OSSI DI Seppia Riassunto PDF

Title OSSI DI Seppia Riassunto
Author Margot Blu
Course Lettere moderne
Institution Università della Calabria
Pages 3
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Summary

libro riassunto accurato dei capitoli qui si può trovare la racconta del materiale preso a lezione e anche dai riassunti del libro...


Description

OSSI DI SEPPIA Sul titolo della raccolta sono state formulate varie ipotesi; quella più accreditata, è che gli “ossi di seppia”, in virtù della loro origine( sono residui calcarei di molluschi che il mare deposita sulla spiaggia), alludano a una condizione vitale impoverita, ridotta all’aridità e all’inconsistenza. La terra per Montale, rappresenta una sorta di esilio psicologico. Un’altra teoria è che il titolo sia metafora del lavoro del poeta, che cosi come il mare leviga gli ossi di seppia, il poeta leviga la sua poesia per giungere all’essenziale. Questa raccolta , rappresenta il 1° Montale, quello ancora molto attaccato alla Liguria , sua terra natale. Importanti per lui, sono stati i soggiorni a Monterosso, luogo spesso celebrato nella raccolta. La raccolta fu pubblicata nel 1925, mentre nel 1928 ne fu pubblicata un seconda edizione. Gli Ossi sono divisi in 8 sezioni : Movimenti, Poesie per Camillo Sarbaro, Sarcofaghi, Ossi di seppia, Mediterraneo, Meriggi e Ombre , in apertura del volume si trova In Limine ed in chiusura Riviere.Nella raccolta si nota: un certo avvicinamento alla filosofia di Schopenhauer, per la visione della realtà come parvenza e sogno; alle correnti in opposizione al positivismo; il legame con la poesia dannunziana, (attraverso la quale bisogna inizialmente passarci per poi poterla superare), di cui successivamente rifiuterà l’abbandono sensuale , il vitalismo panico e l’intonazione aulica e sublime ;l’avvicinamento a Pascoli per la scelta di temi “poveri” e per alcuni procedimenti stilistici; ed infine l’avvicinamento a Gozzano e all’esperienza crepuscolare con il rifiuto dell’aulicità della tradizione poetica.

STRUTTURA METRICA Il tempo in cui furono scritti gli Ossi di seppia fu quello di futuristi e vociani, con la rottura del ritmo, della forma, della stessa struttura sintattica nei suoi componenti elementari. L'apparente distacco di Montale dagli eventi esterni - apparente in quanto egli seppe fare i conti con essi, trasformandoli alla luce delle proprie esigenze - si traduce in questa raccolta in una consapevole e misurata ricostruzione del verso nella sua forma "classica". Montale sembra dirci che una poetica che abbia come oggetto la disgregazione del senso e della vita può servirsi con più utilità, per raggiungere i suoi scopi, di una forma chiara e semplice nella sua rigorosità costruttiva. La semplice classicità di Montale è arricchita dall'uso della musicalità della lingua: rime, assonanze e consonanze, nonché l'uso raffinato della sintassi poetica, e altri effetti sonori.Ecco un quadro metrico dei componimenti più importanti della raccolta, da cui è facile ricavare una chiara

immagine complessiva dello stile metrico dell'opera:

LINGUA Nella lingua di Montale ritroviamo musica e pittura, e in buona misura la lingua di Dante, di D'Annunzio e di Pascoli. Il "dantismo" di Montale è generalmente considerato un fenomeno unico nel Novecento italiano per intensità e attualizzazione delle situazioni: la lingua pietrosa e aspra e il fascino della condizione umana "infernali" hanno trovato in Montale un'eco di grande forza. Come per le scelte metriche della raccolta, anche le citazioni non hanno lo scopo di istituire un collegamento con un passato idealizzato - quasi una sorta di passaggio di testimone tra poeti "incoronati" -, ma quello puramente strumentale di arricchire la lingua di apporti espressivi, anche se la citazione di un classico trascina sempre con sé i risvolti profondi del suo mondo di riferimento (Meriggiare). Invece la lezione di Pascoli, perfettamente assorbita da Montale, fu la scelta di una terminologia esatta e specifica, soprattutto per gli elementi della flora e della fauna: la scientificità di una lingua trasformata in lente di ingrandimento per tutto ciò che è piccolo e comune, così comune da non avere nome (almeno in letteratura); il senso di una natura ostile e minacciosa; un certo "impressionismo interiore" (Mengaldo) caratterizzato dall'associazione quasi sinestesica tra eventi naturali e situazioni emotive (Mediterraneo, Scendendo qualche volta). A D'Annunzio, infine, va ricondotta - come già detto - la ricerca metrico-ritmica, e il gusto per l'invenzione delle parole, che si può far risalire al rapporto privilegiato con la natura, in alcuni momenti deformata allo sguardo del poeta dalla sua stessa forza vitale - non più positiva come in Alcyone ma negativa. Esiste un nesso tra l'"aura" fenomenologica della poetica degli Ossi di seppia e le scelte linguistiche del loro autore; seguendo la lezione critica di Pier Vincenzo Mengaldo[3], così si individua: 1. l'uso di parole rare non per la loro forma, ma per il loro ricorrere una volta sola in tutta la raccolta – in tal senso l'unicità oggettiva di ogni cosa è definitivamente marcata da un suo segno linguistico irripetibile; 2. la scelta di singole parole "letterarie" (soprattutto dantesche e dannunziane) private di un contesto riconoscibile, tale che il lettore possa subito vedere in trasparenza la loro origine,

trasforma anch'esse in elementi espressionistici utili a marcare la rarità delle cose, più che delle parole; 3. L'uso di una terminologia precisa impedisce il crearsi di qualsiasi alone simbolico attorno alle parole: più che evocare qualcos'altro, la parola di Montale "rimbalza" sul lettore come una domanda che non ha ricevuto risposta. Il soggettivismo linguistico di Montale (che consiste in un'assoluta libertà di scelta nel repertorio lessicale – dalla lingua storica a quella scientifica) diviene così strumento per denotare le cose di una forte oggettività....


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