Parafrasi Adone PDF

Title Parafrasi Adone
Course Letteratura italiana ii
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Parafrasi Adone...


Description

CANTO 1, ALLEGORIA Amore, battuto con una frusta di rose e spina da Venere, fugge adirato e piangente prima da Apollo, poi da Vulcano e infine da Nettuno. Commuove tutti e tre con la sua bellezza e i piaceri d’amore, mai disgiunti dai dolori. Adone, bel giovane nel fiore degli anni, spinto dalla volubile Fortuna dalla natia Arabia arriva a Cipro e qui è accolto dal pastore Clizio, allegoria del nobile letterato Imperiali. 1 CANTO 1, ARGOMENTO Adone, dai lidi dell’Arabia, si trasferisce in una Piccola barchetta a Cipro, dove nacque. Amore Gli scatena contro una tempesta e il pastore Clizio lo accoglie nella sua abitazione. 1 Io ti chiamo, santa madre di Amore, figlia di Giove, per la quale la più dolce e calma sfera si gira e si muove, bella dea d’Amantuta e di Citera; chiamo te, la cui stella, dalla quale proviene ogni grazia, è annunciatrice della notte e del giorno; chiamo te, il cui chiaro e ispiratore raggio rischiara il cielo e fa innamorare. 2 Solo tu puoi far godere gli altri, sulla terra, di uno stato d’ozio pacifico e sereno. Giano, calmato, ha chiuso per te il tempio, la Rabbia, addolcita, frena la sua ira; dato che Marte spesso è solito stare nel tuo seno e combatte con gioia con armi felici e dilettevoli, e il letto viene chiuso. 3 Tu raccontami i casi fortunati E la gloria alta del tuo amato giovinetto; Come visse prima, quale destino Lo uccise e tinse l’erba del suo sangue. Insegnami a raccontare i dolori dolcemente acerbi Del tuo cuore ferito, le dolci lamentele e il dolce pianto; e tu inculcami il canto dei tuoi cigni. 4 Ma mentre io tento, dea benigna, di costruire un racconto che superi gli anni, iniziando a dire dell’ardore che ti accese gli affanni prima così grati e poi così gravi, Amore, con dolcezze pari quasi alle offese Mi alzi leggero a tanta altezza E con la sua fiamma, se ne sono degno, infiammi il cuore, illumini l’ingegno. 5 E te, o Luigi, che superi in bellezza E di splendore lo stesso Adone E, seguendo nonostante la giovane età, le tracce Del defunto padre, quasi lo raggiungi, Per il quale Vulcano si affatica nella sua fucina, al quale Parigi Deve cogliere palme e scolpire statue, rivolgo la preghiera affinchè mi ascolti e intrecci il mio alloro con il tuo giglio. 6 Se io mi spingo a raggiungere la tua grandezza con la penna, che da sola non ce la fa, lo faccio affinchè mi dia il soffio necessario e le ali per completare la gran opera. Senza tali aiuti, il fragile intelletto, che non pareggia l’altezza dei tuoi onori, ha paura della così abbagliante luce del sole che scioglie l’audace e temeraria cera. 7 Ma quando quel coraggio che ora anticipa gli anni, facendo vibrare al vento lo stendardo paterno per combattere la superbia e la forza del crudele sultano che regna sull’Asia, vinta col tuo valore la vanità degli altri sovrani prima che la maturità sia raggiunta, allora, tu con la spada al fianco e io con la cetra al collo, l’uno sarà Marte e l’altro Apollo. 8 Così Minerva, alla quale era caro l’alloro, come la Parca che fila e spezza il filo della gloria dei poeti, possa filare la vita alle mie fatiche con filo di diamante e fuso d’oro, e conceda con la fama a questo mio modesto lavoro di vivere tra le opere più note come renderò possibile che, col rumore delle armi, si ascoltino anche le mie poesie con i tuoi metalli.

9 La donna che ha preso il nome dal mare Dove nacque Venere che descrivo nelle pagine, quella che simile a lei Partorì un nuovo Cupido da un nuovo Marte, quella che ha un volto tanto deciso quanto colui che fu forte e coraggioso, forse mi ascolterà né si sdegnerà che uno scrittore lascivo racconti fatti amorosi. 10 Il Parnaso spesso nasconde e non rivela Ai semplici lettori i misteri, ma sotto mentite spoglie nasconde la verità come nel rozzo Sileno si nascondevano le statue della divinità. Perciò dal velo che io sto tessendo Con morbidi, falsi e vani versi, tragga il lettore tale reale interpretazione: il piacere smodato può trasformarsi in dolore. 11 Amore aveva fatto innamorare Giove, fanciullino crudele. Allora arse di sdegno e col cuore pieno di rabbia, bloccò la gelosa dea, e si lamentò con questa richiamandosi del torto a Citerea; quindi il fanciullino più furbo della sua età pianse per le percosse materne. 12 Diceva Venere: “È mai possibile Che a causa tua non abbia mai un attimo di requie? Quale serpente velenoso più livido e cattivo Riempie la sabbia del deserto del Nilo? Quale follia, quale arpia Possiede tanta acredine nelle caverne dello Stige? Dimmi, da dove prendesti Quel veleno col quale intossichi ogni cuore, serpente di paradiso? 13 Vuoi tu ancora distruggere le gioie del talamo Di Giunone e i suoi casti amori? Ascolterò mai più altri richiami contro di te, ministro di follie, verme insopportabile, malattia dei sensi, ubriachezza dei cuori, nato da una frode e nutrito di rabbia, tu che distruggi il senno e sei desiderio malvagio? 14 Mi viene la voglia di rompere quei lacci E quell’arco che causa dolori così profondi, e non so cosa mi trattenga dallo stracciarti tutte le reti malvage che trami e lanci, sempre che prima non ti cacci dal cielo, che ti mandi in esilio perenne sulle montagne impervie e nelle fitte selve, a cacciare le belve, indegno arciere. 15 Il fatto che te la prenda coi mortali, dei quali si sentono spesso grida e lamenti, che porti laggiù dolori e disgrazie, è bene, mio malgrado, che mi accontenti; ma dovrò sopportare che tu lanci le tue saette in cielo, non lasciando in pace le beate genti? Serpentello orgoglioso, che anche gli dei Debbano sopportare al posto tuo disgrazie così dolorose? 16 Questo maledetto si vanta di costringere Ad amare persino il supremo capo delle stelle, e spesso lo riduce ora in un toro o in un nido, che ora muggisce ora civetta. Un mostriciattolo terribile, cieco, dovrà essere così baldanzoso tra noi? Uno che ardisce di fare tanto, che ha la lingua ancora sporca di latte?” – Dicendo così lo picchia 17 Con una frusta di rose intrecciate, che aveva nodi di spine, lei lo percosse, e fece più sanguinanti i vivaci rossori, e di ciò si rammaricò molto. Si mossero i poli e la volta dei cieli, a quel forte vagito tutto si mosse; si mosse il cielo che teme più la rabbia di Amore che il furore del gigante Tifeo. 18 Cupido esce dalla dimora di Venere, con quella rabbia con cui la vipera africana calpestata sulla spiaggia soffiando sputa il veleno, o quella dell’orso delle caverne, quando ferito si scaglia fuori dalla grotta e va ruggendo per gli anfratti più scuri delle boscose valli e delle rupi. 19 Picchiato e pieno di vendicativa rivalsa, fuggì piangendo sul Sole, là dove il gran re del tempo, il Sole, comanda circondato da un disco rosso, e entrando per la soglia dorata del Sole, incontrò

Lucifero, la stella annunciatrice e portatrice del giorno, che apriva con la chiave dorata la dorata entrata dell’Oriente. 20 E con lei il crepuscolo, uscito poco a poco Per il luminoso paese Sopra un cavallo di colore scuro Con il morso che emette ambrosia e rugiada, spargeva per strada il giglio e il colorito croco, che annunciava il mattino e con una frusta di rose e viole affrettava l’uscita del Sole. 21 La bella luce, che sulla porta dorata Aspettava il sorgere del sole, era la ministra e la guida di Citerea, tutta splendente di amore. Per scacciare le ombre prima del tempo Già aveva mandato avanti la biga del Sole E stava attendendo la venuta della dea, quando il bambino arrabbiato entrò piangendo. 22 La stella mattutina, annunciatrice del giorno, del Sole Pianse per il pianto d’Amore e bagnò di pianto limpido e cristallino la faccia bagnata di rugiada per cui potè abbellire la nuova alba di perle trasformate in brina, l’Alba che l’asciugò col velo rosso la lacrima dall’occhio che piangeva. 23 Amore, ripresosi nel fastoso albergo, scoprì che, dopo aver messo le briglie ai cavalli, già il Tempo si era preparato al nuovo giorno con lo scettro tempestato di preziosi e i focosi cavalli sbuffando con la loro impazienza, scotevano le loro criniere e, stanchi di aspettare, fendevano il pavimento con gli zoccoli e l’aria coi nitriti. 24 Qua è pronto a scattare e a uscire l’anno con le sue ali, il quale unisce sempre la fine col suo inizio e come un serpente che si gira a guida d’anello e ritorto morde la parte finale della sguisciante coda e come Anteo sconfitto e poi risorto, cerca nuova materia per andare avanti, vi è la serie dei mesi e dei giorni lucenti, quelli lunghi e quelli brevi, quelli caldi e quelli freddi. 25 Le quattro stagioni figlie del Tempo, gli ponevano sulla testa la corona d’oro. Aveva due schiere di ancelle alate intorno, dodici scure e dodici chiare. Mentre queste preparavano il carro, i gioghi dorati e le briglie di rosa, il Sole girò gli occhi infuocati e vide il pianto d’Amore, che languiva accanto a lui. 26 Apollo era nemico di Venere E serbava in sé l’odio Da quando lassù fece spettacolo pubblico e lascivo Dell’antico adulterio, quando accusò Vulcano come ladro del non casto talamo e, con vergogna invidiata al cielo, rese pubblico questo amore. 27 Ora Amore gli espone il suo grave peso e dice: “Che stupidi dolori sono mai questi? Sei tu colui che volesti disputare Con me, sulle rive del Peneo, la palma? Proprio tu, la mente del mondo, anima di ogni anima, vincitore degli dei e dei mortali, non sei capace di vendicare una tale offesa o con l’appuntita freccia o con la fiaccola accesa? 28 Dato che, triste, bagni ora il viso Con infantili lacrime, quanto aspetterà il campione a Volgere la sofferenza in rabbia e travolgere con l’invincibile Dardo l’offesa di cui ti lamenti? Fai in modo che colei per la quale tu piangi, pianga anch’ella per te; perché, non senza fama e senza gloria, se vorrai, ne seguirà la conseguenza: ascolta come. 29 Là nella regione felice e rigogliosa Della bella Arabia, il giovane Adone, quasi paragonabile alla Fenice vive da solo, irraggiungibile nella bellezza, Adone nato da colei la cui nutrice Fece giacere

nel letto insieme al padre, da colei che, tramutata in pianta, piange ancora le sue pene in lacrime profumate. 30 La scellerata si prese gioco del re poco savio, accesasi il cuore di una sporca passione per cui egli, per l’oltraggio tanto grave, quanto ella ardeva d’amore, ardeva di rabbia e a lei fu necessario andare in un luogo solitario e selvaggio, per partorire il frutto di una cattiva unione, frutto nascosto rispetto al quale la madre fu allo stesso tempo sorella, e il padre nonno. 31 Il mio occhio splendente e chiaro non vide mai Fattezze così nobili e belle. Povero fanciullo, a cui il destino Mostrò prima l’amaro rispetto allo splendore: contro di lui il cielo amaro gli puntò crudeli e cattivi segni, che lui non aveva ancora visto, dato che mentre l’uno nasceva e l’altro moriva, quel momento della morte della madre, il figlio nacque. 32 Quale vittoria più celebre e quale bottino Più ricco o più altero aspetti, se tramite questi, che comincia ora a navigare, ferirai il cuore con una profonda ferita? Le ferite saranno dolci, ma tanto profonde Che non saranno sanabili in alcun modo. Questa sarà la giusta vendetta del tuo male: così mi dice uno spirito profetico. 33 Io ti dirò altro. Guarda là dove In modi difficili e oscuri Vedrai scolpiti per mano di Giove Le anticipazioni del futuro: vi sono i destini e gli accadimenti che il fato fa piovere dal cielo, che sono incisi tutti in sette metalli, seguendo il numero dei pianeti. 34 Qui troverai scritto tutto quello Che accadrà, quasi come su carte scritte: nascerà una tale creatura di bell’aspetto, che tu non ti pentirai di quell’unione. In quella, a guisa di gemme in un bel quadro, saranno date tutte le grazie sparse del cielo e questa fanciulla il destino vuole come sposa del re dei mari, e per tali nozze apparirà felice. 35 Se farai ciò, non soltanto Dimenticheremo i grandi scontri contro di noi, ma avrai in premio un mio dono, che per un’opera così grande voglio che basti; io conservo sul mio Parnaso una lira d’oro, che ha le corde d’oro e i tasti di rubino; appartenne a tua sorella Armonia e con questa celebrai le grandi nozze. 36 Questa sarà tua. Così quando Sarai in ozio Bravo musicista quanto arciere, tu potrai Usare il plettro non meno dell’arco; perché il suono fa superare le sofferenze qualunque sia il peso faticoso, ma riesce ad eccitare e far nascere l’amore con le note. 37 Queste parole molto giuste furono Mantici che aumentarono la fiamma d’orgoglio, Per cui, arrabbiato, abbandonò la splendente casa Del Sole senza dir parola E, scendendo dalla nebulosa altezza Verso le spiagge di Cipro, corse col battito ardente delle ali, più leggero dl vento, lungo le vie dei venti. 38 Come una cometa, scintillante nel volto e lampeggiante, prodigiosa e veloce, taglia i larghi spazi dell’aria, orribile ma bella viandante luminosa; e il timoniere guarda da una parte e dall’altra con quale coda rossa impregni la nebbia e con quale striscia d’oro anticipi e progetti le morti ai re e la rovina ai regni: 39 Così mentre Amore, sceso dal cielo Va camminando per la parte più bassa del cielo, con la fiaccola impugnata e l’arco teso lascia una grande scia di luce dietro di sé; e dovunque si trovi lascia un solco infuocato e di fiamma d’oro e traccia per un gran spazio in ogni luogo una striscia di luce, miraggio di fuoco.

40 Scende sul mare e dato l’ira lo stimola, si getta a capofitto, impetuoso; vola intorno ai lidi come un merlo e da lontano fa udire il rumore delle stridenti ali; né uno scuro falcone quando avvinghia coi feroci artigli il povero colombo si fa tanto contento, come lo diventa lui quando vede il bell’Adone. 41 Adone era nell’età in cui si avverte Più fortemente l’ardore di Amore Ed era disposto Nonostante la giovanissime età, né sulle sue rosee guance belle si vedeva già qualche pelo di barba bionda o, se anche spuntava una parvenza di pelo, era bello come un fiore nel prato o una stella nel cielo. 42 I capelli si girano con biondi riccioli Di biondo oro filato; sotto l’ampia fronte, in rigogliosa preminenza c’è il suo bianco confine; una dolce fiamma, un bel minerale, sparsi tra il vivo biancore e le vive lacrime, gli colora il viso con quel colore roseo che la rosa di solito ha tra l’alba e il sorgere del sole. 43 Ma chi sarebbe capace di ritrarre la bellezza Di quei due lucidi occhi? Chi potrebbe descrivere il rosso delle belle e dolci labbra, che sono pinei di tesori di perle? Quale biancore d’avorio o di giglio Potrebbe essere paragonato a quella gola, che Come se fosse una colonna di diamante, un cielo di meraviglie raccolto In quel bel viso? 44 Quando, come un arciere crudele e munito di faretra, carico di frecce acuminate, affronta o segue, o con atteggiamento allo stesso tempo leggiadro o feroce, o aspetta le belva che scappano al varco e con un atto pieno di dolcezza nelle vesti di cacciatore tira con l’arco saettando la morte, Amore gli somiglia in tutto, solo che gli mancano A farlo tale il velo e il volo. 45 Egli sembra disprezzare un gran tesoro D’amore e di bellezza E assume un atteggiamento sdegnoso, e vuole turbare il sole col bel Volto, spaventare la giovinezza, ma o che minacci arrabbiato, o che cammini con aspetto trascurato non sa che comportarsi in maniera gentile e, anche se qualche volte è sdegnoso e maleducato, è necessario che piaccia agli altri anche se non vuole. 46 Ora, mentre per i boschi natii dell’Arabia, dove egli nacque e trascorse l’infanzia, inseguiva le tracce, per questi e quei boschi, di un animale sfuggente, o perché sbagliò strada, o per volontà celeste, dal deserto finì sulla spiaggia, là dove la Palestina rende il suo confine lido del mare. 47 Giunto alla riva sacra e famosa Che rende Idume ricca di palme, stancandosi, com’era suo lito, dietro una leggera e veloce cerva, trovò, senza custode e nocchiere, portata sul bagnasciuga in secco, abbandonata dai pescatori e carica d’ogni attrezzo marittimo, una piccola barca. 48 Ed ecco, con l’abito e il volto cangiante, vede arrivare tra le onde una strana donna, che ha raccolto sulla fronte, tutta in una crocchia, la bionda capigliatura e nasconde la nuca; il vestito ampio, rosso e bianco, sciolto fende l’aria con un vento leggero; il lembo è sfuggente quasi come un venticello, che scappa dalla mano a chi prova a stringerlo. 49 Da una parte ha la cornucopia, nella destra un globo instabile; a volte scapa veloce e ritorna, scherzando a galla per l’acqua; ha il piede alato e danza più leggera d’una foglia al vento e, mentre danza, comincia a parlare in un tale canto:

50 “Chi prova a diventare felice sulla terra, a godere dei tesori e a imperare, passi la sua mano destra tra questi capelli dorati, ma non si attardi a prendere i piaceri, poiché, se dopo il tempo e la condizione cambiano, non speri di riottenere i beni perduti: il globo rotante così cambia voglia, sempre costante nella sua incostanza.” 51 Ella cantava così; quindi, smettendo di cantare, sorrise gioiosamente al bel giovinetto, e, avvicinatasi intanto a quello scoglio, rimise la barca in mare e si sedette sul timone. Disse: “Seguimi, Adone, e vedrai cosa Promise la benevole stella alla tua nascita; afferra con la mano le treccia d’oro che ti porgo, e non aver paura di venire dove io ti porto. 52 Benché l’antica opinione del popolo Mi ritenga un fallace idolo, mi chiami ombra fatua, cieca e stupida e nemica della virtù, e altri mi dicano che sono sempre instabile, sempre pazza e tiranno senza potere, vinto talvolta dalla prudenza umana, io sono magica, una dea e regina, la natura mi segue e il cielo s’inchina a me. 53 Chiunque cominci a seguire Amore o Marte, è necessario che celebri e invochi il mio nome; chi naviga e chi coltiva e se c’è qualcuno chedesideri ardentemente onore e fama, fa preghiere alla mia divinità e dedica un voto e io dono ad altri scettri e reami; posso riprendere e regalate tutto ad un mio cenno e tutto quello che sta sotto il sole governo secondo la mia volontà. 54 Venerami or dunque e arriverai brevemente Sull’eccelsa cima della mia ruota; grazie a me ora sarai riportato sul tuo trono, dal quale ti spodestò l’ignobile inganno materno; solo che devi sapere che, dove ora il fato ti eleva, dovrai essere attento nel mantenerti, poiché spesso il previdente senno è solito andare contro l’avversa fortuna prevedendo il pericolo.” 55 Detto ciò tacque e lui, desideroso allora Di approdare a quel luogo piacevole, sale sulla barca e comincia ad impugnare i due remi della stretta prua come per gioco. Ed ecco che in poco tempo la spiaggia si allontana poco a poco, così mentre lui si gira a guardarla, distogliendo lo sguardo dal mare, sembra che la sia la stessa terra a navigare ancora. 56 Il lido passa tranquillamente Mentre il delicato fiume d’argento è calmo e tranquillo E costeggia dall’inizio, con andatura lenta e placida, la riva della sua terra natia, per cui egli si crede e si paragona al vento e all’instabile volere dell’infida corrente, lontano là dove l’onda s’infrange e con suono cupo sulla sponda. 57 Le belle spiagge ondulate erano tanto chiare, che si potevano contare una ad una, le conchiglia nelle profonde caverne arenose. I venti erano adatti al volo, le bizzarre Aure Scuotevano le ali: ma non appena cessarono, il mare cambiò, il cielo perse il sereno: oh, malaugurato colui che confida nei venti. 58 O stupido quanto industrioso, o troppo audace Primo creatore della temeraria barca, che avesti il coraggio di infrangere l’antica calma del fiero e pericoloso mare; avesti il cuore più duro del coriaceo scoglio e più dell’insaziabile mare, l’ingegno fiero, quando andasti a sfidare la morte, non avendo paura della forza del mare, sulla fragile barca di pino. 59 Amore fu l’unico autore di un tale sommovimento Per compiere la sua dolce vendetta; fu Amore che portò a combattere con tale velocità i venti furiosi e le nuvole, i venti del sud e del nord. Ma fu sempre lui il capitano, il pilota Della piccola e semplice barchetta; il suo velo fece da vela, con le ali creò vento, e l’arco fu il timone, le frecce i remi. 60 Il piccolo figlio, scappando dalla madre Come se fosse un ladro e un esule lì intorno,

poiché, come dicevo, vinto dalla colpa, arse di rabbia puerile e di vergogna. Non volle mai fermare il suo volo, né perché allora lo avessero richiamato, né per tornare indietro e finì che, in tale cattiveria e in tanto orgoglio, non gli importava di chiedere nulla con dolcezza o con preghiera. 61 Amore che volava, scherzando con l’Avurie, per gli sp...


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