Novela Picaresca - Lazarillo; Lozana; Buscon (letteratura spagnola 1) PDF

Title Novela Picaresca - Lazarillo; Lozana; Buscon (letteratura spagnola 1)
Course Inglese
Institution Università degli Studi di Catania
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Novela Picaresca - Lazarillo; Lozana; Buscon (letteratura spagnola 1)...


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NOVELA PICARESCA – LAZARILLO (AUTORE ANONIMO); BUSCON (QUEVEDO); LOZANA (FRANCISCO DELICADO) 

NOVELA PICARESCA

Il ROMANZO PICARESCO è una forma/tipologia narrativa (in prosa; come i libri di cavalleria) che appare all’improvviso nel 500 (non ha origine da qualcos’altro, come in genere, x es. il romanzo cavalleresco ha origini ha origine dal romanzo cavalleresco antico francese del XII-XIII sec.) e l’aggettivo di picaresco (che deriva da ‘picaro’) è un aggettivo che non è presente nel XVI e XVII sec.; è una sorta di etichetta che appare molto dopo e che viene utilizzata per indicare che il protagonista di questi romanzi è appunto il picaro e quindi viene utilizzata per indicare una tipologia narrativa. Molto spesso, la critica collega la letteratura picaresca o il romanzo picaresco al desiderio di raccontare una fetta della società che in genere non ha rappresentatività nell’ambito letterario soprattutto della letteratura alta; infatti, si parla di questo tipo di letteratura quando si vuole parlare anche di letteratura realistica o di realismo, perché si parla di diseredati, di picari, cioè di persone che non hanno nulla, che vivono di elemosina, ma soprattutto di espedienti e che sono quindi il riflesso di una società che era eterogenea e stratificata; quindi la critica tradizionale valuta questo tipo di letteratura come quel tipo di letteratura che dà voce ai diseredati e che manifesta una parte degradata della società che viene criticata perché appunto ci sono questi diseredati. Questo realismo, perché appunto questa letteratura sembra essere una finestra su questa società, sembra essere stato proprio quell’elemento che contraddistingue questo tipo di letteratura; addirittura si ritiene che tutta la letteratura spagnola sia caratterizzata da questo realismo che percorre tutta la cultura spagnola, soprattutto nel medioevo e nel rinascimento e oltre, ma non è esattamente così; oltre a vedere nella letteratura picaresca la rappresentazione di una fetta della società spagnola, si fa strada anche l’idea che la letteratura picaresca voglia essere anche un racconto di intrattenimento, proprio perché le avventure dei personaggi principali di questi romanzi, quasi sembrano essere dei racconti favolistici, e allora sembra più opportuno più che di parlare di realismo, di vero-similitudine o di verosimile, proprio perché è vero che si ritrae una fetta di società particolare, ma non per questo la categoria di realismo è perfettamente consona a questo tipo di narrazione; ciò non toglie appunto che una sorta di realtà quotidiana è rappresentata, ma l’elemento creativo, l’elemento fantasioso e l’elemento finzionale non può per questo essere sottovalutato. I testi di carattere picaresco sono tantissimi, proprio tra 5 e 600 c’è una ampia produzione e circolazione di questi testi, e quindi gli studiosi hanno cercato di individuare le caratteristiche (i tratti comuni) di queste opere; un critico non recente, Claudio Guillen ha individuato 6 caratteristiche del romanzo picaresco, a partire sia dal Lazarillo de Tormes, che dal Guzman. Ci sono dei critici che ritengono/considerano che il 1° romanzo picaresco sia il Lazarillo de Tormes, altri ritengono che il 1° sia il Guzman de Alfarache scritto da Mateo Aleman e pubblicato alla fine del XVI sec.; il Lazarillo non viene considerato il 1° romanzo picaresco da questi critici perché è diviso in 7 capitoli (tratados) che sembrano non essere collegati l’uno all’altro, sembrano degli episodi staccati l’uno dall’altro e questo non si verifica invece nel Guzman che per quanto sia episodico, ha una costruzione narrativa molto più omogenea, però non per questo il Lazarillo de Tormes non è da considerare picaresco. - CARATTERISTICHE (secondo Claudio Guillen): - 1° aspetto: racconto autobiografico, una delle caratteristiche di questi testi/romanzi picareschi, è che si tratta di un racconto autobiografico, narrato in 1° persona, in cui il protagonista racconta le proprie vicende (dal concepimento o dalla nascita alla fine dei suoi giorni); - 2° aspetto: servizio a svariati padroni: poi, un’altra caratteristica è l’essere al servizio di più padroni, cioè lo stato di povertà del protagonista è tale per cui va a servizio di padroni che cambia continuamente perché è mosso da un desiderio di denaro, più che di tutela, desiderio di soddisfare il bisogno primario della fame e molto spesso questi padroni si rivelano poco soddisfacenti da questo punto di vista, da qui appunto nasce il bisogno di cambiare i padroni; - 3° aspetto: il richiamo del proprio lignaggio vile, perchè quando la voce del protagonista racconta in 1° persona tutte le proprie vicissitudini, richiama sempre la provenienza del proprio lignaggio da genitori che erano già afferenti a un tipo di società abbastanza degradata; quindi, non si tratta di un fanciullo che nasce da genitori nobili; - 4° aspetto: le alterne vicende della fortuna, il passare di padrone in padrone fa sì che il protagonista affronti continuamente una serie di vicissitudini quasi sempre avverse, per cui, c’è il richiamo alla fortuna come a quell’elemento superiore che gestisce l’esistenza di questo povero essere, che è costretto a subire una serie di torti e al tempo stesso a cercare di sopravvivere a questi torti per trovare un pezzo di pane (si parla della fortuna nel prologo del Lazarillo); - 5° aspetto: memoria per singoli episodi, quando si parla della struttura autobiografica, la struttura narrativa, ci troviamo di fronte a una serie di episodi infilzati uno dietro l’altro, il che (il modus narrandi di questo tipo di narrativa) richiama ancora una volta il modello narrativo dei ‘libros de cavallerias’ e del Quijote; - 6° aspetto: spiegazione dello stato finale disonorevole del protagonista con il passato malvissuto, cioè il più delle volte (non sempre il protagonista muore o quasi sempre non muore), per quanto il protagonista cerchi di trovare una posizione all’interno della società o il proprio posto nel mondo, alla fine non ci riesce e questo viene imputato al passato, cioè al fatto che si derivi da una stirpe o lignaggio (in senso ironico) che non potrebbe consentire nessun tipo di cambiamento sociale. Da questo punto di vista (certe concezioni/visioni medievali sono molto presenti nella cultura spagnola del 5-600, si ripresentano e si ripropongono qui), la cultura riflette un’idea per la quale lo stato sociale non può essere cambiato (ovvero se sei figlio di un

contadino, resterai sempre un figlio di contadino, non diventerai mai principe); ma questa è un’idea; di fatto, la storia ci dimostra e ci insegna che le cose non sono così, perché una certa mobilità sociale già nel medioevo era presente, non come la possiamo concepire noi oggi, ma, quest’idea che si potesse cambiare era un dato di fatto; diversamente, non ci sarebbe stata una novela/romanzo picaresco perché essa è il tentativo di cambiare condizione sociale e quindi se questo tentativo diventa la manifestazione di un desiderio, vuol dire che una pressione sociale volta al mutamento sociale ci doveva essere nel 500 e nel 600 (e c’era anche prima anche se meno forte); quindi più che scrivere questi romanzi perché si voleva denunciare, la scrittura vuole recuperare la dimensione finzionale anche in termini di intrattenimento (alcuni episodi sono molto comici); che poi dietro vi sia una denuncia sociale o le aspirazioni di una categoria sociale, questo nulla vieta di considerarlo (bisogna quindi adottare una visione critica aperta). – chi è il picaro? - è colui che (va alla ricerca della morale) cerca di inserirsi all’interno della società e questo vuol dire che è pronto ad abbracciarne certi valori; ed egli si adatta alla società che è una società in cui tutti rubano e mentono e lui lo fa pure (si adegua alla maggioranza, anche se di fatto riconosce che quel tipo di azione non va bene o che un certo tipo di comportamento risulta immorale o amorale); quindi è chiaro che per il picaro, rubare (cercare di ‘buscarse la vida’) significa adattarsi alle situazioni sociali, alle quali è costretto a vivere, anche se possibilmente il suo desiderio è tutt’altro, ovvero quello di trovare il proprio posto nel mondo. Da questo punto di vista possiamo dire che il romanzo picaresco è un tipo di narrativa di formazione perché il suo vagabondare gli dà l’opportunità di imparare tutta una serie di espedienti che sono funzionali alla sopravvivenza (sembrerebbe quasi che, attraverso questi romanzi, si possa fare uno studio sociale, e si potrebbero trarre anche conclusioni di carattere scientifico sulla capacità adattiva dell’essere umano alle condizioni sociali); ecco perché possiamo parlare di un romanzo di formazione, perché alla fine, il picaro da fanciullo diventa un adulto e impara tutta una serie di espedienti, anche se non sempre il finale è positivo (per es. nel Guzman il finale è negativo perché la sua storia inizia in carcere e finisce in carcere, quindi c’è un maggior grado di pessimismo proprio perché si genera una circolarità narrativa che dimostra come un possibile inserimento nella vita sociale è impensabile e la sua condizione è destinata a rimanere quella di un delinquente). - L’organizzazione narrativa: abbiamo una serie di episodi, ciascuno dei quali costituisce un’avventura, che si agganciano l’uno all’altro e attraverso i quali il protagonista scopre una parte di mondo ed ecco perché poi alla fine appunto racconta tutto quello che è il suo vissuto per poter manifestare uno degli elementi tipici della cultura spagnola soprattutto barocca che è quello del ‘desengano’, cioè l’illusione, se non ‘disillusione’ (come detto a proposito di Francisco de Quevedo). 

LAZARILLO DE TORMES (AUTORE ANONIMO)

il Lazarillo de Tormes è un romanzo picaresco di autore anonimo (l’autore mantiene l’anonimato per proteggersi dal tribunale dell’Inquisizione) che viene pubblicato nel 1554 (XVI sec.); ma, poteva avere una circolazione previa, in quanto tratta di episodi che possono essere considerati anche sganciati l’uno dall’altro; l’autore sfrutta la tecnica narrativa/struttura dei ‘libros de cavallerias’ (la struttura biografica di un personaggio) e succede quello che poi succederà con il Quijote, in quanto il picaro vive avventure così come le vive il cavaliere, però mentre lì si parla di eroi, qui si parla di antieroi (è un antieroe perché l’eroe è colui che compie gesti eroici, è bello, buono e sconfigge i cattivi) perché rappresentano una parte degradata della società, però hanno un loro eroismo perché cmq compiono delle gesta; quindi, (forse la categoria di eroe dovrebbe essere anche un po' allargata) anziché parlare di antieroe, bisognerebbe parlare di un eroe che si oppone a un certo tipo di eroe (cioè che è il rovescio della medaglia) questo perché appunto è una versione parodica della realtà che viene rappresentata, ma non potremmo parlare di antieroe perché anti significa che è in opposizione, invece è migliore l’idea che c’è un eroe e c’è anche un suo opposto, che è un eroe diverso. L’opera si divide in ‘7 tratados’ (capitoli): - nel 1° Lazaro racconta le sue umili origini: il fatto che il padre è un ladro e che viene dato dalla madre (che sposa un altro uomo) a un cieco perché lei non lo può più mantenere; lavora come guida presso questo (mendicante) cieco e tirchio che Lazaro dovrà ingannare per sopravvivere ed egli, ogni volta che lo scopre, lo punisce e lo maltratta fino a quando Lazaro non decide di abbandonarlo (lui passa di padrone in padrone e attraverso ciascun padrone apprende qualcosa; e, attraverso il cieco Lazaro fa una serie di esperienze e apprende soprattutto a non fidarsi mai di nessuno; quindi il 1° tratado costituisce un momento fondamentale perché dall’ingenuità, inesperienza totale della vita si passa a una presa di coscienza di quello che è la vita); - nel 2° troviamo l’episodio è del chierico (clerigo) dell’uomo di chiesa, anch’egli molto avaro (di cui egli diventa l’aiutante) e quindi anche qui Lazaro mette in atto tutta una serie di espedienti per soddisfare la necessità primaria della fame: gli ruba da mangiare e quando viene scoperto viene cacciato di casa e poi passa al servizio di uno scudiero; - nel 3° troviamo l’episodio con lo scudiere; qui, Lazaro è convinto di passare al servizio di un padrone che se è uno scudiero, sicuramente sarà al servizio di un cavaliere, quindi avrà i soldi, e quindi potrà mangiare, e inoltre, lo scudiere è una figura che socialmente è molto riconosciuta, ma in realtà si rende conto che questo scudiere è semplicemente uno che vive di apparenza; apparentemente è uno che sta bene, ma di fatto non è così; e qui si ha un passaggio di maturazione di Lazaro molto importante: è il momento in cui Lazaro procura del cibo, anche per lo scudiere, quindi non è più al servizio di qualcuno che gli deve dare da mangiare, ma è lui stesso che lo procura, quindi c’è il cibo, ma c’è quasi un’inversione di tendenza;

- nel 4° entra al servizio di un frate della misericordia, un uomo devoto a cui piace camminare molto. Lo abbandona per la stanchezza. - nel 5° inizia a lavorare per un venditore di bolle papali (buldero) e qui si verifica un altro momento fondamentale nella formazione di Lazaro perché si rende conto di come si può ottenere qualcosa dalla vita attraverso le bugie, in quanto il venditore di bolle ottiene denaro vendendo illusioni o raccontando bugie; quindi, lo lascia in cerca di una persona più onesta. - nel 6° entra al servizio di un pittore, ma lo lascia presto per lavorare al servizio di un cappellano come venditore d’acqua stipendiato; [Quindi i primi 2 tratados/padroni sono quelli che mostrano a Lazaro la brutalità della vita e gli insegnano quasi a cercare di capire come sopravvivere, gli altri 2 padroni segnano il passaggio, la maturazione del protagonista perché egli si rende conto realmente di com’è la vita e come si può sopravvivere in circostanze negative attraverso un compromesso: lo scudiere vive di un’apparenza, per cui, socialmente viene ritenuto una persona di importanza sociale, ma di fatto è un morto di fame, e il buldero, cioè colui che vende le bolle papali, riesce a sopravvivere vendendo inganni; questi 2 sono gli elementi che determineranno il futuro di Lazaro ]. - nel 7° (il romanzo si chiude qui) Lazaro trova lavoro (e quindi viene richiamata la fortuna perché lo ritiene una fortuna essere riuscito a trovare una sistemazione, una collocazione sociale, ma c’è un aspetto molto ironico perché sarà un ‘pregonero de vinos’) come venditore/banditore di vini (di quelli che vendono il vino per strada), ben pagato e onesto e si sposa con una serva (una criada) di un cappellano e quindi vivrà in questa casa con la protezione del cappellano; quindi, ha una lavoro e vive una vita non agiata, ma rispetto al punto di partenza c’è stato un cambiamento sociale (questo è molto importante nel momento in cui leggiamo il testo, ma soprattutto il prologo); - PROLOGO: è molto importante perché costituisce una chiave di lettura del testo; in genere tutti i prologhi delle opere sono fondamentali perché è quel momento in cui l’autore dialoga con il lettore, e ci sono alcuni suggerimenti, una serie di cose che poi il lettore va riscontrando all’interno del romanzo; questo prologo ha un attacco molto forte: inizia con il pronome ‘ yo/io’, il quale ci indica diverse cose: innanzitutto, l’affermazione che sono ‘io’ a raccontare le cose (il senso di ‘io’ si capirà alla fine del prologo); inoltre questo ‘io’ sta ad indicare che la voce che parla è la voce del personaggio, quindi l’istanza narrativa non è quella dell’autore, ma del personaggio e questo ci immette in una prospettiva di lettura e di valutazione diversa rispetto a se fosse la voce del narratore perché appunto sarebbe una narrazione in 3° p. s.; qui invece è tutto raccontato in 1° p. Lui dice che le cose importanti vanno raccontate per non essere dimenticare; quindi si scrive (questo è un topico che recuperiamo dalla cultura classica) [il prologo ci fornisce anche diversi elementi che delineano la cultura dell’anonimo; il Lazarillo è anonimo, sull’autore ci sono state divagazioni di ogni tipo, addirittura qualcuno pensa che possa essere stato uno dei fratelli Valdez a redigere questo romanzo; altri ritengono che doveva essere uno scrittore di origine ebraica o un converso, ma nulla è certo, sicuramente era una persona colta] si racconta perché il tutto non cada nell’oblio (anche questo viene ripetuto e ripresentato in forma di topos letterario). Poi continua dicendo che può anche darsi che qualcuno trovi qualcosa che gli procuri/dia piacere o che renda gradevole questa lettura; e che come dice Plinio, (cita Plinio: quindi qui emerge la caratteristica colta dell’anonimo autore) non esiste un libro che per quanto brutto possa essere che non abbia in sé qualcosa di buono (quindi, citando Plinio, dice che può anche darsi che ci sia qualcosa di buono in quello che in buono in genere non c’è); ma soprattutto dice perché questo accade: perché il gusto, cioè le cose che piacciono non sono universali: a qualcuno può piacere una cosa, a qualcun altro qualcos’altro; e poi continua dicendo che tutte le storie in qualche modo possono avere qualcosa di piacevole e in tutte le storie ci può essere qualcosa di utile dalla quale poter trarre qualcosa di positivo; quindi, è una sorta di indiretta ‘Captatio Benevolentiae’ attraverso la quale, l’autore sta dicendo di leggere la storia, con quello che di buono possiamo prendere e basta; poi continua e diche che se così non fosse, pochi scriverebbero solo per quella persona che apprezza una determinata cosa. Poi continua citando Tulio e dice che è l’onore a generare le arti (lo scrittore viene ricompensato con chi è che legge le opere), e non il denaro (altro riferimento di ordine culturale e qui ribadisce i concetti che prima sono stati già espressi). Poi, con una metafora del soldato in prima fila, giustifica la ragione per la quale si scrive, ovvero, a portare il soldato in prima fila, a mettersi così tanto in pericolo è l’idea che un domani verrà lodato e onorato e la stessa cosa succede nelle arti e nella letteratura. Poi ci sono tutta una serie di esempi per i quali si ribadisce la necessità di scrivere per avere anche l’apprezzamento degli altri, così come succede al soldato; poi, entrando nel merito, ci dice che lui, che non ha una grande capacità scritturale, che scrive con uno stile grossolano, non è da meno, soprattutto perché racconta la storia della vita di un uomo che è sopravvissuto con tante disgrazie, pericoli e avversità; poi si rivolge a “Vuestra Merced” e dice: “supplico Vostra Grazia di ricevere questo scritto affinché il suo desiderio venga soddisfatto; e poiché vostra grazia/signoria mi scrive dicendo di scrivergli e raccontargli il caso in maniera dettagliata , mi è sembrato più opportuno non iniziare a raccontare dal centro, ma dal principio, affinché si possa avere notizia intera, un’intera visione, cioè completa della mia persona e anche perché si consideri quanto poco hanno faticato coloro che hanno ereditato una condizione sociale nobile, perché la fortuna con essi è stata parziale, e quanto più hanno dovuto fare, cioè faticare, coloro che, avendo avuto la fortuna contraria, con forza e remando con estrema fatica, sono riusciti ad arrivare a buon porto” (qui finisce il prologo). Quindi Vuestra Merced scrive una lettera a Lazaro facendo una richiesta specifica: gli chiede di raccontare il caso in maniera dettagliata; quindi, qui le entità narrative iniziano a moltiplicarsi: il narratore è uno, è Lazaro, ma lui scrive perché è sollecitato da ‘Vuestra Merced’ che gli dice di

raccontargli il caso (si trova alla fine in cosa consiste questo caso): abbiamo una entità che chiede qualcosa, appunto il caso, e Lazaro prende la scusa di un criterio tipico della retorica classica (tecnica dell’ ordo naturalis: eventi narrati dal principio) che un racconto va fatto sempre dall’inizio e non dal centro; e anche perché si consideri con quanta poca fatica i nobili hanno ottenuto il titolo (‘estados’: quindi siamo ancora in una visione ‘estamental’ della società, cioè divisa per livelli sociali); sono eredi di un titolo, non fanno nessuna fatica e questo perché la fortuna con queste persone, che godono di una casualità di nascita favorevole, è stata parziale. Quindi, ‘Vuestra Merced’ chiede a Lazaro di raccontargli il caso, ovvero la situazione in ca...


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