Modulo iii domanda e produzione aggregata PDF

Title Modulo iii domanda e produzione aggregata
Course Politica economica
Institution Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
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Modulo III: Domanda e produzione aggregataLe componenti della domanda aggregataPoiché nel breve periodo le variazioni annuali della produzione sono dovute soprattutto a variazioni della domanda, è fondamentale, per individuare la produzione di equilibrio di una economia nel breve termine, capire cos...


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Modulo III: Domanda e produzione aggregata Le componenti della domanda aggregata Poiché nel breve periodo le variazioni annuali della produzione sono dovute soprattutto a variazioni della domanda, è fondamentale, per individuare la produzione di equilibrio di una economia nel breve termine, capire cosa determina la domanda aggregata (AD) di beni e servizi. Secondo la contabilità nazionale, la domanda aggregata coincide con la somma delle spese effettuate per l’acquisto di beni nazionali nel corso di un anno: consumi (C) più investimenti privati (I) più consumi e investimenti pubblici (G) più esportazioni nette, cioè esportazioni (X) meno importazioni (M). A tal fine ha senso scomporre la produzione aggregata, il PIL reale, dal punto di vista dei beni prodotti e dei diversi acquirenti di detti beni:  Il consumo (C). Si tratta dei beni e servizi acquistati dai consumatori.  L’investimento fisso (I). A sua volta questo è dato dalla somma dell’investimento non residenziale, cioè l’acquisto di nuovi impianti o macchinari da parte delle imprese, e dell’investimento residenziale, cioè l’acquisto di nuove case o appartamenti da parte degli individui.  La spesa pubblica in beni e servizi (G). Si tratta dei beni e servizi acquistati dallo Stato e dagli enti pubblici. I servizi includono anche quelli forniti dagli impiegati pubblici, cioè il valore dei loro stipendi. La spesa pubblica non include i trasferimenti, come l’assistenza sanitaria o le pensioni, né gli interessi sul debito pubblico.  Il saldo commerciale o esportazioni nette (XM). Si tratta della differenza tra esportazioni (X), gli acquisti di beni e servizi nazionali da parte del resto del mondo, ed importazioni (M), gli acquisti di beni e servizi dall’estero effettuati dai residenti (consumatori, imprese e Governo). Se le esportazioni eccedono le importazioni il paese registra un avanzo commerciale; al contrario, se le importazioni eccedono le esportazioni il paese registra un disavanzo commerciale.  L’investimento in scorte. Si tratta della differenza tra produzione e vendite. In ogni anno, infatti la produzione e le vendite non sono necessariamente uguali. Se la produzione eccede le vendite, le scorte di magazzino aumentano e l’investimento in scorte è positivo. Se la produzione è inferiore alle vendite, le scorte si riducono e l’investimento in scorte è negativo. Dunque, utilizzando la scomposizione del PIL vista, scriviamo la domanda aggregata come: AD = C + I + G + X – M

Questa espressione è una identità. Prima di discutere una ad una le componenti della domanda aggregata, facciamo tre ipotesi semplificatrici:  Tutte le imprese producono uno stesso bene, che può essere usato indifferentemente dai consumatori come bene di consumo, dalle imprese come bene di investimento e dal Governo come spesa pubblica. Ciò ci consente di studiare il mercato di un solo bene.  Le imprese sono disposte a fornire qualsiasi quantità del bene ad un dato prezzo P. Questa ipotesi vale solo nel breve periodo; nel breve termine, infatti, è lecito ipotizzare che P non cambi.  L’economia è chiusa, ovvero non commercia con il resto del mondo per cui XM=0. Sotto tale ipotesi, quindi, AD = C + I + G. Il consumo Il consumo è una variabile endogena, ovvero una variabile determinata dal modello. Nei modelli economici vi sono due tipi di variabili. Alcune dipendono da altre variabili del modello e sono pertanto spiegate all’interno del modello stesso; queste sono chiamate variabili endogene. Altre, invece, non sono spiegate dal modello e vengono prese come date; esse sono chiamate variabili esogene. Il consumo è una variabile endogena, nel senso che le decisioni di consumo dipendono da molti fattori, ma la determinante principale è sicuramente il reddito disponibile YD, ovvero il reddito percepito dopo aver ricevuto i trasferimenti dal Governo e pagato le tasse: C = c (YD) L’equazione del consumo appena scritta, espressa in forma implicita, viene definita equazione di comportamento. Essa esprime una relazione positiva tra reddito disponibile e consumo; è, infatti, verosimile assumere che, all’aumentare del reddito disponibile gli individui consumino di più. La c davanti alla parentesi in cui si trova YD sta appunto “per funzione di”. Quindi, leggiamo l’equazione del consumo nel modo seguente: “il consumo è una funzione positiva del reddito disponibile”. Indicando con T le tasse al netto dei trasferimenti (ovvero le tasse meno i trasferimenti) e con Y il reddito totale, che abbiamo imparato coincide con il PIL reale, si ha, quindi: YD = Y - T Anche quest’ultima equazione è una identità.

Spesso, quando si considera una funzione, è utile specificarne la forma funzionale. Nel nostro caso, si assume che la relazione tra consumo e reddito disponibile è lineare e caratterizzata da due parametri, c0 e c1: C = c0 + c1 YD O anche, sostituendo ad YD la sua espressione: C = c0 + c1 (Y – T) Il parametro c1 è definito propensione marginale al consumo (PMC) ed esprime l’effetto sul consumo di una unità monetaria aggiuntiva di reddito disponibile. Se ad esempio c1 è pari a 0,8 vuol dire che se il reddito disponibile aumenta di 1 euro, il consumo aumenta di 80 centesimi. Una restrizione naturale su c1 è che sia positivo: se YD aumenta, il consumo aumenta. Una seconda restrizione è che sia minore di uno, ovvero non tutto l’aumento di YD è destinato al consumo. E’, infatti, probabile che i consumatori non vogliano consumare tutto l’incremento del loro reddito disponibile, ma vogliano risparmiarne una parte. Sempre nel caso in cui c1 sia 0,8 ed il reddito disponibile aumenti di 1 euro, 20 centesimi dell’incremento di YD vengono destinati al risparmio. Infatti, Poiché il reddito può essere consumato o risparmiato, 0,20 euro dell’aumento di reddito non consumati vengono risparmiati; pertanto, 0,2 è la propensione marginale al risparmio (PMS). Quindi 0...


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