Peppa la cannoniera giuseppa bolognara calcagno PDF

Title Peppa la cannoniera giuseppa bolognara calcagno
Course Storia contemporanea
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Summary

tratti salienti della biografia di una delle più significative figure femminili del Risorgimento italiano...


Description

Peppa la cannoniera - Giuseppa Bolognara Calcagno

Testo di Elena Bevini

Di questa giovane combattente si sa poco, si dubita pure sulla data di nascita che si suppone sia avvenuta all’incirca tra il 1826 e il 1841. Anche sul cognome (Bolognara, Calcagno o entrambi) si dubita, ma è sicuro che questa coraggiosa donna ha origini umili, che sia stata abbandonata dai propri genitori quando ancora era in fasce e che per i catanesi patrioti era diventata Peppa, 'a cannunèra, una dei personaggi più noti della insurrezione del 31 maggio 1860 contro i Borbonici. Pure il suo luogo di nascita è certo e dagli storici viene indicato come Barcellona Pozzo di Borgo in Sicilia. In seguito venne portata a Catania in un orfanotrofio, in un ricovero “per pericolanti”, così le chiamavano le figlie di nessuno. In quel posto, sotto il pesante controllo delle addette alla disciplina e sotto un’educazione ferrea alla povertà e ubbidienza, era considerata insieme alle altre ragazze una persona per cui nessuno, nemmeno Chiesa e signori della carità s’impegnavano economicamente per il suo sostentamento. Così, quando erano fortunate, lei e le sue compagne riuscivano a mangiare una volta al giorno. Giuseppa però aveva due qualità che sicuramente le hanno salvato la vita più volte: era furba e questo le permise di sopravvivere sia in orfanotrofio sia quando da adulta dovette affrontare il mondo esterno ricco di insidie; un’altra qualità era la sua bruttezza. Era molto brutta: molti la descrivevano bassa, con la faccia rovinata dal vaiolo, molto magra, occhi cerchiati, muscolosa e questo fu una fortuna in quanto non era oggetto di desiderio sessuale di coloro che, visitando l’orfanotrofio, si portavano a casa qualche ragazzina che consideravano “attraente”. Le fu d’aiuto anche quando uscì all’età di 19 anni dall’orfanotrofio per andare a lavorare come serva in un’osteria dove, indossando vestiti ritenuti "maschili", si dilettava a bere molto e a fumare la pipa con i clienti del posto. Quello era un lavoro sempre a rischio per una ragazza giovane e soprattutto completamente sola e all’epoca uscire in tarda serata da sole anche con una gonna lunga fino ai piedi si era considerate “di tutti” e quindi prostitute su cui mettere le mani senza che questo venisse considerato reato. Si dice che abbia trovato lavoro nell’osteria grazie alla moglie dell’oste con la quale aveva stretto amicizia durante le sue ultime uscite dall’orfanotrofio e sempre grazie a lei aveva trovato anche una stanza in affitto da una vecchia impagliatrice di sedie.

In seguito la troviamo a fare da assistente stalliera sempre nella stessa città. I motivi per cui ha cambiato lavoro non si conoscono, ma è certo che lo stalliere era contento del suo lavoro perché la tenne fino a che Giuseppa venne coinvolta negli scontri popolari contro i Borbonici nel 1860.

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Peppa la cannoniera - Giuseppa Bolognara Calcagno

Non si conosce nemmeno il motivo di questo coinvolgimento nelle guerre popolari dal momento che Giuseppa era analfabeta e non si sa in che modo avesse potuto avvicinarsi e così interessarsi alla politica del suo paese. Alcuni sostengono sia stato lo stalliere, l’uomo per cui lavorava a coinvolgerla emotivamente in queste battaglie, in ogni modo troviamo Giuseppa nel 1860 ad intervenire durante i combattimenti in alcune vie della città in cui il popolo aveva costruito le barricate contro i soldati Borbonici. Così scrive la scrittrice Dacia Maraini nel libro Le do nne del Risorgimento ¹: “E’ qui che interviene Peppa la quale [...] si era trovata così a suo agio fra i soldati, malvestiti e male equipaggiati ma pieni di entusiasmo, che aveva cominciato a prendere iniziative per conto suo. Una di queste fu di chiudere il portone del palazzo Tornabene al piano dell’Ogninella, fingendo di lasciare al nemico la strada, e improvvisamente riaprirlo per sparare a sorpresa addosso alle truppe, che, in preda allo stupore, scapparono lasciando incustodito un cannone. I patrioti cercarono subito di impadronirsi di quella bocca di fuoco [...], ma i vari tentativi andarono a vuoto perché da piazza degli Studi i soldati borbonici sparavano a chiunque si avventurasse sulla strada. Peppa [...] ebbe un’idea geniale: afferrò una grossa fune, la lanciò, a mò di cappio, sul cannone, restando al coperto della casa Mancino. Quindi prese a tirare, e con l’aiuto di altri patrioti riuscì a trasportare il mortaio fino al loro rifugio.

Lo storico catanese Vincenzo Finocchiaro ha descritto con più dettagli il resoconto di quella vicenda: “..Giuseppa Bolognara [...] sparse della polvere sulla volata del cannone e attese tranquilla che la cavalleria caricasse. Appena gli squadroni si mossero, essa diede fuoco alla polvere e i cavalieri borbonici credettero che il colpo avesse fatto cilecca prendendo fuoco soltanto la polvere del focone. Si slanciarono perciò alla carica sicuri di riguadagnare il pezzo perduto; ma appena avvicinatisi di pochi passi, la coraggiosa donna li attendeva a piè fermo, diede fuoco alla carica con grave danno degli assalitori e riuscì a mettersi in salvo”.¹

Purtroppo le sue coraggiose gesta non impedirono la repressione da parte dei Borbonici, i quali se ne andarono solo durante la liberazione dei garibaldini del 3 giugno 1860.

Con l’unione dell’Italia il nuovo governo italiano assegnò a Giuseppa detta Peppa la cannoniera una medaglia d’argento al valore militare e una pensione mensile di nove ducati. L’anno seguente le arrivò da parte del comune di Catania un conguaglio unico della sua pensione per un totale di 216 ducati che le permisero di tirare avanti economicamente ancora per due anni. Dopo? Non si seppe più nulla di questa coraggiosa patriota, non si sa nemmeno quando e come morì. Toccanti le ultime parole della Maraini dedicate a Giuseppa: “Peppa Bolognara Calcagno, per quanto popolare, fu presto dimenticata. E si sa come vengono escluse le donne dalla memoria cittadina: cacciate fuori dai libri di storia, con una tenacia e una sistematicità che lasciano l’amaro in bocca. Non è solo Peppa ad avere subito questa sorte, toccata al novanta

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Peppa la cannoniera - Giuseppa Bolognara Calcagno

per cento delle donne che hanno partecipato alla costruzione dell’unità d’Italia”.

Fonti: - ¹E.Doni, C.Galimberti, M.Grosso, L.Levi, D.Maraini, M.S.Palmieri, L.Rotondo, F.Sancin, M.Serri, F.Tagliaventi, S.Tagliaventi, C.Valentini, Le donne del Risorgimento, il Mulino, 2011

- Sito internet di Catania tradizioni

- Estratto da Salvatore Lo Presti, "Fatti e Leggende Catanesi", Studio Editoriale Moderno, Catania, 1938

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