Mosè sull’arca di Noè. Un’idea di letteratura di G. Lupo riassunto PDF

Title Mosè sull’arca di Noè. Un’idea di letteratura di G. Lupo riassunto
Course Letteratura italiana moderna e contemporanea
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunto completo Mosè sull’arca di Noè. Un’idea di letteratura...


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MOSÈ SULL’ARCA DI NOÈ. UN’IDEA DI LETTERATURA DI G. LUPO Lo scrittore deve assomigliare a Noé e quindi deve salvare le storie dal diluvio e dall’oblio e preservarle ma deve assomigliare anche un po’ a Mosè e come lui deve essere capace di immaginare e costruire un mondo nuovo. CAP. 1 MONDI DISTRUTTIVI, MONDI COSTRUTTIVI 1.1 Correre avanti, guardando indietro Nella conclusione di “Le città invisibili”, Calvino fa esprimere a Marco Polo una serie di considerazioni che esprimono un duplice valore: a) Affermare l’esistenza di due modelli di umanità (chi accetta l’inferno e chi invece cerca di proteggersi) b) Postulare l’aspetto bifronte della città (che è sia Babilonia, confusione caos, e sia Gerusalemme, città celeste) ↳ l’inferno è ciò che si vive ogni giorno, o lo si accetta oppure si cerca di capire cosa non è inferno e si cerca di farlo durare nel tempo e nello spazio. ➔ La distinzione tra i due comportamenti è la risultanza di visioni opposte: due strategie che richiamano l’apocalisse e l’utopia, fasi di cadute e di riprese, osservabili dal punto di ista storico e letterario. Nella categoria di coloro che accettano l'inferno e accettandolo non lo riconoscono più, si intravedono gli abitanti del’800 che si identificava con il ventre e che può assumere i nomi delle città in cui si è abbattuta l'ira di Dio: Ninive, Babilonia, Sodoma, Gomorra. Il non-inferno rimanda a Gerusalemme: Città alta, sospesa irraggiungibile, perfetta nelle forme e nelle dimensioni tanto da riprodurre un quadrato. Cesare De Michelis: il ‘900 è stato il secolo tragico e doloroso del genocidio e dei regimi totalitari, nel quale si è assistito al crollo di ogni umanesimo e alla morte della plurimillenaria civiltà contadina. È tuttavia impossibile ignorare le meraviglie dell’arte e della tecnica in questo secolo. Contraddizioni e ambivalenze, errori e ambizioni, apocalissi e utopie in cui gli intellettuali spesso sono stati colti di sorpresa da eventi inattesi, indecisi se affidarsi alle speranze del futuro o ripiegarsi nella contemplazione nostalgica del passato. 1.2 La dimensione verticale Riconoscere dentro l’Inferno i segni del non inferno = stabilire una gradazione (Graduale passaggio) di misure architettoniche che dal basso porta verso l’alto, assecondano quel bisogno di verticalità cui obbedisce la tradizionale visione della città santa (posta infatti su un’altura) ↳ contrasto Gerusalemme/ Babilonia = contrasto leggerezza/pesantezza= due sostantivi attraverso cui si esprime un concetto che rimandano alla prima delle Lezioni Americane di Calvino, cariche di un bisogno di travalicare la cesura del XX secolo e che accarezzano il sentimento della fine quanto l’idea della sopravvivenza. Come si può raggiungere la dimensione verticale? Calvino ha cercato di sottrarre peso alle figure umane, ai corpi celesti, alle città e alla struttura del racconto e al linguaggio. ➔ = Alleggerire ciò che potrebbe subire le leggi della gravità e condiziona i modelli architettonici radunati sotto l’etichetta di “città sottili” (= costruzioni che sfruttano la dimensione verticale e si elevano verso il cielo intraprendendo quella che Dante chiama la speranza dell’altezza) indicate in Città invisibili. ↳ Il concetto di verticalità fa risalire il discorso da Calvino a Vittorini che su Politecnico incoronava New York a capostipite delle sue città del mondo e soprattutto esaltava la forza simbolica dei grattacieli, l’elemento architettonico destinato a concludere in positivo ciò che era accaduto al tempo della torre di Babele. Lo Skyline di Manhattan = ricompone a unità la confusione delle lingue e dispersione dei popoli, Babele portata vittoriosamente a termine. Fissa l’immagine della città fatta di torri destinate a diventare dapprima il paradigma del capitalismo e dell’opulenza occidentale, poi il bersaglio con cui all’inizio del XXI secolo si abbatte la violenza del terrorismo (definita da Bauman l’età dell’incertezza). Se il passaggio di secolo ha generato un clima di attese a cui si sono spesso sommati dubbi e paure, l’attentato alle Torri Gemelle ha fatto penetrare quella percezione di un’apocalisse imminente, quel senso di fine che rappresenta la naturale conclusione di un lungo processo di disfacimento, cominciato con le prime avvisaglie di crisi evidenziate dal sistema capitalista. 1.3 Catastrofi annunciate e inascoltate Gli Anni ’70 del ‘900 = nucleo di opere apocalittiche. ↳ Pischedda: svaniti gli entusiasmi e gli agonismi del lungo dopo guerra, prevale il disinganno e un senso di sconforto / stagione del pessimismo. Letteratura UK: Huxely, Orwell e Wells, diversa da quella italiana Letteratura Italia: la nostra linea comprende narrazioni eterogenee, affidate agli interessi particolari di ciascun autore in quanto prive di visione organica, viene meno: la funzione di denuncia, la precisa volontà di interpretare la società contemporanea, svelandone limiti e pericoli

Riflettendo sulla cronologia in cui si colloca la produzione di romanzi dedicati al tema apocalittico: la maggioranza dei testi si colloca tra il 1969 (anno della strage di Piazza Fontana) al 1978 (assisinio di Aldo Moro) = tutte le opere di quel periodo sono i segnali di un disagio, spia di una civiltà prossima al collasso, fenomeni di un disorientamento morale, spesso con uno sguardo corrosivo sull’idea di modernità. ↳ Come se la crisi petrolifera avesse messo in crisi l’ottimismo del periodo precedente (anni 50/60), generando negli scrittori un ripiegamento percepibile nelle immagini di un mondo in rovina, nella dimensione della violenza e nel proiettarsi in un futuro problematico. Nei romanzi degli anni ’70 il tema di rivela condizionato da preoccupazioni che scaturiscono: a) dagli interessi legati alle conquiste tecnologiche = avvistamento marziani e lanci dei satelliti b) dal clima politico = guerra fredda e armamenti nucleari c) dal fattore civile = siamo nel periodo degli anni di piombo e la violenza del terrorismo diventa inquietante. ➔ questi romanzi vedono la luce nel periodo che accarezza i traumi – di natura linguistica e politica – e che si lascia sedurre dal sogno/incubo di una tecnologia totalizzante. d) esplorazioni del cosmo: che si riflette in un certo tipo di film “Odissea nello spazio”, e un certo tipo di Non si tratta di romanzi avulsi dal proprio tempo, ma di libri che si inseriscono in un clima austero e disperato (Animal Farm in cui una comunità di maiali è il prestito per mettere in scena una dittatura politica che rimanda al comunismo russo). A differenza di Calvino che mostra una fiducia negli strumenti della civiltà, gli scrittori che si cimentano nel genere del romanzo apocalittico manifestano i segni di un universo distopico: Le nuove scoperte tecnologiche e scientifiche se usati in maniera errata possono diventare strumenti aberranti di morte. ➔ = Le Macchine da veicolo di benessere a nemiche dell’uomo. Crovi - Mondo Nuovo: racconto-apologo relativo alla fine del mondo che avviene mediante operazioni di controllo sugli esseri viventi messe in atto da un generale demiurgo. Il tema è quello del rapporto fra etica e libertà creativa, dove l’uso indiscriminato di questi elementi diventa veicolo di potere. Il generale manipolando il funzionamento dei computer governa gli abitanti e favorisce il disorientamento verbale, l'afasia e il silenzio. Aspetto del day after ⟶Come si presenta la terra all’indomani dell’apocalisse? La desolazione del mondo è il volto della solitudine a cui gli individui sono condannati: solitudine che non significa solipsismo o misantropia, ma condizione forzata o imposta da diverse circostanze, come la difficoltà di rapportarsi con i propri simili o con le incomprensioni tra elementi della stessa comunità. es. Dissapatio di Morselli = personaggio proiettato verso il suicidio ma che poi dopo un breve periodo di allontanamento si accorge di essere l'unico essere vivente rimasto sulla terra se paradossalmente non interessato alla vita. es. Petrolio di Pasolini: si celebra la sconfitta della convivialità di fronte la figura di un impiegato dell’Eni inbito nell’omosessualità 1.4 La condizione Postuma La narrativa apocalittica degli ultimi 10 anni ha visto trionfare un’idea di letteratura come racconto della fine, epifania del male individuale e collettivo, rappresentazione minata o minacciata delle città quale irrimediabile e catastrofica confusione di un’esperienza di civiltà (avviene nella Seconda Mezzanotte di Antonio Scurati pag 19) pagine avvolte da un senso di desolazione, ingigantito dall’impossibilità di testimoniare ciò che è stato profetizzato agli uomini dalle sirene di una cultura che ha sottratto agli uomini l’istituto della famiglia. I fantasmi della fine del mondo si preannunciano anche attraverso il racconto dello sterminio di un popolo. Tra le due stagioni apocalittiche (quella di oggi e quella degli anni 70) non poche differenze: mancanza di quel substrato ideologico che negli anni ’70 stimolava un atteggiamento di maggiore impegno civile e attribuiva alla scrittura una misura politica, una fisionomia orientata sul piano della totalità. Non sarebbe errato pensare al recupero dell’engagement in quei romanzi che riproducono la degenerazione politica degli anni di piombo. ANNI 70

distruzione del mondo, che si annuncia negli anni ’70 attraverso le catastrofi ecologiche e tecnologiche

OGGI

distruzione del mondo seguita dal flagello della corruzione morale

↳ Lo schizofrenico contrasto tra normalità e degenerazione andrebbe cercato a monte di un gusto letterario che proprio in questi ultimi anni ha incontrato fortuna = il giallo 1) nasce dal desiderio di mettere ordine nel disordine e incentiva il compito di smascherare delitti, denuncia devianze psicologiche e orrori. 2) Il successo commerciale-editoriale del giallo potrebbe nascondere il bisogno di placare inquietudini.

ANNI 70

Sciascia che aveva frequentato la tecnica dell'inchiesta giudiziaria qual artificio per smascherare gli inganni della realtà e della storia.

OGGI

Un genere di pubblicazione su cui domina il modello Gomorra è una forma ibrida di cronaca e di racconto, una non fiction novel, una cronistoria idonea a raccordare le esigenze di veridicità, sia il bisogno di presa diretta sul quotidiano.

Si parla ancora di pianeta e di terra. Le narrazioni che si affidano alle carte uscite dei tribunali seguono un procedimento narrativo che si riduce anche dal punto di vista stilistico a un esercizio massmediatico.

Ecco perché si parla di contrapposizione tra individui e collettività, da cui prende spunto la nozione di tempo frantumato o cronachistico. ➔ = siamo entrati nella letteratura del tempo minimo, breve come il secolo che ci portiamo alle spalle, ma non necessariamente veloce. 1.5 L’esilio e il sogno Claudio Magris in Utopia e Disincanto: la fine e l’inizio di millennio hanno bisogno di utopia unita a disincanto. Il destino di ogni uomo e della storia, assomiglia a quello di Mosè che non raggiunse la Terra Promessa, ma non smise di camminare nella sua direzione. ↳ Non è molta differenza tra le parole di Calvino che in Le città invisibili auspicava la difesa di ciò che non è inferno dentro l’inferno, e l’immagine di Magris che ritrae un Mosè destinato a contemplare da lontano la terra di Canaan senza mai arrivarci. Equivale a un'operazione che postula la parvenza di un futuro: a) parvenza di futuro negata dalla narrativa apocalittica b) parvenza di futuro su cui scommettono le scritture che appartengono al filone dell’utopia. Scartando l’interpretazione tradizionale che fa dell’utopia un non-luogo o un luogo felice, credo sia corretto parlare di letteratura come progetto = ricerca, attesa, tensione, rappresentazione del domani mediante l’esercizio della memoria o il recupero dell’identità. ↳ La Terra Promessa presuppone la speranza di un approdo e diventa in questo modo un nutrimento per la scrittura. Questa speranza di approdo ha assunto nel ‘900 connotazioni diverse a causa della storia e dell’utopia. es. Ungaretti con la guerra, Persico con l’avvento del fascismo. La perdita della casa e la condizione di nomadismo determinerebbero la necessità di indirizzare le proprie ricerche dal non-luogo verso l’attesa del luogo felice: 1) giustifica l’interesse per l’architettura e l’urbanistica maturato nel ‘900 in alcuni scrittori 2) e accredita un’idea di cultura che presuppone un nuovo tipo di impegno: un atteggiamento profeticotestimoniale, la cultura si fa progetto politico nel senso che favorisce la costruzione della polis (si fa analisi antropologica di un presente in cui agli intellettuali è demandato il compito di elaborare un modello umano). Come Mosè, la ricerca dei luoghi felici fornisce la risposta a quel senso di smarrimento che si genera dentro la città baudelairiana, quando sono gli scrittori ad accusare il naufragio della propria memoria e della propria identità. es, autori appenninici quali es. Crovi, Volponi, Nigro, Silone, Pomilio. Per questi autori gli aspetti peculiari della loro condizione letteraria: a) Sradicamento: abbandono del luogo natio b) Proiezione non necessariamente verso un luogo, ma piuttosto verso una dimensione intellettuale ➔ tema dell’utopia assume volti diversi. es. Crovi, Volponi, Nigro, Silone, Pomilio Questo discorso non si limita a supporre l’esercizio della fuga in avanti come indagine alternativa al presente, ma rintraccia il rimedio al senso di naufragio o di sfiducia nella storia in queste proiezioni dentro un orizzonte che individua un destino percorribile nel territorio della post-fine. I narratori dell’utopia non si limitano alla cronaca, vanno oltre la nozione di tempo breve, coltivano la speranza di trasfigurare la realtà anziché riprodurla, ne riconsacrano la memoria di cui sono manifestazione le loro opere. CAP. 2 SCRITTURE DEL TEMPO BREVE Cesare De Michelis e Angelo Guglielmi: indicano gli scrittori contemporanei con l’aggettivo fermo, che sta a indicare: a) Un senso di smarrimento b) Un comportamento di attesa e riflessione: stavolta pigrizia o strategia volta a ridisegnare l’entro terra culturale da cui parte la propria esperienza di scrittore.

De Michelis: dopo il trionfo della tecnica, la morte della civiltà contadina, il genocidio dell’uomo e il passaggio verso il post-moderno, l’epoca a noi contemporanea si era fatta condizionare da una dimensione di stordimento, della quale risultavano prigionieri intellettuali e scrittori. ↳ ci siamo svegliati senza ideologie e senza rivoluzioni, fermi su un baratro al quale siamo incredibilmente scampati. Sensazione di disorientamento in cui si intravede l’incapacità nel formulare nuove ipotesi poeticonarrative, si presenta negli ultimi 40 anni, in quel segmento che ha avuto inizio con l’esplosione della neoavanguardia e si è protratto fino ai nostri giorni. Guglielmi: questo lasso di tempo è caratterizzato da assenza di movimento sotto cui si è nascosto il pericolo di una stagnazione che ha inciso in maniera negativa perché ha determinato uno scollamento nel rapporto tra letteratura e impegno civile. Le opinioni di De Michelis e Guglielmi indicano che nella narrativa di inizio Duemila si registrano ben poche novità; gli scrittori sono rimasti più o meno inconsapevolmente intrappolati entro un recinto magico: un limbo di disimpegno, in cui è possibile orientarsi con estrema difficoltà o dove è facile restare. 800 l’obbiettivo della letteratura è l’identità nazionale

NUOVO MILLENNIO

I narratori sono di fronte al dilemma di una nuova sfida: rintracciare o ricostruirsi un’identità, individuale e collettiva, dopo un secolo che ha volutamente dilapidato qualsiasi tipo di certezza.

2.2 Profezie sul nuovo millennio La rivista Studi Duemilleschi ha inaugurato il millennio con un numero speciale, Scrittori del Duemila e uscito nel 2001, in cui un campionario consistente di autori italiani è stato invitato a rispondere ad alcune domande che aiutavano a tracciare l’orizzonte letterario dell’immediato futuro: 1) Quali storie immaginare nel secolo entrante, 2) quali elementi portarsi dietro, 3) quale significato attribuire al sentirsi autore italiano, 4) quali trasformazioni riscontrare nella lingua italiana, 5) quali prospettive attribuire alla contaminazione dei linguaggi, 6) come vivere il rischio di una letteratura effimera, 7) in quale formula letteraria circoscrivere il passaggio dal ‘900 al Duemila ↳ Analizzando le risposte emerge un quadro che presenta numerosi tratti comuni, alcuni dei quali in opposizione all’atteggiamento di staticità. Matura l’idea di una letteratura che si è avviata da tempo sui territori del postmoderno.

La paura che non ci si possa sottrarre a questa inquietante interpretazione della contemporaneità, viene testimoniato da un atteggiamento disincantato, frutto della consapevolezza che l’età dell’innocenza è finita, per cui l’unico indizio certo sta nella percezione che l’uomo ha cominciato a convivere con l’idea della propria possibile fine e che perciò la nostra letteratura sarà sempre di più una letteratura alla fine e della fine (Vassalli). ➔ = sfiducia nella capacità che i testi hanno di durare nel tempo; la sensazione di inconsistenza appare uno dei punti di forza della nuova frontiera letteraria fino a ritenere elementi indispensabili la parzialità del narratore e la perdita nell’onnipresenza ottocentesca. Per Magris la perdita del futuro e della buona letteratura è un falso rischio, se gli scrittori: 1) intensificano la frequentazione del romanzo contaminato quale emblema di libertà espressive, 2) fanno della narrativa il riflesso di memoria e storia, attribuirle la funzione di sismografo di quella radicale trasformazione del mondo e dell’uomo che non implica una diminuzione del sentimento di appartenenza a una letteratura specifica (Claudio Magris). 3) Per sopravvivere la narrativa deve sperimentare soluzioni dinamiche, essere la lente di ingrandimento con cui osservare i mutamenti di tipo storico, economico e antropologico. ⟶ (opinione capovolge il pensiero di De Michelis e Guglielmi) 2.3 Eroi deboli o popoli forti? È chiaro che nel ritrovare gli elementi di continuità con il 900, bisognerebbe indagare nelle realtà culturali di maggiore impatto antropologico e storico in cui i legami degli scrittori con la terra di appartenenza sono ben visibili. ↳ Solo in queste opere la letteratura contribuisce alla costruzione di una coscienza collettiva di questo paese.

Il rischio contrario è di una letteratura dalle radici deboli, indecisa tra l’io e il mondo e prigioniera di un narcisismo intellettuale. AUTORI DI MATRICE ANTROPOLOGICA

prevale il senso della vita collettiva o della dimensione comunitaria,

SCRITTORI SCESI DA TONDELLI

NARRAZIONE FEMMINILE / POSTFEMMINISMO

si avverte la tendenza a mettere in scena frammenti di una vita borderline, incursioni sfrenate in un horror fine a se stesso. allegorie di un naufragio che si rivela nell’incapacità di diventare adulti.

Ragionamento simile al punto precedente: una vasta campionatura di autrici radunate nell’antologia Ragazze che dovresti conoscere (2004) dove pur essendoci un tono scanzonato post moderno vi sono incubi, ansie.

900:

canoni consolidati quali il tema kafkiano-sveviano della paternità mancata o del complesso edipico 2000

rappresentazione della maternità latente (pulsioni per una corporalità ossessiva si concentrano sul corpo femminile che diventa a volte oggetto di desiderio incestuoso o di sfrenate avventure erotiche). Dal 2005 Giovanni Turchetta è convinto ormai che i cannibali più mordenti non mordono più. Perciò sarebbe corretto pensare che un tipo di romanzo incentrato sulle vicende di eroi deboli e incompiuti è davvero a un incrocio: 1) o le problematiche individuali riescono a uscire dal circuito dell’autoreferenzialità per inviare a un’analisi dell’odierno che fornisce una chiave di lettura della storia collettiva, 2) o la vicenda dell’io si innesta sulla dimensione di un noi, 3) o ci si avvia con convinzione sulla strada della scrittura intessuta di questioni morali. Letteratura nata nel tempo breve: • la sua debolezza prende origine dal fatto che molti autori hanno smarrito il senso della verticalità (= capacità di spingere le storie al di là del dato...


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