Origini Storiche DEL Principio DI Autodeterminazione PDF

Title Origini Storiche DEL Principio DI Autodeterminazione
Course Storia contemporanea
Institution Università di Bologna
Pages 6
File Size 59.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 22
Total Views 121

Summary

ORIGINI STORICHE DEL PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE Il principio di autodeterminazione fa la sua prima comparsa sulla scena internazionale come principio politico con una vocazione universale,ma non implicante alcun obbligo per gli Stati di riconoscere alle collettività umane il diritto ad autodete...


Description

ORIGINI STORICHE DEL PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE

Il principio di autodeterminazione fa la sua prima comparsa sulla scena internazionale come principio politico con una vocazione universale,ma non implicante alcun obbligo per gli Stati di riconoscere alle collettività umane il diritto ad autodeterminarsi. 20 Intervento di Noam Chomsky,A guardia del mondo,da Il Manifesto,4 Dicembre 1999. 21 Ibidem. 21 Pubblicazioni Centro Studi per la Pace www.studiperlapace.it ____________

Possiamo dire innanzitutto che i primi “germi” per l’elaborazione del nostro concetto sono già rinvenibili,nel XVII secolo,in una lunga serie di trattati che,ispirati dalla consapevolezza dell’esistenza in molti stati di minoranze soprattutto religiose,contengono disposizioni dirette a garantire i loro diritti. Pensiamo,in particolare,al trattato di Westfalia(1648),al trattato di Oliva(1660),oppure al trattato di Ryswick(1697),solo per citare i più importanti. A questo riguardo,Lerner ha sottolineato come essi abbiano avuto un ruolo fondamentale nella “sensibilizzazione verso i problemi delle minoranze” e “verso un rapido sviluppo del valore dell’autodeterminazione”22. Andando avanti nel tempo,ritroviamo il principio di autodeterminazione in una formulazione ampia e di contenuto indeterminato nella dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti dalla madrepatria risalente al 7 Giugno 1776,nonché poco dopo,nel contesto dell’epopea rivoluzionaria francese,nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 Agosto 1789 e nella Declaration des droits de gens sottoposta dall’Abbè Gregoire alla convenzione del 19 Novembre 1795(non adottata dall’Assemblea).Nella prima,si stabilisce che i popoli dovrebbero avere tutti il diritto di autogovernarsi,come pure quello

di essere liberi da qualsivoglia situazione di tirannia,rispecchiandosi in tal modo lo spirito anticoloniale della rivoluzione americana. Nella Declaration,invece,vengono proclamati gli ideali di libertà,uguaglianza e fraternità tra le genti,in un quadro nel quale aveva un ruolo preminente la liberazione del popolo dal dispotismo monarchico. In questo contesto,il nostro principio,intriso degli ideali rivoluzionari,penetra nella comunità internazionale con una connotazione generale che in astratto consente la liberazione dei popoli da ogni oppressione sia interna che esterna e legittima la libera scelta,da parte dei medesimi, del paese nel cui territorio vivere,mediante lo strumento dei plebisciti. In realtà,nella pratica,la portata del nostro principio viene da subito circoscritta e ridimensionata mediante il riferimento diretto al principio di nazionalità,in modo tale da fugare il timore che qualsiasi minoranza potesse rivendicare ideali 22 Lerner,Minorìas y grupos en el derechos internacional.Derechos y discriminaciòn,Commisiòn Nacionàl de Derechos Humanos,Serie Folletos 1991/17. 22 Pubblicazioni Centro Studi per la Pace www.studiperlapace.it ____________

secessionistici,invocando l’autodeterminazione. In questo,la sua concreta realizzazione viene di fatto subordinata al principio di tutela dell’integrità degli stati preesistenti23. Nei primi decenni del secolo appena trascorso,intanto,si segnalano due importanti prese di posizione in sede politica afferenti al nostro principio:da un lato quella del leader bolscevico Lenin,dall’altro quella del presidente statunitense Wilson. Nikolaj Lenin pubblicò,nel 1916,le “Tesi sulla rivoluzione socialista e sul diritto delle Nazioni all’autodeterminazione”24,dove sosteneva che il diritto all’autodeterminazione

andasse riconosciuto a tutti i gruppi nazionali,e non solo a quelli sottoposti a dominio straniero;in particolar modo,invocava il diritto all’autodecisione di Austria,Balcani e Russia e sosteneva che “i socialisti devono pretendere l’immediata ed incondizionata liberazione senza indennizzo delle colonie”. Egli ritornava ancora sul nostro principio in un’altra opera,la “Dichiarazione dei diritti dei popoli lavoratori”,dove insisteva sul fatto che “la liberazione di tutte le colonie,la liberazione di tutti i popoli assoggettati,oppressi,non sovrani era una condizione indispensabile per la pace”.E tutto ciò poteva pretendersi in virtù del principio di eguaglianza tra le nazioni,che comportava inevitabilmente l’attribuzione ad esse del diritto di secessione. In tal modo,tale principio diveniva un formidabile argomento nella propaganda contro le popolazioni capitaliste e colonialiste. L’autodeterminazione venne proclamata anche dal presidente americano Woodrow Wilson l’8 Gennaio 1918 in un discorso rivolto al Congresso,nell’ambito del programma in 14 punti(il quinto è quello che ci interessa)redatto in vista del riassetto del vecchio continente a conclusione della prima guerra mondiale,per poi divenire uno dei capisaldi del suo pensiero sulle relazioni internazionali. Egli sosteneva che l’autodeterminazione dovesse essere un diritto spettante in linea di principio a tutti popoli,sia quelli europei che quelli coloniali. Sulla base di questo principio,inteso in senso moderato e senza alcun intento sovvertitore dell’ordine esistente,egli propose di riconsiderare i confini degli stati esistenti,invitando gli enti sovrani a mutare il loro assetto nel rispetto delle caratteristiche e aspirazioni della collettività e di singoli gruppi. Esso veniva riconosciuto in pratica ai popoli(intese come comunità caratterizzate dall’appartenenza ad una stessa 23Guarino,Autodeterminazione dei Popoli e diritto internazionale,Jovene,1984,pp.93-94. 24 Lenin,Selected Works,Londra,1969,p.157. 23 Pubblicazioni Centro Studi per la Pace www.studiperlapace.it ____________

etnia,lingua,cultura)dell’Europa dell’est e del Medio Oriente,che dopo la caduta degli imperi centrale e ottomano,erano finalmente liberi di decidere del proprio destino:su questa base nacquero così stati come la Cecoslovacchia e la Jugoslavia,ed è significativo notare (per evidenziare l’elasticità del principio)che oggi questi stati non esistono più,disgregati dagli odii tra quei popoli che,secondo i vincitori della “grande guerra”avrebbero dovuto invece convivere armoniosamente. In tal modo,si può concordare sul fatto che il principio di autodeterminazione venisse inteso prevalentemente in senso democratico,e non nazionale,avendo portato per un verso alla creazione di stati multinazionali(come gli esempi appena citati dimostrano),sebbene per altro verso permise una parziale e calcolata accettazione di qualche rivendicazione nazionale(si veda il caso dell’Italia) e la formazione di un “cordone” di micro-stati vagamente nazionali che isolassero “in quarantena” il cosiddetto virus rosso. Questo principio d’altro canto,piuttosto che assolutizzarsi,incontrava in Wilson un temperamento con riferimento ai regimi coloniali,giacchè lo statista americano,temendo che esso potesse tradursi in una minaccia per la stabilità dell’assetto mondiale futuro,dichiarava al Congresso che nel dirimere le questioni relative alla sovranità occorresse tenere conto certo delle aspirazioni indipendentiste dei popoli,ma pure delle “eque pretese dei governi sul cui titolo giuridico si discute”25. Certo è che comunque così intesa l’autodeterminazione non trovò riscontri al di fuori dei confini europei. Va segnalato inoltre ,da parte del presidente americano, l’uso del termine autogoverno(preferito a quello più radicale di autodeterminazione),mentre “manifestava la convinzione che gli uomini dovessero partecipare alla elezione dei propri governi,e che la democrazia dovrà universalizzarsi e che i popoli primitivi e sottosviluppati dovessero essere tutelati nel loro cammino verso l’autogoverno. Coerentemente con queste affermazioni,egli avanzò la proposta di istituire una Lega delle Nazioni,organizzazione di stati con il compito precipuo del mantenimento dell’integrità territoriale e dell’indipendenza politica delle nazioni,di quelle grandi,come di quelle piccole.

25 Pomerance,The United States and Self-Determination:Perspectives on the Wilsonian Conception,in American Journal of International Law,1976,p.1 ss. 24 Pubblicazioni Centro Studi per la Pace www.studiperlapace.it ____________

Queste autorevoli opinioni rafforzarono il timore che il principio di autodeterminazione potesse essere utilizzato per legittimare eventuali pretese secessionistiche, talchè esso non venne nemmeno inserito tra i valori fondanti del Patto(o covenant) istitutivo della Società delle Nazioni del 1919. Tale organismo internazionale peraltro istituì,per garantire margini di autonomia ai popoli coloniali,il sistema dei mandati,che consentiva il raggiungimento di una forma di autogoverno,da realizzarsi sotto il controllo e su iniziativa della potenza mandataria. Se è proprio in questa fase storica che il nostro principio diviene norma di diritto internazionale positivo mediante il suo inserimento nei trattati di pace di Versailles,è di poco successiva la decisione di una commissione internazionale sul caso delle isole Aaland che conferma una lettura estremamente moderata e prudente dell’autodeterminazione26;quest’organo,pur riconoscendo che la maggioranza delle popolazioni stanziata nelle suddette isole avrebbe voluto separarsi dalla Finlandia ed unirsi alla Svezia,negò che tale loro volontà potesse tradursi nel riconoscimento di un vero e proprio diritto di secessione. Solo con l’approssimarsi della seconda guerra mondiale,si affermerà una lettura più estensiva e di nuovo universale del principio di autodeterminazione.Si tratterà di un’evoluzione prevedibile come reazione naturale ai fenomeni di sistematica e grave violazione dei diritti umani perpetrati da parte dei regimi totalitari affermatisi in Europa negli anni 20 e 30 del ‘900 a danno delle rispettive popolazioni,in particolare di quelle

frange di esse che per ragioni etniche,razziali o solo ideologiche differivano dall’ideologia dominante. In questo contesto,va evidenziato l’inserimento(solo implicito) del nostro principio nella Carta Atlantica del 14 Agosto 1941(punti 2,3 e 6):in essa,infatti,si fa riferimento alla necessità che qualsiasi mutamento territoriale avvenga sulla base dell’”accord with the freely expressed wishes of the peoples concerned” e all’obbligo di rispettare il diritto”of all people to choose the forme of government under which they will live”. 26 Si fa riferimento qui ai pareri resi da due commissioni di giuristi a proposito del riconoscimento alle suddette isole del diritto a distaccarsi dalla Finlandia. 25 Pubblicazioni Centro Studi per la Pace www.studiperlapace.it ____________

Benchè tale ampia formulazione non escludesse affatto dai benefici dell’autodeterminazione i popoli sottoposti a dominazione coloniale,il primo ministro britannico Winston Churchill ebbe cura di precisare che essa era assicurata ai solo territori sottoposti a dominio straniero o a un regime contrario alle aspirazioni locali. Di fatto,l’ambito di applicazione della norma sopra riportata veniva in tal modo circoscritto dallo statista inglese in accordo con il presidente americano Roosvelt,in modo da consentire il ritorno all’autogoverno e alla sovranità ai soli popoli sottoposti a regimi totalitari,senza alcun riferimento ai popoli sottomessi al giogo coloniale. Esso non intendeva,per riprendere le parole di Churchill alla Camera dei Comuni,”che il recupero della sovranità dei popoli soggetti al dominio nazista durante la guerra”....


Similar Free PDFs