Riassunto arte medievale PDF

Title Riassunto arte medievale
Author Emilia Scarpiello
Course Storia dell'arte medievale
Institution Università degli Studi di Foggia
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9.2 – l’arte Paleocristiana Il cristianesimo, all’inizio religione semplicemente tollerata, ebbe una diffusione così capillare da diventare, con l’Editto di Tessalonica (380), religione ufficiale dell’impero e, nel 392, addirittura unica religione ammessa nello Stato. Il paganesimo però non cessò di esistere, continuò a sopravvivere a lungo, soprattutto nelle campagne. I cristiani furono gli unici eredi della vera mentalità romana. Il cristianesimo poté quindi diventare potente anche perché da religione rivoluzionaria aveva piano piano accettato la concezione romana dello Stato. La storia del cristianesimo, dunque, finisce per confondersi con quella stessa di Roma diventandone, di fatto, parte integrante. Non c’è, quindi, discontinuità fra arte romana e arte cristiana. Possono essere emblematici, in tal senso, gli affreschi di alcuni ambienti delle Catacombe di Domitilla, a Roma, messi a confronto con altri della villa romana sotto la Basilica di San Sebastiano. In tutti gli esempi considerati le pareti sono solcate da nastri che le ripartiscono in riquadri geometrici, che accolgono semplici vignette, secondo la tipologia della decorazione detta “a ragnatela”. Soprattutto durante i primi due secoli dalla nascita di Cristo, l’unica differenza fra arte pagana e cristiana va colta nel diverso valore simbolico che i cristiani attribuivano a certe raffigurazioni. Con tali precisazioni, pertanto, per “arte paleocristiana” si intende quella dei primi secoli dell’arte cristiana, un’arte che comunque può essere ancora correttamente definita come Tardo-Antica. 9.2.1 – l’architettura paleocristiana I cristiani erano soliti riunirsi in luoghi messi a disposizione dagli stessi fedeli. Man mano che la comunità dei fedeli cresceva, però, fu necessario disporre di spazi adeguati. Tali spazi vengono identificati inizialmente con le espressioni Domus Dei (Casa di Dio) o Domus Ecclesiae (Casa della comunità dei fedeli) o semplicemente come Ecclesia. Solo con Costantino si cominciarono a costruire grandi edifici, anche a spese dello Stato, perché in questo modo l’imperatore intendeva assicurare all’impero la protezione del Dio dei cristiani che, secondo la leggenda, lo aveva aiutato nella battaglia di Ponte Milvio. I primi edifici adibiti al culto cristiano vennero esemplati sulle basiliche romane, le uniche costruzioni espressamente realizzate per contente grandi moltitudini di persone. Assieme agli edifici a pianta basilicale si svilupparono anche quelli a pianta circolare o poligonale. In particolare questa forma venne adottata per quelle costruzioni che sorgevano sul luogo del martirio di un santo o sulla sua tomba, inizialmente dette Memoriae, più tardi Martyria (testimonianza). Successivamente questa pianta fu impiegata anche per i Battisteri, edifici riservati al rito del battesimo. La basilica paleocristiana, solitamente, ha un andamento longitudinale e l’ingresso è sempre collocato su uno dei lati minori (di preferenza quella occidentale). L’unidirezionalità è suggerita dalla presenza dell’altare sul lato opposto all’ingresso. Essa è in genere preceduta da un quadriportico, cioè da uno spazio rettangolare, con un porticato posto su tutti e quattro i lati. La porzione di porticato che corrisponde alla facciata della basilica è detta nartece. Più precisamente si parla di esonartece quando il portico è esterni all’edificio sacro, e di endonartece quando il portico è interno. Internamente la basilica è divisa in navate da due o più serie di colonne allineate. La navata centrale è solitamente più ampia e più alta delle laterali, per consentire l’inserimento delle finestre, e termina con un’abside, di norma orientata ad est, verso il sorgere del sole. L’abside si compone di un semicilindro, innestato sulla parete di fondo, sormontato da un quarto di sfera a cui si dà il nome di catino absidale. Talvolta il corpo longitudinale è tagliato trasversalmente da un’ulteriore navata che prende il nome di transetto. La basilica assume, quindi, la forma della croce di Cristo. Se i due bracci del transetto dono più corti delle navate, la basilica si dice a croce latina; se sono uguali e si innestano al centro delle navate è detta a croce greca. Se nella croce latina il transetto è posto a 2/3 del corpo longitudinale, si parla di croce immissa; se è posto in fondo, di croce commissa o di pianta a “T” (Tau). Il presbiterio, spazio che nella basilica si riserva al clero, è posto in fondo alla navata principale, di fronte all’abside, ed è solitamente rialzato da tre o più scalini e separato dalla navata da un recinto di marmo propriamente detto transenna o anche pluteo. Arco trionfale, infine, è detto quello che congiunge la navata centrale al transetto; in mancanza di quest’ultimo, per arco trionfale si intende la porzione di parete che rimane attorno all’innesto dell’abside. In genere la basilica ha una copertura composta da capriate lignee che, talvolta, sostengono un soffitto composto da cassettoni di legno. *BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO* Venne edificata sul luogo della sepoltura dell’Apostolo Pietro (martirizzato nel 64. Durante le persecuzioni neroniane). La costruzione, voluta dall’imperatore Costantino attorno al 324. Si trattava di un edificio preceduto da un quadriportico e diviso internamente in cinque navate, una centrale più

ampia e quattro laterali più piccole. Un transetto, infine, precedeva l’unica ampia abside semicilindrica. Ospitata nel transetto, e oggetto di grande venerazione, la tomba di San Pietro era protetta da quattro colonne tortili, decorate con tralci di vite, tradizionalmente ritenute provenienti dal Tempio di Gerusalemme e, per questo, dette Salomoniche. Altre due colonne identiche alle prime, raccordavano il baldacchino agli angoli dell’abside. Le colonne trabeate della navata centrale erano tutte di spoglio, con capitelli corinzi o compositi e con fusti di diametro variabile e di diverse specie di marmi dai differenti colori. Sulle colonne separatrici delle navate laterali, invece, si impostavano archi a tutto sesto. Distrutta nel XVI secolo per far spazio all’attuale Basilica di San Pietro, della costruzione costantiniana si conserva il ricordo soprattutto in documenti grafici e pittorici del Cinquecento. *BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE A ROMA* Edificata durante il papato di Sisto III (432-440) , Santa Maria Maggiore è, fra le basiliche paleocristiane, quella meglio conservata. La sua costruzione si colloca in un periodo di prepotente ritorno al classicismo, quando, cioè, le architetture di riferimento furono soprattutto quelle romane del II e del III secolo e dell’età di Traiano. L’interno è diviso in tre navate tramite due file di classiche colonne ioniche lisce e architravate. Al di sopra di queste, le pareti della navata centrale sono forate da finestre, a loro volta affiancate da lesene corinzie in asse con le colonne sottostanti. L’arco trionfale e la porzione di muro fra la cornice e le finestre sono ricoperti di scene a mosaico. Purtroppo, la continuità della trabeazione è stata interrotta dall’innesto degli archi barocchi (XVII) che offrono il passaggio al transetto, aggiunto nel XII secolo. La copertura a cassettoni di epoca rinascimentale, sostituisce quella originale a capriate. *BASILICA DI SANTA SABINA A ROMA* Venne eretta sull’Aventino fra il 422 e il 432 sotto il pontificato di Celestino I e conclusa sotto il successore Sisto III. L’interno della basilica si compone di un’ampia navata centrale – che si conclude in una maestosa abside – affiancata da due navate laterali minori. L’edificio è quasi completamente di spoglio. Questa basilica non presenta una netta differenziazione fra la parete piena e lo spazio colonnato. I costruttori hanno adottato l’arco a tutto sesto al di sopra delle colonne. L’arco, ripetuto nei tre finestroni dell’abside non è soltanto un motivo strutturale, ma si pone anche come elemento decorativo. La lunga navata centrale reca ancora gli ornamenti in marmo, formati da calici e patene di serpentino verde su sfondo di porfido rosso (e viceversa) nei pennacchi fra gli archi. *MAUSOLEO DI SANTA COSTANZA A ROMA* Santa Costanza venne eretta attorno al 350 come mausoleo di Costantina Augusta, la figlia primogenita dell’imperatore Costantino. L’edificio sorge sul fianco sud dell’originaria basilica cimiteriale circiforme a deambulatorio di Sant’Agnese (a forma di circo, luogo nel quale si disputavano le corse dei cavalli e dotata di un deambulatorio, una galleria, portico dove si passeggiava). Il mausoleo fu ben presto trasformato in battistero e poi in chiesa. Da allora fu detta Santa Costanza. Interamente di mattoni, l’edificio presenta una pianta circolare, con le pareti perimetrali scavate da piccole nicchie, ed è introdotto da un nartece a forcipe (a tenaglia, cioè con due estremità concave). Lo spazio centrale è coperto da una cupola che si imposta su un tamburo sorretto da archi che, a loro volta, poggiano su un anello di 24 colonne binate, sormontate da una porzione di trabeazione con fregio pulvinato. Le colonne sono appaiate in senso radiale. Tra l’anello interno e quello esterno corre un deambulatorio coperto da una volta anulare mosaicata, interrotta, solo nella porzione opposta all’ingresso, che risulta coperta da un’alta volta a crociera, da un lucernario, sottolineando in tal modo il luogo della sepoltura. Al di sotto della campata coperta a crociere un pesante sarcofago di porfido rosso contiene le spoglie della figlia dell’imperatore. *BATTISTERO LATERANENSE A ROMA* Fondato da Costantino attorno al 315 sotto papa Silvestro I (314-335), il battistero lateranense venne ricostruito sotto Sisto III e ampiamente rimaneggiato nel XVI e nel XVII secolo. L’edificio è a pianta ottagonale e costituì il prototipo per la maggior parte dei successivi battisteri. La struttura è preceduta da un nartece a forcipe che reca sul fronte un’apertura in cui due colonne architravate di porfido sono strette fra due paraste scanalate corinzie. Lo spazio centrale è coperto da una cupola che si innalza sopra un doppio ordine di colonne architravate (quelle inferiori in porfido rosso, quelle superiori in marmo, più esili), disposte agli angoli dell’ottagono. Su ambedue gli ordini di colonne corre una trabeazione marmorea. Un tempo l’insieme ottagonale centrale era circondato da un deambulatorio voltato a botte. Al di sotto della cupola, al centro, è il fonte battesimale. *CHIESA DI SANTO STEFANO ROTODO* Edificata sotto papa Simplicio tra il 468 e il 483, risente ancora del clima classicheggiante, inaugurato da Sisto III, che si rivela subito, all’interno, per l’adozione dell’ordine ionico trabeato, come Santa Maria Maggiore. Modificato alla metà del XV secolo, quando fu privato dell’anello più esterno, l’edifico sacro aveva una pianta complessa in cui a spazi chiusi ne succedevano altri aperti e, infine, di nuovo chiusi. L’architettura si articolava attorno al grande vano circolare

centrale, coperto da una superfice conica, crescendo come per irraggiamento e sommatoria di corone concentriche di colonnati e muri pieni. A un primo anello di colonne ioniche architravate ne segue un secondo (ora tamponato) di archi su colonne, dando luogo, così a due ambulacri. Il secondo, verso l’esterno, subisce dilatazioni (quattro grandi cappelle) e compressioni (setti murari curvilinei). Quasi a contrastare questa crescita centrifuga, le quattro cappelle, dalla forma di trapezi con due lati curvi, erano collocate lungo i due assi ortogonali, caratterizzando l’edificio come cruciforme. *BASILICA DI SAN LORENZO A MILANO* A Milano, di fatto capitale della parte occidentale dell’impero dal 379 al 402, si costruisce, dal 378, la Basilica di San Lorenzo. La forma esterna è quella di un quadrato con i lati trasformati per un ampio tratto in curve. In corrispondenza degli angoli si elevano delle torri che contrastano la spinta della cupola posta a copertura del grande vano centrale. Questo, di fronte alle pareti curve, si dilata in quattro esedre aperte incorniciate da grandi arconi sui quali di imposta il tamburo a piante ottagonale. Le esedre, coperte da ampi catini, comprendono due ordini sovrapposti di arcate. 9.2.2 – il mosaico È soprattutto tra il IV e il V secolo che la tecnica del mosaico (o tecnica musiva) diventa la più diffusa, in Roma e nei territori dell’impero, per decorare pareti e pavimenti arrivando a sostituire la pittura. I mosaicisti romani impiegavano soprattutto pietre dure, terracotta e ciottoli detti tessere. A cominciare dalla seconda metà del I secolo a.C. iniziò a diffondersi anche l’uso di tessere in pasta di vetro, imponendosi in special modo all’interno delle prime basiliche cristiane. Realizzare un mosaico era un’attività complessa. A essa, come per la pittura, provvedevano botteghe artigiane specializzate nelle quali tutte le operazioni erano affidate a figure professionali ben distinte come i musearii, cioè coloro che provvedevano alla posa in opera delle tessere. A Roma, Milano e Ravenna, città che furono capitali dell’Impero Romano d’occidente, i mosaici rinvenuti sono di una qualità esecutiva superiore a quella raggiunta nelle località più decentrate. *VOLTA ANULARE DI SANTA COSTANZA* La volta conserva quelle che sono le più antiche decorazioni musive paleocristiane. I motivi ornamentali sono molteplici e più legati alla tipologia dei mosaici pavimentali (per il fondo bianco o chiaro) che non a quelli tipici delle pareti o delle volte. Tra le parti più notevoli del deambulatorio si pongono i due settori che, in corrispondenza dell’asse trasversale dell’edificio, illustrano una vendemmia. Dai quattro angoli si innalzano delle viti che distendono i propri tralci fino a riempire quasi tutto lo spazio disponibile. Esse formano così una corona attorno ad una figura rappresentata a mezzo busto nel centro della composizione. Si tratta di un busto virile e di uno femminile, questo forse il ritratto della stessa figlia dell’imperatore o personificazione della natura. Puttini, intenti alla raccolta dell’uva, e uccelli animano naturalisticamente i tralci. Ai quattro angoli il trasporto e la pigiatura dell’uva concludono i soggetti della porzione di volta. Due altri settori, posti di fianco alla nicchia principale che ospitava il sarcofago di Costantina, presentano, su fondo chiaro, fronde con fiori e frutti, conchiglie, uccelli e suppellettili liturgiche. Tutto è disposto senza alcun ordine apparente né preciso e unico orientamento, ma molte figure sono preziosamente lumeggiate d’oro, a sottolineare gerarchicamente il luogo della sepoltura imperiale. Si tratta di un tipo di composizione che sembra riprendere quello di una famosa opera ellenistica del mosaicista Sosos di Pergamo, più volte replicata in mosaici pavimentali, raffigurante un Pavimento non spazzato, il che conferma il carattere aulico e colto dell’apparato ornamentale. *CATINO ABSIDALE DI SANTA PRUDENZIANA* Risale al 390 circa e fu conclusa nei primi anni del pontificato di papa Innocenzo I (401-417). A seguito di una ristrutturazione della chiesa (1588) furono eliminate le figure di due Apostoli alle estremità inferiori a destra e sinistra del catino, mentre la colomba dello Spirito Santo e l’Agnus Dei, posti al di sotto del trono di Gesù, furono rimossi nel XVIII secolo. Benché molto restaurato, il mosaico riflette ancora pienamente la specificità dell’arte musiva del IV secolo inoltrato, presentando già caratteri e iconografia pertinenti alla religione cristiana. All’interno di uno spazio delimitato da un porticato a semicerchio, il Cristo è seduto su un trono tempestato di gemme, in posizione centrale e sopraelevata, ed è presentato come un filosofo (per via della barba) e un maestro nell’atto di insegnare (mano destra alzata). Gli fanno ala gli Apostoli. Pietro e Paolo, i più vicini a Redentore, vengono incoronati da due figuri femminili che rappresentano l’Ecclesia derivante dal ceppo ebraico (Ecclesia ex circumcisione) e quella derivante dal mondo pagano (Ecclesia ex gentibus) ambedue di pari dignità. Al di la del porticato si intravede la Gerusalemme Celeste. Al centro della città, sul Golgota, troneggia una croce gemmata, circondata dai simboli apocalittici degli Evangelisti (o Tetramorfo). Il Cristo ha la particolarità di essere rappresentato con la barba, come già si usava in oriente, mentre in occidente la sua figura era sempre stata associata all’iconografia del giovane e imberbe Apollo.

*NAVATA E ARCO TRIONFALE DI SANTA MARIA MAGGIORE* Nella navata centrale troviamo storie tratte dall’Antico Testamento (vita di Abramo e di Giacobbe a sinistra, vita di Mosè e di Giosuè a destra). Le composizioni musive risalgono agli anni del pontificato di Sisto III. In Giosuè che combatte gli Amorrei gli echi classici sono espliciti, per esempio, nel cavaliere al centro della mischia, che ricorda l’Alessandro della Battaglia di Alessandro, e anche nel gruppo prospettico degli altri guerrieri a cavallo. Al naturalismo di stampo ellenistico rinviano inoltre le proporzioni e l’accenno, a destra e a sinistra, a un paesaggio roccioso. Uguali caratteri si ravvisano nel Passaggio del Mar Rosso, dove la moltitudine degli Ebrei a sinistra, guidati da Mosè, in primo piano, e i numerosi soldati che escono dalla città sono un’eco della spazialità classico-ellenistica. Le figure si organizzano sintatticamente attorno all’ampio braccio di mare che si allarga in lontananza e sul quale galleggiano gli scudi, mentre il carro del Faraone viene sommerso. Altro dimostrano, invece, i mosaici dell’arco trionfale della stessa basilica, nel quale sono narrate storie dell’infanzia di Gesù. Tale arco viene detto anche Arco di Efeso, poiché fu realizzato dopo il concilio che si tenne a Efeso nel 431, in cui la Vergine Maria fu riconosciuta Theotokos, cioè “Madre di Dio”. La loro esecuzione è contemporanea a quella dei mosaici della navata, ma le regole prospettiche sono ormai abbandonate: la presentazione dei personaggi è per lo più frontale e la composizione avviene per fasce orizzontali. Le connotazioni d’ambiente sono irrilevanti e la quasi monocromia del fondo non suggerisce mai un vero e proprio spazio. Tali caratteri collegano questi mosaici alla corrente plebea dell’arte romana. Nel lato sinistro dell’arco trionfale, in corrispondenza del secondo registro dall’alto, viene raffigurata l’Adorazione dei Magi. La scena si svolge in uno spazio dorato al centro del quale il piccolo Gesù, non più neonato, ma già un bambino, siede come un imperatore romano su un trono sfolgorante di gemme e stoffe preziose. Dietro di lui stanno quattro angeli vestiti di bianco, mentre la Vergine, alla sua destra, splendente d’oro, indossa abiti da principessa orientale e lo indica alla venerazione dei Magi. Alla sua sinistra siede una donna velata d’azzurro con un foglio nella mano sinistra. Variamente identificata, essa è probabilmente la personificazione della saggezza divina. San Giuseppe occupa l’estremità sinistra della scena, mentre i Re Magi offrono doni disposti su larghi piatti d’argento e uno di essi indica la stella che li ha guidati e che ora splende sopra il Bambino. Non c’è più nulla che abbia un’attinenza con la narrazione evangelica: tutto è trasformato nella gloria, nella potenza e nell’identificazione di Cristo con l’imperatore del mondo. Nella posizione più elevata l’arco è sovrastato da un tondo, a tre fasce azzurro-verdi. Esse circondando un trono gemmato affiancato dai Santi Pietro e Paolo e dal Tetramorfo. Al di sotto una scritta in latino riporta la dedica del pontefice Sisto III. Il trono gemmato, l’Etimasia, evoca Cristo senza rappresentarlo in modo figurativo, suggerendo la continua, invisibile presenza di Dio nel mondo. Sul trono sono appoggiati il mantello e la corona imperiali, simboli della regalità di Cristo. Sopra il suppedaneo (il panchetto poggiapiedi) è poggiato un rotolo con sette sigilli (Apocalisse, 5, 1). Sul trono, o forse occorre pensarla sospesa di fronte ad esso, una croce gemmata proclama la vittoria di Cristo sulla morte. Infine, le figure di San Pietro e di San Paolo entro tondi, ai lati della corona, indicano l’intera comunità (ecclesia) su cui regna l’Eterno. *CATINO ABSIDALE DI SANT’AQUILINO* Nella cappella di Sant’Aquilino, nella Basilica di San Lorenzo a Milano, (IV-V secolo) sono rappresentati gli Apostoli, seduti a semicerchio, attorno alla figura centrale del Cristo, ai cui piedi è deposto un contenitore con i rotoli delle Sacre Scritture. S...


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