Minuchin - Riassunto terapia familiare PDF

Title Minuchin - Riassunto terapia familiare
Author alessia gidiucci
Course Psicologia Generale
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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Riassunto terapia familiare...


Description

“FAMIGLIE E TERAPIE DELLA FAMIGLIA” CAP.1 : TERAPIA FAMILIARE STRUTTURALE Minuchin è un terapista della famiglia. Il suo orientamento di base era la terapia familiare strutturale, un insieme di teorie e di tecniche rivolte a trattare l’individuo nel suo contesto sociale. La terapia fondata su questo orientamento mira a cambiare l’organizzazione interna della famiglia. Quando la struttura del gruppo familiare si trasforma, anche le posizioni dei componenti di quel gruppo cambiano. Dal punto di vista teorico, la terapia familiare prende in considerazione il fatto che l’uomo non è isolato, ma piuttosto è una persona che agisce e reagisce nei gruppi sociali. Ciò che sperimenta come reale dipende da componenti esterni e interni. L’esperienza umana è determinata dall’interazione con l’ambiente. L’uomo è influenzato dal contesto sociale, che a sua volta egli influenza. Le tecniche tradizionali per la salute mentale sono originate dal fascino esercitato dallo studio delle dinamiche individuali. Questa preoccupazione per l’individuo è stata preminente e ha indotto i terapisti a concentrarsi sull’esplorazione dell’intrapsichico. Di conseguenze, necessariamente le tecniche terapeutiche che ne scaturiscono si rivolsero esclusivamente verso l’individuo, senza tener conto dell’ambiente. Dal momento che il paziente era preso in cura da solo, i dati erano inevitabilmente limitati a quanto egli sentiva o pensava accadesse intorno a lui. Tale materiale individualizzato potenziava a sua volta l’approccio individuale, escludendo il contesto sociale. L’estrema abbondanza di dati disponibili scoraggiava qualsiasi altro approccio. Da ciò conseguiva che l’individuo era considerato il depositario della patologia Ancora oggi un terapista orientato verso l’approccio individuale è incline a vedere l’individuo come il depositario della patologia e a raccogliere soltanto quei dati che scaturiscono dal singolo paziente o che lo riguardano. Un terapista che fa sedute individuali, esplorerà i pensieri e sentimenti del ragazzo concernenti la sua vita attuale e le persone che lo circondano, e andrà a studiare il rapporto esistente tra il ragazzo e la famiglia soltanto basandosi sul contenuto delle comunicazioni fatte dal ragazzo e sui fenomeni del transfert. Un terapista che lavora con tale orientamento va ad ottenere una visione più generale; mentre un terapista con orientamento familiare e strutturale oltre a un campo più ampio può anche osservare il particolare. Il terapista familiare invece, osserverà il rapporto tra madre e figlio, potrà notare ad esempio che quando il ragazzo parla dei genitori raramente si rivolge al padre, o oppure che quando parla con il padre tende a farlo tramite la madre; noterà che gli altri fratelli sembrano più spontanei e che essi magari parlano allo stesso modo sia con la madre che con il padre. In questo modo, il terapista non deve dipendere dalle descrizioni che il ragazzo fa del padre, della madre e dei fratelli per postulare l’introiezione delle figure familiari. I componenti della famiglia sono presenti e dimostrano il comportamento da loro assunto nei confronti del ragazzo, comportamento che può essere operativamente descritto. L’obiettivo più ampio e la maggiore flessibilità apertasi così al terapista, offrono gli strumenti per ristrutturare il suo intervento terapeutico. Il terapista non è più limitato a tenere conto delle interazioni con la famiglia interiorizzate dal ragazzo, ma può egli stesso fare esperienza del modo in cui i componenti della famiglia si sostengono e si qualificano gli uni con gli altri. Sviluppa in tal mood una teoria transazionale atta a spiegare i fenomeni che osserva. Egli può anche mettersi in contatto con la scuola del ragazzo,

dal momento che il problema emergente ha a che fare con il comportamento a scuola. Le teorie e le tecniche della terapia familiare si prestano facilmente a lavorare con l’individuo in contesti anche diversi da quelli strettamente familiari. Il terapista della famiglia, quindi, vede il soggetto come membro di differenti contesti sociali e in interazioni con essi. La sua concezione della patologia è molto più ampia, e così anche la possibilità di intervento di cui dispone. L’UOMO NEL SUO CONTESTO. La terapia strutturale della famiglia che studia l’uomo nel suo contesto sociale, si sviluppò nella seconda metà del XX secolo. E’ una concezione che vede l’uomo come parte dell’ambiente. La terapia psicodinamica individuale scaturì invece da una concezione diversa, ovvero da quella che individuava nell’uomo l’eroe, capace di rimanere se stesso a onta delle circostanze. L’antica idea dell’individuo che agisce sull’ambiente, si è ora trasformata nel concetto dell’interazione dell’individuo con l’ambiente. Ortega infatti sostiene che un uomo non è se stesso senza fatti che condizionano il suo destino. Il contesto infatti, influenza enormemente e in modo diretto, i processi della mente. Una mente umana si sviluppa man mano che il cervello sviluppa e incamera gli stimoli sia internamente che esternamente. Informazioni, atteggiamenti e modalità di percezione sono assimilati e immagazzinati divenendo così parte del modo di porsi di una persona nel contesto di vita con cui interagisce. La famiglia è un fattore altamente significativo all’interno di questo processo. E’ un gruppo sociale naturale che regola le reazioni dei suoi componenti, sia rispetto a stimoli che vengono dall’interno che dall’esterno. La sua organizzazione e la sua struttura proiettano e qualificano l’esperienza dei membri della famiglia. In molti casi, si possono considerare come la parte extracerebrale della mente. Delgrado a tale proposito aveva parlato del concetto di mente extracerebrale e cerebrale. L’influenza esercitata dalla famiglia sui suoi membri è stata dimostrata sperimentalmente in un’indagine condotta da Minuchin, in cui è stato dimostrato che il bambino risponde alle tensione che agiscono sulla famiglia. LOCAZIONE DELLA PATOLOGIA. Quando la mente è considerata in termini di “extracerebrale” e “intracerebrale”, localizzare la patologia di un individuo nella mente, non indica se è all’interno o all’esterno della persona stessa. La patologia può essere nell’individuo, nel suo contesto sociale o nell’interazione tra i 2. Da questo punto di vista, la terapia indicata si rifà a 3 assiomi, ciascuno dei quali ha un’accentuazione completamente diversa rispetto all’assioma relativo della teoria individuale: 1-La vita psichica di un individuo non è un processo totalmente interno. L’individuo influenza il suo contesto e ne è influenzato tramite costanti e ricorrenti sequenze interattive. L’individuo che vive in una famiglia è membro di un sistema sociale a cui deve adattarsi. Le sue azioni sono regolate dalle caratteristiche del sistema, e queste caratteristiche riguardano anche gli effetti delle sue azioni passate. L’individuo risponde alle tensioni in altre parti del sistema a cui si adatta e può contribuire in modo significativo a provocare tensione in altri membri del sistema. L’individuo può essere visto come un sottosistema o una parte del sistema, tenendo però conto del tutto; 2-I cambiamenti nella struttura familiare contribuiscono ai cambiamenti nel comportamento e nei processi psichici interiori dei componenti del sistema; 3-Quando un terapista lavora con un paziente o con una famiglia che ha in cura,il suo

comportamento diventa parte del contesto. Terapia e famiglia si uniscono per formare un nuovo sistema terapeutico. Quel sistema poi regola il comportamento dei suoi membri. Questi 3 assunti, e cioè che il contesto influenza i processi interiori; che i cambiamenti di contesto producono cambiamenti nell’individuo; che il comportamento del terapista è significativo nell’attuare un cambiamento, hanno sempre appartenuto al fondamento razionale della terapia. L’esperienza individuale dipende dalle caratteristiche idiosincratiche dell’individuo nel contesto di vita in cui si trova a operare. Il terapista strutturale della famiglia si occupa del processo di risposta tra l’ambiente e la persona che lo sperimenta; dei cambiamenti imposti da una persona sull’ambiente e del modo in cui la risposta a questi cambiamenti influenza ogni suo conseguente movimento. Uno spostamento di posizione di una persona messa di fronte al suo ambiente costituisce anche una svolta nell’ambito della sua esperienza. Il terapista della famiglia usa tecniche che alterano l’immediato contesto della gente, tanto che le loro posizioni cambiano: cambiando il rapporto tra una persona e il contesto familiare in cui funziona, si cambia la sua esperienza di soggetto. Il terapista si associa alla famiglia con lo scopo di cambiare l’organizzazione, in modo tale da cambiare l’esperienza dei membri della famiglia. Facilitando l’uso di modalità di transazione alterative tra i membri della famiglia, il terapista, nel processo terapeutico, si serve della matrice familiareLa famiglia che è cambiata, offre ai suoi componenti nuove occasioni e prospettive, mettendo ciascuno di essi di fronte alla loro condizione. La mutata organizzazione interna della famiglia rende possibile continui rafforzamenti di nuove esperienze che danno una conferma al mutato senso del sé. In questa struttura teorica non si ignora l’individuo. Il presente di un individuo è formato dal suo passato, più le condizioni in cui vive. Parte del suo passato sopravvivrà sempre, contenuto e modificato dalle attuali interazioni. Sia il suo passato che le sue qualità distintive sono parte del contesto sociale, che influenzano nella stessa misura in cui il contesto influisce sull’individuo. Ciò che emerge in studi come quelli di Delgrado, è il rispetto per l’individuo nel suo contesto, il tenere in considerazione non solo le caratteristiche inerenti o acquisite dell’individuo, ma anche la sua interazione nel presente. L’uomo è dotato di memoria: è il prodotto del suo passato. Allo stesso tempo, le sue interazioni con le situazioni in cui vive sostengono, qualificano o modificano la sua esperienza. Il terapista strutturale della famiglia utilizza questo quadro dell’uomo visto nelle situazioni in cui vive. L’obiettivo dell’intervento potrebbe essere ogni segmento del sistema ecologico dell’individuo, che sembri suscettibile a strategie atte a produrre il cambiamento. LA SFERA D’AZIONE DEL TERAPISTA. La sfera d’azione del terapista della famiglie e le tecniche da lui usate per conseguire i suoi obiettivi sono determinate dalla sua impostazione teorica. La terapia strutturale della famiglia è una terapia d’azione. Lo strumento di questo tipo di terapia consiste nel modificare il presente, e non nell’esplorare o interpretare il passato. Dal momento che il passato ha molto contribuito alla creazione dell’attuale organizzazione e al funzionamento della famiglia, si manifesta nel presente e potrà essere suscettibile di cambiamento per mezzo di interventi che cambiano il presente. Nel presente, l’obiettivo dell’intervento terapeutico è il sistema familiare. Il terapista si associa a quel sistema e poi usa se stesso per trasformarlo. Cambiando la posizione

dei componenti del sistema, cambia le loro esperienze soggettive. Nel perseguire questo obiettivo, il terapista fa assegnamento su certe caratteristiche del sistema familiare. In primo luogo, una trasformazione di struttura produrrà perlomeno una possibilità d’ulteriore cambiamento. In secondo luogo, il sistema familiare è organizzato intorno al sostegno, alle regole, alla crescita e alla socializzazione dei membri che lo compongono. Di conseguenza, il terapista si associa alla famiglia non per educarla o socializzarla, ma piuttosto per riassettare o modificare il funzionamento interno della famiglia, sicché essa possa svolgere meglio i suoi compiti. In terzo luogo, il sistema familiare ha proprietà di auto perpetuazione. Per questo i processi iniziati dal terapista all’interno della famiglia saranno mantenuti in sua assenza, dai meccanismi di autoregolazione della famiglia. In altre parole, una volta che un cambiamento ha avuto luogo, la famiglia lo preserverà, disponendo di una diversa matrice e alternando le risposte che continuamente qualificano e convalidano le esperienze di coloro che la compongono. Questi concetti di struttura, costituiscono il fondamento della terapia familiare.Tuttavia, il terapista strutturale della famiglia deve cominciare con un modello di normalità, in base al quale misurare la devianza. Interviste con famiglie che di fatto funzionano,in culture diverse, illustreranno le normali difficoltà della vita familiare, trascendendo le differenze culturali.

CAP. 2: UNA FAMIGLIA IN FORMAZIONE- I Wagner e Salvador Minuchin La famiglia è un’unità sociale che deve affrontare una serie di compiti evolutivi. Questi variano a seconda dei parametri culturali, ma hanno radici universali. Una serie di compiti attendono una giovane coppia all’inizio del matrimonio. Gli sposi devono maturare un reciproco accomodamento in un vasto contesto di piccole abitudini (es.per alzarli alla stessa ora, per i pasti da consumare insieme, per dividersi il bagno ecc). In questo processo di reciproco accomodamento la coppia sviluppa una serie di modelli transazionali durante i quali ciascun coniuge al tempo stesso stimola e sanziona il comportamento dell’altro, ed è a sua volta influenzato dalla precedente sequenza di comportamento. Questi modelli transazionali formano un’invisibile rete di richieste complementari che regolano molte situazioni familiari. La coppia deve anche affrontare il compito della separazione dalle rispettive famiglie e deve negoziare un nuovo rapporto con i propri fratelli, genitori e parenti acquisiti. Le famiglie d’origine a loro volta, devono accettare e sostenere questo taglio con il passato. Allo stesso modo, anche i rapporti extrafamiliari (il lavoro, i doveri e gli svaghi) devono essere riorganizzati e regolati. Si deve decidere in quale misura le richieste del mondo esterno potranno inferire con la vita della nuova famiglia. Ciascun coniuge deve incontrare gli amici dell’altro e scegliere quelli che diventeranno gli amici comuni. La nascita di un figlio segna un cambiamento radicale nell’ambito dell’organizzazione della famiglia. Le rispettive funzioni dei coniugi devono differenziarsi per adeguarsi ai bisogni, alla cura e all’allevamento del bambino, ed essere in grado di risolvere le limitazioni imposte, così, al tempo di entrambi. La dedizione fisica ed emotiva al bambino, richiede di solito, un cambiamento dei loro modelli transazionali. Nell’organizzazione familiare compare un nuovo insieme di sottosistemi nei quali figli e genitori hanno differenti funzioni. Questo periodo richiede anche un rinegoziamento di confini sia con la famiglia estesa, sia al di fuori di essa. Nonni, zie, zii possono parteciparvi quali sostegni e guide, oppure servire a organizzare

le nuove funzioni della famiglia. I legami con la famiglia nucleare possono anche essere rafforzati. I bambini diventano adolescenti e poi adulti. Nella famiglia arrivano nuovi figli, oppure i genitori diventano nonni. In diversi periodi di sviluppo, la famiglia è chiamata ad adattarsi e a ristrutturarsi. I cambiamenti nella forza e nella produttività dei singoli membri della famiglia richiedono continuo accomodamento; ciò avviene ad esempio con l’universale trapasso dal periodo in cui i figli sono dipendenti dai genitori a quello in cui i genitori dipendono dai figli. Appena i figli lasciano la famiglia, ricompare l’unità originaria marito-moglie, ma in circostanze sociali assai diverse. La famiglia deve affrontare la problematica causata dal cambiamento sia interno che esterno pur mantenendo la sua continuità, e deve sostenere e incoraggiare la crescita dei suoi membri, pur adeguandosi a una società in transizione. Tutti questi compiti non sono facili. UN CASO. I Wagner sono una famiglia normale; moglie e marito discutono un modello transazione che si è andato sviluppando nel corso della loro vita matrimoniale. Sebbene siano in grado di ricostituirne le fasi e non la considerino “rigida e ferrea”, questa regola è diventata parte del loro menage familiare. La signora di solito programma qualcosa per il sabato, e generalmente lo mettono in atto. La domenica invece ogni coniuge ha della attività proprie. Un’inibizione non necessaria di queste regole significherebbe per entrambi un tradimento personale. Componenti morali ed emotiva accompagnano modelli contrattuali transazionali, perfino quelle le cui origini e motivazioni sono ormai dimenticate. Quando 2 persone si uniscono con l’intenzione di formare una famiglia, questo è l’inizio formale di una nuova unità familiare. Ma ci sono vari stadi intermedi, tra l’inizio formale di una famigli e la creazione di una vera, vitale unione. Uno dei compiti che la nuova coppia deve affrontare è quella di conquistarsi la propria relazione negoziandola con la famiglia di origine di ciascun coniuge. Inoltre, ogni famiglia d’origine deve adeguarsi alla separazione totale o parziale da uno dei suoi membri, all’inclusione di un nuovo membro e all’assimilazione del sottosistema dei coniugi all’interno del sistema già funzionante della famiglia. Se non cambiano le strutture, da lungo tempo stabilite dalle famiglie d’origine, possono costituire una minaccia per i processi di formazione della nuova unità. I genitori della signora Wagner non erano stati in grado di adeguarsi alle nuove situazioni. Invece di imparare a trattarla come una donna sposata, impegnata a formare una nuova unità sociale, avevano continuato a trattarla soprattutto da figlia, lasciando il genero nella difficile posizione di scegliere tra la moglie e la suocera. Le situazione che i Wagner descrivono riguarda un problema di “confini”, un problema di negoziare regole appropriate per la formazione di nuovi sottosistemi. E’ anche un problema che concerne il mantenimento di modelli transazionali inappropriati. Minuchin richiede a ciascun coniuge (venuto in terapia con lui) di descrivere il funzionamento del sottosistema genitoriale della propria famiglia d’origine. Il sottosistema genitoriale è l’unità familiare che assume la maggiore responsabilità nel guidare e allevare i figli. Nella famiglia d’origine di Emily (la moglie), il sottosistema genitoriale è tipicamente medio-borghese: una coppia composta di marito e moglie. Ma i conflitti tra i genitori si riversano nel campo dell’educazione dei figli; l’autorità dei genitori è scissa e ciascun genitore attacca l’altro servendosi della figlia. La madre la incoraggia a disobbedire al padre, il padre la aggredisce quando è arrabbiato con la moglie. Nella famiglia

d’origine di Mark (il marito), i genitori sono d’accordo nel distribuirsi le funzioni. La madre si preoccupa di allevare i figli e il padre è piuttosto periferico. Ma i figli vivono la madre come colei che presenta l’autorità paterna. Quando una coppia si unisce, ogni membro si aspetta che le transazioni dell’unità costituita dai 2 coniugi prendano le forme che gli sono familiari. Ciascun coniuge cercherà di organizzare l’unità coniugale secondo linee di comportamento che gli sono note o preferenziali e farà pressione perché l’altro si adegui al suo modello. Ciò può essere fatto in molti modi e ciascun coniuge avrà degli ambiti in cui non consente alcuna flessibilità. In altri campi, possono essere scelti, a seconda delle preferenze dell’altro coniuge, comportamenti relazionali alternativi. Ciascuno sosterrà o squalificherà l’altro in certe specifiche situazioni. Alcuni comportamenti sono rinforzati e altri cadono nel momento in cui i 2 coniugi si adeguano alle scelte preferenziali dell’altro e le fanno proprie. In questo modo si forma un nuovo sistema familiare. Un matrimonio deve sostituire certi accordi sociali che cadono con la formazione di una nuova unità familiare. La creazione di un nuovo sistema sociale significa creare o rafforzare dei confini intorno alla coppia che si distacca da precedenti contatto o attività. L’investimento nel matrimonio è fatto a spese di altri rapporti. Il grado di investimento dipende anche da ciò a cui si è rinunciato e in che misura. Mark Wagner aveva mantenuto lo stesso lavoro, cioè, lo studio, quando si era trasferito con Emily nel Kansas. Lei invece, aveva dato un taglio netto alla sua vita precedente, e perciò richiedeva molto più dalla relazione di quanto non facesse Mark. Il compito di formare una ...


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