Mindscapes, Vittorio Lingiardi riassunto saggio PDF

Title Mindscapes, Vittorio Lingiardi riassunto saggio
Author Alice Mirano
Course Fumetto e illustrazione
Institution Accademia di Belle Arti di Bologna
Pages 4
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Summary

Il testo contiene il riassunto in capitoli del libro....


Description

MINDSCAPES 1) Per essere noi stessi dobbiamo avere molti luoghi dentro di noi, lo dice Jean B. Pontalis in quanto la nostra storia della nostra psiche sono anche una geografia, non possiamo separarci dai nostri luoghi. Dentro noi abbiamo dei mindscapes: percezioni visive che diventano visioni mentali. Il legame tra landscape e mindscape fa ripensare all’idea di paesaggio elettivo. Reza diceva che il paesaggio illumina l’uomo, lo stare al mondo è riconoscere il paesaggio. Ognuno crea col paesaggio un rapporto personale ed intimo. Il legame conscio e inconscio che lega l’individuo all’ambiente è importante per lo sviluppo della personalità. L’ambiente non umano ha grande significato psicologico. Il racconto del paesaggio si allontana dalla visione panoramica ed entra nell’esperienza, “paesaggire” fa del paesaggio un luogo reale in continuità con un luogo psichico. Il rapporto col paesaggio s’infittisce di sensazioni e si carica di memoria divenendo elemento d’identità. Matisse si lamentava che tutto ciò che vediamo è deformato dalle abitudini e dal cumulo di immagini già predisposte, ci vuole coraggio per liberarsene. Il paesaggio è stato commercializzato. La psiche incontra i paesaggio in tutti i luoghi, oggetti, ambienti e paesaggi evocano immagini in noi e formano il nostro mondo interiore, il nostro sviluppo è segnato da uno scambio con i paesaggio come orizzonte percettivo totale, un processo che ha atto nell’io e nel cervello. I nostri paesaggi sono tali perché li abbiamo riconosciuti quando li abbiamo trovati. Sono risultato tra panorama, memoria, solitudine e la nostra estetica degli oggetti.

2) La psicoanalisi è sempre immersa nello spazio del paesaggio. La sand play therapy è tecnica di lavoro clinico messa a punto da Dora Klaff in cui i pazienti creano veri e propri mindscapes con la sabbia, gioco usato per curare gravi casi psichiatrici. La psicanalisi diviene mappa aggiornata capace di tracciare il disegno di luoghi a venire. I bambini esplorano gli spazi aperti e si abituano a stare soli e a immergersi nel paesaggio, i momenti in cui il bambino è nello spazio aperto sono i momenti in cui è più recettivo e studia meglio l’ambiente non umano. I luoghi che cerchiamo e quelli che evitiamo esprimono qualcosa del nostro originario nutrimento ambientale il cui uso idiomatico ne farà la nostra poetica.

3) Dove il paesaggio contribuisce a formare l’individuo e la comunità, che a loro volta arricchiscono il paesaggio di elementi non immediatamente fisici o biologici. Il walkscape è il paesaggio che si costruisce mentre lo percorriamo. Berque, geografo, conia l’espressione penséè paysagère per definire il non pensiero sul paesaggio, cioè una sensibilità specifica nei confronti di quel paesaggio. Creando la parola landscape l’idea era quella di ottenere corrispondenza tra paesaggio naturale e il suo ideale pittorico. Se i nostro rapporto col paesaggio prende vita nell’incontro tra percezione, cognizione, memoria ed emotività, l’idea di mindscape ingloba l’idea di brainscape. I paesaggio può farci provare vere e proprie emozioni, può essere infatti specchio dei nostri stati d’animo e delle nostre intenzioni senza però provare egli stesso sentimenti. Il Sublime tanto caro ai romantici e a Kant noi non potremo mai sperimentarlo in quanto l’addomesticamento del paesaggio ha reso la sua sperimentazione impossibile. Il paesaggio no può essere pensato separatamente rispetto a come si percepisce ed immagina. Il rapporto tra l’umano e il suo ambiente non è mai né neutrale né unidirezionale il paesaggio lavora noi e noi lavoriamo il paesaggio. Anche se i muri possono tagliare i paesaggi come vorrebbe Trump il paesaggio è più forte ed è destinato a crollare. Ne è esempio il muro di Berlino.

4) Emily Dickinson venne scoperta come poetessa a seguito della sua morte, prima era abile giardiniera. De Pisis, pittore e poeta, parla delle stanze che han fatto da sfondo alla sua immaginazione come metafisiche, melodrammatiche, materne, incantate le quali metafore della psiche e della memoria erano evocative. Meltzer dice che ogni umano sperimenta il conflitto estetico con la madre che si riproporrà dinanzi ad ogni opera d’arte che incontrerà. “UTZ” di Chatwin è un romanzo il cui protagonista su una spiaggia trova un pezzo di vetro levigato, da quel momento baserà la sua vita alla ricerca di oggetti mirabili. Da ciò capiamo che collezionare oggetti raccolti può essere modo per ricostruire l’ambiente che svolge le azioni di un genitore che

rassicura il figlio. La pratica della mindfullness, il tentativo di aver consapevolezza dei propri pensieri, azioni etc può giovare di un’immersione mentale in un paesaggio creato per meglio legarsi col paesaggio interiore. Lydia Flem scrisse “come ho svuotato la casa dei miei genitori”, lo svuotare è cercare uno spazio dentro di noi traslocando il passato.

5) La neuro estetica, cioè lo studio della produzione artistica partendo dai meccanismo della visione può fornire paesaggi. Non possiamo separare interesse estetico e funzionale. Questa disciplina studia il cervello visivo, come esso viene stimolato, come risponde all’attivazione di determinate aree in processi che coinvolgono percezione e memoria. Il cervello quando visualizza qualcosa si concentra solo su ciò che serve alla classificazione degli oggetti e abbiamo 3 step: la selezione, l’esclusione e il confronto. Qualcosa è definito “primitivo estetico” la gradevolezza estetica di una forma la cui piacevolezza sarà direttamente proporzionale alla semplicità della sua elaborazione visiva. La visione di un paesaggio implica la sinergia di più apparati visivi, tra cui l’immersione corporea. Berger in “Campo” descrive l’esperienza del guardare un prato includendo tutti gli apparati della sfera sensoriale, esperienza individuale che è tuttavia comune. Il campo è spazio condiviso. L’incontro tra estetica e neuroscienze cognitive ha contribuito ad esaltare il potere delle immagini. Siamo soliti a reagire diversamente dinanzi ad immagini di natura o di esseri umani, gli scenari naturali stimolano un comportamento esplorativo richiamando memorie ed immergendosi nella scena. Il nostro rapporto estetico con l’ambiente naturale è immerso nella storia della nostra evoluzione. Molte preferenze estetiche son frutto della selezione naturale. Ricerche dimostrano che siamo soggetti a creare “paesaggi ideali” in cui preferiamo ambienti naturali in particolare i savanna-like. Nonostante l’individualità abbiamo un modo condiviso di guardare al paesaggio, seguiamo infatti secondo Kaplan e Rachel: la coerenza, la leggibilità, la complessità e il mistero. L’acqua e il verde piacciono molto così come ci sono caratteristiche come la lontananza, la semplice fascinazione, lo spazio esteso e la compatibilità con gli interessi vanno a incidere sull’estetica del paesaggio. La ricerca di Kaplan ha interessato urbanisti che affermano che l’ideale estetico è influenzato dall’ambiente in cui ci siamo evoluti. L’esistenza di oggetti e paesaggi influenza i nostri gusti.

6) Roland Bathes mise in ordine foto della madre morta e ne trova una di quando era bambina e riconosce l’elemento paesaggistico nel viso amato. Il viso può essere paesaggio, il primo piano cinematografico ne è esempio, non c’è paesaggio che non evochi un volto. Tullio Pericoli nella mostra “lineamenti. Volto e paesaggio” creò paesaggi con una serie di linee e graffi e solchi come se fossero quelli di un volto. Visi e paesaggi divengono mappe che mutano col tempo. Anche Schiene no dipingeva dalla natura ma con i ricordi. Un viso non deve essere fuori contesto. Freud diceva che i deja vu che abbiamo nei sogni hanno significati particolari che come sempre han significato sessuale per Freud, in questo caso intende richiamare il ventre materno. Nessuno è immune alla forza dei luoghi l’infanzia, rappresentano un Eden perduto così come un paesaggio che ci riporta a conflitti e paura che la vita ci ripropone continuamente.

7) Nell’Aida la fuga d’amore diviene paesaggio, l’Egitto (morte, schiavitù) è un mindscape negativo mentre l’Etiopia positivo (fiori ammmmore). Aida e Radames sono due amori provenienti da lande differenti. Un mindscape è vivo dentro di noi, aumenta il valore della realtà. Così come i volti ci colpiscono anche i paesaggi ci riempono di immagini per il funzionamento psichico. Psiche umana e linguaggio sono paragonabili a vecchie case o città stratificate nella storia. L’intensità immaginativa che accompagna i luoghi secondo Prust e la loro importanza evocativa galleggiano della memoria. Negare l’indifferenza in cui il paesaggio è immerso e attribuirgli una mente significherebbe animismo. Il paesaggio rispecchia i nostri sentimenti e li suscita, usiamo il paesaggio e i suoi componenti per scoprire la nostra vita psichica.

8) “Solo i paesaggi visti in sogno suscitano passione estetica”, Bachelard. Come un paesaggio il sogno chiede visione e immersione sensoriale, attenzione estetica e immaginazione. Il sogno è forma di pensiero, capacità di creare immagini attuando una vera vita psichica. Quando sogniamo siamo immersi nel paesaggio esprimendo rapporto tra mondo interno e altro da sé, i paesaggi onirici hanno particolare potere evocativo ed è dunque forma estrema di mindscape. Il paesaggio ci appare anche negli incubi che sono proiezione della sofferenza psichica. Necessitiamo di digerire la realtà e formare rappresentazioni delle cose e ciò ci è permesso dalla funzione alfa, filtro a metà tra conscio e inconscio. Forse un paesaggio che amiamo lo abbiamo già sognato quindi possiamo guardare il paesaggio come un sogno e vice-versa.

9) Verticalità maschile e orizzontalità femminile. Verticalità ed orizzontalità son concetti che orientano relazioni e discorsi e ci accompagnano nel paesaggio. Freud sessualizza l’ambiente non umano paragonando oggetti e cose appuntite/verticali al pene mentre cose e luoghi cavi alla vagina ma la vagina è un monte (monte di venere). Le dinamiche delle funzioni materne e paterne aiutano a creare uno spazio, ma madre non è solo ambiente uterino e madre non è solo erezione fallica. Richard Long nel 67 scatta “a line made by walking” annunciando l’avvento del cirpo dell’artista nel paesaggio.

10) Il retentissement è un riverbero che fa sentire il lettore come il poeta. Il modo in cui questo riverbero costruisce la realtà ci fa trovare e creare una dimora per i nostri vissuti emotivi. Così come la poesia anche un luogo o un oggetto possono creare riverbero. Bollas, parlando di Wordsworth parla di un mondo che ha origine dall’infanzia, il rapporto con i paesaggio inizia nello spazio sospeso tra fantasia, memoria e luogo. Non solo la poesia ci crea contato col paesaggio ma mentre siamo in una stanza rievoca un luogo e un tempo. La poesia in sostanza disorienta in quanto in continuo transito tra poeta, paesaggio e ambiente.

11) Il giardino può esser visto come un paesaggio, chiunque voglia vivere tra giardini e campagna punta ad un ritorno al paradiso terrestre. Il giardino è luogo di varietà e pazienza e sono un buon luogo per conoscere gli altri e se stessi in quanto un giardino rispecchia chi lo cura. Il giardino non è solo fine a se stesso, ma può essere luogo di amore, svago, preghiera. “autoritratto di Money a Giverny” 1905, il cappello di Monet galleggia nell’acqua così come le sue ninfee, paesaggio seguito da tutta la vita. Quel dipinto è un mindscape, si ritrae come le sue ninfee.

12) I punti cardinali hanno enorme potere paesaggistico. Madeline de la Scudery creò una mappa-paesaggio per orientarsi in un viaggio affettivo, tutta la flora, le città, i fiumi raccontavano un itinerario in cui le emozioni avevano forma topografica. Karavan creò un monumento nel luogo in cui Walter Benjiamin morì, il cui nome è Passangenwerk, opera incompiuta del filosofo. Noi senza un legame interiore con l’origine del nostro paesaggio rischiamo di essere perduti. Orientarsi in psicanalisi significa esplorare spazi dei punti cardinali e creare nuove mappe. Ricerchiamo un terzo paesaggio sotto un punto di vista psichico, luogo dove la natura riprende i controllo. Spazio che si oppone allo sfruttamento dell’uomo e alla sua gestione. Guy Debord creò a fine anni 50 il termine “psico-geografia” per indicare lo studio degli effetti dell’ambiente geografico sul comportamento umano. Il concetto di spirito del luogo è collettivo e si crea attorno a relazioni tra persone, oggetti, paesaggi. Augè approda al concetto di non luogo: luogo che non lascia traccia. Bisogna pensare al rapporto tra vita e luoghi, la mappa siamo noi e sono i paesaggi mentali a orientarci.

13) Libro postumo di Benjamin, raccolta di articoli su luoghi da lui abitati o in cui voleva andare. Memoria e paesaggio si toccano. La nostalgia è forma di paesaggio evocativo, il nostro luogo sicuro è sempre impregnato di nostalgia. La nostalgia è desiderio di tornare del luogo dell’origine. I luoghi parlano di sé tramite i nostri ricordi, i luoghi sono dentro di noi. Nel silenzio lo spazio tra noi e il paesaggio si fa più sottile. Prendiamo forme dal mondo esterno a cui noi diamo forma. Il rumore riempie il vuoto di chi non sa cosa dire, in modo da coprire il silenzio. Un paesaggio può aprire ferite e ricucirle, altri invece ci inducono al silenzio. Il paesaggio è un luogo anche invisibile in cui mondo interno ed esterno si incontrano creando dei confini. Il paesaggio è la nostra psiche nel mondo....


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