Parafrasi PDF

Title Parafrasi
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Milano
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parafrasi poesie richieste per l'esame...


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Parafrasi Jacopo da Lentini Io ho fatto promessa di servire Dio, così che io possa andare in Paradiso. A quel santo luogo di cui ho sentito parlare, dove divertimento, gioco e riso durano ininterrottamente. Non vorrei andarvi senza la mia donna, quella dalla chioma bionda ed il volto luminoso, poiché senza di lei non potrei aver gioia, essendone diviso. Ma non sto dicendo tutto questo allo scopo di voler peccare con lei, bensì soltanto perché vorrei vedere la sua dignitosa condotta e il suo bel viso e il dolce sguardo; vedere la mia donna nella gloria del paradiso lo considererei una grande consolazione.

Analisi Autore: Jacopo da Lentini Genere metrico: Sonetto Schema rimico: ABAB ABAB CDC DCD Commento Il sonetto ha un’impronta laica e vi sono richiami a termini provenienti dalla poesia provenzale, come “sollazzo, gioco e riso” (climax) che rendono l’idea di un paradiso fisico/corporeo e non di una corte angelica. È evidenziata la futura infelicità del poeta se sarà allontanato dalla sua donna. La sua sola gioia, ricompensa, sarà la futura felicità della sua donna che si troverà nella gloria del paradiso. Presenza della rima siciliana. Parafrasi Guinizzelli 1.

Analisi

Autore: Guido Guinizzelli Genere metrico: Canzone a sei stanze Schema ritmico: ABAB cDc EdE Commento Nella canzone possiamo riscontrare tanti elementi: nella prima stanza vi è un richiamo al mondo naturale/vegetale al quale il poeta paragona la nobiltà d’animo, tema fondamentale dell’intera opera. Tutto questo si ripete fino alla 4 stanza dove entra il tema politico: troviamo una sorta di invettiva del poeta contro chi si professa nobile di sangue ma non di animo, affermando che la vera nobiltà sta nel cuore. Nelle ultime stanze, il poeta paragona la donna a Dio, poiché essa risplende negli occhi di chi le è fedele, come Dio nelle intelligenze angeliche, cioè gli angeli (enti razionali di pura ragione). Dio rimprovera il poeta di questo paragone ma lui si giustifica dicendo di non aver colpa di averla amata poiché sembrava una creatura celeste. Alternanza versi endecasillabi e settenari. 2. Io voglio lodare la mia donna così come è veramente e paragonarla alla rosa e al giglio. Essa risplende e pare più di quanto risplenda la stella del mattino (Venere) e tutto ciò che risplende in cielo lo paragono a lei. A lei paragono una verde campagna e l'aria, tutti i colori dei fiori giallo e rosso oro e azzurro e ricchi gioielli che si donano: attraverso lei lo stesso amore si purifica. Passa per le vie adornata delle sue virtù ed è così angelica che abbassa l'orgoglio a qualunque persona doni il suo saluto e rende fedeli coloro che non credono; e nessun uomo che sia vile le si può avvicinare e vi dirò che ha una virtù ancora maggiore nessun uomo alla sua presenza può avere pensieri vili

Analisi Autore: Guido Guinizzelli Genere metrico: sonetto Schema rimico: ABAB ABAB CDE CDE

Commento Il poeta loda la donna amata considerata tramite per la salvezza celeste. l’attesa del suo saluto è intesa come fonte di benessere spirituale, espressi in uno stile raffinato e armonioso. La bellezza della donna non è materiale, e non viene quindi descritta realisticamente bensì evocata con l’utilizzo di metafore e paragoni. L’esperienza dell’amore è per il poeta collegata alla condizione paradisiaca dell’anima. Per la prima volta, qui entra in gioco la donna salvifica, la donna angelo, simbolo della poesia stilnovista. Parafrasi Cavalcanti 1.

N.B si riebbe—reagì

Analisi Autore: Guido Cavalcanti Genere metrico: sonetto Schema rimico: ABBA ABBA CDE CDE Commento Il grande tema della poesia risulta essere l’amore provocato da una donna. Tramite i suoi occhi, essa è riuscita a catturare l’attenzione del poeta che a sua volta viene colpito dal dio Amore. Nella canonica descrizione dell’innamoramento, il poeta aggiunge un altro elemento, la ragione: è quest’ultima a subire gli effetti devastanti dell’amore. 2. Chi è questa donna che avanza e ogni uomo l’ammira, che fa vibrare di luminosità l’aria e porta con sé Amore così che nessun uomo può parlare, ma ciascuno sospira? O Dio, a che cosa può assomigliare quando volge lo sguardo, lo dica Amore, perché io non lo saprei riferire: mi sembra a tal punto signora di umiltà, che ogni altra donna al suo confronto può essere chiamata superba. Non si potrebbe raccontare la sua bellezza, dato che a lei si inchina ogni nobile virtù e la bellezza la indica come sua dea. La nostra mente non fu mai così elevata né fu posta in noi tanta perfezione da poterne adeguatamente avere conoscenza.

Analisi Autore: Guido Cavalcanti Genere metrico: sonetto Schema rimico: ABBA ABBA CDE EDC Commento la donna amata viene paragonata ad una creatura la cui bellezza è indescrivibile tanto da far sospirare tutti quelli che l’ammirano non trovando il coraggio di rivolgergli la parola. Il poeta sottolinea come la mente/ragione sia impossibilitata a dare una spiegazione ben precisa a questo fenomeno. Tutti si trovano in uno stato di estasi al suo cospetto. La presenza del non (anafora) nelle due terzine, sottolinea la negatività del poeta e l’incapacità della ragione. Parafrasi Dante Alighieri 1. Guido, io vorrei che tu, Lapo ed io fossimo catturati per magia e messi su una piccola nave che con qualunque vento andasse attraverso il mare, secondo il mio ed il vostro desiderio, in modo tale che una burrasca o un altro tipo di cattivo tempo non ci potesse essere di ostacolo; anzi, vivendo sempre secondo un’unica volontà, aumentasse la voglia di stare insieme. E poi il buon mago mettesse insieme a noi la signora Vanna e la signora Lagia insieme a quella che occupa il trentesimo posto: e qui vorrei parlare sempre d’amore e che ciascuna di loro fosse felice come io credo che lo saremmo noi.

Analisi Autore: Dante Alighieri Opera: Rime Genere metrico: sonetto Schema metrico: ABBA ABBA CDE EDC Commento Il sonetto risale al periodo giovanile del poeta. Esso è influenzato da termini provenienti dalla tradizione bretone come (incantamento, incantatore). È una fantasia giovanile e vi è un richiamo al

serventese, la classifica che Dante stende delle donne più belle dove pone Beatrice al 30esimo posto. Il testo è molto scorrevole e semplice da comprendere. 2. Nelle mie parole voglio essere aspro come lo è nei suoi gesti questa bella pietra, la quale racchiude in sé una sempre maggiore durezza e una natura più crudele, e riveste il suo corpo di un diaspro [pietra durissima] tale che, a causa sua o del fatto che lei arretra, non esce mai dalla mia faretra una freccia che la colpisca nel vivo; e lei invece uccide, e non serve che uno si protegga o cerchi di schivare i suoi colpi mortali, che, come avessero le ali, giungono a segno e spezzano qualunque armatura: cosicché io non so e non posso difendermi da lei.(stanza I) Ah, se potessi vedere lui che trafigge a metà il cuore di quella donna crudele che fa a pezzi il mio; poi non temerei la morte, dove io corro per la sua bellezza: infatti questa assassina malvagia e letale colpisce tanto nel sole quanto nel buio. Ahimè, perché non urla per me, come io urlo per lei, nel caldo torrente [della passione]? Infatti io griderei subito: "Vengo a salvarvi"; e lo farei volentieri, e metterei le mani nei biondi capelli che Amore, per consumarmi, increspa e colora d'oro, e allora le piacerei. (stanza V)

Analisi Autore: Dante Alighieri Opera: Rime Genere metrico: Canzone Schema rimico: ABbC ABbC CDdEE Commento Per i suoi numerosi suoni forti e duri, la canzone è stata ritenuta l’iniziatrice delle così dette Rime Petrose. Sin da subito il poeta sottolinea questo cambio di registro stilistico. Fin ad ora ha descritto la donna amata con un linguaggio sopraffine, ma adesso descrive questa suddetta donna in maniera più “violenta”, più passionale. Egli la paragona ad una pietra, poiché nessuno può piegarla e col suo modo di fare colpisce il poeta. Egli riesce ad ottenere un suono aspro con l’utilizzo di più consonati dure. 3. Donne che comprendete la vera essenza di amore, con voi voglio parlare della mia donna, non perché pretenda di esaurire la sua lode, ma per sfogare la mente ragionando. io dico che, pensando alla sua virtù, Amore si fa sentire così dolcemente in me, che se io allora non perdessi coraggio, farei innamorare di lei la gente con i miei versi. e io non voglio cantarla in stile così alto, da divenire vile per il timore di non riuscirci; ma tratterò della sua nobiltà in modo poco profondo rispetto a lei, o donne e donzelle amorose, con voi, poiché non è argomento da trattare con altri. (stanza I) Un angelo si lamenta nell’intelletto divino e dice: “Signore, nel mondo si può vedere un miracolo nell’operazione di una creatura che risplende fino a qui”. Il cielo, che non ha nessun’altra mancanza se non quella di non avere lei, la chiede al suo Signore, e ogni santo la invoca in grazia. Solo la pietà difende la causa degli uomini, dato che Dio, riferendosi alla mia donna, afferma: “Diletti miei, ora sopportate in pace che la vostra speranza (Beatrice) rimanga per tutto il tempo che voglio là dove c’è uno (Dante) che si aspetta di perderla, o che dirà all’Inferno: o dannati, io ho visto la speranza dei beati”. (stanza II)

Analisi Autore: Dante Alighieri Opera: Vita Nova Genere metrico: canzone Schema rimico: ABBC ABBC CDD CEE

Commento

la canzone si trova nel capitolo 19esimo dell’opera dedicata principalmente alla figura di Beatrice. Questa canzone risulta essere una lode per la donna amata e il poeta sceglie di condividerla con altre donne poiché la loro mente è più predisposta a intendere gli argomenti amorosi, ma afferma di non volerla innalzare troppo, poiché teme di far innamorare altri della sua donna. Si evince la volontà di definirla come una creatura divina che il cielo brama, ma Dio non intende chiamarla subito, poiché sa che i suoi effetti servono più sulla terra per purificare l’anima di chi la incontra. Qui sembra che Dante stia anticipando l’idea della Commedia. 4. La mia donna si mostra tanto nobile e onesta, quando saluta la gente, tanto che tutti fanno silenzio e gli occhi non osano guardarla. Ella procede, sentendosi lodare, rivestita di umiltà, espressione di benevolenza, e pare sia una creatura scesa dal cielo sulla terra per mostrare la potenza divina. Si mostra talmente bella a chi la guarda, che infonde tramite gli occhi una dolcezza al cuore che può capire solo chi la sperimenta direttamente e sembra che dal suo volto emani un soave sentimento che dice all’anima: Sospira.

Analisi Autore: Dante Alighieri Opera: Vita Nova Genere metrico: sonetto Schema rimico: ABBA ABBA CDE EDC Commento Il sonetto si trova nel capitolo 26esimo dell’opera. Troviamo al centro del componimento la bellezza divina della donna che impossibilita tutti quanti di guardarla. Tuttavia essa rimane sempre umile nonostante tutti la lodino. L’ultima parola “sospira” è legata a “spiro” cioè Spirito, quindi Spirito Santo, quindi Dio. La donna tramite la sua bellezza riesce a far convertire tutti e a portar a termine la missione che Dio le ha affidato. 5. Divina Commedia, Purgatorio canto XXX 19-75 Tutti dicevano: ‘Benedetto tu che vieni!’, e gettavano fiori da sopra e dai lati, ‘oh date, spargete i gigli a mani piene!’ Io vidi già con il sorgere del sole la parte ad oriente divenire tutta rosa, e il resto del cielo splendidamente sereno; ed il sole stesso sorgeva velato, così che, per il filtro dei vapori, l’occhio poteva sostenerne più a lungo la vista: così in una nuvola di fiori che saliva dalle mani degli angeli e ricadeva in terra ed in ogni dove, posta su un candido velo coronata d’ulivo mi apparve una donna, coperta da un manto verde con un vestito di color rosso vivo. Ed il mio spirito, che ormai da molto tempo non sentiva più lo stupore ed il turbamento legato alla sua presenza e visione, anche senza averla riconosciuta con gli occhi per una misteriosa virtù che partì da lei, sentì ancora la forza dell’antico amore. Non appena alla vista mi colpì il grande potere che già mi aveva colpito durante il periodo dell’adolescenza, mi voltai a sinistra con l’ansia con la quale il bambino corre dalla madre quando ha paura o prova dolore, per dire a Virgilio: “Neanche una goccia di sangue mi è rimasta che non trema: riconosco i segni dell’antico amore”. Ma Virgilio non aveva lasciato tracce della sua presenza, Virgilio dolcissimo padre, Virgilio a cui mi diedi per la mia salvezza; neanche tutto ciò che Eva perse valse a non farmi sporcar con le lacrime le guance prima pulite dalla rugiada. “Dante, non piangere più, non piangere perchè Virgilio se ne va, perchè piangerai per ben altro dopo”. Come un ammiraglio che da poppa a prua controlla il lavoro dei marinai a cui sono affidate le navi e li incoraggia a fare bene; così sul lato sinistro del carro, quando mi girai sentendomi chiamato, che qui è scritto per necessità, vidi la donna che prima mi apparve celata da una festa angelica, guardarmi con gli occhi al di qua del fiume. Nonostante il velo che le cingeva la fronte, cinto dalla corona di ulivo, non la rendesse visibile chiaramente, sempre regalmente altera nel suo essere, continuò come colui che parla lasciando per ultimo l'argomento più importante: “Guarda qui bene! Sono io, sono Beatrice. Come ti reputi degno di accedere al monte? Non sai che qui sono solo gli uomini felici?”.

Analisi Autore: Dante Alighieri Opera: Divina Commedia Genere metrico: terzine dantesche Schema rimico: ABA BCB CDC Commento Dante si trova nel Purgatorio ed è appena arrivato nel Paradiso Terrestre. Qui viene colpito dalla visione di una donna che lui riconosce come Beatrice e la descrive richiamando lo stile usato per la Vita Nova. Dante vuole condividere la sua emozione con la sua fedele guida, Virgilio, che però va via (egli rappresenta la ragione e non essendo illuminata dalla fede non può andare oltre [conoscenza di Dio]) e questo provoca commozione al poeta che viene subito rassicurato da Beatrice, sua nuova guida. Parafrasi Petrarca 1.

Analisi Autore: Francesco Petrarca Opera: Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta) Genere metrico: sonetto Schema rimico: ABBA ABBA CDE CDE Commento Il poeta esordisce chiedendo perdono per il suo errore commesso in gioventù che lo ha cambiato: l’amore. Egli si rende conto di essere parso agli altri una sorta di barzelletta soltanto perché ha mostrato i suoi sentimenti. Egli si rende conto di non aver guadagnato nulla con questo gesto, solo vergogna e pentimento. Sul punto di vista stilistico, il poeta sceglie dei termini accumunati da uniformità di suono. Le parole chiavi sono suono, sono, sogno che rappresentano l’esperienza e il pensiero del poeta. 2.

Analisi Autore: F. Petrarca Opera: Canzoniere (R.V.F) Genere metrico: sonetto Schema rimico: ABBA ABBA CDE DCE Commento Il poeta, tramite un gioco di parole (l’aura- vento- Laura, metafora), parla della donna causa del suo innamoramento (errore) giovanile, Laura, a cui è dedicata l’intera opera. Egli descrive alcune parti del copro della donna come i biondi capelli, i suoi occhi brillanti, il viso pallido. Rientra uno dei temi cari ai stilnovisti, la donna angelo, anche se per Petrarca essa corrisponde ad un breve sogno, creatura divina la cui bellezza è indescrivibile, ma in questo caso essa non ha una funzione salvifica. 3. Sono immerso nella meditazione e, riflettendo, sono assalito da una profonda pietà nei confronti di me stesso, che spesso mi conduce a un pianto diverso da quello passato [ora piange per la coscienza delle proprie colpe, mentre prima piangeva perché Laura non lo ricambiava]. Vedendo, ogni giorno che trascorre, avvicinarsi sempre di più il momento della morte, mille volte ho pregato Dio perché mi desse la grazia con la quale la mia anima potesse sollevarsi dal carcere della vita mortale raggiungendo il cielo. Ma sino a questo momento niente mi giova, per quanto io preghi, sospiri o pianga. E ciò avviene a giusta ragione, perché chi ha avuto la possibilità di stare in piedi camminando su una giusta strada e invece è voluto cadere durante il cammino si merita di rimanere, suo malgrado, disteso in terra. Quelle pietose braccia [del Cristo crocifisso], alle quali desidero affidarmi, le vedo ancora aperte [in segno di perdono e accoglienza], ma ho paura, soprattutto se penso alle persone che non sono riuscite a salvarsi e perciò tremo di terrore per la mia situazione; il desiderio di Laura e della gloria ancora mi attraggono, e ormai sono giunto forse agli ultimi giorni della mia vita.

Analisi Autore: F. Petrarca Opera: canzoniere (R.V.F) Genere metrico: sonetto Schema rimico: ABBA ABBA CDE CDE

Commedio Il sonetto è percorso da sentimenti carichi di negatività. Il poeta sente che questi sono i suoi ultimi giorni e cerca di chiedere perdono a Dio così da entrare in paradiso, ma il suo pensiero si posa anche sulle anime delle altre genti e per questo aumenta il suo timore. Possiamo trovare varie figure retoriche come omeoteleuto (tremo-extremo, leva-releva) e un climax (prego, sospiro, lagrimar). Parafrasi Machiavelli

Analisi Autore: Niccolò Machiavelli Opera: De Principatubus Commento Il capitolo fa parte della sezione più scandalosa e controversa dell'intera opera, in quanto si espongono le modalità di comportamento che il principe deve adottare se vuole conservare lo stato e il potere. Parafrasi Della Casa O dolce selva (del Montello) solitaria, amica dei miei pensieri sbigottiti e delusi, mentre Borea (il vento di tramontana) nei giorni bui e accorciati avvolge l’aria e la terra di un gelo spaventoso, e la tua verde chioma (fogliame) ombrosa, vecchia come la mia, sembra che tutt’intorno diventi bianca, adesso, che invece di fiori rossi e bianchi tutti i tuoi prati soleggiati hanno neve e ghiaccio, io vado ripensando a questa breve e nuvolosa luce (la vita) che mi resta, e anch’io sento il respiro e le membra farsi di ghiaccio; ma mi raggelo

più di te, dentro e intorno, perché a me il mio inverno porta un Euro (vento di sud-est) più rigido, una notte più lunga e giornate più fredde e più brevi. Analisi Autore: Giovanni Della Casa Opera: Rime Genere metrico: sonetto Schema rimico: ABBA ABBA CDC DCD Commento Il sonetto non ha un carattere religioso, bensì umano legato alla paura della morte. Qui il motivo della vecchiaia, che avanza inesorabile, come l’inverno della vita, si esprime con straordinaria fermezza in simboli, ritmi, immagini di un’eloquenza rattenuta che va ben al di là dell’arte combinatoria e scolastica dei poeti minori. La presenza di enjambement è costante e spezza alcuni dei sintagmi più forti. Parafrasi Ariosto Chi cade nella passione amorosa, cerchi di tirarsene fuori prima di rimanerci immischiato; perché non troverà altro che follia, secondo l’universale giudizio dei sapienti; e se anche non si impazzisce come Orlando, la pazzia sarà comunque manifesta in altro modo. C’è forse un sintomo più evidente di pazzia che perdere sé stessi nella ricerca di altri? Ci sono vari possibili segnali, ma la pazzia che li provoca è una soltanto. È come muoversi per una foresta smisurata, chi si inoltra è costretto inevitabilmente a sbagliare: qualcuno esci di strada da una parte, altri da un’altra. Per concludere, quello che vi voglio dire è: a chi consuma la propria vita nell’amore, oltre ogni pena, merita il ceppo e la catena del pazzo. Mi si potrà certo dire: ” Frate, tu vuoi mostrare l’errore degli altri senza vedere il tuo” Io vi rispondo che vi comprendo molto bene, ora che ho un attimo di lucidità mentale: ed ho gran desiderio (e spero proprio di farlo) di riposare e abbandonare le danze (amorose): ma fare come vorrei al momento non posso perché il male è ormai penetrato fino all’osso. Signore (Ippolito), nell’ultimo canto vi ho raccontato che Orlando, furioso ed uscito di senno (impazzito), si era levato le armi e le aveva abbandonate ovunque, si era spogliato nudo stracciandosi i vestiti, e aveva gettato la spada, aveva divelto piante e fatto risuonare le caverne e tutta la foresta; alcuni pastori furono richiamati sul luogo dal frastuono, per loro cattiva sorta e per qualche loro grave peccato.

Analisi Autore: Ludovico Ariosto Opera: Orlando Furioso Genere metrico: ottave Schema rimico: ABABABCC Commento Siamo nel canto 24esimo, nel...


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