Medicina Legale G. Arcudi Riassunto del libro PDF

Title Medicina Legale G. Arcudi Riassunto del libro
Course Medicina legale
Institution Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Pages 126
File Size 9.6 MB
File Type PDF
Total Downloads 32
Total Views 130

Summary

Riassunto del manuale del Prof. Arcudi per uno studio rapido della materia. Contiene anche fotografie esplicative....


Description

PREFAZIONE

Il presente “manuale” di Medicina legale, specificatamente diretto al personale dei reparti operativi di investigazioni scientifiche, ha come finalità quella di portare alla loro conoscenza nozioni di base della disciplina ad indirizzo prevalentemente criminalistico di fondamentale importanza per chi svolge attività in ambito di indagini di polizia giudiziaria. La trattazione quindi verte su tematiche peculiari quali la cronologia della morte, la patologia medico legale con particolare riguardo alle problematiche interpretative dei principali quadri lesivi, il laboratorio medico legale, la ematologia forense, la tossicologia forense, il sopralluogo medico legale, la identificazione personale. Ovviamente, stante la connotazione del corso, i singoli argomenti sono affrontati ed illustrati nelle loro linee generali, tenendo sì conto della vastità e dalla complessità scientifica delle tematiche il cui bagaglio dottrinale tuttavia non ha potuto trovare in questa sede, a ragione dei dichiarati limiti di questa, adeguato spazio.

Giovanni Arcudi Professore di Medina Legale nella Facoltà Medica dell’Università di Roma “Tor Vergata”

2

Capitolo I LA CRONOLOGIA DELLA MORTE Introduzione – L’accertamento della morte – I fenomeni consecutivi - Raffreddamento del cadavere – Ipostasi - Rigidità cadaverica - I fenomeni trasformativi – Putrefazione – Saponificazione – Macerazione - Mummificazione.

Introduzione della cronologia della morte, cioè la necessità di dover , riveste primaria importanza in medicina-legale poiché dalla sua risoluzione possono derivare, e quasi sempre derivano, fondamentali e determinanti contributi alle indagini di polizia giudiziaria. Basti pensare quanto possa essere importante, in caso di omicidio, poter ricostruire gli ultimi momenti della vita della vittima onde risalire alle persone che per ultime l'avevano contattato. Lo studio del cadavere ai fini tanatocronologici deve necessariamente passare per . L'accertamento della morte è il punto di partenza di ogni osservazione tanatocronologica e consiste nell'obiettivazione dei segni clinici della morte; si tratta cioè di stabilire, innanzi tutto, se un soggetto è realmente morto ovvero se si tratta di morte apparente. Successivamente, nella seconda fase, dovranno essere osservati i fenomeni consecutivi, che sono i segni della modificazione del cadavere, che si manifestano assai precocemente e cioè a distanza di qualche ora dalla morte. Infine le ulteriori modificazioni del cadavere faranno apprezzare i cosiddetti fenomeni trasformativi la cui evoluzione cronologica porterà alla completa scheletrizzazione del corpo e quindi alla sua totale distruzione morfologica.

A)

.

L'accertamento della morte si effettua con l'ausilio di metodiche semeiologiche e strumentali.

3

Le prime sono rappresentate dalle normali manovre semeiologiche che tendono ad constatare la cessazione delle funzioni vitali ed in particolare di quella nervosa, di quella cardiocircolatoria e di quella respiratoria. La si accerta attraverso l'evocazione dei principali riflessi tra i quali è da ricordare la reattività pupillare agli stimoli luminosi che è il segno più facilmente apprezzabile. Infatti dopo che è intervenuta la morte la pupilla si fissa in midriasi, rimane cioè completamente allargata, e non si restringe se viene stimolata con una fonte luminosa così come, invece, avviene nel vivente. La si rileva attraverso l'ascoltazione dei polsi centrali e periferici, in particolare quello carotideo e quello radiale. Per apprezzare il primo basta una leggera pressione digitale, attuata con i polpastrelli dell'indice e del medio della mano destra, in corrispondenza della faccia laterale del collo poco sotto l'angolo mandibolare; per il polso radiale analoga manovra va fatta sulla faccia volare del polso dal lato radiale e cioè dalla parte del pollice. Con queste manovre nel cadavere non si apprezza alcuna attività pulsante così come invece avviene nel soggetto vivente . Per quanto attiene infine alla l'assenza di emissione di quantità anche trascurabile di aria dalla bocca e dal naso è indice di cessazione della funzione. Tale accertamento si può attuare anche con l'ausilio di mezzi di facile reperibilità quale una piccola lastra di vetro che appoggiata alle narici o alla bocca non subisce alcun appannamento quando la funzione respiratoria è completamente cessata. Oltre alle suddette metodiche semeiologiche, che possono essere praticate senza l'aiuto di particolari strumenti, è possibile accertare la morte mediante l'ausilio di apposito strumentario in particolare di un . Detto accertamento, che consiste nel registrare con un elettrocardiografo l'attività cardiaca consente di stabilire con certezza l'avvenuta cessazione della quando, per il suddetto periodo di tempo, la linea elettrocardiografica è isoelettrica e cioè priva dei caratteristici picchi che contraddistinguono l'attività cardiaca del vivente. Infatti se il cuore rimane fermo per più di 5-6 minuti, e quindi per questo tempo non viene garantito l'afflusso ematico al cervello, le

4

strutture nervose di quest'ultimo subiscono una irreversibile distruzione per la protratta mancanza di ossigenazione cerebrale.

B) Subito dopo la morte della persona il che vengono identificati come fenomeni consecutivi alla morte. Lo studio di detti fenomeni, il cui andamento cronologico è in buona misura conosciuto, consente di ricostruire una curva attraverso la quale si può risalire al momento della morte. I principali fenomeni consecutivi sono: la dispersione della temperatura corporea, o raffreddamento del cadavere, la formazione delle macchie ipostatiche e la comparsa della rigidità cadaverica. Il loro utilizzo riguarda un perché già in seconda-terza giornata lo sviluppo dei fenomeni trasformativi, di cui appresso si dirà, sovrapponendosi a quelli consecutivi, non consente più l'osservazione di quest'ultimi. . Quando con il cessare della vita vengono meno i processi vitali e quindi anche quelli metabolici, il cadavere subisce una graduale dispersione della sua temperatura corporea la quale, in un lasso di tempo più o meno lungo, valutabile mediamente ed in condizione standard in . Detta dispersione non avviene gradualmente come può osservarsi per un qualsiasi corpo inerte nello spazio ma seguendo una particolare che mostra inizialmente un decremento assai poco sensibile, che diventa poi più rapido e successivamente torna ad essere lento: la curva quindi assume una caratteristica . In particolare nelle prime , poi di mezzo grado ed infine di un quarto di grado fino a quando la temperatura corporea non raggiunge quella ambientale. In questo momento la temperatura del cadavere, per fenomeni di evaporazione, può scendere ancora di un grado sotto quella ambientale ma dopo qualche ora si rilivella alla

5

temperatura esterna seguendone le successive variazioni. Riportando i valori della dispersione della temperatura corporea rilevata sul cadavere su un sistema di assi cartesiani sulle cui ordinate sono segnate le unità di temperatura e sulle ascisse le unità di tempo, e riunendo con una linea continua lo ordinate relative ai vari valori di dispersione nel tempo si avrà appunto una curva ad andamento sinusoidale che servirà per risalire, con buona approssimazione, al momento della morte. Il rilievo della temperatura del cadavere viene fatto mediante l'ausilio di un e sul quale si deve fare una prima lettura il cui valore va riportato nel diagramma cartesiano; quindi senza rimuovere il termometro si devono fare e i relativi risultati si riporteranno nelle diagramma. Alla fine dell'osservazione la curva risultante dall'unione dei singoli punti relativi ad ogni rilievo potrà dare indicazioni sull'ora del decesso. La dispersione della temperatura cadaverica tuttavia può subire delle modificazioni nel senso che può essere accelerata o ritardata per azione di fattori sia intrinseci o interni al cadavere sia estrinseci o esterni. Tra i hanno particolare valore la costituzione corporea, la presenza di pannicolo adiposo più o meno abbondante, l'età, la perdita più o meno consistente di sangue. Non bisogna poi dimenticare che non sempre la temperatura iniziale corporea è quella di 37 C poiché per particolari processi patologici il soggetto al momento della morte poteva avere un temperatura superiore a quella di 37 C come pure inferiore; e ciò ovviamente ha la sua influenza nella ricostruzione della curva di dispersione post mortale. Tra i che maggiormente influenzano il raffreddamento del cadavere hanno particolare importanza la temperatura ambientale, la ventilazione, l'umidità, la presenza o meno di indumenti che ricoprono il corpo; è importante altresì conoscere se il cadavere è rimasto in luogo aperto o in luogo chiuso. I della temperatura a seconda delle loro caratteristiche e di questa azione occorre necessariamente tener conto nel formulare un giudizio sull'epoca della morte. Si può dire per esempio che la temperatura esterna molto bassa e la ventilazione accelerano la dispersione della temperatura cadaverica, mentre il clima caldo la ritarda; così come è più veloce il

6

raffeddamento di un cadavere che ha perso molto sangue rispetto ad un soggetto pletorico morte improvvisamente.

Quando, dopo la morte, cessa l'attività cardio circolatoria il sangue, che non viene più spinto dalla pompa cardiaca nei vasi, per effetto della forza di gravità tende a depositarsi nelle parti declivi del corpo con il risultato che in tali zone, sulla superficie cutanea, compaiono delle . Tale azione è principalmente indotta dalla forza di gravità che richiama il sangue nelle parti più basse del corpo ma è anche facilitata dalla residua attività contrattile dei vasi la quale continua ancora per qualche ora dopo la morte. Se si osserva un cadavere a distanza di qualche tempo dalla morte si vedrà che sulla faccia posteriore del corpo, nel caso che il corpo giaccia supino, si sono formate le macchie ipostatiche; quest'ultime si localizzano invece sulla faccia anteriore del corpo nel caso che questi giaccia prono. Normalmente le ipostasi e vanno sempre più aumentando di estensione e di intensità fino a 2-4 ore dalla morte. La formazione e caratterizzazione delle macchie ipostatiche segue anch'essa una evoluzione cronologica alla quale è possibile far riferimento ai fini della fissazione del momento della morte. Nella formazione delle macchie ipostatiche possono distinguersi tre fasi: una di migrabilità, una di fissità relativa ed una di fissità assoluta. Poiché ognuna di queste fasi segue un andamento cronologico approssimativamente conosciuto è possibile avere indicazioni sulla data della morte osservando in quale delle tre precedenti fasi le ipostasi si trovano. Come si è detto le macchie ipostatiche compaiono già dopo 2-3 ore dalla morte e nelle successive 10-12 ore esse tendono a scomparire se si rigira il cadavere riformandosi nelle nuove parti declivi del corpo. Da rilevare che nell'ultima parte di questo periodo, e cioè a dire a . Pertanto nell'ipotesi che il cadavere venga mosso nel suddetto periodo le ipostasi sa-

7

ranno presenti sia nelle primitive parti declivi che nelle nuove. E' questo uno dei segni il cui rilievo consente di trarre utili indicazioni sulla circostanza che il cadavere sia stato spostato dalla primitiva posizione. Successivamente, e per un periodo di tempo che va nel senso che esse non scompaiono se si rigira il cadavere nè si formano nuove ipostasi ma quelle presenti tendono ad attenuarsi fino a scomparire a seguito di una azione pressoria, più o meno prolungata, esercitata sulla cute. neppure con un massaggio prolungato esercitato sulla cute. Si dice allora che le ipostasi hanno raggiunto la fase della . Normalmente il colore delle ipostasi è rosso scuro ma in casi particolari, come per esempio nell'intossicazione da ossido di carbonio o quando il cadavere è stato esposto a temperature molto basse e all'umidità, le ipostasi possono assumere una colorazione rosso ciliegia. Sulla formazione ed evoluzione delle macchie ipostatiche hanno influenza fattori intrinseci al cadavere quale per esempio la fluidità del sangue che si osserva nelle morte rapida, ovvero la scarsità del sangue dovuto a profuse emorragie vitali.

Con la cessazione della vita cessa contemporaneamente ogni forma di attività muscolare e nervosa per cui il corpo subisce un totale rilasciamento muscolare ed è possibile far compiere alle articolazioni ogni movimento passivo. Subito dopo però, a temporo-mandibolare che fissa la posizione della mandibola; successivamente si osserva una estensione della rigidità a tutte le altre articolazioni corporee prima alle grandi, come quelle delle spalle, delle anche, delle ginocchia, e poi alle piccole come quelle delle mani o dei piedi. La estensione della rigidità segue un andamento cranio caudale nel senso che .

8

Il fenomeno delle rigidità cadaverica, che è dovuto a particolari modificazioni fisico- chimiche che avvengono nel cadavere, si estende a tutto il corpo in un lasso di tempo di circa 24 ore raggiungendo il . Nel periodo di estensione della rigidità si può identificare uno stretto lasso di tempo, collocabile

Questa minore intensità della rigidità è un elemento che consente di ipotizzare una manipolazione del cadavere avvenuta proprio nell'arco di tempo suddetto e cioè tra la 7 e la 12 ora dalla morte. Se la rigidità cadaverica viene risolta meccanicamente al di fuori del suddetto arco di tempo non si riforma più e l'articolazione mossa rimane in stato di flaccidità. Per circostanze particolari, come per esempio una intensa attività muscolare prima della morte, si può osservare una rigidità cosiddetta catalettica che conferisce al cadavere una istantanea fissità di tutte le sue articolazioni facendogli assumere, e mantenere, la stessa posizione che aveva il soggetto al momento della morte. Come per gli altri due fenomeni tanatologici consecutivi anche per la rigidità cadaverica bisogna tener presente l'influenza che possono esercitare sul suo sviluppo i fattori estrinseci con particolare riferimento alla temperatura esterna e all'umidità dell'ambiente; fattori questi che ritardano talvolta l'istaurarsi della rigidità e prolungano il tempo in cui essa è presente nel cadavere. Anche importanti a tal fine sono i fattori intrinseci al cadavere quali per esempio lo sviluppo più o meno pronunciato delle masse muscolari: infatti nei casi in cui l'apparato muscolare è molto sviluppato, come per esempio in atleti, la rigidità si istaura precocemente ed è più intensa; al contrario in soggetti defedati talvolta neppure è possibile apprezzare lo sviluppo del fenomeno. C) iniziano a manifestarsi i fenomeni trasformativi del cadavere la cui evoluzione nel tempo comporta la totale distruzione dello stesso.

9

Sono fenomeni trasformativi la putrefazione, la saponificazione, la macerazione e la mummificazione.

La putrefazione ha quattro fasi: colorativa, gassosa, colliquativa e scheletrica. La si apprezza generalmente a distanza di e si manifesta con la presenza di una che di solito compare sulla parete addominale, in basso a destra, in corrispondenza cioè della fossa iliaca destra. Con il passare del tempo, e cioè in terza o quarta giornata dalla morte, il colorito verdastro si estende a tutta la superficie corporea sulla quale è possibile osservare il disegno della rete venosa che si chiama appunto putrefattiva. Il colorito del cadavere dapprima verdastro con il passare del tempo tende a divenire verde scuro e successivamente . In 3-4 giornata dalla morte iniziano i fenomeni gassosi che consistono nello all'interno delle cavità corporee e danno come risultato di far assumere al cadavere un cosa che si osserva di norma dopo . A distanza di dalla morte iniziano poi i di natura autolitica, che hanno come risultato inizialmente di favorire la fuoriuscita dei gas putrefattivi dal cadavere, con conseguente afflosciamento dello stesso, e successivamente di iniziare la demolizione dei tessuti con produzione di liquidi putrefattivi. Tale processo può durare pochi giorni come alcuni mesi a seconda se il cadavere si trova in ambiente aperto ovvero confinato come può essere quello di una cassa di zinco normalmente impiegata nelle bare. : processo quest'ultimo che può realizzarsi totalmente anche in , esposto all'azione degli agenti atmosferici e della microfauma; per l'intervento eventuale della macrofauna il processo può essere ulteriormente accellerato. Se invece il cadavere è custodito in luogo chiuso e confinato la scheletrizzazione completa si osserverà dopo diversi mesi e forse dopo qualche hanno dal decesso.

10

La saponificazione si realizza quando il cadavere o è inumato in un terreno molto umido. In questo caso la trasformazione degli acidi grassi contenuti nel tessuto adiposo in saponi fa sì che il , sia aumentato di peso e divenga viscido. Il fenomeno della saponificazione comin cia a manifestarsi dopo e si completa dopo un periodo di tempo oscillante tra i sei mesi ed un anno circa.

La macerazione del cadavere, che consiste nel , si osserva, oltre che nel feto morto e trattenuto nell'utero, anche . Si osserva prevalentemente il raggrinzimento dell'epidermide delle mani e dei piedi che, d del cadavere, tende a staccarsi formando specie di guanti e calze epidermici.

La mummificazione del cadavere, che consiste nella del corpo si realizza allorché il cadavere soggiorna in ambiente caldo e molto ventilato. Il processo di mummificazione si completa in circa pur potendosi osservare casi particolari di riduzione di tale periodo a 2- 3 settimane come pure casi in cui sono necessari anche 12 mesi. Il cadavere mummificato ha un e la pelle, che risulta aderente alle strutture ossee, assume una consistenza pergamenacea come di cuoio vecchio. Il cadavere mummificato rimane in tale stato per un periodo di tempo indefinito fino a quando condizioni ambientali sfavorevoli ne provocano la distruzione. Tuttavia è da ricordare che cadaveri mummificati si conservano tuttora da diversi secoli.

11

Capitolo II LA LESIVITA' MEDICO LEGALE Classificazione delle lesioni - Lesioni da energia fisica - Lesioni da energia chimica – Caratteristiche ed effetti generali delle lesioni – Diagnosi differenziale tra omicidio, suicidio ed accidente – Diagnosi di lesione sicuramente mortale - Diagnosi di sopravvivenza - Diagnosi di sopravvivenza - Diagnosi differenziale tra lesione vitale e post mortale - Identificazione del mezzo lesivo e delle modalità di azione.

, studia le alterazione che incidono negativamente sulla integrità sia fisica che psichica della persona e che hanno come effetto una compromissione dell'organismo la quale può avere caratteri totalmente o parzialmente reversibili oppure esitare nella morte. delle stesse, individuare i meccanismi e le modalità con cui il mezzo ha agito, obiettivare tutti gli elementi utili per la ricostruzione della dinamica del fatto traumatico, evidenziare le conseguenze delle lesioni.

CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI In funzione dei mezzi produttori delle lesioni si parlerà di: - lesività da energia fisica - lesività da energia chimica Le sono quelle prodotte da agenti lesivi di natura meccanica, elettrica, termica, barica, radiante, fotica e vibratoria. Le lesioni da energia meccanica , in base alla tipologia del mezzo, alle sue modalità di azione, agli effetti lesivi, possono ulteriormente dividersi in:

12

- lesioni da mezzi contusivi - lesioni da arma bianca - lesioni da arma da fuoco - asfissie meccaniche violente Le lesioni da energia elettrica possono essere distinte, a seconda del tipo di energia agente, in lesioni da energia elettrica naturale o atmosferica e cioè il fulmine, e lesioni da energia elettrica industriale e cioè la corrente sia continua che alternata. Le lesioni da energia termica sono quelle prodotte dal calore, che può essere naturale, come quello generato dal sole, comprendendo quindi i colpi di sole e colpi di calore; o industriale che si produce a seguito della cessione di energia: in questa categoria rientrano l...


Similar Free PDFs