Paesaggi di puglia pasquale rossi riassunto PDF

Title Paesaggi di puglia pasquale rossi riassunto
Author Marta Russi
Course Geografia
Institution Università degli Studi di Foggia
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PAESAGGI DI PUGLIA Riassunto

CAPITOLO 1 LE CARATTERISTICHE FISICO-GEOGRAFICHE La Puglia, dalla sporgenza di Peschici sul Gargano a Punta Ristola, ad ovest del Capo di S. Maria di Leuca, si estende con una superficie amministrativa di 19347 kmq. La regione è per circa due terzi (748 km) cinta dal mare, mentre verso l’interno è delimitata per altri 432 km da confini spesso convenzionali. I confini amministrativi non sempre coincidono con quelli naturali. Le più vistose discordanze tra i confini amministrativi e quelli naturali riguardano l’alta valle del Cervaro, i cui comuni di Savignano di Puglia e Ariano Irpino fanno parte della provincia di Avellino anziché di quella di Foggia, e il Materano, che, fisicamente appartenente alla Puglia, passò alla Basilicata nel 1663. Il primo e più immediato attributo di individualità è chiaramente riconoscibile nel predominante aspetto tabulare della componente morfologica: il 53,2% del territorio regionale è infatti pianeggiante, il 45,3% è collinoso, mentre montagnoso è soltanto il rimanente 1,5%. In complesso, il rilievo si caratterizza per le sue alture modeste e spesso terrazzate. Segue quindi una caratterizzazione di natura geolitologica: l’ossatura fondamentale della regione, infatti, è costituita dai calcari del Cretacico, ultimo periodo del Mesozoico, che ne rappresentano anche le formazioni rocciose più antiche. L’Era Mesozoica favorì l’accumulo di cospicui depositi subacquei. La scarsa profondità del relativo mare e la temperatura piuttosto mite delle sue acque offrirono le migliori condizioni per lo sviluppo di una miriade di organismi marini, i cui gusci e scheletri ricchi di carbonato di calcio diedero luogo alla formazione di quegli strati calcarei, più o meno potenti, che oggi costituiscono il basamento dell’intera regione.

Successivamente, la lenta emersione di tali depositi più o meno compatti comportò l’affioramento dal mare delle attuali maggiori alture delle Murge: Torre Disperata (m 686), Monte Caccia (m 680). La Puglia è interessata anche da altri due elementi strutturali di prim’ordine: il Subappennino Dauno e, congiuntamente, il Tavoliere di Foggia e la cosiddetta “Avanfossa Bradanica”. Il Subappennino Dauno è per lo più costituito da formazioni marmose-arenacee del Terziario; il Tavoliere e l’Avanfossa Bradanica (o “Fossa Premurgiana”) si caratterizzano per la diffusa presenza di affioramenti sedimentari di natura argillosa e sabbiosa-conglomeratica, di età pilopleistocenica. Un tempo usati nella pavimentazione viaria e tuttora nelle massicciate stradali e ferroviarie, i calcari del Cretacico sono stati altresì largamente impiegati in antiche edificazioni megalitiche, nella costruzione di castelli e chiese romaniche, nello sviluppo di tanta parte dell’architettura rustica. Agli inizi della successiva Era cenozoica, l’impalcatura cretacica della regione fu interessata da un lento e graduale innalzamento, mentre nell’ultimo periodo del Terziario e durante il Quaternario fu soggetta ad oscillazioni verticali: si susseguirono alternativamente fasi di erosione e fasi di accumulo. Il deposito che ne derivò determinò una generale regressione marina, così che la regione ebbe a congiungersi con l’Appennino e ad assumere quindi l’odierno aspetto unitario. Il Pliocene è rappresentato da depositi marini che rivestono le masse calcaree. Tra i sedimenti pliocenici, particolare rilevanza assumono i cosiddetti tufi, calcari organogeni prodotti soprattutto dal disfacimento ed accumulo di organismi marini. Durante il Quaternario si è andato attuando il riempimento del Tavoliere. Sedimenti clastici quaternari, per lo più sciolti, di natura argillosa-sabbiosa e conglomeratica, interessano la gran parte delle aree pianeggianti. Tra i depositi del Quaternario, oltre ai carpari, arenarie organogene che in alcune zone assumono i caratteri di conglomerato, degne di nota sono anche le cosiddette terre rosse, ricche di idrossido di ferro, derivate,

secondo molti Autori, dalla degradazione e alterazione dei sottostanti calcari in particolari condizioni di clima umido. Queste terre si estendono sui calcari sia mesozoici che terziari. La tinta rossastra tende talvolta ad assumere sfumature più scure a causa di una più cospicua presenza di humus. Le rocce sedimentarie, impiegate come materiale da costruzione, rappresentano le principali se non uniche risorse del sottosuolo pugliese. Il carsismo si manifesta in Puglia attraverso una vasta gamma di forme sia ipogee che epigee, sia all’interno che lungo la costa. La grotta della Zinzulusa presso Otranto, la Grotta Palazzese a Polignano a Mare, le Grotte del Gargano rappresentano altrettanti esempi di carsismo costiero. Tra i fenomeni carsici superficiali figurano: lame e gravine, solchi di varia lunghezza e larghezza, le prime, generalmente a fondo piatto, prodotte da erosione normale, le altre, più profonde e a più ripidi versanti, fors’anche da una precedente azione tettonica, campi solcati o carreggiati, brevi incisioni, cioè, modellatesi su rocce calcaree, campi di coni, consistenti in spuntoni rocciosi disseminati in aree più o meno ristrette e risparmiati dal lavorio delle acque, il carso nudo o deserto carsico, che affiora con superfici più o meno estese di nuda roccia, polja, ossia campi carsici, pietra carsica, grave, crepacci carsici, vari tipi di doline. In un territorio così crivellato dal carsismo e al tempo non molto piovoso, anche l’idrografia evidenzia suoi propri specifici caratteri. In quanto variamente incrinate da fessure più o meno profonde, infatti, le masse calcaree assorbono a mo’ di spugna le precipitazioni meteoriche, divenendo esse stesse areiche. Il Gargano, le Murge, il Salento sono quasi del tutto privi di idrografia superficiale: solo per brevi periodi e in occasione di piogge abbondanti, una certa quantità di acqua è convogliata dalle già menzionate lame e gravine o confluisce in piccoli laghetti carsici. La permeabilità delle formazioni calcaree alimenta di contro una complessa circolazione idrica sotterranea, che, talvolta, data la vicinanza al mare, vi si scarica scendendo anche al di sotto del livello marino, come nel caso del famoso “Anello di San Cataldo”, nel Golfo di Taranto, oppure

dà origine lungo il litorale stesso a sorgenti non di rado di notevole portata, come a Torre Canne (Fasano) e Santa Cesarea (Lecce). E proprio il Tavoliere rappresenta l’unica parte della regione in cui si è venuta a formare un’idrografia superficiale, sebbene di modesta consistenza. Essi, fino alla metà circa del secolo passato, fino a quando cioè non sono state completate le opere di canalizzazione e di bonifica, spesso si impaludavano, esercitandovi sull’insediamento umano un’azione fortemente repulsiva. Lunga la cimosa premurgiana, da Barletta a Monopoli, invece, sono sorti vari centri costieri. Soltanto l’Ofanto, in quanto corso d’acqua perenne, è da ritenersi un vero e proprio fiume. Lungo 170 km, registra delle oscillazioni di portata abbastanza elevate. I deflussi dell’idrografia della nostra regione sono essenzialmente determinati dalle condizioni climatiche. Il clima della Puglia risente in misura notevole dei condizionamenti derivanti dalla propria posizione del suo pianeggiante territorio rispetto ai rilievi: il Gargano e il Subappennino Dauno chiudono la regione all’influenza dei venti settentrionali e occidentali, freschi e umidi. La regione è invece aperta ai venti sciroccali del quadrante meridionale. Gran parte della regione risulta inquadrata all’interno delle isoterme medie annue di 15-17 °C, mentre poco al di sotto dei 15 °C si pongono le frange più elevate del Gargano, del Subappennino Dauno e delle Murge. Mel mese più freddo (gennaio), la temperatura media oscilla intorno ai 7 °C; nel mese più caldo (agosto), si registrano temperature intorno ai 25-26 °C. La stagione estiva, inoltre, è caratterizzata da un minimo di piovosità, che tocca generalmente valori oscillanti fra i 50 e 75 mm. La pioggia che mediamente si riversa nel corso dell’anno, oltre che di scarsa quantità, è anche di scarsa intensità.

La posizione geografica, dunque, la configurazione morfologica, la storia geologica, il clima, il contatto col mare, l’insieme di quei caratteri fisicogeografici fin qui delineati negli aspetti essenziali, insomma, hanno da sempre costituito un supporto ambientale complessivamente favorevole all’insediamento e alle attività umane. La particolare posizione all’estremità sud-orientale della Penisola Italiana, infine, ha fatto della Puglia una specie di ponte naturale, in cui civiltà assai diverse, l’occidentale e orientale, l’agraria e la mercantile, si sono incontrate lasciando segni indelebili nelle lingua, nei costumi, nelle tradizioni, nell’arte, nei paesaggi.

CAPITOLO 2 LE VICENDE STORICHE È possibile distinguere all’interno della Puglia ambiti subregionali, quali il Subappennino Dauno, il Tavoliere, il Gargano, le Murge e il Slento, caratterizzati dalla formazione ed evoluzione di diversi e specifici paesaggi. La Puglia è stata meta di coloni greci, senza contare le precedenti popolazioni. A Brindisi, uno dei principali porti della regione, aveva termine la Via Appia, la più importante via di comunicazione tra Roma e la Grecia. La Puglia non è stata mai una regione isolata ed è stata abitata sin da tempi remoti, come attesta l’abbondante materiale paletnologico rinvenuto soprattutto nelle grotte disseminate lungo la costa e nell’interno. Ci limiteremo a ricordare solo la Grotta delle Mura, a sud-est di Monopoli, nella quale sono stati ritrovati oggetti di selce del Paleolitico. Le manifestazioni più suggestive della preistoria pugliese sono certamente rappresentate dai dolmen, i menhir e le specchie. I dolmen sono monumenti sepolcrali costituiti da 3 o 4 lastre monolitiche conficcate verticalmente nel terreno e sormontate da un lastrone che fa da copertura. Di essi il più noto è quello di “Chianca”, così denominata dalla località in cui fu scoperto nel 1909, a circa 5 km da Bisceglie, sulla strada per Corato. I menhir sono monoliti stretti e lunghi, infissi nel suolo a mo’ di obelischi. Nulla di preciso si può dire circa il loro significato. Le specchie sono enormi cumuli di pietra informi che, a pianta solitamente circolare, raggiungono anche i 12 metri di altezza. Dubbia ne è la significazione, sebbene molti Autori ritengano che fossero destinate all’avvistamento (da specula = vedetta). Una prima ripartizione della Puglia riguardo all’antico popolamento può effettuarsi nella distinzione in Daunia, Peucetia e Messapia, all’incirca

rispettivamente corrispondenti alla Capitanata, la Terra di Bari e la Terra d’Otranto. La Capitanata fu abitata già nel I millennio a.C. dai Dauni, che si erano stanziati dapprima nel Gargano e successivamente nel resto della regione. I Dauni raggiunsero un elevato grado di sviluppo economico e culturale, come testimoniato dai numerosi centri trincerati. Il primo millennio a.C. registra in Terra di Bari lo stanziamento dei Peuceti non solo lungo la cimosa costiera, ma anche all’interno, ove è documentato dalle rovine di Monte Sannace (Gioia del Colle). I Messapi si estesero nella Puglia meridionale, a nord sino alla linea Taranto-Brindisi, la cosiddetta “Soglia Messapica”, e ad ovest fino al Bradano. Essi diedero un forte impulso alla nascita di diversi centri abitati: l’impianto urbano è particolarmente caratterizzato dalla presenza di mura megalitiche, come ad esempio quelle di Manduria. Gli intensi rapporti con il mondo ellenico trovarono il loro fulcro nella città di Taranto, che esercitò notevole influenza politica e culturale su gran parte della Magna Grecia e quindi della nostra regione. L’Appia perveniva in Puglia da Venosa attraverso Silvium (Gravina) e giungeva prima a Taranto e poi a Brindisi; la sua variante adriatica, la Traiana cioè, dopo aver attraversato il Tavoliere passando per Troia ed Ordona, raggiungeva Rubi (Ruvo) e quindi Barium (Bari), per proseguire poi lungo la costa sino a Egnazia e Brindisi. In Terra di Bari, il sistema insediativo registrava un doppio allineamento: uno costiero, che d a Aufidena (centro scomparso ubicabile alla foce dell’Ofanto) giungeva a Egnazia attraverso Barduli (Barletta), Trani, Bari, Polignano a Mare e Monopoli, ed uno subcostiero, costituito da Canne, Canosa, Bitonto, Ruvo, Rutigliano e Conversano. Più articolata la trama dei centri di Terra d’Otranto: oltre alle zone “archeologiche” di Carovigno, Ostuni, Francavilla Fontana, Mesagne, Latiano, Cavallino, Muro si riconoscono Valesio (centro scomparso),

Manduria, Oria, Rudie (centro scomparso), Soleto, Vereto (centro scomparso), Vaste, Ugento, Alezio, Nardo e gli attuali capoluoghi provinciali di Lecce (Lupiae), Brindisi (Brundisum) e Taranto (Tarentum). La più antica denominazione ufficiale di Apulia risale alla suddivisione dell’Itali in 11 regiones promossa da Augusto intorno al 6 d.C.: la regio seconda fu denominata Apulia et Calabria. L’Apulia occupava la parte centro-settentrionale del territorio regionale sino all’allineamento EgnaziaTaranto, allargandosi ad ovest sino ai monti del Sannio e alla sella di Conza (Irpinia); la Calabria corrispondeva all’odierno Salento. Dopo il crollo dell’Impero Romano, invasioni e guerre sconvolsero a più riprese i caratteri dell’assetto regionale. In età medievale, la Puglia è anche terra di passaggio di pellegrinaggi: quelli diretti in Terrasanta e quelli che dall’Oriente si dirigono a Roma. Il santuario di Monte Sant’Angelo, nel Gargano, ne è quasi una tappa d’obbligo. La divisione dell’Italia fra Longobardi e Bizantini, nella seconda metà del VI secolo, ebbe la sua ripercussione anche nella regio seconda fu divisa fra il Ducato di Benevento, appartenente ai Longobardi, e la Calabria, rimasta sotto il dominio di Bisanzio. Nella seconda metà del X secolo e gli inizi dell’XI i Bizantini scatenano una violenta offensiva con cui riconquistano gran parte del Mezzogiorno: istituiscono il “Thema di Longobardia” e il “Thema di Calabria”. Quest’ultimo esclude ormai il Salento e si restringe unicamente al Bruzio, d’ora in avanti indicato definitivamente con la nuova denominazione di Calabria. L’altro thema si estende a comprendere amministrativamente l’intera Puglia. Il toponimo ufficiale di Longobardia non riesce ad imporsi e a sostituire quello di Apulia. I Bizantini, oltre che ricostruire centri di antica origine, come la distrutta Lucera, si diedero cura di organizzare specialmente lungo il confine del

Catapanato una cintura di basi strategiche: Melfi lucana, Troia, Dragonara, Civitate, Castel Fiorentino, Candela, Biccari, Montecorvino, Chieuti, Serracapriola. Anche in Terra di Bari non mancarono di potenziare qualche centro in posizione strategicamente rilevante: è il caso di Gravina, che fu promossa ad importante piazzaforte. E quando tutti i catapanati bizantini furono riunificati in un unico Catapanato d’Italia, Bari ne fu eletta a capitale quale sede del Catapanato. La Chiesa Ortodossa espandeva la sua influenza culturale e linguistica soprattutto nella Puglia peninsulare, tuttora evidente nei centri abitati della cosiddetta “Grecìa Salentina”. Contro l’esosa dominazione bizantina Melo capeggiò da Bari, nel 1009, una rivolta che culminò nella sconfitta dei Bizantini in campo aperto tra Bitonto e Bitritto. La ribellione fu poi sedata e Melo fu costretto alla fuga sul Gargano, ove si incontrò con un manipolo di Normanni, venuti in pellegrinaggio al Santuario di San Michele Arcangelo. Con essi definì gli accordi preliminari che dovevano in seguito portare alla definitiva sconfitta dei Bizantini. Alterne vicende avevano ormai consacrato il nome di Melo quale campione della libertà della Puglia, in ciò poi emulato da suo figlio Argiro. Malgrado le vicissitudini belliche, la dominazione normanna non mancò di favorire una certa crescita economica. Particolare importanza assunsero vari centri costieri, Trani fra i primi. Ai Normanni si deve, e non poco, lo sviluppo di Foggia, fondata agli inizi dell’XI secolo nella malsana località di Santa Maria di Fovea dai superstiti della vicina e antica Arpi. Al periodo normanno altresì risale, in Terra di Bari, la costruzione a Rutigliano della Chiesa Madre Santa Maria della Colonna. Anche il castello di Conversano è di origine normanna. Con l’avvento di Federico II (1194-1250) la Puglia conobbe un breve ma intenso periodo di ricostruzione materiale e morale. Le città marittime strinsero fitti rapporti commerciali con Venezia, la Dalmazia e le Terre del

Levante. Oltre che nella costruzione della fastosa residenza imperiale di Foggia (di cui purtroppo non rimane quasi nulla), l’impegno nell’attività edilizia da parte della dinastia sveva e del suo maggiore rappresentante in particolare – senza dimenticare che a suo figlio Manfredi si deve la fondazione di Manfredonia – fu davvero notevole nell’ambito castellare: un preciso riferimento è d’obbligo almeno per i castelli urbani di Barletta, di Trani, di Gioia del Colle, di Bari. E a quello celeberrimo di Castel del Monte. Siamo ormai nella piena fioritura del romanico pugliese: sarà sufficiente citare soltanto la Cattedrale e la Basilica di San Nicola a Bari, le Cattedrali di Trani, Bitonto, Troia, Ruvo, Molfetta. Nel 1300, durante cioè il dominio angioino, un notevole impulso ebbe, con le universitas, la vita municipale, sebbene alle prese con difficoltà provocate da uno spinto infeudamento. Nel 1313 Roberto d’Angiò istituì a Gravina una fiera annuale per bestiame. Nel XV secolo, da un lato la regolamentazione della “Dogana della mena delle pecore” modificò profondamente il molto del Tavoliere, dall’altro, insieme con essa, il persistente regime feudale mise in crisi molti borghi agricoli all’interno del Barese. Agli Aragonesi subentrarono gli Spagnoli, nel 1503 definitivamente vincitori a Cerignola sui Francesi. È fin troppo noto il malgoverno degli Spagnoli: il disinteresse per le sorti della regione si evidenzia nell’abbandono del Tavoliere alla pastorizia, l’impaludamento di vaste zone costiere. Crollato il dominio spagnolo, nel 1707, la Puglia, dopo due secoli di miseria, è occupata dagli Austriaci e nel 1734 passa finalmente nelle mani di Carlo III di Borbone, il quale si propose di affrontare molteplici e complessi problemi. Tra i vari tentativi di riforme, senza dubbio particolare risalto assunse l’intento di ridimensionare i vecchi privilegi del clero e della nobiltà. Sono gli anni – fine Settecento, inizi Ottocento – in cui si avviò quel processo che comportò importanti modificazioni strutturali a scala urbana.

CAPITOLO 3 VEGETAZIONE SPONTANEA E PAESAGGIO AGRARIO La vegetazione, spontanea o coltivata che sia, assume un ruolo molto importante nella composizione del paesaggio e ne determina in maniera significativa la formazione del quadro visivo. La vegetazione spontanea in Puglia è principalmente rappresentata da boschi, boscaglie, macchie e garighe, appartenenti alla famiglia delle “Sclerofille sempreverdi”: un insieme di piante arboree ed arbustive costituito prevalentemente da ulivi, selvatici, querce, mirti, cipressi, allori, eriche, lentischi, ginestre. Tra le regioni italiane, la Puglia, purtroppo, è quella che, per le distruzioni operate dall’uomo, detiene il più basso indice di boscosità. Nondimeno, essa conserva una varietà di quercia, il fragno, che non si trova in nessun’altra parte dell’Italia. Sulla presenza in Puglia, soprattutto nelle Murge sud-orientali, di questa pianta esclusiva della penisola balcanica sono state proposte diverse spiegazioni. Ai nostri giorni, il bosco a fragno si è ridotto a ben pochi lembi residui che meglio si conservano in talune vallecole che si aprono nei pianori murgiani. L’area di maggiore diffusione coincide sostanzialmente con il quadrilatero costituito grosso modo da Cassano delle Murge, Santeramo in Colle, Gioia del Colle e Acquaviva delle Fonti. Essendo la Puglia una regione di antico insediamento e quindi di antico sfruttamento agricolo, gran parte della sua copertura vegetale è opera dell’uomo. Grano, olivo e vite, una triade tipicamente mediterranea, costituiscono le più diffuse e preziose forme di utilizzazione del suolo. Tanta parte del paesaggio agrario della nostra regione è il risultato anche di opere di bonifica idraulica. Sarà bene ricordare, però, che in tempi a noi più vicini ci si è resi conto che ...


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