Media edcuation pdf - riassunto dettagliato del libro esame superato con voto 27 PDF

Title Media edcuation pdf - riassunto dettagliato del libro esame superato con voto 27
Author Ilaria Spriveri
Course didattica e tecnologia dell'istruzione
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
Pages 12
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Summary

Media education 0-6. Le tecnologie digitali nella prima infanzia tra critica e creativitàParte prima: L’INFANZIA E LE NUOVE TECNOLOGIE: TEORIE E RICERCHE PEDAGOGICHE1. Osservazioni sulla media education: cominciare dalla scuola dell’infanzia?I Media sono sempre più i primi e determinati “educatori”....


Description

Media education 0-6. Le tecnologie digitali nella prima infanzia tra critica e creatività Parte prima: L’INFANZIA E LE NUOVE TECNOLOGIE: TEORIE E RICERCHE PEDAGOGICHE 1. Osservazioni sulla media education: cominciare dalla scuola dell’infanzia? I Media sono sempre più i primi e determinati “educatori”. Con essi il bambino: - scopre il mondo; - sviluppa il senso ludico; - occupa il proprio tempo libero (in famiglia sopratutto); - è esposto per ore e ore al linguaggio delle immagini. Si tratta di un’immersione sempre più intensa e globale, che ha effetti sia positivi che negativi, di cui ogni educatore deve essere ben cosciente, avendo anche uno sguardo tecnico che li usa e li fa usare; un critico che li interpreta nella loro struttura e funzione e nelle loro “zone d’ombra”. “Zone d’ombra dei media”: • forte condizionamento nell’organizzazione del tempo libero e nella costruzione dell’immaginario; • difficoltà nella capacità d’interpretazione; • linguaggio semplificato per essere immediatamente comunicato e compreso da tutti; • dipendenza del digitale che si fa sempre più diffusa e patologica; • gestione delle emozioni. Dai pro e i contro nasce la necessità di sviluppare una Media Education precisa, forte e consapevole, che sappia garantire l’uso, evitando il dilagare nelle zone d’ombra. Bisogna educare/formare a un buon uso del digitale e di tutti i suoi mezzi di espressione e comunicazione: dalla TV al cellulare, passando poi per il computer e internet, arrivando fino allo stesso cyborg. Tutto ciò deve avvenire a partire dalla scuola attraverso forme ad hoc di insegnamento, con insegnanti preparati su tale problema e nella disciplina specifica che esercitano. Da quando cominciare? Fin dai primi anni: al nido, utilizzando degli esercizi riflessivi che, operando per via riflessiva, atti9vano uno sguardo critico sul potente materiale comunicativo dei media e pongono tutto questo materiale secondo un’ottica meta-cognitiva e meta-riflessiva, che vanno via via ad elaborarsi con l’avanzare della scuola. - ascoltando musica e attivando reazioni corporee al ritmico e all’intensità dei suoni; - guardando video e parafrasando i movimenti; - facendo personificazioni dei protagonisti; - facendo riflessioni su ciò che si sta guardando. Lo scopo di tali esercizi è quello di: 1. tener vivo uno sguardo interpretativo e critico sul mondo dei media allenando i ragazzi a rileggerli, ri-pensarli, ri-costruirli. 2. imparare a stare nella società dei media con spirito critico. 2. Praticare la Media Education con bambine, bambini e famiglie • Cultura della scuola: caratterizzata dalla preminenza della comunicazione insegnante-bambini, verbale e non verbale, da monomedialità sensoriale, linguistica e tecnologica, da centralità dell’esperienza attiva e manipolatoria, dall’approccio ai sistemi simbolici attraverso i campi di esperienza. • Cultura dei media: caratterizzata dall’integrazione sensoriale-linguistica e tecnologica tra parola, suono e immagine, da un’esperienza di immersione in una realtà rappresentata in forma prettamente simbolica, dalla logica della complessità, globalità, analogia, dalla codificazione degli elementi di conoscenza secondo la logica del sensorio integrale (partecipazione, senso del qui ed ora, nello spazio e nel tempo, coinvolgimento emozionale), da un tipo di apprendimento per intuizione, secondo un approccio globale, associativo, reticolare.

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E’ necessario pensare e realizzare un’integrazione tra la cultura della scuola e la cultura dei media, il problema è che, invece du vedere l’integrazione tra i due approcci come risorsa per los viluppo significativo dei bambini, spesso si induce a letture che ne esaltano la contrapposizione, attribuendo ai media una valenza prevalentemente negativa.

Questa è l’impostazione sollecitata dal movimento della Media Education, un movimento nato intorno agli anni 70, che ha visto l’affermarsi di un settore interessante di studi trasversali agli ambiti delle scienze dell’educazione e della comunicazione. - In Italia, il 13 aprile 2002, è stata firmata la Carta di Bellaria, che sancisce i principi, gli obiettivi e le strategie della Media Education. In questi documenti si delineano alcuni punti fermi rispetto alla Media Education che servono da orientamento per chi vuole impegnarsi in questo settore: • la presa di coscienza della diffusione dei mezzi di comunicazione sociale nella società contemporanea e della loro sempre maggiore rilevanza nella produzione della cultura. • la necessità di promuovere da parte di tutte le istituzioni una comprensione critica diffusa a tutta la popolazione dei fenomeni legati ai media, con un’alfabetizzazione relativa ai diversi sistemi simbolici, ciò per promuovere una crescita democratica e partecipativa dei cittadini alla vita sociale. • la necessità di un’assunzione di responsabilità, non solo da parte degli insegnanti e dei genitori, ma anche dei professionisti dei media e degli uomini di governo. • ampliamento degli oggetti di studio a tutti i media comprese le nuove tecnologie digitali. Si è affermato, dunque, un modello di Media Education come processo finalizzato a potenziare le abilità di accedere, analizzare, valutare e produrre messaggi in tutti i formati della comunicazione mediale che richiede, da un lato l’educazione al possesso dei linguaggi, dall’altro l’educazione alla competenza mediale che si articola nelle diverse dimensioni del lettore, scrittore, critico, spettatore, fruitore, cittadino mediale. Le indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione del 2012 ci danno dei riferimenti basandosi sui linguaggi a disposizione dei bambini come la voce, il gesto, la drammatizzazione, i suoni, la musica, la manipolazione dei materiali, le esperienze grafico-pittoriche, i mass-media vanno scoperti ed educati perché sviluppino, nei piccoli, il senso del bello, la coscienza di sé stessi, degli altri e della realtà.

In questa prospettiva, i linguaggi mediali sono forme nuove attraverso le quali il bambino può esprimersi in forme creative, attraverso l’offerta di esperienze didattiche significative in cui possano essere sperimentate relazioni con i pari e gli adulti.

- La proposta di un curricolo di Media Education nella scuola dell’infanzia può collocarsi all’interno della proposta di un curricolo proposto nel Quadro europeo per la qualità dei servizi educativi e di cura per l’infanzia. Tale proposta ha come asse centrale l’immagine di bambino visto come soggetto competente e ricco di potenzialità che interagisce intenzionalmente con gli adulti e con l’ambiente che lo circonda. Approcci metodologici da preferire sono: l’esplorazione e la scoperta; la cooperazione tra bambini; il gioco; la predisposizione di spazi accoglienti e di tempi distesi; l’assunzione della documentazione come monitoraggio costante dell’esperienza didattica ed lamento di riflessione sull’azione; l’adozione di uno stile educativo fondato sull’osservazione e sull’ascolto, sulla progettazione collegiale.

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3. Per un suo consapevole, critico e creativo dei media I media come risorsa e rischio. Risorsa: 1. garantiscono una larga diffusione dell’informazione, anche se talvolta questa diffusione può risultare eccessiva. 2. i media sono “suadenti” e assorbono il fruitore grazie al loro linguaggio prevalentemente visivo, infatti servono già pre apprendere fin dai primi anni di vita. 3. inoltre, i media possono risultare una risorsa perché la loro tecnicizzazione è integrante: basti pensare al computer e ai videogiochi; infatti, i media sono incentrati sull’interesse, il cui scopo principale è quello di mantenere l’attenzione dei propri destinatari, mentre la scuola sceglie le materie e i contenuti per poi andare in cerca di metodi per attirare l’attenzione. Rischi: 1. essi snaturano la complessità umana. 2. rischi anche sul piano cognitivo: la loro diffusione favorisce quello che è stato definito “zapping cognitivo”. Tale rivoluzione riguarderebbe, in particolare modo, le giovani generazioni, particolarmente abili nel gestire il flusso di informazioni provenienti dal mondo, di comunicare e di apprendere. Si tratta di uno stile che può portare a depotenziare la lettura dei testi e con essa lo spirito critico, riducendo anche il coinvolgimento della corporeità. 3. tendono spesso a portare all’edonismo e al collettivismo. 4. i media portano a forme di narcisismo. La Media Education ha un ruolo centrale per la cosiddetta App Generation. I tre compiti basilari che i servizi educativi per la prima infanzia sono chiamati a svolgere sono: 1. sapere usare consapevolmente i media; 2. sapere comprendere e interpretare criticamente i media; 3. sapere sviluppare creativamente le potenzialità dei media. 4. Educare agli schermi in famiglia e nei servizi educativi Serge Tisseron spiega che, prima dei tre anni, sarebbe meglio che i bambini non entrassero in contatto con gli schermi. Le ragioni sono da ricercare nell’interferenza che gli schermi digitali possono esercitare sul corretto rapporto del bambino con lo spazio e il tempo, sui ritmi e le forme dell’attenzione, sull’economia generale dell’esperienza che il bambino a quell’età fa del mondo. Ma la domanda è: si può isolare il bambino dagli schermi digitali in una società come la nostra? La risposta a questa domanda deve passare da un’analisi della realtà attuale dei media: il risultato è l’impossibilità di principio, oggi, di separare l’uomo dai media. Nel contatto anglosassone si è fatto strada un termine, mediation. La mediation - mediazione- fa riferimento ad un processo di progressiva migrazione dei media nelle nostre vite, ormai quasi di ibridazione. Oggi la realtà dei media è fatta di oggetti di consumo abituali che, grazie ad un chip, si trasformano in qualcosa di diverso: le applicazioni di Realtà Aumentata ibridano la realtà che ci circonda stendendo su di essa una “pellicola percettiva” che ne amplifica la fruibilità dal punto di vista delle informazioni e della navigabilità. Si capisce come la realtà dei media oggi configuri un’ecosistema da cui è difficile isolarsi. Occorrerebbe non avere dispositivi indosso, ma nemmeno connessione. Una situazione che raramente si può ottenere senza il ricorso alla tecnologia. Pensare di poter isolare il bambino fino ai tre anni dagli schermi è veramente molto difficile in questo contesto. Nell’ultimo Rapporto sulla famiglia italiana sono emersi tre temi: 1. nuovo profilo di famiglia che emerge: famiglia ibridata. E’ ibridata quella famiglia che normalmente vive le sue relazioni come sostenute, prolungate e surrogate dai media. Si tratta di una famiglia che dispone di un gruppo su whatsapp, si mantiene in contatto grazie agli smartphone, vive tra gli schermi la propria quotidianità. 2. rapporto tra percezione del rischio e capacità educativa. Il rapporto restituisce un profilo di famiglie che, in generale, sono abbastanza consapevoli dei rischi connessi all’uso degli

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schermi digitali. Queste famiglie, però, solo in pochi casi, sanno tradurre la loro preoccupazione in presidio educativo. 3. modello dei tipi di governo familiare dei media. Vittorio Cigoli, in uno dei primi lavori dedicati in Italia allo studio del consume familiare di media, fissava un’importante distinzione tra controllo e governo del rapporto tra i media e i minori. - la famiglia che controlla fissa regole in maniera unilaterale, ricorre a dispositivi di filtro, contingenta l’suo dei media. Il genitore che controlla delega al dispositivo o alla regola la propria funzione: chi controlla ha già rinunciato ad educare. - la famiglia che governa è una famiglia che preferisce all’autorità del faccia a faccia, l’autorità del gomito a gomito. Il governo si esprime in presenza educativa, indisponibilità a discutere, incapacità di attivare il dialogo educativo con i minori. Nella ricerca si evidenzia che i profili di famiglia meditativa sono ridotti. La maggior parte delle famiglie di questo quadrante rispondono al profilo della famiglia affettiva, una famiglia sicuramente presente dal punto di vista educativo che, tuttavia, non riesce a svolgere l’attività critica verso i media. Gli schermi al nido? Una scelta molto diffusa è di tenere i dispositivi digitali fuori dalla sezione nido, che diviene così una Media Free Zone in cui il bambino può fare esperienza diretta delle cose, senza che la presenza degli schermi ne distolga l’attenzione. L’unica criticità è legata al fatto che l’esperienza del bambino risulta essere fortemente polarizzata: a casa può usare gli schermi fin che vuole, a scuola non li trova neppure. L’unica alternativa, in grado di neutralizzare questa criticità, è di introdurre gli schermi nei servizi con l’obiettivo di educare già in tenera età ad un uso corretto. In classe l’accettazione degli schermi può essere giustificata in due metodologie: 1. la naturalizzazione degli schermi. Accanto ai diversi “angoli” del nido, si può pensare ad un “angolo digitale”, dove saranno disponibili degli schermi. Il messaggio è che si tratta di materiali come gli altri, disponibili per le attività libere e, in alcuni momenti, anche per l’intervento delle educatrici. 2. curricolarizzazione degli schermi tramite: la valorizzazione dello schermo a supporto delle attività di sezione e intersezione (su uno schermo si può disegnare, si possono svolgere attività di manipolazione, si possono vedere filmati); sviluppo di riflessione sull’uso corretto degli schermi, in particolare sullo spazio e sul tempo da impiegare con gli schermi. 5. Perché introdurre la Media Education nei servizi educativi da 0 a 6 anni Nel corso dell’anno scolastico 2015/2016, il Servizio per l’Infanzia del Comune di Firenze ha mosso un percorso di sensibilizzazione alla Media Education per il personale dell’infanzia e, successivamente, dei Servizi alla prima infanzia per stimolare l’uso critico e consapevole dei linguaggi multimediali e digitali in ambito educativo con l’obiettivo di costruire contesti educativi in grado di rispondere ai bisogni dei nuovi bambini nativi digitali. 1 FASE: il percorso formativo è stato caratterizzato, inizialmente, da incontri a carattere seminariale che hanno visto il coinvolgimento di 214 persone e da uno specifico corso di formazione della durata di 20 ore destinato al personale dei Coordinamenti pedagogici delle scuole dell’infanzia e dei nidi d’infanzia. Le tematiche trattate sono state: la media education tra teoria e prassi; la media education: una formazione tra famiglia e scuola; le buone pratiche della Media Education nella prima infanzia; il nesso tra Media Education, infanzia e cittadinanza; la sfida della “visual education”; il ruolo del coordinamento pedagogico, del personale educativo e insegnante e delle famiglie. 2 FASE: Laboratori dopo gli incontri teorici; l’attività formativa è proseguita con incontri di laboratorio nelle scuole dell’infanzia dotate di strumenti idonei (tablet, microscopi digitali, lim, computer). Si tratta di laboratori teorico-pratici dove è stato possibile per i partecipanti

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sperimentare personalmente e direttamente l’utilità delle risorse tecnologico-digitali applicate al mondo dell’educazione dell’infanzia 0-6 anni. 3 FASE: Mettersi in gioco: sono stati formati gruppi aula misti (educatori/insegnanti) seguiti ciascuno da un docente dove sono stati trattati questi argomenti: app education nella prima infanzia; foto-educare: fotografare nei contesti educativi; digital storytelling nella prima infanzia; documentare per i bambini attraverso le nuove tecnologie; la rappresentazione della realtà attraverso strumenti digitali; la robotica nella prima infanzia; strategie per coinvolgere le famiglie nella media Education. 4 FASE: Dubbi degli insegnanti/educatori: una delle maggiori preoccupazioni dei partecipanti era che le tecnologie applicate al mondo dell’educazione della prima infanzia potessero, in qualche modo, costruirsi come l’ennesima forma di pigro adeguamento ad una moda culturale, in cui la strumentalità digitale costruisce l’emblema delle nuove forme di dipendenza e di passività del vivere quotidiano. E’ stato importante trasmettere ai partecipanti l’idea che praticare la Media Education non è la semplice istruzione all’uso, bensì un’educazione “alla”, “con”, “per”, “oltre”, finalizzata contro l’abuso dei media. L’utilizzo delle nuove tecnologie digitali può rappresentare delle nuove opportunità di conoscenza per i bambini, a patto che vengano pensate dal personale educativo e dal personale scolastico come strumenti per mettere in moto idee e pensieri, domande e teorie, condivisioni e scambi. Se saremo in grado di agire in questo modo, riusciremo a far dialogare due ambiti apparentemente distanti, ma che invece possono arricchirsi reciprocamente: natura e tecnologia. Alcune ricerche sulla genitorialità digitale sottolineano che occorre evitare che si sviluppi una “bedroom culture” che significa che i bambini e i ragazzi passano una parte significativa del loro tempo libero a casa, utilizzando i mass media, sopratutto attraverso gli schermi, nello spazio privato della loro camera e non con il resto della famiglia. Che comportamenti si possono osservare rispetto all’utilizzo degli strumenti digitali? Si individuano alcune tipologie: - co-utlizzo: il genitore è presente, condividendo le attività con il bambino; - mediazione attiva: il genitore discute del contenuto con il bambino; - mediazione restrittiva: il genitore impone delle regole che ne limitano l’utilizzo; - monitoraggio: il genitore controlla nella cronologia cosa ha guardato il bambino; - limiti tecnici: il genitore usa software per filtrare e/o limitare l’uso. 5 FASE: Un’indagine con le famiglie: il passo successivo agli incontri formativi, è stato un progetto di sensibilizzazione del personale educativo e insegnate finalizzato all’uso critico e consapevole dei linguaggi multimediali e digitali in ambito educativo che tenesse conto dei contesti familiari che offrono ai bambini, anche molto piccoli, la possibilità di interagire con gli strumenti multimediali. Il progetto Se.M 06 “Ricerca-azione sulla sensibilizzazione alla Media Education” si è concretizzato in un primo incontro teorico introduttivo alla Media Education e due successivi incontri destinati a mettere a punto uno strumento di rilevazione dell’uso dei media nel contesto familiare da parte dei bambini in età 0-6 anni. Si è arrivati alla conclusione che per i nativi digitali, le tecnologie digitali sono un elemento del loro ambiente di vita. Il primo contatto con le tecnologie risulta fortemente condizionato dai comportamenti d’suo delle tecnologie da parte dei genitori. Mentre gli adulti hanno dovuto e devono imparare continuamente, i bambini passano dal codice analogico a quello digitale con estrema naturalezza. 6. A partire dai più piccoli: se l’educazione ai media si fa progetto condiviso con le famiglie Può essere importante che i servizi educativi per la prima infanzia abbiano come interlocutori non solo i bambini, ma anche i genitori. Ciò porta in evidenza l’importanza di uno scambio continuo e reciproco tra i diversi contesti nei quali i bambini crescono. Così la relazione che intercorre tra il contesto educativo e quello familiare risulta sostanziale ai fini dello sviluppo emotivo, sociale e

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cognitivo dei bambini, mentre al contempo emerge e si afferma con forza l’idea che sia proprio la contestualizzazione delle relazioni e delle esperienze a rendere possibile la loro più ampia comprensione e la lettura di ogni loro molteplice e specifico significato. All’interno di questo quadro generale, gli incontri di educazione familiare inducono riflessioni su atteggiamenti, comportamenti, idee e valori culturali in relazione all’esercizio del ruolo genitoriale e, insieme, offrono tempi e spazi nei quali maturare la consapevolezza dell’uso dei media. 7. Media Education: un ponte tra genitori e servizi educativi 0-6...


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