Organizzazione riassunto PDF

Title Organizzazione riassunto
Course Organizzazione aziendale
Institution Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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COME SI GUARDANO LE ORGANIZZAZIONI DA DIVERSI PUNTI DI VISTA COSA SONO?: Le teorie organizzative si propongono di spiegare le condizioni di funzionamento delle organizzazioni ma partono da interrogativi e ipotesi influenzate da giudizi di valore che fanno parte di diverse concezioni generali non verificabili. Tali teorie possono essere al massimo obiettive (se seguono il metodo scientifico legato ai fatti) ma non oggettive (ovvero valide in assoluto) in termini di interpretazione perché si parte da valori (ossia convinzioni soggettive). Si tratta di pre-condizioni necessarie e sempre esistenti del ragionamento razionale. Per questa ragione, i valori sono inverificabili e richiedono un atto di fede. Ne identifichiamo tre: il positivismo e il soggettivismo (in accordo riguardo le grandi questioni di valore) e il percorso processuale (Weber, impostazione metodologica).

A MONTE DELLE INTERPRETAZIONI: I diversi tipi di organizzazione e i tanti modi d’interpretazione dipendono da concezioni e punti di vista in coerenza con i quali vengono scelti i problemi, gli interrogativi e le ipotesi che influenzeranno la teoria. Alcuni studiosi parlano di paradigmi (ossia diverse visioni del mondo che vengono condivise per poi essere superate da un nuovo paradigma Fordista e Post-Fordista), altri invece si riferiscono a programmi o strategie di ricerca (Lakatos), ed altri ancora indicano epistemologie (ossia filosofie generali che si applicano sino alle ipotesi di ricerca). Il ricercatore, quindi, durante l’interpretazione, si pone di fronte a tre questioni: ontologica, epistemologica e metodologica. Ad ogni modo, tutti i teorici sono d’accordo su alcuni punti focali, quali: 1)qualsiasi interpretazione utilizza modelli semplificati della realtà, e qualsiasi decisione assume un'interpretazione come punto di riferimento per decidere o agire; 2)nell'utilizzo del metodo i valori non devono trovare spazio. Ciò non toglie che dei valori influenzino a monte l'intero percorso di conoscenza; 3)queste influenze vengono dalla dimensione delle idee, dei valori, delle convinzioni non scientifiche. Secondo il pensiero di Maggi, vi sono tre concezioni fondamentali in cui emergono diverse prospettive di analisi organizzativa: il positivismo, il soggettivismo e il metodo processuale o relazionali.

APPROCCIO POSITIVISTA: Il positivismo implica che il sistema organizzativo è predeterminato rispetto ai soggetti (realtà concreta e esterna agli attori, presenza di vincoli cui adeguarsi, razionalità assoluta, incertezza governabile da leggi universali), e all’ interno di esso sono individuabili due varianti quali la logica meccanicistica e la logica organica. Il positivismo in entrambi i sistemi concepisce come traguardo dell'interpretazione la scoperta di leggi universali oggettive. L'economia è considerata una scienza pura, deduttiva e razionale. -La logica meccanicistica presuppone la razionalità assoluta, e l'impostazione ingegneristica implica coerenza tra comportamenti organizzativi e obiettivi dei partecipanti (i progettisti pensano l'organizzazione per puntare all'ottimo e gli altri seguono per razionalità; vedi principi organizzativi universali). La vision “One Best Way” indica che esiste un’unica prospettiva di ottimizzazione e i progettisti possono seguire questo percorso scientifico come via ottima (programma rigido, nessuna deviazione). Le strutture formali e la gerarchia indicano divisione del lavoro tramite mansioni (compiti elementari). Il sistema è quindi chiuso perché non ha scambi con l’esterno e tende ad essere autosufficiente. La logica di sistema meccanico è completamente inadatta alla complessità di sistemi sociali quali le realtà organizzate. -La logica organica presuppone razionalità funzionale e impostazione antropologicamente biologica (il sistema organizzativo è considerato come un organismo che necessita di bisogni funzionali, composto da numerosi sottosistemi che lo tengono in vita). La vision “One Best Fit” indica che esiste il percorso decisionale migliore in relazione alle esigenze delle variabili ambientali (sistema aperto, si basa sull’ adattamento delle concezioni esterne: flessibilità e informalità). La struttura come insieme di ruoli implica che i progettisti prevedono i ruoli che sono comunque discrezionali e dominano la logica funzionale (programma non rigido, le deviazioni sono ammesse e valorizzate qualora siano più funzionali). Nel sistema organico si deve infine perseguire un equilibrio (ne esistono varie modalità, nessuna prevarica sull’altra), traducibile come benessere general e ricerca della morfostasi.

APPROCCIO SOGGETTIVISTA: Il soggettivismo indica che il sistema organizzativo è il prodotto dell'interazione tra gli attori. In questo approccio sono notificabili alcune caratteristiche: 1) gli attori creano e cambiano il sistema; 2)l’osservatore per dare un giudizio deve essere dentro l'oggetto di osservazione; 3) il sistema può produrre vincoli; 4) vi è incertezza e la struttura non è progettabile. Questo approccio considera la realtà come variabile, la libertà piena e totale, la razionalità dell'attore conoscibile ex-post, e l’incertezza ineliminabile. Tale approccio rifiuta l'esistenza di leggi universali a priori ma vi sono comportamenti sociali unici e irripetibili coinvolti nei processi sociali stessi. La realtà diventa oggettiva solo dopo essere stata costruita. Vi è reificazione ex post. La logica dell’ attore prevede quindi diverse caratteristiche: 1) la realtà è una costruzione sociale definita da significati soggettivi; 2) per interpretare occorre analizzare i comportamenti individuali (per valutare una decisione penso sempre a chi l'ha decisa, cioè a chi l'ha pensata); 3) dal confronto-scontro di comportamenti individuali si producono relazioni che poi si istituzionalizzano (organizzazione); 4)l’organizzazione tende perciò a separarsi dai soggetti che la producono e diventa un fatto esterno e coercitivo, cioè che forza a fare qualcosa (perciò si dice che crea dei vincoli); 5) Gli attori possono perciò subire degli effetti non voluti; 6) Il sistema non vincola e anche dopo rimangono significativi spazi di incertezza e libertà; 7) Il potere è uno strumento di azione per opporsi ai vincoli del sistema e per gestire le relazioni; 8) Il ruolo non è attribuito dal sistema ma è conquistato dall'attore nell'interazione con gli altri.

APPROCCIO PROCESSUALE: La visione processuale considera il sistema organizzativo come processo di azioni e decisioni (dinamiche nel tempo) e ritiene che l'organizzazione sia una dinamica che struttura la realtà sociale. Essa si basa sulla’ idea di razionalità intenzionale e limitata (Simon). Esistono contemporaneamente il soggetto e il sistema (coessenziali e coesistenti) con due punti di vista differenti che però non si escludono. Vi è inoltre congruenza tra mezzi e fini come obiettivo della progettazione, non vi sono leggi universali e la struttura è azione strutturante di coordinamento e controllo. Questa concezione considera la realtà come non oggettiva e non modificabile dagli attori, in quanto invece prodotta dal processo di strutturazione. La libertà non è totale (ma nemmeno inesistente), la razionalità è limitata, e l'incertezza deriva da tecnologia e ambiente. La logica processuale prevede quindi diverse caratteristiche: 1) Razionalità intenzionale e limitata (non si può calcolare una scelta ottimale, a causa di una incompleta conoscenza di alternative; 2) Percorso euristico, soluzioni soddisfacenti (non è possibile massimizzare, quindi si orientano le decisioni e le azioni verso obiettivi soddisfacenti); 3)Il sistema produce complessità ma la governa (organizzazione è un processo dinamico, i soggetti non sono separati dal sistema, il processo produce complessità che la razionalità organizzativa cerca di governare); 4)Struttura = azione strutturante (e’ la componente di ordinamento del processo, coordinamento e controllo, che viene espressa nel corso stesso dell'azione organizzativa); 5)Il sistema presuppone incertezza e indeterminatezza ma necessita di certezza e determinatezza che vengono perseguite con razionalità limitata.

INTERPRETAZIONI VARIE DEL CAMBIAMENTO ORGANIZZATIVO: Le organizzazioni in quanto realtà strutturate hanno resistenza al cambiamento nonostante cambino continuamente. Le tre concezioni ne danno diversa interpretazione. Il positivismo pone il focus dell'interpretazione nel sistema (ambiente determina la strategia che determina la scelta della struttura, esse si influenzano e determinano cambiamenti dell'ambiente, vi sono scelte di macro struttura o microstruttura come i ruoli, il cambiamento è determinato dall'ambiente). Il soggettivismo pone il focus sull'attore e le organizzazioni esprimono resistenze al cambiamento radicate nei ruoli degli attori che sono costretti a svolgere (percorso del cambiamento imprevedibile e improgettabile ma solo interpretabile ex post). La visione processuale pone il focus sui processi di decisione e azione e la variabile essenziale è il tempo (costante cambiamento).

IN SINTESI: Le teorie sociali possono riferirsi a vari approcci ossia positivista (norme, interpretazione, capire strumentale all'agire), soggettivista (interpretazione ma non razionale), processuale (metodologico interpretativo e influenza sui soggetti che partecipano, causale). I risultati di tali analisi sono comunque parziali e relativi valide per un periodo finché non vengono falsificate. Nessuna teoria può essere considerata la migliore così come nessun punto di vista. Vige il criterio di falsificazione della teoria a confronto con la realtà, ossia una teoria regge se non si dimostra falsa e non se continuano a portare prove a favore.

LA TEORIA DELL’ ORGANIZZAZIONE SCIENTIFICA DEL LAVORO (TAYLOR) Il Taylorismo è una teoria che si basa sui seguenti principi di rivoluzione mentale: 1)concentrazione di tutta l’attenzione dell’Impresa sull’incremento del surplus piuttosto che sulla suddivisione dello stesso; 2)sostituzione sistematica dei tempi e metodi di lavoro rispetto alle opinioni; 3)eliminazione di tutte le cause che impediscono un’elevata produttività (quali l’errata opinione che l’aumento di produttività porterebbe ad una riduzione dei posti di lavoro; l’abitudine a far finta di lavorare; l’uso dell’empirismo piuttosto che dei metodi). Il principio base che guida l’organizzazione scientifica del lavoro consiste nel trasformare il modo di fare organizzazione in scienza. Ciò deve avvenire, secondo Taylor attraverso: -lo sviluppo della scienza (campionatura di modalità empiriche; scomposizione e studio del lavoro nei movimenti elementari; misurazione dei tempi ottimali di operatività; eliminazione di atti ridondanti; standardizazzione delle apparecchiature; adozione di modalità operative rapide; ottimizzazione dei carichi) -la selezione e l’addestramento scientifico dei lavoratori (ogni lavoratore è oggetto di esperimento ed istruzione) -l’integrazione fra scienza e lavoratori (One Best Way, scomposizione dei cicli produttivi e divisione del lavoro) -l’intima e costante collaborazione fra direzione e lavoratori (ricerca continua del consenso e fluidità nella comunicazione) Il Taylorismo cerca di applicare in maniera più rigorosa il cosiddetto sistema della tre S: Standardizzazione, Semplificazione e Specializzazione. Secondo Taylor quindi, il sindacato è perciò inutile. In particolare, il sindacato è necessario storicamente quando non viene applicata l'organizzazione scientifica del lavoro, ma diviene inutile con l'applicazione dell'organizzazione scientifica del lavoro, in quanto la direzione "paga molto" e "in modo differenziato", sulla base di un rapporto regolato dalla scienza e caratterizzato da un nuovo clima di armonia.

Critiche: Le critiche che sono state mosse a Taylor e all'organizzazione scientifica del lavoro sono riconducibili principalmente al fatto che: -non si considerano adeguatamente l’alienazione sociale e psicologica derivante dalla parcellizzazione del lavoro; -l’incentivo al lavoro è esclusivamente monetario (possibilità di far carriera, ecc.); -esiste una gerarchia verticale che non stimola la partecipazione dei lavoratori al miglioramento della produttività aziendale (barriera al dialogo e tendenza all’ autoritarismo). -esiste il rischio di burocratizzare il processo di controllo della produttività e dell’esecuzione delle mansioni (cartellini, ordini di lavoro, ecc.) con conseguente aumento dei costi; -è possibile che si verifichi uno sfruttamento dei lavoratori, misurato dallo scarto tra aumento di produttività e aumento retributivo, ma anche dall'intensificazione dei ritmi di lavoro; -viene assunta una posizione idealmente antisindacale. Grazie al pensiero di Taylor però, Ford riuscì nel 1910 a creare la più grande realtà imprenditoriale del tempo introducendo la catena di montaggio e arrivando a produrre automobili su base industrializzata a costi minori, con qualità e standard impensabili a quell'epoca.

LA TEORIA CONTINGENTE La scuola contingente è nata dall'esigenza di relativizzazione dei modelli classici di organizzazione e da un orientamento verso i modelli di ricerca di tipo statistico quantitativo. Rivalutando il concetto di situazione, gli studiosi si servirono dei concetti e dei metodi della spiegazione causale naturalistica (approccio biologico). Attraverso l'individuazione di variabili dipendenti e indipendenti e la verifica statistica della loro relazione, le scienze vogliono individuare leggi universali (teorie contingenti). Alla base dell’approccio contingente è adottata quella che è chiamata metafora biologica basata su: sistema aperto (interazione continua con l’ambiente); omeostasi (mantenimento dello stato di equilibrio); struttura, funzione, differenziazione ed integrazione; varietà richiesta;

evoluzione del sistema; equifinalità (flessibilità). Al suo interno sono individuabili quattro declinazioni: la scuola ambientale, la scuola tecnologica, la scuola strategica e la scuola dimensionale.

Le quattro scuole: -La scuola ambientale Burns e Stalker applicando la metafora biologica cercarono di trovare una correlazione fra ambiente e configurazioni organizzative. L’obiettivo è quindi quello di ottenere configurazioni organizzative tipo a fronte di specifiche tipologie d’ambiente (es. organico o meccanico). Successivamente, Lawrence e Lorsh, applicando e sviluppando tale approccio arrivano alla determinazione che il sistema organizzativo si compone di sottosistemi e che la differenziazione organizzativa di questi dipende dalle caratteristiche dei sottoambienti di riferimento mentre il loro grado d’integrazione dipende dal loro grado di differenziazione e dal grado di stabilità dell’ambiente globale circostante. -La scuola tecnologica Il lavoro di Woodword ha dato origine alla scuola tecnologica. Esso scoprì che, nonostante non vi fosse alcun legame fra organizzazione e successo aziendale, vi era una buona correlazione fra struttura organizzativa verticale e tecnologie utilizzate per i sistemi di produzione. Classificò inoltre la tecnologia nelle seguenti classi: 1) produzione di piccola serie o di singoli prodotti; 2)produzione di grande serie e di massa; 3)produzione di processo, intermittente o a flusso continuo. A suo avviso, la teoria scientifica meccanicistica sembrava essere il metodo più efficiente per la produzione di grande serie e di massa, mentre negli altri tipi di tecnologia prevaleva il modello organico. Infine, il passaggio da una forma tecnologica meno evoluta ad un’altra più evoluta comporta drastici cambiamenti organizzativi. -La scuola Strategica Prendendo come base il lavoro di Chandler, alcuni ricercatori hanno ipotizzato e successivamente verificato sul campo che l’assetto organizzativo dipende più dalla strategia che adotta l’Organizzazione che da situazioni ambientali e tecnologiche. Le Organizzazioni scelgono una strategia che corrisponde ad una determinata configurazione delle variabili ambientali e tecnologiche in funzione del posizionamento delle stesse nell’ambito del contesto socio-economico. -La scuola dimensionale Max Weber constatò che la configurazione della struttura organizzativa dipendeva dalle dimensioni dell’Organizzazione. Le Organizzazioni grandi rispetto alle piccole presentano alta specializzazione e professionalizzazione, ampio utilizzo di pianificazione e programmazione, alta formalizzazione e forte decentramento.

L’ integrazione dei Contenuti: -Modelli analitici Galbraith La struttura organizzativa viene intesa come un sistema che consente di svolgere compiti con diverso grado di predicibilità. Vale la seguente relazione: P....I =f(i,n,c) Dove P rappresenta la predicibilità dei compiti che determina I, cioè l'ampiezza delle informazioni richieste per il funzionamento del sistema organizzativo. Poi i indica il grado di incertezza relativo, n indica la dimensione quantitativa dei compiti e c indica il grado di connessione nello svolgimento dei processi decisionali degli elementi del sistema. -Modelli di Aston Rappresenta il tentativo di fare dell'organizzazione una scienza esatta, costruita intorno a leggi naturali di comportamento organizzativo, scoperte con la statistica di dati provenienti da grandi campioni di imprese. Il modello Aston si concentrava a misurare delle combinazioni, come la specializzazione delle funzioni, standardizzazione delle procedure, ecc. -L’integrazione di Tosi È finalizzato a integrare le teorie contingenti riferite alla struttura organizzativa, sviluppato dagli studiosi che si occupano di Organization Design, con teorie contingenti riguardanti personalità e stile di direzione, sviluppato dagli studiosi che si occupano di Organization Behavior. Risulta evidente l'approccio sistematico, che divide il sistema impresa nei suoi sottosistemi costitutivi e lo inserisce in un ambiente che ne determina il tipo di organizzazione. -La sintesi di Mintzberg Una delle sintesi più compiute della scuola contingente è stata realizzata da Mintzberg. Accentando coerenza da una parte tra ambiente e struttura, e dall'altra tra gli elementi costituenti sistema organizzativo. Questo perchè non tutte

le combinazioni possano essere individuate nella realtà, ma sia necessario individuare delle configurazioni di elementi stabili nel tempo e capace di assicurare efficienza ed efficacia. Equivale ad un'analisi discreta dell'organizzazione contrapposta a quella continua nel gruppo di Aston.

Critiche e Sviluppi della teoria contingente: -Determinismo e scelta strategica Child criticò il determinismo ambientale, a favore di una presenza di spazi di manovra rilevanti a disposizione della coalizione dominante all'interno dell'impresa nella progettazione della struttura organizzativa. L’ambiente non deve essere considerato come dato ma che la scelta strategica a disposizione della coalizione dominante comprende le opzioni di: 1) scelta dell'ambiente più appropriato rispetta la dotazione di risorse e competenza aziendali; 2) di modificazione dell'ambiente stesso grazie a opportune azioni; 3) viene enfatizzato il concetto di equivalenza funzionale. -La variabile culturale Mentre alcuni sostenitori dell'approccio culturale si pongono in antitesi con il paradigma contingente, proponendo un nuovo paradigma analitico, altri studiosi cercano di arricchire l'approccio contingente di nuove dimensioni di analisi, concentrandosi sull'aspetto comportamentale organizzativo e dalla cultura aziendale che lo determina. -Incertezza, frequenza, specificità Sono concetti alla base della teoria dei costi di transazione. Essa spiega le modalità di governo delle transazioni all'interno o all'esterno dell'impresa, al fine di identificarne il giusto grado di internalizzazione. Questo approccio si innesta sulla teoria situazionale riprendendone il concetto di incertezza e aggiungendo ulteriori fattori di contingenza. Qui l'idea contingente è centrale. -Organizzazioni e ambienti Vuole richiamare l'ancoraggio con le idee contingenti, ampliando l'unita di analisi a popolazioni di imprese più che a imprese singole. Il concetto di adattamento rispetto a un ambiente dato è centrale, anche se gli autori negano l'esistenza di una relazione causale diretta tra ambiente e struttura. -Contingenze e processo decisionale Spiegazione contingente dei processi decisionali. Non esiste un unico ...


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