LA Mediazione Educativa Familiare PDF

Title LA Mediazione Educativa Familiare
Author elisa galeotti
Course Pedagogia del conflitto e della mediazione
Institution Università degli Studi di Bergamo
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LA MEDIAZIONE EDUCATIVA FAMILIARE CAPITOLO 1  La pluralità familiare -

Famiglia e famiglie dopo la legge sul divorzio: normalità, pluralità e complessità relazionali La famiglia è il primo luogo sociale dove viene garantito il processo di crescita della persona (biologico, psicologico, educativo e socio-culturale). La famiglia è quindi un sistema relazionale in continua trasformazione perché i progetti di vita dei membri contribuiscono a farla crescere, migliorarla ma anche a volte a dissolverla. Durkheim disse: la famiglia di oggi non è più o meno perfetta di quella di una volta, è solo diversa perché le circostanze sono diverse. Oggi non si può più parlare di famiglia al singolare, ma in termini plurali. Per questo si trova difficile dare una definizione ad essa:  Insieme di persone legate da un vincolo d’amore che vivono sotto lo stesso tetto condividendo la quotidianità e un progetto familiare.  Ma è anche un sistema di parentela generato dall’intreccio degli alberi genealogici che attribuiscono posizioni a ogni membro. Oggi dalla famiglia tradizionale sono presenti altri modelli familiari dovute alle scissioni coniugali per esempio, ma anche a un diverso modo di pensare, di vivere e progettare la famiglia. È il caso delle famiglie mono-genitoriali, unipersonali e ricostruite dopo una separazione o un divorzio. Queste sono il risultato di una crisi domestica non risolta. Sono accettate socialmente perché sono in continuo aumento. La difficoltà di oggi sta nel definire famiglia normale. Cosa è la normalità? Alcuni ritengono che un fenomeno quando continua a presentarsi diventa normale, accettabile culturalmente. Nel vocabolario significa essere alla norma, seguire delle regole, mantenere uno stato di equilibrio connesso ai processi di cambiamento e di crisi che la vita presenta. ciò che fa la differenza non è tanto ciò che accade, ma come lo affronto in funzione del cambiamento e della riorganizzazione di nuovi equilibri. Quindi il far parte di una famiglia normale significa che i membri riescono a reperire risorse, inventarsi strategie per rispondere con flessibilità ai problemi quotidiani Perché si parla di pluralità familiare: le trasformazioni socio culturali a partire dagli anni ’70 in Italia hanno determinato la nascita di nuove tipologie di famiglie: in fase di separazione o divorzio, monoparentali, ricostruite… Questa trasformazione è stata semplice anche per l’emanazione della legge sul divorzio. Si sono quindi modificati i rapporti di coppia e si sono aperte nuove modalità di incontro. Questo ha portato la famiglia a progettare nuovi modelli diversi da quelli originari. Oggi si assiste anche ad una trasformazione dei ruoli coniugali e genitoriali. Il sistema familiare viene considerato come il luogo delle relazioni e degli affetti nei quali i ruoli e le funzioni si progettano e si rivedono in base alle scelte responsabili di chi ne fa parte. Al suo interno la parte relazionale-educativa è parte fondante di un progetto di qualsiasi tipo di famiglia. Essa è costituita da: o o o

Variabile evolutiva Variabile dinamica Variabile integrante

La famiglia è anche un sistema aperto  relazione tra persone e con ambiente esterno.

Utilizzare il termine ciclo di vita per la famiglia, ci fa capire la sua complessità, pluralità, la dinamicità delle relazioni familiari rimanendo convinti però che ogni famiglia ha una sua originalità e esclusività. Ogni struttura familiare si trova quindi a cercare continuamente risorse per adattarsi alle varie trasformazioni. Gli eventi critici sono da definirsi come tutta quella serie di circostanze che richiedono di essere affrontate nel miglior modo possibile al fine di superare lo stato di crisi del sistema. Una delle funzioni della famiglia è quella di adattarsi all’ambiente esterno (morfostasi) ma anche cambiare le proprie strutture interne (morfogenesi).

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Le famiglie italiane e il percorso di separazione e divorzio Il fenomeno delle separazioni continua ad aumentare incessantemente e così anche i divorzi anche se non così come le separazioni. Questo perché non si ha la voglia di affrontare nuovi iter giudiziari. In Italia la separazione legale è il passaggio obbligatorio per poi eventualmente poter chiedere il divorzio e ciò avviene dopo i 3 anni. Dal grafico si può vedere come tra il 1990 e il 2000 si ha avuto un incremento del 38,9% per le separazioni e del 26,3% per i divorzi. Questo ha generato la formazione di famiglie mono-genitoriali, unipersonali e ricostruite. Quando si parla di separazione difficilmente la scelta è condivisa, ma è sempre la scelta di uno dei due coniugi che prevale. Sono pochi quelli che si rivolgono a figure come psicologi o mediatori familiari prima della separazione. Si preferisce parlare ad amici. Il momento più difficile poi è spiegarlo ai figli che sicuramente percepiscono già qualcosa che non funziona. Raramente poi accettano la decisione dei genitori, hanno crisi e in alcuni casi si sentono loro la causa della crisi. Alcuni si scagliano contro uno dei due genitori accusandolo ingiustamente perché il loro timore è di essere abbandonati. In questi casi poi il nucleo familiare si scinde in due nuclei dove la coniugalità e la genitorialità non coincidono più. Il bisogno che emerge è quello di ricrearsi una nuova identità, accogliere la situazione nuova utilizzando le risorse disponibili. Le relazioni tra gli ex coniugi si modificano, spesso diventano più instabili. Prima della legge n.54 del 2006 sull’affidamento condiviso, i figli erano affidati a uno o all’altro genitore. A partire dal 16 marzo 2006 il giudice deve pronunciarsi affinché i figli vengano affidati a entrambi i genitori oppure esclusivamente a uno solo se ci sono problematiche. Fino al 2005 i figli erano affidati alla madre. Importante dopo queste situazioni ridisegnare la rete di rapporti intorno ai figli dopo la separazione. Questo è il primo obiettivo che entrambi i genitori si devono porre al fine di continuare a condividere la loro genitorialità. Importante far capire al figlio che in genitore non più convivente, di solito il padre, non è un elemento ma deve essere una risorsa. Ed eventualmente se ci fosse la presenza di nuovi partner stabilire in quali modi potrebbero partecipare alla vita dei figli. Un percorso come la mediazione educativa familiare può aiutare le famiglie in questo stato di bisogno.

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Le famiglie monogenitoriali e le famiglie unipersonali: gestire la genitorialità senza la coniugalità Le famiglie monogenitoriali possono derivare da diverse cause: separazione coniugale, divorzio, morte di un coniuge o scelta propria. Viene considerata come quel nucleo costituito da un genitore che convive con un figlio avuto da un’unione coniugale non più esistente. Si crea così a sua volta una famiglia unipersonale cioè costituita dal genitore non più convivente con il nucleo originario. Nella maggior parte dei casi queste famiglie sono a conduzione materna mentre i padri costituiscono il

nucleo unipersonale. Sono di meno quelle unipersonali perché o si ritorna a vivere nelle famiglie d’origine o si va a convivere con nuovi partner. Quali sono le caratteristiche delle famiglie monogenitoriali e unipersonali? Difficoltà nell’organizzazione, difficoltà economiche, fatica di conciliare tempi lavorativi e familiari, mancanza del genitore non più presente per la cura dei figli. Quindi cambiamenti nell’organizzazione e programmazione familiare cioè si tende ad assegnare più responsabilità ai figli. Possono subentrare problematiche anche lavorative. Compito fondamentale dei genitori è quello di non privare i figli della loro presenza. Nelle famiglie monogenitoriali si sente poi la necessità di trovare una figura che segua i figli quando i genitori non ci sono. Un’altra questione da gestire è la percezione dei confini familiari; se prima era ben chiara ora diviene confusa. -

Le famiglie ricostituite: risposarsi o convivere dopo la separazione o il divorzio Per famiglia ricostituita si intende una coppia, con o senza figli, sposata o convivente in cui uno dei due partner provenga da una precedente unione matrimoniale che si è conclusa con una separazione, il divorzio o la morte di un coniuge. Queste tipologie di famiglie sono sempre più frequenti in Italia. E’ importante che i partner fin dall’inizio ridefiniscano e riorganizzino i propri ruoli all’interno del nuovo sistema familiare soprattutto in presenza di figli. Tra le variabili che influenzano l’eventualità di risposarsi è l’età. Il secondo matrimonio si contrae molto spesso in giovane età. Anche qui fondamentale è la mediazione familiare per il riconoscimento dei nuovi ruoli.

CAPITOLO 2  Coniugalità , genitorialità e politiche familiari

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I servizi alle famiglie nella legge n 285/1997 Questa legge è stata concepita nel contesto di welfare mix cioè un modello di welfare che si basa sul principio che il sistema pubblico non ha più il monopolio della produzione e della distribuzione dei servizi per la collettività. Questo significa che lo Stato può appaltare l’offerta di alcuni servizi attraverso l’utilizzo del terzo settore. Un sistema di welfare che promuova reale integrazione tra famiglie, servizi formali e informali è una componente importante per costruire la rete delle risorse capaci di accompagnare i percorsi evolutivi dei bambini e dei ragazzi e sostenere l’impegno dei genitori. Il tema del sostegno alla genitorialità, che si sta facendo sempre più urgente, mette in evidenza quanto sia necessario trobvare nuovi strumenti, nuovi servizi che rispondano alle domande della società e della famiglia che si stanno modificando sempre di più. Potenzialità della legge 285/97: Il fatto di procedere per progetti, quindi ragionare in una prospettiva che non riguarda solo l’individuo, ma le sue relazioni sociali. Si modifica così il modo di interpretare la famiglia cioè le sue scelte non sono una cosa solamente privata ma il funzionamento del ben-essere relazionale e sociale.

La progettazione di un servizio funziona quando attraverso questa è possibile: o

Attuare un processo di rete tra servizi

o

Proporre nuovi modelli di intervento per il sociale.

Questa legge è una delle poche che prevede lo scambio di informazioni sul piano nazionale per monitorare e valutare gli interventi. Elementi caratterizzanti: Pianificazione Programmazione  Progettazione Possiamo dire che il territorio viene considerato come un protagonista sociale attento, consapevole dei bisogni, dei problemi e allo stesso tempo competente sulle azioni da compiere. Oggi c’è l’idea che i servizi debbano essere rivolti all’agio e non solo al disagio. La legge 285/97 istituisce il Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza che ha finalità ben precise come l’attuazione di interventi sul piano nazionale, regionale e licale al fine di favorire la . Con questa legge si è giunti ad avere la possibilità di costruire e offrire spazi disocializzazione positiva e educante che hanno coinvolto molti genitori. importante è diffondere una cultura del familiare intesa in senso positivo, fondata sulle risorse e non solo sui problemi o sulle patologie. I progetti alla genitorialità si muovono nell’ambito della promozionalità al fine di favorire l’attenzione alle potenzialità presenti nelle famiglie e rafforzare le connessioni di rete locali. Quindi lavorare insieme alle famiglie non solo per ridurre fattori di rischio, ma anche per potenziare le opportunità delle famiglie. Purtroppo però questi progetti per le famiglie non sono omogenei in tutto il territorio nazionale; in alcune regioni ce ne sono pochi, in altre tanti. Quando si fa un progetto, per valutarlo positivamente bisogna tenere conto: o

Innovazione: elementi di novità

o

Impatto sul territorio: come migliora condizione di vita del territorio interessato

o

Partecipazione: famiglie e istituzioni

o

Sistema formativo integrato: collaborazione

Quello che si nota oggi è che le famiglie sono “affaticate” nel senso che rispetto al passato sembra molto sollecitata dalle pressioni esternte, in difficoltà nel momento in cui educa e con poche risorse esterne. Quindi fondamentale è costruire interventi adeguati, che diano risposte veloci e flessibili e che considerino la famiglia come un organismo relazionale. Per concludere, questa legge ha comunque aperto un campo di sfida per le comunità locali cioè ragionare su quanto le istituzioni sono in grado di offrire in termini di servizi a tutte le famiglie.

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La valorizzazione e il sostegno delle responsabilità familiari negli orientamenti della Legge quadro 328/2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali Viene considerata la prima moderna riforma delsistema socio-assistenziale. Questa legge ridimensiona in modo radicale il ruolo del servizio pubblico come erogatore di prestazioni ed esalta, invece, quello degli organismi non lucrativi di utilità sociale, organizzazioni del volontariato, fondazioni... Questa legge quindi incentiva il mercato dell’offerta delle prestazioni socio-assistenziali sotto il controllo dell’Ente Pubblico che ha comunque il compito di controllare e analizzare i bisogni. In questa legge si parla spesso di BUONI-SERVIZIO: sono crediti di un ammontare definito sulla base delle risorse della famiglia che essa può spendere per l’acquisto di prestazioni sociali presso l’impresa sociale accreditata. Fondamentale è puntare sulla valorizzazione e il sostegno della responsabilità genitoriale; pensare alla famiglia come risorsa nella e per la società.

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Il concetto di bigenitorialità nella legge 54/2006 Con questa legge si apre un nuovo scenario nel panorama già complesso delle separazioni e dei divorzi in Italia. Dopo un lungo e travagliato iter, l’affidamento condiviso è diventato legge. Questa legge vuole affrontare il fenomeno della disgregazione familiare mettendo in evidenza il concetto di bigenitorialità attraverso l’applicazione non più dell’affidamento esclusivo come era prima, bensì di quello condiviso. Si vuole ribadire con forza che i figli hanno il diritto di avere rapporti allo stesso modo con il padre e con la madre anche dopo la separazione o il divorzio. Quindi i figli verranno affidati a entrambi i genitori per cui la potestà sarà esercitata con pari diritti e doveri. Inoltre, gli stessi genitori dovranno scegliere il proprio ruolo all’interno di un progetto educativo concordato insieme al giudice. Ciascun genitore però può, in qualsiasi momento, chiedere l’affidamento esclusivo nel momento in cui ci sono condizioni non favorevoli per la crescita del bambino. In questo caso, per evitare che il figlio soffra per la separazione dal genitore, è importante che durante la separazione i coniugi riescano a scindere i conflitti di coppia con il ruolo di genitore. In questo caso, un percorso di mediazione familiare avrebbe il vantaggio di realizzare un sistema che mantiene entrambi i genitori in contatto con i figli. Quindi bisogna pensare alla mediazione come un’opportunità per le famiglie e non solo per quelle che hanno deciso di sciogliersi per promuovere le proprie risorse e sostenere le competenze genitoriali nell’interesse dei figli attraverso l’acquisizione di capacità comunicative.

CAPITOLO 3  La mediazione educativa familiare (MEF)

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La mediazione educativa familiare: una possibile definizione La mediazione familiare non è una cosa nuova, ma sono poco diffusi i servizi che si muovono secondo una prospettiva integrata. Sono servizi che rendono i familiari più consapevoli e più responsabili delle proprie decisioni per il benessere di sè stessi e di chi è legato a loro da un punto di vista affettivo. Con il termine mediazione ci si riferisce a un percorso attraverso il quale 2 o più parti si rivolgono a un mediatore al fine di ridurre gli effetti indesiderati di un conflitto. Questa mira a stabilire un dialogo tra i soggetti che permette la riorganizzazione delle relazioni tra i soggetti. Fare mediazione significa anche reggere la paura di potenziali effetti distruttivi dei sentimenti antisociali presenti nella coppia. 4 finalità che possono essere raggiunte totalmente o parzialmente nella mediazione: 1. Mediazione creatrice mira a far nascere nuovi legami tra persone o gruppi 2. Mediazione rinnovatrice rinsalda i legami esistenti che si sono allentati 3. Mediazione preventiva volta ad anticipare la contrapposizione tra persone e quindi ad evitarla 4. Mediazione riparatrice aiuta i soggetti in contrasto a trovare un’intesa in modo autonomo. Quindi la mediazione potrebbe essere una soluzione al conflitto. Grazie al dialogo, la mediazione si fa anche relazione perchè incoraggia la responsabilità, la reciprocità, la comunicazione e permette di esprimersi nella relazione rinnovata. Il mediatore quindi accompagnerà i membri della famiglia in difficoltà nella ridefinizione dei loro progetti di vita facendo capire il disagio provocato per poi attivare le risorse necessarie per il superamento. Abbiamo detto che la mediazione, oltre che relazione è anche un processo di gestione del conflitto. C’è conflittualità quando la soddisfazione di un bisogno viene negata dall’azione dell’altro. In questi momenti poi ci si sente attaccati dagli altri nella propria identità e questo genera un profodo malessere. Quando si è in disaccordo i sentimenti sono poco chiari, si ha paura del caos e dell’instabilità che ne segue perchè non si hanno più i punti di riferimento che solitamente ci rassicurano. Collocare questa situazione ci può aiutare a superarla. Principi educativi su cui si fonda la mediazione: si parte dal presupposto che la persona si in grado di agire responsabilmente e che si trae più vantaggio da degli accordi presi in modo cooperativo. La mediazione offre l’opportunità di dire le cose che prima non si era riusciti a dire; consente alle parti di riaprire la comunicazione che si era spezzata e di ricostruirne una nuova. La mediazione è quindi il risultato di un lungo percorso di crescita dove si accoglie il disordine per poi rifiutarlo, per esplicitarlo e poi trasformarlo. La mediazione permette alle persone di passare dallo stato di disordine (conflitto) a quello di ordine.

Classificazione dei conflitti: o

Conflitti emotivi la risoluzione del problema è resa difficile dal fatto che ci sono i sentimenti di rabbia, frustrazione, delusione... spesso qui sono presenti fraintendimenti nella coppia.

o

Conflitto di dati sono presenti informazioni ambigue e contraddittorie per cui è importante oggettivarle il più possibile

o

Conflitto di interessi

o

Conflitto di valori ogni persone possiede principi diversi ed è portatrice di culture diverse. Questo porta al rimanere fermi nelle proprie posizioni.

Con la mediazione quindi si cerca di ricreare una stabilità familiare e di mettere in relazione persone che hanno pensieri diversi. Grazie a questo si favoriscono i processi di empowerment. La partecipazione e la comunicazione è una variabile fondamentale della mediazione. Possiamo ribadire inoltre che la mediazione familiare si propone come una modalità di accompagnamento alle famiglie, affinchè ritrovino il proprio equilibrio ma anche come percorso formativo volto ad aumentare l’autonomia dei suoi componenti attraverso lo sviluppo delle loro risorse. Il sogetto quindi, una volta individuato il problema e averlo condiviso con gli altri dovranno concentrarsi sulle proprie competenze personali e sulla propria forza di volontà. Essere consapevoli di stare attraversando una fase critica dovrebbe spingere la persona a voler cambiare. La crisi quindi viene vista come un’occasione di riorientamento del soggetto. Orientarsi e orientare significa conoscere la propria posizione rispetto a una situazione: si dovrebbe essere coscenti della situazione disastrosa per poi scegliere consapevolmente le mosse da compiere. Quindi, MEDIATORE mette i soggetti nella condizione di prendere coscienza della propria condizione e di poter crescere. Il tutto lo fa attraverso la comunicazione. Il...


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