Pedagogia dell\'infanzia. Nicola Paparella PDF

Title Pedagogia dell\'infanzia. Nicola Paparella
Author Alice Turchetto
Course Pedagogia dell'Educazione
Institution Istituto Universitario Salesiano Venezia
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Riassunto libro pedagogia dell'infanzia più appunti ...


Description

Pedagogia dell’infanzia Ogni educazione si realizza all’interno di una relazione educativa, un rapporto particolare tra almeno due persone (educatore ed educando) che riguarda la tensione teleologica (teleologica: che riguarda il fine) dell’educando, ovvero il suo dover essere. È un puntare verso un fine importante che non raggiungerò mai del tutto, questa è la caratteristica tipicamente umana, l’essere in grado di trascendere se stessi, di andare sempre oltre. Nella prima infanzia, ogni apprendimento è mediato dalla relazione. Nell’infanzia, la relazione media sia il percorso educativo che l’apprendimento in generale. Le relazioni hanno bisogno di tempo, un tempo di qualità, condiviso. La relazione educativa ha una natura: -

Sistemica e complessa Intenzionalità Non c’è educazione senza un progetto, devo pormi dei fini e degli obiettivi. Il fine non è mai completamente raggiungibile. Aver chiaro cosa sto facendo e perché. L’intenzionalità deve esserci da entrambe le parti, l’altro deve essere sempre d’accordo. Nella prima infanzia è importante che il bambino si fidi dell’educatore

Educabilità Ogni essere umano è educabile (perfettibile). La sfida è saper cogliere il margine di educabilità che quella persona ha.

Responsabilità Dell’educatore, di quello che sceglie di fare e di non fare. È la disponibilità dell’educatore ad educare (caratteristica profondamente umana).

Se manca uno dei tre elementi non c’è relazione educativa. Non tutte le famiglie quindi fanno educazione, in molti casi c’è “allevamento”, non c’è intenzione educativa né responsabilità. È una realtà complessa e sistemica, data quindi da più elementi. Serve una lettura strutturale di questo evento (relazione educativa è un evento, non semplicemente un atto). Il mutare di uno dei tre elementi, provoca il mutamento di tutti gli altri, fallimento e successo non sono responsabilità di un solo elemento. -

Asimmetrica, si hanno pari dignità ma diverse responsabilità. L’educatore ha più esperienza, età più ampia, non è un amico, se lo è non è una relazione asimmetrica. EDUCATORE Conoscenza ed esperienza Ha capacità di trasmettere il sapere EDUCANDO È centro della relazione educativa Deve poter essere presenza singola nella mente dell’educatore MA educatore ed educando differiscono per: - età - esperienza - sapere - maturità

Obiettivo comune: realizzazione dell’educando come persona

Principali approcci teorici

BAMBINO AUTOSUFFICIENTE L’evoluzione è già data Obiettivo: accompagnare il passaggio di stadio

FREUD Sviluppo psicosessuale

PIAGET Sviluppo cognitivo

CONTESTO Il bambino può diventare qualunque cosa Influisce molto sulla qualità degli apprendimenti. Lo sviluppo del bambino dipende prevalentemente dal contesto.

INTERAZIONE L’evoluzione del bambino dipende anche dagli altri Afferma che l’aspetto più importante è la relazione. Obiettivo: favorire relazioni positive (sia con gli adulti che con i coetanei)

SISTEMICO RELAZIONALE L’evoluzione del bambino dipende anche dagli altri Obiettivo: favorire le relazioni significative, all’interno dei contesti di vita (famiglia, scuola..)

Obiettivo: creare il contesto più stimolante BOWLBY

VYGOTSKY

Freud Sviluppo psicosessuale Modello topografico: disegna i luoghi della psiche - Conscio: ciò di cui siamo consapevoli, è la parte superficiale della psiche, la coscienza chiara e distinta del contenuto della mente: pensieri, eventi, fatti che ricordiamo senza difficoltà - Preconscio: è composto da ricordi non completamente consci ma facilmente richiamabili alla coscienza superficiale - Inconscio: è la parte sommersa della psiche, ricordi e vissuti di cui il soggetto non è consapevole. Contiene i pensieri rimossi, tutto ciò che non è presente alla coscienza. Pensieri, desideri, ricordi talmente brutti che non abbiamo modo di tenerli presenti alla nostra coscienza. Modello delle istanze psichiche - Es: presente dalla nascita, si concretizza nelle pulsioni espressione della libido, non conosce né il bene né il male, ma obbedisce solo al principio del piacere - Io: si differenzia verso i 6/8 mesi e si consolida a 2/3 anni, è la parte organizzata della personalità che media tra Es, Super-io e mondo esterno: risponde al principio di realtà. L’io del bambino di 3/4 anni cerca un compromesso accettabile tra il suo Es e la regola di qualcun altro (il no esterno) - Super-io: voce della coscienza, è la regola morale. Si differenzia verso i 5 anni e si consolida a 10/11. È la coscienza, interiorizzazione dell’autorità prima parentale poi sociale. È il no genitoriale introiettato. Un bambino non ha una regola interna, quindi non dargli delle regole non è una buona cosa. Per capire quante regole può gestire in bambino, si guarda alla sua età +1 (un bambino di tre anni potrà gestire 4 regole al massimo). Le regole al nido si sostituiscono con la routine Fasi dello sviluppo 1. Orale (fino a 18 mesi circa) Tramite la bocca e le sue immediate vicinanze il bambino riesce a compensare e soddisfare le proprie pulsioni. In questa fase, infatti, il bambino porta tutto alla bocca e trae piacere dalla suzione del pollice o di altri oggetti. 2. Anale (da 1,5 a 3 anni) Il nuovo centro d’attenzione da parte del bambino è la capacità di controllo sulla ritenzione delle feci. Il bambino, in questo periodo, impara a sviluppare l’autostima e l’autonomia

3. Fallica (da 3 a 5 anni) Il bambino concentra la sua attenzione sulla zona genitale focalizzando anche la sua curiosità sulle differenze anatomiche nei due sessi e cominciando a domandarsi il ruolo dei genitori nella procreazione 4. Latenza (6-12 anni) Si verifica un’inibizione della libido che fa sì che il bambino disponga di energie psichiche che gli consentono di esplorare il mondo e di svolgere, ad esempio, le attività scolastiche e quelle sportive. In questo periodo il bambino si aggrega ai compagni, rendendo possibile un certo distacco dai genitori 5. Genitale (da 12 anni) Ci sono delle età chiave dove il modo di vivere, ragionare e percepire del bambino cambia (2.5, 5.5, 11.5 quando si cambia scuola)

Piaget Sviluppo sensoriale Psicopedagogista svizzero, nato nel 1896 morto 1980. Rientra nel filone di studi che ha iniziato a studiare la prima infanzia vedendo il bambino come una persona che ha dignità propria. Ha studiato gli stadi di sviluppo e l’apprendimento. Apprendimento: adattamento intelligente, acquisire nuove informazioni e competenze e farle proprie, essere in grado di usarle in modo funzionale. L’apprendimento ha due momenti: inizia con l’assimilazione e continua con l’accomodamento. Ogni apprendimento è un passaggio da assimilazione e accomodamento, non è un passaggio univoco, c’è una fase di elaborazione, devo farlo mio in base a quelle che sono le mie esigenze. Ha come finalità l’adattamento.

APPRENDIMENTO

I°FASE, ASSIMILAZIONE: non è interiorizzata, l’essere umano copia un modello esterno (uno schema motorio, cognitivo..), lo riproduce pari pari II° FASE, ACCOMODAMENTO: va a modificare uno schema, avviene quando lo schema cognitivo che fino a quel momento ha copiato, lo fa suo e lo adatta a ciò che serve a lui.

Stadi di sviluppo “Gradini” che permettono il passaggio ad uno stadio cognitivo successivo. Lo sviluppo cognitivo del bambino funziona a gradini. Questi gradini passato dai 2-3-5-10 anni, sono quelli del sistema scolastico. 1) STADIO SENSO-MOTORIO 0-18 MESI  0-18 mesi: stadio percettivo-motorio: il bambino scopre il mondo attraverso la percezione, e la ripete continuamente. Ha scoperto la sensazione. È l’esperienza stessa che dà piacere (primaria), quindi la ripeto. Azione legata semplicemente al piacere dell’azione stessa o Reazioni circolari primarie: ripetizione di un’azione casuale per ritrovarne gli effetti gradevoli. Es suzione del dito  3-18 mesi: intelligenza sensomotoria: il bambino associa la causa all’effetto o Reazioni circolari secondarie: il bambino cerca di afferrare e muovere gli oggetti e osserva i risultati delle sue azioni. Es un sonaglio provoca dei rumori piacevoli o Il bambino è in grado di riprendere un’azione su un oggetto dopo averla interrotta  12-18 mesi: sperimentazione di nuovi schemi: azioni della sperimentazione. o Reazioni circolari terziarie: afferra e muove gli oggetti sperimentando nuove forme Tutti questi apprendimenti passano per i sensi e per il movimento 2) STADIO RAPPRESENTATIVO/PRE-OPERATORIO 18 MESI-5 ANNI (scuola dell’infanzia), per operatorio perché non sono in grado di fare operazioni logiche concrete.  Tiene in mente oggetti non presenti (costanza dell’oggetto)  Pensiero egocentrico: vede solo il suo punto di vista e non riesce a capire il tuo  Inizio dell’uso della funzione simbolica, intorno ai 2 anni. Oggetto come simbolo (il telecomando è un aereo)

3) OPERAZIONI CONCRETE 6 ANNI-10 ANNI  Manipola i simboli in modo logico  Uso di forme verbali complesse 4) OPERAZIONI FORMALI DAI 10 ANNI: Quando inizia a raccontare bugie credibili, e riesce a mettersi nei panni degli altri. È il pensiero astratto ipotetico

Erikson Sviluppo psicosociale La sua teoria dello sviluppo prevede otto fasi che riguardano l’infanzia, la fanciullezza, l’adolescenza e l’età adulta fino alla vecchiaia. Non esisterebbe, per Erikson, uno schema evolutivo determinato; ogni individuo ha i propri ritmi in senso evolutivo e le fasi precedenti non vengono mai abbandonate ma gradualmente esse si integrano in un "insieme funzionale". Ogni fase è caratterizzata da specifiche crisi psico-sociali. Mentre gli altri hanno degli stadi lineari, Erikson prevede l’alternarsi di due poli (fiducia-sfiducia, nei confronti dell’oggetto primario di attaccamento). Se tutto va bene prevale il senso positivo. 1. Fiducia sfiducia 0-18 mesi: la costruzione della fiducia deriva dal rapporto madre-bambino, perché il bambino riceve le cure adeguate dalla madre e sviluppa in lei un senso di fiducia 2. Autonomia e dubbio-vergogno 18-36 mesi: il bambino ha ormai il controllo degli sfinteri, è diventato autonomo, quindi trovandosi a contatto con l’ambiente, viene investito da una sensazione di vergogna dalla quale deriva anche il senso di dubbio che deriva dalla paura dell’esterno. Il bambino quando capisce che l’ambiente non lo giudica, ma che coopera con lui, svilupperà la capacità di autocontrollo 3. Iniziativa e senso di colpa 4-6 anni: il bambino comincia ad esprimere la voglia di socializzare e lo spirito di iniziativa, vi è quindi la formazione del super io 4. Inferiorità e industriosità 6-11 anni: il bambino si sente pronto per svolgere funzioni, di riconoscere l’insegnante come sostituto dei genitori, il pericolo è di non farcela, è il senso di inferiorità e d’inadeguatezza, tanto che molte volte il bambino si chiede che ruolo ha in famiglia 5. Identità e confusione (11-18 anni): giunta la maturità sessuale vi è quindi uno sviluppo fisico genitale. È il periodo in cui si scelgono gli ideali per strutturare la loro identificazione. L’adolescente vuole fare esperienze correndo il pericolo di perdersi, di non riconoscere i limiti. È tutto una sperimentazione, voglio essere io e diverso dagli altri 6. Intimità e isolamento 18-30 anni: Continua la ricerca d’identità, continua a confrontarsi con gli altri con i quali fonde la sua identità. Alcuni adolescenti si chiudono in se stessi, rifiutano il confronto. 7. Generatività e stagnazione 30-65 anni: Il giovane sente di fare i suoi valori dell’adulto perché si sente subordinato a lui; c’è stagnazione quando c’è un eccessivo amore per se stessi, provoca un ritardo nello sviluppare generosità e riconoscenza. Questo infatti può mettere in secondo piano i rapporti affettivi e la voglia di aver figli. Generatività: do vita a qualcosa di nuovo, che non è per forza un figlio. Si sente la necessità di lasciare una traccia di sé nel mondo (figlio ad esempio) 8. Integrità dell’io e disperazione over 65 anni: L’io è sempre più forte. Ogni individuo per diventare maturo deve sviluppare tutte le qualità dell’io. La disperazione è dovuta dal fatto di aver poco tempo a disposizione per ricominciare una nuova vita.

J. Bowlby Non ci sono dubbi che la deprivazione prolungata di cure materne subita da un bambino può avere effetti gravi e prolungati sul suo carattere e in tal modo su tutta la vita futura. TEORIA DELL’ATTACCAMENTO Attaccamento: un legame emotivo duraturo con un certo individuo, è il legame con l’oggetto primario di attaccamento. - Selettivo verso persone specifiche - È persistente e non transitorio - Implica la ricerca di vicinanza fisica con la figura di attaccamento - Fornisce benessere e sicurezza, che si occupa del bambino sia sotto il profilo fisico che sotto quello emotivo - Produce ansia da separazione quando la vicinanza non è possibile Sviluppo dell’attaccamento 1° fase: 0-2 mesi Pre-attaccamento - Discriminazione tra le persone è limitata, non discrimina sé dall’altro. - Comportamenti di orientamento (volgere il capo nella direzione del nuovo arrivato, seguirlo con lo sguardo) - Comportamenti di segnalazione (il pianto, il sorriso, la lallazione, ecc..) - Risposte amichevoli indiscriminate 2° fase: 2-7 mesi - Discrimina le diverse persone - Risposte amichevoli indiscriminate 3°fase: 7 mesi-2 anni Inizia a costruirsi l’attaccamento - Finiscono le risposte amichevoli indiscriminate - Ansia da separazione e la paura dell’estraneo - Comportamenti di avvicinamento e mantenimento del contatto (aggrapparsi..) - Si istaura una relazione unidirezionale bambino-mamma, comincia veramente a strutturarsi l’attaccamento. È la mamma che dà al bambino, fino a due anni il bambino riceve ma non dà 4°fase: dopo i 2 anni - Relazione reciproca con la mamma: il bambino comincia ad intuire i sentimenti, le motivazioni e gli obiettivi della madre, e come cerca di raggiungerli. In questo modo egli può anche influenzarli. - Il bambino cerca di influenzare i comportamenti dell’adulto REAZIONI ALLA SEPARAZIONE Segue sempre un percorso (più o meno) prevedibile Protesta Il modo in cui queste fasi

Disperazione si succedono dipende dallo

Distacco stile di attaccamento

L’oggetto primario di attaccamento deve essere una base sicura: è il ruolo svolto dalla persona a cui il bambino si rivolge nel momento in cui è angosciato o impaurito per ricevere protezione. La base sicura c’è anche quando non è fisicamente presente. È un ruolo che il genitore dovrebbe avere per tutta la vita, la base sicura a cui tornare se serve. Esistono due tipi di attaccamento: - Attaccamento sicuro: Bambino non mette in dubbio la presenza della mamma, è dispiaciuto (è consolabile perché sa che la mamma tornerà) quando non c’è ma non è disperato (è inconsolabile perché ha realmente paura che la mamma non torni). È sicuro che tornerà  Esplora l’ambiente e gioca interagendo con la madre  Quando la madre esce e rimane con lo sconosciuto il bambino è visibilmente turbato

 Al ritorno della madre si tranquillizza e si lascia consolare  La madre è Base Sicura. Madre amorevole e chiara che promette solo ciò che è sostenibile, è emotivamente presente, lascia sperimentare e incoraggia l’autonomia.  Disponibile e coerente  Interviene solo se necessario  Contatto fisico tenero e gentile -

Attaccamento insicuro o Ambivalente: Bambino ha costantemente paura che la mamma non tenga le “promesse”, quando va via pensa che non tornerà più, quando torna pensa che se ne andrà. Il bambino rimane sempre sul chi va là.  A tratti cerca il contatto con la madre a tratti la ignora  Quando la madre esce risulta inconsolabile  Quando la madre ritorna continua ad essere inconsolabile  È dipendente e poco autonomo: cerca conferme e rassicurazioni  La madre NON è base sicura: il bambino non sa cosa aspettarsi. Tenersi aggrappati è l’unico modo per non perdere la madre. Madre particolarmente apprensiva, non riesce a rispondere in modo costante alle richieste di presenza del figlio, passano da un estremo all’altro e non favoriscono l’autonomia  Incostante e poco coerente  Non risponde in modo costante alle richieste di presenza e affetto  Interferisce con le attività esplorative autonome del figlio  Poco coerente nei no  Vuole bene al bambino ma è incapace di dimostrarlo in modo adeguato Dirle che il bambino capisce le promesse, ne deve fare poche e deve mantenerle. Deve rassicurarlo o Evitante: Bambino se l’è “messa via”, ha capito inconsciamente che di quella mamma non si può fidare e che si è stufato di aspettare, onde evitare di rimanere ferito ogni volta.  Esplora l’ambiente e gioca ignorando la madre  Quando la madre esce è indifferente  Al ritorno della madre non la cerca  Non cerca la madre quando si sente moderatamente spaventato e a disagio  “Autonomia forzata” evita contatto fisico e visivo  La madre NON è base sicura Madre a volte drammaticamente assente  Evitante e poco accogliente, non lo ama e non ama prendersi cura di lui  Non risponde alle richieste di presenza e affetto  Si rifiuta di aiutare il bambino o lo fa con rabbia o

Disorganizzato: Bambino alterna un po' ambivalente e un po' evitante  Attua comportamenti contradditori e illogici  Si mostra confuso e preoccupato nei confronti della madre  Quando la madre esce il bambino è “stupito”  Al ritorno della madre si avvicina ma cerca di evitarla (gira la testa)  La madre non è base sicura Madre  Assente e ostile  O eccessivamente invadente e non autonoma  È debole, spaventata, infelice L’affetto c’è ma è un affetto malato, il bambino non è riuscito a mettersela via ma non riesce ad avere in lei un punto di riferimento

Vygotsky Zona prossimale di sviluppo è il ponte tra lo sviluppo attuale del bambino, le competenze che ha già acquisito, e quelle che ancora non ho. È la potenzialità

Ponte tra le capacità di sviluppo attuali del bambino e quelle potenziali attraverso l’interazione con una persona più esperta

Il potenziale si realizza attraverso la relazione con l’altro (con maggiore esperienza), sostegno per fare il passo in più, dito a cui appendersi per muovere il primo passo. È il margine di competenza che il bambino sta per raggiungere e che con il nostro aiuto raggiunge. È importante leggere bene questa zona prossimale, per evitare di puntare troppo in là. Questo crea frustrazione al bambino. Anche un obiettivo troppo basso danneggia l’autostima. Dare obiettivi giusti e ben calcolati, con la presenza di un adulto (il minimo aiuto), consente uno sviluppo armonico.

Principi pedagogia dell’infanzia a. Il bambino è persona b. Il bambino è educabile: c. L’educazione si realizza in un gruppo sociale d. Il bambino ha diritto a “intervento educativo integrale”: lo considera parte di un sistema più ampio

A. IL BAMBINO È PERSONA Essere umano unico, speciale e diverso da tutti gli altri, si tratta di una realtà unica. Devo avere obiettivi, finalità e per ciascuno si realizzeranno in modo unico. Meritevole di rispetto e portatore di diritti Sempre? Ovunque? Individuo e persona: individuo è uno fra tanti, è senza volto / persona è presenza unica Casi in cui il bambino non è considerato persona INFANZIA ABBANDONATA o Paesi poveri o Deleghe educative: o Solitudini tecnologiche INFANZIA STRUMENTALIZZATA o Liti matrimoniali o Propaganda politica o Nel marketing INFANZIA OFFESA E FERITA o Violenze/guerre o Violenza psicologica nei media Il vedere il bambino come una persona è una scelta che noi educatori dobbiamo fare ogni giorno. Vedere il bambino come persona significa: - Curare con sollecitudine la crescita fisica - Ascoltare bisogni e richieste: il bambino fino ai 3-4 anni viene ascoltato molto poco, perché non parla bene, perché bisogna interpretare ciò che dice. Quindi il rischio è che noi non lo ascoltiamo, viene amato accudito e seguito ma poco ascoltato. Per ascoltarlo ci vogliono pazienza, tempo, presenza di testa. - Rispettare unicità e libertà: rispettare i suoi tempi, rispettare la sua libertà vuol dire lasciargli la possibilità di scegliere ed esprimere se stesso all’interno di paletti che mettiamo noi (il super io si forma con i no del genitore). È faticoso rispettare la libertà perché il bambino non fa necessariamente quello che vuoi tu


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