Medievale 01 12 - ... PDF

Title Medievale 01 12 - ...
Author Vittorio Brumotti
Course Storia del Diritto Medioevale e Moderno
Institution Università del Salento
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Summary

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Description

I Libri Legales e il Codice erano strumento di insegnamento sia da Irnerio che dai suoi allievi, i 4 Doctor: Ugo, Jacopo, bulgaro, Martino. Il giurista romanista diviene molto importante per l’azione politica (basterebbe parlare della pace di Roncaglia). Bologna era considerata l’unico Centro di studio. È stata il primo centro di studi scientifici di diritto romano. Poi però i centri di studi si articolano, per esempio ci sono quelle che Cortese chiama scuole minori. E ci troviamo nella seconda metà del 1100. 1. MANTOVA: si studia l’ordo iudiciorum, diritto processuale di base romanistica. 2. MODENA: Pillio da Medicina Diritto feudale. Con glosse importanti sul diritto feudale. 3. PIACENZA: in cui vi era Carlo di tocco che era di Benevento. Il quale si interessa alla lombarda dei longobardi e ne farà una glossa ordinaria. Però Bologna rimase l’unico centro in cui si studiava scientificamente il diritto romano. I re appena nacque lo studio bolognese capiscono subito l’importanza che ha questo insegnamento per la politica, vollero mandare i dotti a studiare nella città. In un secondo momento (seconda metà del 1100) i re (Spagna, Francia, Inghilterra) cominceranno ad invitare alla loro corte alcuni glossatori, giuristi italiani formati a Bologna e a farli insegnare all’interno dei loro regni. Inizia una germinazione di insegnamenti. PERCHÉ QUESTO STUDIO BOLOGNESE ATTIRA COSÌ TANTO? Perché il diritto romano non solo è il più importante, ma perché a Bologna si insegna il metodo di studio cioè si insegna a ragionare giuridicamente e quindi a risolvere, in ambito giuridico, ogni caso particolare. Tutto viene organizzato sulla base del nuovo diritto. Questo segna il tramonto del mondo di Pepo e l’inizio della modernità. Abbiamo quindi il diritto romano come punto di convivenza generale, ma si trova anche a sostegno delle monarchie. COME SI STUDIA A BOLOGNA? Il metodo è quello delle arti liberali, in queste il diritto viene in secondo piano e lo possiamo trovare all’interno della grammatica e della retorica (Trivium). Si spiegano i testi, il maestro legge un testo e lo spiega, lo commenta, lo dotava di note e quindi di glosse. GLOSSE: sono un prodotto, un’operazione del professore. Possono essere dette a voce (le ricaviamo dall’annotazione dello studente), scritte, possono essere delle annotazioni precedenti scritte dal professore e queste circolano con il testo che è manoscritto. In base a dove sono scritte queste possono essere: 1. GLOSSE MARGINALI = scritte al lato del testo. 2. GLOSSE INTERLINEALI = scritte tra una riga e l’altra. La glossa è alla base dei generi letterari dei glossatori (tutti i modi che hanno i glossatori di spiegare il testo giustinianeo). A quei tempi i testi sono manoscritti, lo stesso le glosse. Spesso le glosse, cioè le spiegazioni marginali dei professori venivano dettati agli studenti oppure il professore stesso si faceva fare dal copista una copia sua delle sue glosse. Col passar del tempo (1170-1180-1200), arrivavano nuovi studenti a Bologna per studiare e dovevano comprarsi il libro di testo. I libri erano costosissimi, tanto più costavano quanto più erano ricchi di annotazioni dei maestri più antichi. Le glosse in genere, soprattutto quelle più antiche, sono di tipo grammaticale. I professori prima di spiegare il testo latino, facevano percepire il senso della traduzione attraverso l’intonazione. Vi sono anche le glosse giuridiche, in cui il professore non spiega soltanto la grammatica ma anche il significato giuridico. Per esempio, se c’è scritto ”se uccidi, sarai punito”, il professore lo spiega. Questa è una spiegazione giuridica letterale del testo. Non spiega, però ancora, la ragione della legge, ovvero la RATIO LEGIS. Per spiegare questa bisogna andare oltre il testo. E quindi riprendendo l’esempio di prima, lo studente dovrebbe domandare al professore “perché si viene puniti se uccidiamo?” Il professore potrebbe rispondere per PAX SOCIALIS, SICUREZZA SOCIALE. Di questa non ne parla nessuna legge, e allora dove la si trova? All’interno della mens, ragionando giuridicamente, in questo modo si giunge alla ratio legis, intesa come concetto che è implicito nella legge, non è scritto nel testo della legge, bisogna tirarlo fuori, renderlo visibile e quindi c’è bisogno di ragionarci sopra, ragionando giuridicamente si giunge ad esso. Da qui possiamo capire che vi sono glosse differenti. Bisogna, quindi, giungere al principio, cioè ciò che le parole della legge vogliono significare. Da qui si può parlare di GLOSSE CONCETTUALIZZANTI, le quali tendono a tirar fuori il concetto, ovvero la ratio legis. Ve ne sono 4 fondamentali: 1. REGULAE IURIS: non sono norme ma sono binari sui quali incanalare l’interpretazione, in cui si esamina il diritto e ne nasce la regola. Es. Tipico caso dell’occupatio: il frutto che cade fuori dal recinto diviene di

nessuno. Il diritto romano dà vari casus legi (varie leggi) che disciplinano l’occupazione ma non c’è una regola generale che disciplina l’occupazione e allora i glossatori ne traggono la regola generale che vale per tutti i tipi di occupazioni disciplinate nei vari testi di diritto romano: quello che non è di nessuno è dell’occupante. Ci sono anche delle eccezioni alle regole come quella di un territorio (isola dal fiume) che emerge e che prima non c’era e che non si concede all’occupante, ma quadripartita ai frontalieri, cioè a coloro che sono i proprietari dei terreni che si affacciano sul fiume, frontalmente all’isola che è appena nata. 2. DEFINITIONES: la definitio è uno strumento tipico del giurista. È il significato della cosa (Rei significatio), questo significa andare oltre la cosa dandone il concetto. Il filosofo Boezio spiega la definitio e lui dice che essa è la sostanza che dà il significato di qualunque cosa. Per spiegare qualunque cosa devi andare oltre la cosa, alla sua sostanza, al suo concetto. Es. ORDO ID EST GRADUS, la parola ordo non era spiegata, allora il professore ripropone la parola, la spiega e dà una definizione. E significa ordine, grado, gerarchia. 3. DISTINCTIO: Uno strumento che i grandi giuristi del diritto comune dicevano che era proprio dei grandi giuristi, che sa vedere dove l’interpretazione può diversificare, grazie alla propria sottigliezza di ingegno. I glossatori lo usavano per risolvere le apparenti contraddizioni del testo. Es. GLOSSA FUNGI = fungi è la prima parola del testo che il professore vuole spiegare agli studenti, la prende dal digesto. Qui c’era scritto che i liberti non possono ricoprire (fungi) la funzione di giudici. Il professore si rende conto che c’è qualcosa che non va e scrive la glossa che inizia con la parola fungi che il professore trascrive e afferma che il liberto può essere giudice privato, quindi ricoprire la carica privata, il professore aggiunge che questa cosa è detta sempre nel digesto ma più avanti. Il quadro complessivo è che si sta costruendo lo status giuridico del liberto che però è frammentato tra diverse leggi, ed è il buon glossatore che è in grado di stabilire la connessione giuridica. 4. PROSECUTIO TITULORUM: nonostante il digesto, il codice hanno un ordine sistematico, tuttavia molto spesso un istituto giuridico qualunque, ad es. la proprietà, non è disciplinato nello stesso punto del testo. Es. “ il professore vuole spiegare la proprietà, dà un ordine completo della disciplina. C’è, però, un problema: la proprietà si trova in vari punti diversi del corpus. Allorché il professore scrive una glossa in cui spiega la proprietà e spiega che il titolo presente nel Digesto che tratta la proprietà prosegue nel titolo x del codice“. Quindi lo studente sa in quali parti deve andare a cercare la spiegazione di quel particolare istituto. Questo fa superare la distanza geografica dei testi. Queste sono il genere letterario delle cosiddette summae....


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