Title | L\'intersoggettività nella vita familiare - genogramma ed ecomappa |
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Course | Psicodinamica della vita familiare |
Institution | Università degli Studi di Torino |
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Riassunto degli strumenti genogramma ed ecomappa...
Cap. 2 – Parte terza.
L’intervista sulla storia familiare basata su genogramma ed ecomappa L'idea di rappresentare graficamente, in una mappa che è stata chiamata genogramma, la storia della costruzione ed evoluzione di un sistema familiare, nasce nel contesto delle prime esperienze e ricerche dei terapeuti familiari. Murray Bowen si serviva del genogramma nella sua pratica clinica per individuare le strutture triangolari presenti in una famiglia e il loro modo di evolversi e di rappresentarsi da una generazione all'altra. Attraverso lo studio di genogrammi di diverse famiglie, che prendevano in considerazione periodi da 100 a 300 anni, egli ha evidenziato la ridondanza di certi processi, individuando una trasmissione di caratteristiche familiari - definite “modelli di base generalizzabili” - che hanno portato l'autore a considerare la malattia psichica come risultato di un processo lui generazionale che trova la sua origine a una scarsa o manchevole differenziazione del sé nell'ambito familiare. Anche McGoldrick e Gerson nella loro analisi dei genogrammi si preoccupano soprattutto di identificare le ridondanze che si osservano nelle storie familiari, in questo caso per evidenziare le modalità di risposta agli eventi critici vissuti da almeno tre generazioni. Al contrario Ellen Wachtel si serve del genogramma come uno strumento per far emergere i sentimenti delle persone e la loro interpretazione soggettiva della realtà; lo considera anche come una tecnica proiettiva che ci consente di tracciare una specie di mappa dell'inconscio. Il genogramma offrirebbe così la possibilità di far rivivere il proprio passato, di suscitare emozioni, di far emergere elementi rimossi o rimasti in ombra nel contesto delle relazioni con la famiglia di origine. Usando come riferimento la teoria ecologica dello sviluppo (Bronfenbrenner) possiamo facilmente collocare l'individuo e i componenti della famiglia come coinvolti, direttamente o indirettamente, in diversi contesti. L'autore sottolinea l'importanza di considerare non solo i contesti relazionali che prevedono uno stretto contatto con la famiglia, ma anche quelli più distanti interconnessi per vie dirette ed indirette alla singola persona. Microsistema: è il contesto che prevede connessioni dirette tra l'individuo e gli altri e ne possono fare parte la famiglia, la scuola, il gruppo di pari, l'ambiente di lavoro e il gruppo di amici... Mesosistema: è un sistema di microsistemi, esso si riferisce a due o più contesti ambientali ai quali l'individuo partecipa direttamente in modo attivo e alle loro interconnessioni. Vengono così studiate le relazioni tra famiglia e
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gruppo di coetanei, tra la famiglia e la scuola, tra famiglia e sistemi che possono fornire supporto quale la famiglia allargata, il vicinato, i servizi territoriali… Esosistema: comprende almeno un contesto con cui la persona non ha connessioni dirette, ma che indirettamente influisce sul microsistema. Ad esempio l'influenza del contesto lavorativo dei genitori sul contesto delle relazioni familiari Macrosistema: rappresenta un contesto sovrastrutturale che condiziona micro, meso, e esosistemi. È legato alla cultura, subcultura e organizzazioni sociali più ampie, con i relativi sistemi di norme, credenze, rappresentazioni sociali...
E’ in base a tali considerazioni che può essere molto importante chiedere alle persone che raccontano la propria storia familiare di collocare la propria famiglia anche nella rete dei rapporti più significativi, disegnando l’ecomappa, dove possono essere rappresentate persone o gruppi che la strutturano e dove sia possibile descrivere anche la qualità di tali rapporti. Genogramma ed ecomappa hanno in comune il fatto di essere costruiti con la collaborazione dei soggetti intervistati, attraverso una rappresentazione grafica (una sorta di schema). Nell'ecomappa la descrizione può riferirsi solo all'attualità; il tempo trova spazio invece all'interno del genogramma, in quanto il disegno si struttura come un albero genealogico. Qualsiasi valutazione delle relazioni familiari in ambito clinico dovrebbe essere fatta dopo un'intervista sulla storia familiare e il disegno del genogramma e dell’ecomappa. 1. L’intervista sulla storia familiare basata sul genogramma Il genogramma è un metodo adottato prevalentemente in ambito clinico ma che tuttavia si presta anche a divenire strumento di ricerca. L'ambito di applicazione è principalmente quello della terapia familiare o di coppia, infatti, nel contesto di un colloquio clinico può essere utile aiutare il soggetto a fornire informazioni sulla sua storia familiare. Con tale metodo si vuole favorire la riflessione del soggetto sulle relazioni cui partecipa e dunque la storia così raccolta non è paragonabile alla tradizionale anamnesi familiare che mira a rilevare soltanto le informazioni necessarie al clinico ed è centrata dunque esclusivamente sui contenuti. Ciò che interessa durante l'intervista è la “famiglia rappresentata”, vale a dire l'immagine mentale, e gli affetti ad essa connessi. L’intervista sulla storia familiare basata sul genogramma presenta un'immagine che è allo stesso tempo: > > >
Attuale ( permette di guardare, secondo una prospettiva che fa riferimento al presente, al significato che possono avere nel qui ed ora le vicende che hanno riguardato più generazioni) Storica (nel momento in cui la memoria diviene attuale, ci permette di individuare le linee guida dei comportamenti di un singolo individuo e/o del suo sistema familiare) Evolutiva (la rilettura della propria storia familiare porta ad una riappropriazione di elementi significativi e al recupero di una più attenta memoria storica che può permettere al soggetto di elaborare per sé un migliore progetto di vita).
L'intervista sulla storia familiare basata sul genogramma è aperta, della durata di circa un'ora e mezza o due, attraverso la quale si ottengono due prodotti: Il disegno del genogramma: realizzato dall'intervistato o dal ricercatore, in cui viene raffigurato una specie di albero genealogico, normalmente comprensivo di almeno tre generazioni.
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Nel disegno vengono anche rappresentati gli eventi critici più significativi come nascite, morti, matrimoni e divorzi, oltre ad eventuali problemi di pertinenza terapeutica emersi nel corso delle generazioni. La storia della famiglia: è un testo contenente la narrazione dell'intervistato che viene solitamente registrata e sbobinata per mantenere traccia dello stile narrativo del soggetto e per non perdere informazioni che possono essere codificate dopo l'intervista.
Nell'ambito di un intervento clinico, la costruzione del genogramma può essere effettuata con il contributo delle memorie congiunte della famiglia o con il singolo soggetto. È necessario a tal proposito sottolineare che anche quando l'intervista viene fatta con un singolo individuo, spesso si attivano interazioni narrative con altri familiari se egli decide di cogliere l'occasione per chiedere chiarimenti o per colmare vuoti di memoria. Il riferimento per la versione standardizzata della simbologia da adottare nella costruzione del genogramma è il testo scritto da McGoldrick e colleghi, che oltre a proporre un modo omogeneo di indicare le caratteristiche della struttura familiare, propongono uno schema standard di intervista indicando le diverse aree che dovrebbero essere esplorate e alcune interpretazioni che possono essere effettuate. Il tempo trova spazio all'interno del genogramma. E’ presente: sia sull'asse verticale dell'alternarsi generazionale e della sequenzialità degli eventi critici che hanno scandito la storia di una famiglia, l'asse del tempo familiare, che consente di avere una sintesi del percorso evolutivo della -
famiglia allargata; sia sull'asse orizzontale dove vengono riportati fatti e avvenimenti riguardanti membri di una stessa generazione, l'asse del tempo generazionale.
Il genogramma fornisce un rapido quadro d'insieme della struttura familiare, tuttavia oltre ad una funzione descrittiva il genogramma sembra poter assolvere ad una funzione evolutiva in quanto consentirebbe al soggetto di prendere consapevolezza delle proprie origini e dei percorsi attraversati nell'arco della vita del dall'intervistato e dalla famiglia ed individuarne gli elementi di ripetitività. 1.1 La consegna Il terapeuta, o l'operatore, chiede la disponibilità al soggetto di raccontare la propria storia familiare iniziando con il disegno del genogramma, avendo cura di avvisare che l'intervista avrà una durata di circa un'ora e mezza e che il racconto libero sarà a volte guidato con domande specifiche. Il soggetto deve essere messo a proprio agio e non ci devono essere interruzioni durante lo svolgimento dell'intervista. Il terapeuta chiederà la disponibilità a registrare l'intervista, in modo da evitare di prendere appunti. È evidente che non si può proporre tale lavoro ad un soggetto che manifesta una situazione emotiva di stress eccessivo. Quando la consegna viene rivolta ad una coppia o ad una famiglia, sarà necessario tenere conto che ciò che verrà portato sono le memorie congiunte: una combinazione di ricordi e di percezioni dell'uno e dell'altro componente della famiglia sulle quali ci può essere accordo o disaccordo. In questi casi sarà necessario annotare la suddivisione dei ruoli (chi prende la parola, chi si ritiene la memoria del gruppo, c'è rispetto per il racconto degli altri...). 1.2 La procedura A. Il disegno del genogramma. È il primo passo della procedura, si tratta di evidenziare la struttura della famiglia della quale verrà raccontata la storia, il numero dei personaggi che compongono il gruppo familiare ed i legami di parentela che li uniscono. Si parte dal rappresentare l'intervistato e i suoi genitori biologici, in questa fase si fornisce subito l'istruzione di distinguere il genere disegnando le donne con un piccolo cerchio e gli uomini con un piccolo quadrato. Si inseriscono poi i fratelli germani, e nel caso delle famiglie separate e ricomposte viene indicata la separazione, le nuove unioni di genitori e gli eventuali fratelli acquisiti o nuovi nati dalle coppie ricostruite. Successivamente si rappresentano le famiglie di origine dei genitori ed eventualmente dei loro nuovi partner. Dopo aver delineato la struttura complessiva chiediamo all'intervistato di identificare i singoli membri specificando per ognuno il nome, l'età e la professione. Si chiede successivamente di indicare il tipo di relazione che c'è tra i vari membri (filiazione, frequentazione, convivenza, matrimonio, separazione, divorzio). Vengono inserite anche le date dei matrimoni, delle separazioni, di divorzi, delle nuove unioni, delle eventuali morti e degli altri eventi ritenuti critici e significativi dall'intervistato. La complessità del disegno dipende dalle informazioni che il soggetto è in grado di fornire. Quando il soggetto intervistato non ha o non fornisce informazioni su una parte della famiglia, ciò sarà evidente come semplice assenza di informazioni o come punti interrogativi.
I simboli ovviamente sono convenzionali ed ognuno potrebbe scegliere quelli che preferisce, ma nel tempo i clinici e i ricercatori hanno trovato conveniente attenersi a modalità omogenee per una trasmissione migliore. Vedi pp. 131, 132 per i segni. Infine, chi disegna il genogramma evidenzia se stesso come un simbolo a doppia linea e mette la data del momento in cui esegue il disegno. I simboli indicano anche i modelli interattivi tra le persone, infatti può essere evidenziato con alcuni segni convenzionali la qualità di relazioni di diadiche o triadiche di cui il soggetto parla. Avvalendosi dell'uso di linee che collegano le persone interessate, è possibile rappresentare il tipo di rapporto esistente tra due membri della famiglia (per esempio due persone con un rapporto normale possono essere collegati con una linea, quelle con un rapporto stretto con due linee, quelle con un rapporto fuso con tre linee). Possono essere rappresentati altri tipi di rapporto: una linea tratteggiata tra due persone indica un rapporto debole o allentato (diversa dalla linea punteggiata per un collegamento romantico da quella che mostra un bambino adottato). Una linea dentellata indica un rapporto ostile. Una linea dentellata con due linee rette indicano rapporto stretto e
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ostile e una linea dentellata con tre linee rette mostrano rapporto fuso e ostile. Possono essere descritti anche altri rapporti disfunzionali. Un modello interattivo particolarmente importante nei rapporti familiari è la triangolazione , rappresentata ad esempio dal triangolo che indica una coalizione di due membri contro un terzo (sono riscontrabili frequentemente fra due genitori e il figlio, in cui uno dei due crea un'alleanza con il bambino contro l'altro genitore, oppure tra coniugi e il genitore di uno dei due). La narrazione. Prima di fornire una traccia generale delle aree che si possono esplorare mentre l'intervistato racconta la sua storia familiare, è bene specificare che in base agli obiettivi specifici del colloquio è possibile calibrare le domande che intendiamo fare. Si può ad esempio pensare ad una situazione particolare, come la storia di una famiglia emigrata: il terapeuta avrà cura, in questo caso, di rilevare un racconto sui processi migratori che hanno caratterizzato tale storia. In generale per tutte le storie familiari le aree di indagine possono essere sintetizzate come suggerito nella tabella uno pagina 137
1.3 Un esempio di applicazione con la coppia L'obiettivo è quello di focalizzare l'intervista in diverse direzioni e di indagare i contesti in cui è inserita la coppia in oggetto, per raccogliere informazioni sull'organizzazione familiare attraverso modalità che indagano progressivamente ambiti relazionali sempre più ampi: -
dalla problematica sul presente al contesto allargato del problema dei familiari più vicini alla famiglia estesa al contesto sociale dalla situazione familiare presente ad un'analisi cronologica degli eventi della storia familiare dai fatti su cui è semplice dare un giudizio al funzionamento e alle relazioni su cui fare delle ipotesi relazionali
L'intervistatore dovrà tenere presente che durante il primo colloquio sarà importante presentarsi e chiarire l'obiettivo dell'intervista, fase che può durare all'incirca 15-20 minuti. Occorre rassicurare le persone sul fatto che i dati raccolti saranno usati in forma anonima ed è importante anche dare qualcosa in cambio ai soggetti, ossia una restituzione. In questa fase è importante cercare di capire la motivazione delle persone a partecipare all'esperienza, verificarne le aspettative e cercare di costruire un'alleanza che garantisca l'impegno durante l'intervista. Importante dar voce a tutti i diversi punti di vista, ai pensieri di ciascuno e cercare per quanto possibile di chiarire ogni eventuale dubbio. Al termine di questa prima fase, se la coppia consente, si sottoscriverà l'eventuale lettera di presentazione/impegno e si concorderà la data e l'ora per il colloquio e la somministrazione dell'intervista. Primo colloquio e costruzione del genogramma. In questa fase è importante curare il contesto, creare una situazione accogliente ed empatica, non invasiva, limitando al massimo le interferenze esterne. Occorre usare in modo adeguato il tempo a disposizione durante il colloquio; per non disperdersi, occorre avere degli obiettivi in merito a quante e quali informazioni ottenere dall'incontro. In generale il colloquio si apre con alcune domande che hanno lo scopo di mettere a proprio agio le persone (Come state? Avete avuto difficoltà a raggiungere questo posto?). Aiutandosi con uno schema che rappresenta il genogramma, si spiegherà che il l'obiettivo dell'intervista è quello di costruire una mappa di tutti i componenti della famiglia per facilitare il racconto della storia. Poiché l'intervista è diretta ad una coppia si farà scegliere loro chi vuole incominciare, tenendo conto che vi sono parti della storia prettamente individuali perché incentrate sulla famiglia d'origine. L'obiettivo deve essere quello di raccogliere informazioni sulle ultime tre generazioni includendo i nonni, i genitori, gli zii, le zie, i fratelli, le sorelle, i coniugi e i figli. Dopo aver fatto il quadro delle due famiglie di origine, si passerà alla storia dell'incontro della coppia e si percorreranno le diverse fasi completando il disegno con i figli ed eventuali altre entrate ed uscite di componenti della famiglia. Un successivo livello nella costruzione del genogramma comporta una dimensione inferenziale che interessa le relazioni tra i membri della famiglia (vengono utilizzate una serie di linee indicare le relazioni presenti tra due membri della famiglia).
Alcune domande che possono essere utilizzate per indagare i rapporti che legano i componenti della famiglia includono: Ci sono dei componenti della sua famiglia che non si parlano hanno avuto un periodo in cui hanno sospeso ogni tipo di comunicazione? Ci sono persone nella sua famiglia che sono in forte conflitto? Ci sono membri della famiglia che sono molto vicini tra loro? Chi corre sempre in aiuto quando c'è bisogno? A chi ci si può affidare in caso di necessità? Ecc... Ci si soffermerà su modelli di relazione di coppia che gli intervistati hanno conosciuto, cercando di far emergere quali sono i modelli che ciascun partner ha tentato di cambiare e quali vorrebbe ripetere. La videoregistrazione di questa fase può essere di aiuto per successive analisi centrate sul livello interattivo della coppia. 1.4 La codifica delle narrazioni Copioni, miti e storie familiari La codifica delle informazioni raccolte deve essere affidata ad un terapeuta esperto e sarà strettamente connessa con i riferimenti teorici da lui scelti. Il sistema di codifica di una narrazione presenta notevoli problemi di affidabilità dei giudizi. Alcuni costrutti teorici particolarmente complessi, quali i miti familiari o i copioni familiari possono essere adottati, ma la codifica comporta una ricca esperienza clinica con le famiglie. I copioni familiari possono essere definiti come le aspettative condivise della famiglia di come i ruoli familiari debbano essere rispettati all'interno di contesti differenti. Perché si possa parlare di copione deve essere specificato un contesto all'interno del quale i personaggi rivestono particolari ruoli, quindi interagiscono tra loro secondo uno schema che prevede comportamenti che, in quanto ridondanti, sono riconosciuti dai partner dell'azione, e dunque ne hanno un’aspettativa. Il mito familiare può essere definito invece come una serie di credenze, abbastanza ben integrate e condivise da tutti i membri della famiglia, riguardanti ciascuno di essi e le loro posizioni reciproche all'interno della vita familiare; tali credenze non vengono contestate da alcuna delle persone interessate. Nella narrazione i miti possono essere individuati attraverso le affermazioni che servono a fornire una spiegazione dei copioni, in quanto in esse è esplicitato ciò che gli attori del copione ritengono giusto fare o non fare, cosa è bene e cosa è male, cosa è tipico della loro famiglia e cosa non lo è. Il mito trova sempre la sua sorgente nella cultura in cui la famiglia si è sviluppata e in base alla funzione che assolve il mito, attraverso l'agito familiare, si possono distinguere le seguenti costellazioni familiari: famiglie che aspirano all'armonia, mettono in atto tutta una serie di meccanismi di evitamento del conflitto famiglie che aspirano alla redenzione delle proprie colpe, mettono in atto meccanismi per oscurare situazioni critiche spostando i conflitti su problematiche più facile da accettare famiglia che aspirano alla salvazione, aspettano la rigenerazione, spesso scegliendo uno o più membri della famiglia come risanatore dei conflitti. Dopo i copioni e i miti, possono essere prese nell'esame le storie: esse sono una...