Pedagogia Sperimentale PDF

Title Pedagogia Sperimentale
Author Fhabrizio Scarponi
Course Pedagogia sperimentale
Institution Università degli Studi Guglielmo Marconi
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PEDAGOGIA SPERIMENTALE

Prof. Ugolini

METODOLOGIA DELLA RICERCA EMPIRICA IN EDUCAZIONE Il punto di partenza della ricerca in educazione è il suo obbiettivo, che rimane il punto fermo indipendentemente dalle metodologie applicate, idee etc, ed è quello di comprendere i fenomeni educativi al fine di assumere decisioni educative che abbiano, maggiori possibilità di essere efficaci. Il termine pedagogia porta la desinenza -agogia che a differenza della desinenza -logia che indica un discorso scientifico (biologia, psicologia, sociologia) oppure -nomia, legge (astronomia) deriva da ago, ovvero condurre, guidare. Mira quindi a orientare le pratiche educative. La pedagogia sperimentale nasce nel 1900 a seguito della psicologia sperimentale in Germania ed Europa principalmente, per seguire negli Stati Uniti e nel dopo guerra (anni ’50) in Italia. Nasce quindi in un contesto storico alquanto positivista con l obbiettivo di applicare anche alle scienze naturali (dure) il metodo sperimentale. Con il passare del tempo si è definito un ambito più generale: La metodologia della ricerca empirica in educazione, non più solo indirizzata ai bambini (peda). METODOLOGIA (discorso scientifico sul metodo) DELLA RICERCA (scientifica che viene definita tale grazie al metodo, attraverso la sua trasparenza e risultati replicabili es. bibliografia di una tesi) EMPIRICA (attività di rilevazione di dati nella realtà concreta es. un testo commentato come la tesi sarà solo una ricerca scientifica e non empirica), IN EDUCAZIONE (in generale in ambito educativo, studia i problemi legati ai fini di questa ed ai metodi per raggiungerlo come i metodi educativi e didattici). Possiamo analizzare il ruolo di una teoria in un determinato contesto pedagogico con l’aiuto di alcune affermazioni che spesso possiamo sentire in ambienti attinenti che differenziano le tipologie di approccio: • “Agli insegnanti non importa niente della teoria” Per analizzare questa frase, facciamo la differenza tra : Operatore (insegnante o educatore) e Ricercatore Accademico. Il ricercatore accademico è colui che elabora la teoria e la formalizza in un contesto scientifico reale, l’operatore è colui che ha il compito di applicarla. Questo potrebbe risultare “rilassante” per l’operatore, che non ha bisogno di preoccuparsi della correttezza o meglio della appropriatezza della teoria alla situazione nel quale si è imbattuto ma si deve limitare a metterla in pratica, come ad esempio, seguire le istruzioni di montaggio di mobile fai da te, per questo motivo non dovrà nemmeno preoccuparsi, se il suddetto mobile non reggerà, o se la teoria applicata non risolverà il problema. Parliamo quindi della RAZIONALITà TECNICA che sostiene che i professionisti sono risolutori di problemi strumentali capaci di selezionare gli strumenti tecnici che meglio si adattano al raggiungimento degli obbiettivi specifici e risolvono problemi strumentali ben formulati attraverso l’applicazione di una teoria e di una tecnica derivante dalla conoscenza scientifica. La ricerca è però in grado di generalizzare tutti i contesti dove un operatore può trovarsi? No. Dal punto di vista epistemologico, l’approccio si fonda sulla capacità della ricerca scientifica di stabilire LEGGI di valenza generale, cosa non applicabile realmente. Perchè? Facciamo un esempio pratico: due contenitori: uno contiene acqua, uno olio. Immettiamo un corpo estraneo all’interno, noteremo che il corpo inserito nel contenitore con l’acqua raggiungerà il fondo prima di quello inserito nell’olio. perciò la densità influenza il tempo di caduta dell’oggetto. Non abbiamo tenuto conto però delle VARIABILI DI DISTRUBO (es. di che materiale sono i nostri corpi (sughero/metallo) o la forma di essi) che influenzeranno il nostro risultato. Quante sono queste variabili di disturbo? Non lo sappiamo, possono essere infinite Come ad esempio ancora, le variabili di disturbo che si verificano nell’utilizzo di una lavagna Lim in un aula di studenti. Quindi, queste leggi, spingerebbero gli operatori a prendere delle decisioni con la relativa certezza che siano efficaci. Per questo motivo, ormai da tempo diversi autori hanno denunciato il limite della razionalità tecnica nelle scienze sociali e, in particolare, nell’ambito educativo. Le conseguenze di quanto appena detto sugli studiosi fu l’APPROCCIO NOMOTETICO che mira a stabilire le leggi di valenza generali, che si è anche via via sfumato per gli elevati margini di errore, l’operatore, deve perciò prima di applicare una teoria, pensarci e valutare, non è più un applicazione automatica. Sviluppano

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quindi una prevenzione nei confronti della teoria e la necessità di ripensarsi, non più semplici esecutori di soluzioni stabilite altrove. • “La teoria è importante perchè chiarisce le premesse delle nostre azioni” Questa frase esprime il fatto che ogni ricercatore o operatore ha un insieme di conoscenze, esperienze, competenze e valori che determinano le loro azioni, tuttavia però sono spesso taciti di ciò, ovvero inconsapevoli. Ciò vuol dire che ad esempio il ricercatore dovrà chiarire il quadro teorico rispetto al suo background teorico verso i lettori (per render la sua ricerca criticabile e replicabile) e verso se stesso affinchè possa realmente valutare tutti i dati e non vedere solo “ciò che si vuol vedere”. Il problema che interessa l’operatore invece è saper leggere la propria esperienza, affinché si possa imparare da essa, superare quindi credenze e convinzioni. Una caratteristica dell’ambito educativo è infatti il coinvolgimento valoriale, imparare dai propri errori e non avere una cosiddetta ricaduta valoriale. Tutte le azioni educative sono difficilmente valutabili nell’immediato e irreversibili perciò sarà molto importante per entrambe le figure chiarire il quadro valoriale nel quale si trovano, riconoscendola. Infatti molto spesso le convinzioni tacite degli operatori hanno ostacolato il cambiamento (si è sempre fatto così, e così si fa). Questa frase ci fa capire anche come il ruolo dell’operatore non è più l’esecutore di teoria altrui ma diventa professionista, competente e ricercatore, una nuova veste che abbraccia pratica e teoria. Questi termini infatti: insegnante, educatore, professionista e ricercatore sono termini che si intrecciano tra loro. Il manuale di Mortari “ricercare e riflettere, la formazione del docente professionista” recita infatti “affinchè i docenti possano qualificarsi come professionisti competenti, devono sviluppare abilità e modi di essere necessari a posizionarsi nella pratica come soggetti impegnati a fare del proprio agire l’oggetto di un indagine rigorosa e di una riflessività continua, ossia sono chiamati a fare ricerca per costruire valide teorie della pratica educativa”. Il sapere pratico ha delle caratteristiche particolari: - E’ pratico-operativo, cioè risolutore di problemi; - E’ situato, ovvero ha uno specifico valore nel contesto nel quale verrà utilizzato; - E’ spesso condiviso, costruito all’interno di una comunità; - Viene spesso messo alla prova dalla realtà. Esso non si contrappone al sapere teorico, o meglio si distingue da questo, ciò permette di intrecciare i due saperi, stabilendo una propria soluzione strettamente legata al caso con il quale si ha a che fare. Dunque il sapere pratico lo definiamo come una forma di ricerca, orientata alla soluzione di problemi pratici, che ha valore nell’unica situazione nel quale viene applicato, dove l’operatore si avvale di un corpus di conoscenze di valenza più generale, confrontandolo con la realtà. Affinché possa prefigurare soluzioni, anche il professionista deve avvalersi di procedura a carattere scientifico ed elaborare quindi una teoria situata e condivisa con gli altri membri della comunità, sullo specifico contesto professionale. Si può quindi elaborare una teoria su un singolo caso? Certo che si, ma non può essere generalizzata in nessun momento. Le differenze sostanziali tra Ricercatore accademico e Professionista in ricerca: Ricercatore Accademico

Professionista in Ricerca

Problema conoscitivo, formulato in termini chiari e univoci, azioni sistematiche.

Problema pratico, richiesta di sforzo della formulazione di esso, una volta ben formulato sarà già avviato alla soluzione

Esplicitazione del proprio background teorico per non esser influenzato da credenze

Confronto con la letteratura (casa si è già fatto in passato in situazioni simili?) riflessione

Pianificazione attenta delle rilevazioni, punto di non ritorno (es. test con domanda poco chiara)

Sistematicità delle osservazioni

Analisi dei dati e pubblicazione delle risultanze, conclusione.

Costruzione di soluzioni e valutazione dell’efficacia, ciclo continuo.

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LA RICERCA Cristina Coggi, nel suo manuale “progettare la ricerca empirica in educazione” definisce la ricerca come forma di costruzione del sapere, realizzata attraverso un metodo scientifico (dal metodo si ricava la conoscenza), attraverso la trasparenza delle procedure attivate (punto importante per la critica per venir confrontata e rafforzata) e la possibilità di controllo, essa porta a risultati validi, affidabili e replicabili (Popper dice che la ricerca è vera fin quando viene replicata smentendola o avvalendola). Quindi il sapere scientifico, dimostrato e comprensibile è un sapere controllabile nei passaggi messi in atto per ottenerlo. La ricerca del quale ci occuperemo noi, è una ricerca empirica, legata perciò alla Realtà dato che durante il suo svolgimento, una o più rilevazioni di dati proverranno dalla realtà. In particolare la rilevazione dei dati deve avvenire sulla base di obbiettivi conoscitivi chiari e ben formulati, come ad esempio l’osservazione (vedere =/ osservare). Una parte molto importante della ricerca empirica precede la rilevazione. La nostra ricerca avrà carattere scientifico tramite un rigore metodologico nella definizione dei passaggi attraverso quali si giunge ai risultati e avremo una definizione esplicita di domande, obiettivi e problemi. Sarà particolarmente utile nei contesti educativi perchè si fonda su un ciclo continuo in un contesto concreto: trae origine da problematiche presenti nella realtà, li affronta avvalendosi di proposizioni teoretiche e valuta eventuali ipotesi operative rilevando e analizzando dati provenienti dalla realtà. Il disegno della ricerca deve essere dotato, oltre alla trasparenza, verificabilità e replicabilità, dell’indispensabile COERENZA INTERNA, ovvero: i passaggi devono risultare coerenti fra loro, e gli strumenti e rilevazioni devono essere coerenti con gli obbiettivi posti all’inizio. Nella ricerca empirica differiscono due principali tipi di ricerca la Ricerca Nomotetica (quantitativa sul piano tecnico-operativo) e Ricerca Idiografica (qualitativa , nello specifico). Le questioni che le differiscono tra loro sono diverse: - Questione ontologica (concezione della realtà); - Questione epistemologica (conoscenza scientifica della realtà); - Questione metodologica; - Questione tecnico-operativa. Una ricerca viene quindi, definita scientifica se: - tutti i suoi passaggi sono pianificati in modo rigoroso, trasparente, criticabile e replicabile; - dotata di coerenza interna; Viene definita a carattere empirico se: - prevede e pianifica una o più fasi di rilevazione al fine dell’analisi di dati provenienti dalla realtà che siano coerenti con gli obiettivi prefissati all’inizio di questa; Quali sono i TEMPI DI RICERCA? In letteratura troviamo diversi termini per indicare le unità logico-temporali che descrivono i passi necessari di una buona ricerca empirica in educazione: Trinchero parla di 12 fasi e usa la medesima terminologia sia per la ricerca nomotetica che per quella ideografica, pur differenziando una descrizione interna; Coggi C. e Ricchiardi, parlano di fasi, solo per la ricerca nomotetica (quantitativa), mentre per la ricerca ideografica (qualitativa) preferiscono parlate di momenti; Montalbetti e Lismberti ancora, parlano di compiti separando le unità logiche dalle temporali. Noi li definiremo tempi di ricerca, indicando un intervallo di tempo più ampio rispetto alle fasi ed ai momenti, ma ne individueremo 5 e non 12 come Trinchero. • Impostazione della ricerca, viene delineato il campo di indagine, attraverso una precisazione del tema, obbiettivi e problemi della ricerca; • (Ri)Definizione della ricerca, viene precisata la cornice teorica di riferimento, vengono elaborate le ipotesi; • Pianificazione della rivelazione, viene predisposta la rilevazione empirica attraverso la scelta dei referenti dell’indagine (campionamento) e la scelta/predisposizione/calibratura degli strumenti; • Interpretazione della rilevazione, i dati emersi, vengono elaborati, analizzati e quindi interpretati; • Conclusione della ricerca, i risultati vengono chiariti e si procede con la loro valorizzazione.

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LA RICERCA NOMOTETICA Mira ad individuare regolarità generali in un determinato gruppo, nel suo aspetto più generale, non nel singolo, fino a stabilire vere e proprie leggi (nomos=legge). Risponde Ontologicamente ad una prospettiva realista, la realtà esiste. Storicamente è legata alla filosofia positivista del 19 secolo. Con il tempo, sono emersi i limiti di un interpretazione un po troppo poco flessibile, all’iniziale realismo ingenuo, si è quindi affiancato un realismo critico per la quale la realtà è conoscibile unicamente in modo imperfetto, e la spiegazione può avvenire solo tramite regolarità tendenzialmente sulla base probabilistica. Il realista critico usa quindi sia l’induzione che la deduzione in quanto il suo sguardo sulla realtà è “carico di teoria”(theory laden), l’approccio sarà quindi centrato sul ricercatore. Epistemologicamente mira a conoscere la realtà attraverso leggi di valenza generale, che però non sono sempre efficaci per la sua generalizzazione dei risultati. Infatti il rilievo di dati su alcuni soggetti scelti come campione viene estesa a numeri elevati (es. popolazione), per generalizzare appunto, il risultato, questo processo viene detto induzione. Il ricercatore, osserverà tutto questo studio con distacco, concentrandosi sul suo obbiettivo e omettendo tutto il resto; le sue interpretazioni costituiranno un ulteriore disturbo. Metodologicamente pone un problema di ricerca, tenta, attraverso la teoria di individuare un ipotesi e la sottopone alla prova dei fatti. Le rilevazioni devono essere attentamente pianificate per tempo e con attenzione, ed il momento della rilevazione è un punto di non ritorno (che interessa un numero elevato di soggetti) che precede il risultato. Dal punto di vista tecnico-operativo, la ricerca nomotetica fa prevalente uso di strumenti ad altissima strumentazione e tecniche di analisi di tipo statistico, tutti i dati servono quindi a trovare le tendenze (regolarità, statistica, variabile). Ecco perchè viene anche definita QUANTITATIVA: rilevazioni su un numero elevati di soggetti, strumentazione chiusa (altamente strutturata) e analisi statistica. Es. Test su quante ore si studia al gg, i risultati saranno tradotti in variabili e l’analisi statistica determinerà se vi sono regolarità tendenziali nei soggetti indicati eventualmente da generalizzare o meno. Importante nella rilevazione è che lo strumento usato si assolutamente dotato di Validità (certezza di rilevare il dato interessato) e attendibilità (che la rivelazione sia constante nel tempo della nostra indagine). La ricerca nomotetica mira a sopprimere la specificità del singolo e guardare su un quadro più generico. LA RICERCA IDEOGRAFICA Mira ad uno scopo l’esatto opposto della nomotetica, ovvero non stabilisce leggi ma descrive (grafia) il singolo e specifico (idion). Ontologicamente fa riferimento ad una prospettiva costruttivista, per la quale la realtà non è altro che il riflesso sella nostra attività mentale di costruzione di significato. Epistemologicamente i suoi presupposti di fondo stabiliscono che: il ricercatore non è separabile dalla realtà di indagine e che gli esseri umani sono dotati di libero arbitrio, perciò nessuna scienza può prevedere e spiegare i loro comportamenti come regola generale ma può solo comprendere i significati che si attribuiscono agli aventi o azioni e le motivazioni legati a questi. Viene quindi anche rivalutata l’intenzionalità che è alla base del comportamento umano. Il soggetto è interessante in tutti i suoi aspetti, avviene così un approccio olistico, il tutto è la somma delle parti. La ricerca viene quindi indirizzata ad un numero di soggetti molto inferiore rispetto alla nomotetica. Da punto di vista Metodologico lo svolgimento della ricerca non è dettato da fasi rigidamente prefissate, ma più caratterizzata da flessibilità, non è perciò un senso unico, ma un andare e venire di informazioni, rilevazioni di dati, formulazioni di teorie locali e provvisorie. Il momento della rilevazione NON è un punto di ritorno quindi, perchè interessa un numero non levato di soggetti, ed è una ricerca spesso longitudinale. Dal punto di vista tecnico-operativo per finire, fa prevalentemente uso di strumenti a basso grado di strutturazione e tecniche di analisi di tipo interpretativo, per questo viene chiamata ricerca QUALITATIVA (strumentazione aperta, analisi interpretativa).

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Ricerca nomatetica (quantitativa)

Ricerca Idiografica (qualitativa)

Prospettiva realista, la realtà esiste indipendente da come vien percepita.

Prospettiva costruttivista, la realtà è la risultante della nostra attività mentale di costruzione e significato.

Filone filosofico positivista (realismo ingenuo) o post positivista (realismo critico)

Filone interpretativista

La realtà esiste in quanto tale e la posso spiegare: - Attraverso regolarità generali, leggi; - Le specificità disturbano l validità della ricerca, perciò si era alla generalizzazione; - Distacco dal ricercatore; - Soggetti testimone di una relazione tra fattori

La realtà è un interpretazione, per cui si possono solo comprendere le motivazioni alla base delle azioni dei soggetti: - Attraverso la specificità del contesto; - Validità ecologica; - Può esservi trasferibilità solo in contesti di analogia; - Il ricercatore è parte del contesto (empatia); - Soggetti interessati in tutti gli aspetti; - Approccio olistico

Fasi della ricerca rigide, pianificate su base lineare, propedeuticità di una fase rispetto alla successive, formulazioni di ipotesi da sottoporre alla prova dei fatti, il lavoro concettuale del ricercatore precede la rilevazione dei dati ed è un punto di non ritorno.

Momenti della ricerca pianificati in modo flessibile su base circolare, frequenti andare e venire, ipotesi provvisorie riformulate continuamente, il lavoro concettuale del ricercatore, segue in gran parte la rilevazione dei dati che non è un punto di non ritorno.

Ricerca quantitativa - Rilevazioni su un numero elevato di soggetti; - Strumentazione ad altro livello di strutturazione; - Analisi statistica.

Ricerca qualitativa - Rilevazioni su un numero ridotto di soggetti; - Strumentazione a bassa strutturazione (osservazione libere, intervista in profondità) - Analisi interpretativa.

STRATEGIE DI RICERCA IN EDUCAZIONE La ricerca scientifica di matrice empirica non nasce ovviamente per l’ambito educativo, infatti la pedagogia, nella tradizione italiana, è un ambito di studi teorici-filosofici. Storicamente come abbiamo già detto, la pedagogia sperimentale, nasce sulle orme della psicologia sperimentale. tuttavia vi sono delle caratteristiche particolari della ricerca in ambito educativo. Le azioni educative sono caratterizzate da: - Irreparabilità, ciò vuol dire che ogni azione educativa avrà delle conseguenze sul soggetto, irreparabili; - Imprevedibilità, ciò vuol dire che non potremo sapere mai con anticipo quale sarà la reazione suscitata dalla nostra azione, ogni comportamento sarà singolare a se stesso; - Illimitatezza, ogni nostra azione (come educatore) potrà provocare delle reazioni illimitate nel tempo del soggetto. L’agire educativo solleva delle questioni etiche, perchè mira a produrre modificazioni nel mondo vitale del soggetto (questione assiologia, branca della filosofi...


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