Media Education - Riassunto intero libro PDF

Title Media Education - Riassunto intero libro
Author Elena Prestia
Course Teoria e metodi dei processi formativi
Institution Università degli Studi di Firenze
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Riassunto intero libro...


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MEDIA EDUCATION TRA FORMAZIONE E SCUOLA Principi, modelli, esperienze A cura di Franco Cambi

Introduzione Comunicazione formativa e Media Education 1. Homo comunicano e pluralismo dei linguaggi Comunicare, come dice Danilo Dolci, è “legge della vita”. In tela “legge della vita! Oggi ci collochiamo con maggiore consapevolezza poiché le scienze della comunicazione ci hanno permesso di leggere l’articolazione e le regole e la funzione plurale del comunicare. A livello biologico, a livello culturale e a quello storico-sociale. Tali scienze hanno messo in luce la trasversalità del comunicare. Tra le neuroscienze, semiologia, comunication research, la comunicazione ha occupato sempre più il centro della cultura attuale, sollecitata anche dall’avvento della società di massa. Allora nella comunicazione possiamo distinguere il suo essere trasmissione, il suo essere scambio di valori, il suo essere relazione sociale. Tre aspetti che fanno del comunicare il cemento e l’asse portante della vita sociale. Secondo la pista semiologica e linguistica possiamo delineare la complessità dei linguaggi del comunicare: complessità di evoluzione storica, di forme e del loro intreccio costante. Possiamo qui soffermarci solo sul pluralismo e sull’intreccio dei linguaggi: linguaggio musicale, linguaggio verbale e linguaggi culturali. Di fatto però, ognuno di noi vive nell’intreccio dialettico di tutti questi linguaggi, li distingue e li connette, dentro il linguaggio comune. Allora ogni soggetto deve essere formato al comunicare. Educare alla comunicazione esige una pedagogia della comunicazione o una teoria della comunicazione formativa, che illumini la struttura, la funzione, ma soprattutto il valore formativo e il ruolo sociale che la comunicazione ha e deve avere.

2. La dimensione della comunicazione formativa Partiamo a parlare del comunicare visto nella sua valenza formativa, che è contrassegnata da competenze di linguaggi, di discorsi, ma anche di capacità di stare nel dialogo e di portare più trasparenza possibile in ogni relazione, dando così corpo a una società di soggetti dialogici, “trasparenti”, empatici e responsabili del comunicare. Inoltre nella comunicazione formativa c’è un orizzonte intenzionale complesso e difficile che va pensato e questo è compito della pedagogia. Però questo orizzonte intenzionale va tradotto in pratiche educative e scolastiche e massmediatiche. E qui diventano fattori fondanti la psicologia della comunicazione, la microsociologia del comunicare e la stessa Media Education. In questo orizzonte devono collocarsi i linguaggi speciali, che cercano di superare un handicap e di portare a normalità i suoi portatori: come il linguaggio segnico per i sordomuti e quello Braile per i non vedenti. Anche essi possono e devono potenziare la propria capacità comunicativa ed entrare nella community complessa prodotta dal comunicare.

3. Una regola per la formazione 1

E’ necessario di disporre di formatori alla comunicazione formativa che, a loro volta, dovranno formare gli educatori e creare un controllo sui modelli di formazione comunicativa che le varie agenzie di comunicazione sviluppano e quelle della formazione promuovono. Come si devono formare i formatori alla “comunicazione formativa”? i vari educatori/formatori si devono rendere capaci di aggiornare i loro orizzonti riflessivi e di esercitarli attivamente nel loro operari, i quali devono crescere stando in situazioni di comunicazione formativa e fissando di essa norme, regole e aspetti, così da creare un circolo vizioso tra teoria e prassi. Le professioni educative/formative hanno al centro la relazione, la cura, la formazione, la cura sui. Le professionalità educative o sono comunicative o non lo sono; ma per esserlo reclamano di stare nella relazione del comunicare, per farla essere il più possibile empatica, trasparente e integrale.

4. La frontiera ulteriore: meta-comunicativa La condizione attuale della comunicazione che la indica come un intreccio di azioni, di mezzi ci impone un’interpretazione dei congegni che la organizzano, ma ci impone anche di leggerla nella struttura e funzione che svolge nella società, nei soggetti, nella cultura, nella formazione. Ciò è necessario per controllare la forza dei mezzi di comunicazione oggi, che si sono fatti autorevoli “persuasori”. Si deve fare un passo laterale che rilegga i mezzi e le forme della comunicazione con uno “sguardo più lontano”, un passo “meta”, che va resa attiva nei processi educativi per costruire un’intelligenza più critica, capace di rendere il fruitore dei media uno spettatore più attivo e consapevole, facendolo così cittadino più partecipe. Perciò va resa curriculare a partire dalla scuola. Questa prospettiva curriculare/formativa è in atto nelle scuole dei paesi più avanzati. Questa si chiama Media Education, che è un modello pedagogico di elaborazione complessa, di cui anche in Italia ci si sta da tempo interrogando, per svilupparne le capacità, per renderla operativa a tutte le età, a cominciare già dalla seconda infanzia o anche prima. La Media Education si sviluppa in tre aree: 1) quella tecnica, che significa uso creativo dei media, dal computer alla tv; ma uso vuol dire anche conoscenza del mezzo, delle sue potenzialità e delle applicazioni; 2) quella semiologica, che analizza i messaggi e i mezzi che li interpreta, ponendo il soggetto in una condizione di “giudice”, di analista del medium; 3) quella critico-sociale, che unisce mezzi, messaggi e usi nel contesto socio-economico-politico che è determinante nel comunicare. Perciò la Media Education è una procedura “meta” che allena la mente/coscienza a esercitare uno sguardo critico sul comunicare.

Capitolo primo La Media Education interpretata 1. Media Education: un’emergenza pedagogica e le sue frontiere Nel corso del XX secolo le società avanzate e non solo sono mutate e si sono fatte società “di massa”, dove è una società più aperta, dinamica, democratica. E’ nata anche la società “della tecnica”, le società dei media e di un’informazione. Prima la stampa e il libro, poi il cinema, infine la televisione, e poi Internet hanno prodotto nuovi circuiti di formazione, e di una formazione conformatrice.

1.2. Come si trasforma l’educazione Esce dalle agenzie tradizionali (famiglia, scuola, chiesa) ed entra in nuovi circuiti (i media). Anche l’auto-educazione così tipica del mondo borghese cede il passo a un educazione di massa e nei 2

mezzi e nei messaggi. La socializzazione dei soggetti e la loro cognitivizzazione convergente sono poste sempre più al centro. E ciò avviene per l’azione congiunta di una scuola di massa che integra e crea cittadinanza, anzi partecipazione alla cittadinanza attiva. Da qui l’antinomia cara a Postman: tra media (= cultura di massa) e scuola (=cultura elitaria e critica). E dall’antinomia si deve passare alla dialettica: al riconoscimento della sua nobiltà, del suo valore, della sua superiorità per permettere di dominarla. Tale posizione di Postman è da riconfermare, poiché è la via per dar corpo a una “ecologia dei media”, che ci permetta di abitare le “due culture”. Ma è una posizione da sviluppare in due sensi: 1) come crescita e possesso di una cultura critica, che è la cultura alta, legata ai saperi; 2) come critica della cultura di massa, tramite un’analisi critica dei media. Il luogo in cui questi due compiti vanno collocati è uno solo: la scuola. Essa deve esercitarla nei saperi e verso i media.

1.3. Media Education e “pedagogia critica” Media Education è una pedagogia rivolta alla critica dei media, che deve leggere le loro struttura, i loro linguaggi, il loro uso sociale, il loro ruolo formativo individuale e collettivo e deve fare di questo sapere critico dei media un settore della formazione scolastica. E di Media Education si parla ormai da molti anni e un po’ in tutti i paesi avanzati, dove hanno preso corpo riflessioni teoriche come pure esperienze operative. La Media Education va sviluppata come modello teorico, fissandone funzioni, identità e pratiche; va declinata in senso didattico: fissando percorsi e strategie e obiettivi; va potenziata anche in vista di un uso creativo delle nuove tecnologie per valorizzarne invece la tensione critica, innovativa e fantastica.

1.4. Modelli, percorsi, strategie I percorsi didattici di educazione critica ai media hanno bisogno di un ri-orientamento mentale: meta cognitivo. Che porti a riflettere e sull’oggetto (il programma e il mezzo che veicola il programma) e sul soggetto. Il mezzo/programma viene posto “sotto analisi”. Ma “sotto analisi” va anche il soggetto che consuma. Tale disposizione metacognitiva, che si fa metalinguaggio e meta psicologia, sta al centro della media education. E come tale va resa attiva in percorsi/strategie diversi. Ed è la progettualità scolastica che deve scegliere, tenendo conto della partecipazione/interesse dei ragazzi, ma anche delle varie frontiere che devono animare la media education: quella settoriale e/o generale sul linguaggio; quella legata all’analisi del sé; quella anche relativa all’uso sociale di tali media. Tutto ciò ci declina la media education come un sapere complesso, articolato al proprio interno. Da qui anche la necessità di coltivare sempre una pedagogia dei media: pedagogia critica dei media, possiamo dire.

1.5. Tra monitoraggi e riflessività La media education è un sapere di pratiche e per le pratiche, tale riflessività va intrecciata a un’attività di monitoraggio. Essa reclama così una pedagogia critica di se stessa e una ricognizione critica delle proprie esperienze, in una interazione costante tra le due frontiere. La riflessività della media education deve essere sempre teorica e pratica e lo è proprio per lo stemma complesso di teorie e di esperienze che sta assumendo a livello mondiale. Teorie che vanno conosciute in sé, che vanno interpretate in un lavoro di analisi, che deve trovare corpo nelle attività di tirocinio che, per essere tali, devono farsi sempre più laboratorio per formare soggetti e cittadini nella “società dell’informazione”.

2. Il “quadrilatero” della Media Education 3

2.1 Quattro frontiere A livello internazionale ciò che appare con piena evidenza è proprio l’impianto articolato, complesso, integrato, dialettico di tali operazioni da svolgere sui media. Entrando dentro questa complessità dialettica della media education emergono le 4 frontiere di essa: da riconoscere, coltivare, integrare. C’è il fronte dell’appropriazione di tali mezzi per saperli usare in tutta la loro potenzialità: quello multimediale e di ipertestualità, che sviluppa potenzialità creative. Quello semiologico, che attrezza la mente ad analizzare linguaggi diversi e fissandone semantica e sintassi e creando una lettura critica e dei linguaggi e dei messaggi dai cartoon alla pubblicità, al telegiornale. Quello sociologico o socio-politico che lega i media al potere economico. Infine c’è il fronte formativo che lega l’uso dei media e la loro analisi critica al processo costruttivo personale e/o collettivo rivolto a tutelare autonomia nel soggetto e partecipazione attiva nel cittadino.

2.2. Tecnologica L’uso tecnologico dei new - media, soprattutto di computer e internet, fotografia, video è l’aspetto più diffuso della media education. Si tratta di possedere i mezzi, di saperli usare, di sviluppare tutte le loro potenzialità. La multimedialità esige possesso di più linguaggi. L’ipertesto è la creazione di testi-di-testi utili per sviluppare la creatività. C’è anche il rischio della mitizzazione e della dogmatizzazione dei mezzi a cui i media sono legati (video, computer). Sono tutti aspetti da coltivare, ma in un’ottica critica, che rimanda alle altre frontiere della media education. A quelle semiologiche, sociologiche e formative.

2.3. Semiologica La semiologia è lo studio dei segni, dei mezzi che li veicolano, dei messaggi che li articolano, del circuito comunicativo che essi vengono a creare. La comunicazione dei segni sta dentro un habitat strutturato di mezzi e rimanda segnali espliciti e segnali impliciti da decifrare, come quello caro a McLuhan che “il mezzo è il messaggio”. E’ ciò che si fa da più parti studiando i cartoon , la pubblicità, l’informazione, le telenovelas, i filmati: sempre dall’evento-mediatico si risale al linguaggio e al mezzo e alla struttura linguistica (semantica/sintattica/pragmatica).

2.4. Critico-sociologica Educare ai media significa anche leggerli nel loro “habitat” sociale, nel loro contesto politico. Le vie metodologiche di analisi sono la sociologia critica (che legge la struttura dei sistema sociale, secondo analisi, de-costruzione, analisi radicale), la critica dell’ideologia, la “logica del sospetto”. Sono tutte procedure interpretativo-radicali che contestualizzano il “medium” e/o il messaggio e lo leggono sotto la superficie facendone emergere condizionamenti sociali, economici, politici.

2.5. Formazione Educare ai media ha come scopo il dare al soggetto strumenti di emancipazione, di controllo, di interpretazione , quindi, do governo (personale, mentale, politico) rispetto ai Grandi Mediatori del nostro tempo: i media di massa. La M.E. è emancipativa e formativa nel suo scopo. L’ottica formativa rispetto ai media implica una considerazione di come essi entrano a far parte del mondo interiore/spirituale del soggetto, sia di come ne vincolano le forme di comunicazione e di socializzazione. Su quest’ultima frontiera si pone un tipo di modello più significativo, come è quello fissato da Postman e che si richiama a un paradigma centrale nella cultura attuale, il quale dovrebbe essere sempre meglio definitivo, messo a fuoco, ma anche disposto a farsi paradigma operativo a partire dai media.

2.6. Per una “ecologia dei media” 4

Cosa significa “ecologia dei media”? Per Postman significa equilibrio/intregazione/rinvio e comprensione dialettica. Tra cultura alta (=critica) e cultura di massa (=di consumo, di intrattenimento, di informazione) deve esistere un dialettico rinvio e un luogo di interazione: che è la scuola. La scuola deve trasmettere la cultura della ricerca per essere poi applicata e sviluppata. Un’ecologia della formazione implica un’ecologia dei media come pure un’ecologia della scuola. L’ecologia della formazione si colloca come “paradigma centrale e urgente e carico di futuro”.

3. La Media Education a scuola 3.1. Media Education: tra semiologia e sociologia critica Si è definita una nuova frontiera dell’educazione, che ha rilevato una precisa priorità: primo può essere gestita solo dalla scuola; secondo, perché è sempre più centrale nella attuale società dell’informazione, ed essa è la Media Education. Questa si declina tanto come formazione all’uso dei media, a saperli leggere, valorizzandoli come strumenti e del tempo libero e dell’informazione. Tale frontiera pedagogica è necessaria perché la nostra vita sociale è sempre più dominata dalla comunicazione mass-mediatica: nei consumi, nei modelli lessicali, nei gesti, negli atteggiamenti sociali. Inoltre, oggi, i mass-media sono in crescita e penetrano sempre più in tutti gli spazi. Tutto questo reclama un approccio critico ai media, rivolto all’uso e alla struttura, di cui solo la scuola può farsi carico e secondo strategie diverse. L’importante è però, che la scuola attivi un’analisi dei media, dia ad essa spazio nel curriculum, la articoli secondo almeno le due prospettive fondamentali. Quella semiologica e quella sociologica-critica. La prima ci permette di leggere il linguaggio dei media, la loro struttura comunicativa. La seconda prospettiva, invece, ci parla dell’ideologia dei media (di “omologazione”, di “conformismo”).

3.2. Sui mezzi comunicativi: i “pesanti” e i “leggeri” Eco ha dipinto il passaggio dal “pesante” al “leggero”, ovvero dallo statico al polimorfo, al dinamico, dallo statico al plurale e al “creativo”. Un tempo ci fu la tv: una scatola ingombrante, fissa, gestiva i tempi e i ritmi, i percorsi canale per canale. Poi è arrivato il telecomando, poi il videoregistratore e Internet e così via. Tale rivoluzione “liberale” dei media ha prodotto effetti nelle abitudini di vita (del comunicare, del vedere, dello studio), sui processi cognitivi, sul rapporto col mondo e nelle varie relazioni. Il passaggio dal “pesante” al “leggero” ha potenziato i media, li ha resi sempre più condizionanti e ha sollevato un problema educativo che è sempre più al centro di ogni teoria dei media. I media leggeri formano con più invadenza dei “pesanti”. La Media Education è la risposta, che va delineata su i due fronti: dell’uso e dell’interpretazione.

3.3 TV, computer e Internet Tre media vanno, oggi, sottoposti ad analisi e strutturale e critica. La tv, in quanto è il medium più frequentato dai ragazzi e dagli adulti, che occupa un posto-chiave nell’habitat familiare, che condiziona la vita dei singoli e dei gruppi come impiego del tempo. Poi c’è il computer come mezzo di lavoro scolastico e di studio, come mezzo di scrittura. La scuola non solo sta oltre/contro i media, ma anche li legge, li interpreta. E Internet? E’ il circuito informativo del computer. Lì tutto è presente e sono molte forme. Poi lì si attivano siti e forum liberi e di tutte le specie. Da qui due conseguenze: la consultazione di Internet richiede degli orientamenti per essere fruttuosa; e la necessità di attraversare Internet con procedure critiche, di saperlo leggere.

3.4. De-condizionare e smascherare 5

L’obiettivo dei due versanti della Media Education, la struttura e la fruizione son i due fuochi di questi fronti, è quello di illuminare per comprendere, per controllare e per rendere più critico l’uso dei media e quello di leggere ciò che in essi è meno evidente. Attraverso questi due approcci, il medium riacquista fisionomia storico-sociale e etico-cognitiva. Decondizionare a smascherare sono i due “fini” della media education e fini primari. Il decondizionare e lo smascherare non devono, né possono, produrre rimozione o depotenziamento dei media. Essi possono aiutare a capire e controllare i media, svolgendo un compito primario dell’educazione.

3.5.Che fare a scuola Ma come la scuola può attivare le sue analisi strutturali e critiche dei media? Secondo quattro processi: 1) secondo l’età dei ragazzi; 2) sottoponendo ad analisi i vari mezzi di comunicazione, proprio come mezzi; 3) soffermandosi sul medium più forte e diffuso: la tv; 4) attivando processi di studio dei programmi tv. Qui ci aiuta Postman con la sua idea ecologica dei media che postula un’integrazione cognitiva forte e un reciproco gioco di sponda tra scuola e media. Integrare i media significa rilanciare la scrittura in tutte le sue potenzialità, lavorare oltre i media, dar vita ad una mente critica. E’ proprio il settore che la Media Education deve produrre, mettere a regime e rendere praticabile nel lavoro scolastico e fissarlo come compito attuale e specifico, oggi, del farescuola.

4. Media Education e cittadinanza oggi 4.1. La cittadinanza oggi; tra pluralismo e dialettica Parlare di cittadinanza in una società democratica, retta da regole condivise, è un problema complesso. Ad un primo livello, la cittadinanza nel Mondo Avanzato, si è ridescritta secondo un modello plurale. La nazione da un lato: da cui dipendiamo come appartenenti ad uno stato con le sue leggi. La comunità dall’altro fatta di più livelli: regionali, continentali, mondiali. Su tutti questi tre punti agiscono poi grandi fattori che animano tutta la vita sociale. Il Mercato, con le sue centrali e le sue agenzie periferiche, con i suoi apparati finanziari. I mass-media che si sono fatti i motori della stessa vita sociale. La cittadinanza si è fatta oggi plurale (i “tre circuiti”) e dialettica (ovvero integrata, tensionale, oppositiva) e critica (capace di guardare oltre, verso un modello possibile).

4.2. La partecipazione, la “volontà generale” e la libera coscienza Come si sta dentro questa cittadinanza plurale? Si vivono, di essa, i tre livelli e si fanno propri. Di cittadinanza locale, nazionale, mondiale. Accordandoli secondo un iter dialettico: integrativo e contrastivo. Ciò significa che ogni soggetto deve distillare in se stesso la...


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