descritta da marsilio non è l impero ma realtà del comune del 1200-1300. Esistono assemblee popolari costituente chiamate a deliberare le decisioni di vita comune; poi veniva nominato un soggetto tenuto ad eseguire queste decisioni. Lo stesso potere costituente affidato al popolo, analogamente, nella vita religiosa si fa riferimento all’universitalità dei credenti (democrazia anche nell ordinamento ecclesiastico).

Fine ‘500: scroperte geografiche. Gli stati si affermano come autorità indipendenti. Si pongono i problemi relativi ai rapporti tra questi stati. Nello stato interno basta il diritto interno ma nei rapporti internazionali serve un diritto che li disciplini. Avevamo parlato di uno ius gentium ma in maniera diversa: legge naturale che è anche ius gentium cioè vale per tutti i pololi. Ci si riferiva ad un istanza di razionalità. Qui si creano tante casistiche di relazioni critiche tra gli stati soprattutto per i criteri di aggiudcazione dei nuovi territori che chiedono delle soluzioni. Grozio: 1583 olandese; opera “de iure belli ac pacis”. Richiama il defensor pacis di marsilio però questo ha come riferimento la comunità (diritto interno) mentre in grozio si parla di guerra nei rapporti tra i vari stati. 2 fasi del pensiero (come sant’agostino). Parte dalla convenzione volontaristica ed approda a quella razionalistica (al contrario in sant’ agostino; parte da razionale e arriva a volontaria). Scopo dell opera: fornire uno strumentario agli stati per regolare i conflitti insorgenti. È un diritto positivo: sorta di codice che da certezza. Grozio avverte la necessità che questa organizzazione giuridica nei rapporti tra stati sia avvertita dagli stati stessi come giusto di per sé e non imposta: principio di diritto naturale per rafforzarne l’autorevolezza. Gli stati per natura devono rispettare i patti: principio cardine del diritto internazione groziano. (principio del PACTA SUNT SERVANDA / STARE PACTIS: i patti devono essere osservati. Si fa appello a quella razionalità come massima garanzia e autorità tipica dell età classica. A fronte dei cambiamenti che hanno portato da un diritto volontaristico ad uno razionalistico (il diritto è quello che è giusto), permangono i collegamenti alla razionalità come garanzia. Si da valore alla ragione scissa dalla volontà (divina o popolare). La ragione è qualcosa di valido di per sé. Questo si avvicina al giusnaturalismo moderno. Dal principio pacta sunt servanda nascono altri principi: 1) Rispetto delle cose altrui 2) Obbligo di restituire quanto sottratto ed il lucro derivante dalla sottrazione 3) Obbligo di mantenere le promesse 4) Responsabilità penale in caso di violazione dei principi Questi principi sono immutabili perché sono razionali e ragionevoli. Hanno una loro validità indipendentemente dall’esistenza di dio. Giusnaturalismo moderno: filosofia laica totalmente razionalistica, moderna in questo senso. Grozio in realtà nn vuol dire che dio nn esiste ma rende l’idea di quanto fondamentale sia il potere della ragione perché come dio non può far sia che 2+2 non faccia 4, nn può far si che ciò che è male non sia male. Anche se ipotizzassimo che dio non esistesse, questo principio varrebbe comunque.

Presupposto di validità del diritto naturale è una mente razionale. La razionalità fa parte della natura e la natura l’ha creata dio quindi il diritto naturale ha come fonte remota dio ma come fonte immediata la ragione. Per aristotele invece non servono patti per aggregare i soggetti perché le persone tendono alla socialità naturalmente. Gli aristotelici nn ammettono il patto sociale. I due potenziali passaggi nella stipula del patto sociale sono il patto: - Unionis : patto per mettersi insieme e creare la comunità - Subiectionis (Soggezione): patto di una comunità che sceglie di associarsi e assoggettarsi a qualcuno. Il grozio non c’è il patto unionis ma subiectionis che serve per scegliere la forma di governo. L’elemento contrattualistico si riferisce ad aspetti minori rispetto alla creazione dello stato (che già esiste) come ad esempio la creazione della proprietà privata (che avviene con contratto). Pag.85 – 94 vedi fasso’ 1 Gradualmente si arriva a parlare di scuole del diritto naturale: giusnaturalismo. Esistono vari autori sotto questa etichetta ma esistono orientamenti diversi. Locke, kant, hobbes hanno tratti divergenti ed altri in comune:tutti parlano di stato di natura e di patto sociale e si interrogano sulla natura umana nello stato di natura e nella società civile; spostamento del focus sull’individuo e sui diritti individuali: in passato si è parlato tra giusnaturalismo antico e uno moderno. 1) Antico: ordine delle cose oggettivo: si parla di un ordinamento naturale che esiste ma non ci si soffermava sui diritti soggettivi (i diritti umani) 2) Moderno: focus sui diritti soggettivi ma questo nn significa smentire l’esistenza di un diritto naturale oggettivo. Anzi, lo conferma perché i diritti individuali sono naturali. I diritti naturali sono nella titolarità dell’uomo perché esiste un diritto soggettivo naturale che glieli riconosce. Primo autore: hobbes Inghilterra 1600; common law: diritto non scritto, consuetudinario e basato sui precedenti (giurisprudenziale). I re, dal 1215 (magna charta libertatis) sottopongono e circoscrivono il loro potere alle leggi e hanno affermato che questa legge è superiore a loro. Si sottopongono al governo della legge. Nel 1600 questo principio cardine viene messo in discussione dagli Stewart (re): Giacomo tenta una lotta col parlamento per affermare la assolutezza del suo potere (legibus solutus: sciolto dalle leggi) per ribaltare il principio espresso dalla magna charta. C’è una vera guerra quando hobbes scrive. Anche hobbes vuole la pace come marsilio. Hobbes (assolutismo) è diverso da Locke (liberale): presupposti uguali ma conseguenze diverse. L’uomo fin ora è un essere tendente al bene e alla pace. Epicurei: bestia feroce che si vincola con i patti per vivere in pace. Hobbes immagina uno stato di natura preesistente alla comunità civile in cui l’individuo è assoluto cioè è sciolto da qualsiasi rigore di legge. Vive come istinto proprio ed opera in base alla propria forza. Tende a prevaricare l’altro e a procacciarsi i beni di cui ha bisogno, ad uccidere gli altri. Vige la legge della forza. Questi diritti sono diritti di tutti su tutto. Esistono dei diritti nello stato naturale? Esiste un diritto di tutti a tutto: ho diritto a quello che la mia forza mi consente di ottenere. Questo però equivale a negar l’esistenza del diritto perché se tutti hanno diritto a tutto, nessuno ha diritto a nulla. La natura umana è feroce ma nell’uomo c’è cmq un quid di razionalità che suggerisce all’uomo che non si può andare avanti in questo modo perché ogni giorno si mette a repentaglio la vita delle persone. Questa ragione conduce l’uomo ad andare verso una società civile che abbia delle regole diverse da quelle del piu forte. C’è una ricerca della pace nascosta nell’animo umano. Ascoltando questa voce, l uomo inizia a ragionare e a darsi delle leggi che hobbes chiama naturali.

Non è piu un ordine razionale che preesiste all’uomo ma è l uomo che pone queste leggi, naturali ma poste dall’uomo. Queste leggi sono 20 riassumibili nel dictat “non fare agli altri ciò che nn vorresti sia fatto a te”. Il bene sottinteso a queste leggi è la pace il cui fulcro è la vita (la sopravvivenza e la conservazione della specie). Manca l elemento di stabilizzazione di questi precetti naturali perciò il diritto “esiste” nello stato naturale ma non si può parlare di legge ficnhè non si ha la positivizzazione di queste (come legge positiva nella società civile) infatti nello stato naturale è meglio chiamare queste “leggi” col nome di “dettami”. Si crea il patto sociale: in hobbes c’è una duplice articolazione - Unionis: il patto serve perché l uomo è homo homini lupus. Serve per unirli razionalmente - Subiectionis Gli uomini si creano come entità unica e scelgono di assoggettarsi al leviatano (mostro biblico) cioè lo stato come autorità assoluta. Alla configurazione hobbesiana dello stato si associa uno stato formato da tanti individui che scelgono di unirsi e di assoggettarsi e di rendersi schiavi dello stato, a cui danno qualsiasi potere. Questo contratto sociale che crea lo stato può essere in termini civilistici come un contratto a favore di terzo. Non si trova un contratto bilaterale tra individui e stato perché lo stato non preesiste al patto. Sono gli individui tra di loro (le 2 parti) che danno il diritto allo stato (3° beneficiario) il quale nn è un cotraente altrimenti avrebbe degli obblighi da assolvere e derivanti dal contratto stesso. Questo nn significa dire che lo stato non ha limiti perché deve rispettare le stesse leggi che emana. Ha la libertà ed il potere di emanare qualsiasi legge voglia ma, una volta emanate, le deve esso stesso rispettare. Lo stato nasce per preservare la vita, messa a repentaglio dall’uso indiscriminato della forza. Se la ragion d essere è la tutela della vita dei propri sudditi, se lo stato però nn riesce a garantire la vita ai cittadini viene meno l’essenza dello stato che quindi si disgrega naturalmente. Non si configura il diritto dei sudditi a sovvertire uno stato che nn li tutela (al contrario di quanto accade in locke: diritto di ribellarsi e rovesciare l’autorità costituita). In hobbes c’è un fisiologico e naturale discgregazione di uno stato che nn riesce a preservare la vita dei cittadini perché così nn può definirsi stato....


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