Platelminti- descrizione completa PDF

Title Platelminti- descrizione completa
Author denise zuccotti
Course Zoologia
Institution Università degli Studi di Pavia
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Platelminti- descrizione completa...


Description

I Platelminti I Platelminti, (dal greco verme), vengono comunemente considerati gli animali bilateri più primitivi, anche se alcuni degli zoologi non condividono attualmente tale posizione. Secondo questi ultimi i Platelminti sarebbero infatti più intimamente correlati ai protostomi celomati. Questi organismi sono chiaramente dei protostomi, come risulta dalla loro segmentazione spirale e dalla presenza di cellule pluriciliate. La loro posizione all'interno dei protostomi si accentra sulla natura della loro struttura acelomatica e sulla loro mancanza di ano. Inoltre, i primi animali bilateri possedevano infatti cellule monociliate, come ad esempio negli cnidari e negli altri gruppi bilateri; la maggior parte dei Platelminti, invece, possiedono cellule pluriciliate, hanno segmentazione spirale (come gli anellidi, i molluschi e gli artropodi) e presentano numerose altre caratteristiche che non consentono di considerarli alla "base" dei bilateri. L' ipotesi attualmente più accreditata circa la filogenesi all'interno del phylum individua nei turbellari macrostomidi le forme più primitive, che si sarebbero evolute da un antenato aceloide. Si conoscono 10.000 specie di Platelminti di cui il 70% sono parassite mentre il restante 30% conduce vita libera. Il corpo è appiattito dorso - ventralmente (da qui il nome "vermi piatti") e può presentarsi sottile, fogliforme oppure nastriforme. Le loro dimensioni variano da un millimetro o meno sino a molti metri. Questi organismi presentano un solo spazio interno, la cavità digerente, con la regione tra ectoderma e mesoderma, sotto forma di fibre muscolari e mesenchima (parenchima). Poiché sono privi di un celoma o di un pseudoceloma, sono chiamati animali acelomati e poiché hanno tre foglietti embrionali ben definiti (endoderma, ectoderma, mesoderma), sono detti triblastici. I Platelminti sono privi di scheletro e presentano un tegumento costituito da un epitelio monostratificato o sinciziale che, nelle forme a vita libera, è dotato di ciglia. Mediante il movimento delle ciglia la maggior parte dei Platelminti (soprattutto di piccole dimensioni) strisciano sul fondo. Sotto il tegumento si osservano fibre muscolari con andamento circolare, longitudinale e dorso-ventrale che, mediante contrazioni, consentono ad alcune specie più grandi un movimento ondulatorio; altri Platelminti scivolano grazie a ghiandole situate nell'epidermide che secernono uno strato di muco. Alcune specie possono ancorarsi grazie a sistemi bighiandolari dove una delle due ghiandole secerne una sostanza adesiva, l'altra produce un secreto che interrompe l'azione adesiva.

I Platelminti sono animali carnivori che si nutrono di altri piccoli invertebrati. Hanno la bocca localizzata lungo la linea mediano-ventrale, ad essa è collegata una faringe (quando l'animale si nutre il tubo faringineo si estroflette dalla bocca) ed infine, un sacco intestinale. Non è presente l'ano ed i prodotti digeriti vengono espulsi dalla bocca (come negli Cnidari). La digestione è inizialmente extracellulare (sacco intestinale), poi intracellulare (cellule della parete intestinale o parenchima). Il parenchima accumula, nelle sue cellule, grassi e glicogeno e, grazie al suo turgore, può essere considerato l'antagonista dei muscoli che, inseriti nel tegumento a costituire il sacco muscolo-cutaneo, possono esplicare la loro funzione contrattile e quindi locomotoria. Nei Platelminti non esistono veri e propri organi respiratori, nè sistema circolatorio. La respirazione avviene per diffusione attraverso la superficie del corpo e il liquido presente negli spazi intercellulari del parenchima, serve anche al trasporto dei gas per la respirazione delle sostanze nutritive e dei cataboliti. Questo liquido è iperosmotico rispetto all'acqua presente all'esterno dell'animale, determinando un ingresso continuo di acqua dall'esterno. Quest' ultima viene espulsa, insieme ai cataboliti, da un particolare apparato escretore costituito da protonefridi. Questi sono costituiti da cellule speciali, cellule a fiamma, che si prolungano in un corto tubo, entro cui si agita un ciuffo di flagelli, il quale convoglia il fluido verso un sistema di canali che sboccano all'esterno con un poro escretore. Il Sistema nervoso è generalmente composto da due o quattro cordoni longitudinali e da un addensamento di cellule nervose nel polo anteriore, o capo, ove sono situati anche gli organi di senso visivo e statico. Con i Platelminti inizia il processo di cefali zzazione. (processo evolutivo per cui i centri nervosi tendono ad aggregarsi nella regione anteriore del corpo, con relativo differenziamento del capo.) Molti Platelminti, eccetto le Planarie, sono provvisti di statocisti. Essi possono inoltre possedere occhi in grado di percepire l'intensità e la direzione della luce. I Platelminti si riproducono generalmente per via sessuale e, nella maggior parte dei casi, sono ermafroditi. La fecondazione è interna e in molti casi le uova sono accompagnate da cellule vitelline che vengono utilizzate dall' embrione nelle prime fasi di sviluppo (uova esolecitiche). In questi animali, pertanto, la gonade femminile consta di due parti distinte : un ovario ( o germario) e un vitellogeno ( o vitellario). Nell'apparato riproduttore maschile si ha un solo testicolo con un gonodotto che finisce con un organo copulatore; nell'apparato riproduttore femminile possono esserci molti ovari e vi sono solo due ovidotti; è presente la vagina e una borsa copulatrice. I Platelminti sono per la maggior parte monoici con fecondazione incrociata. Alcune specie hanno un pene modificato a forma di ago per far sì che avvenga la fecondazione ipodermica (i due partner si iniettano reciprocamente gli spermi attraverso la parete del corpo). Si può anche avere la riproduzione asessuata attraverso la scissione trasversale. Le uova vengono fecondate internamente e vengono poi depositate sul fondo. Nelle forme a vita libera ed in quelle con un solo ospite nel loro ciclo biologico, lo sviluppo è diretto; nei parassiti interni, in cui ci può essere un ciclo biologico complesso che coinvolge spesso numerosi ospiti, lo sviluppo di solito è indiretto.

Classe Turbellaria I turbellari (Turbellaria), detti anche vermi "vorticatori" (da turbo = vortice), sono animali liberi vermiformi, dicogami (presentano entrambe le gonadi), appiattiti, con il corpo ricoperto da un epitelio cigliato atto alla locomozione. Al contrario delle restanti classi del phylum, pochissime sono le specie adattatesi al parassitismo e al commensalismo, mentre la stragrande maggioranza è rappresentata da specie predatrici di microrganismi, piccoli invertebrati, oppure spazzine o vegetariane. Variabili in lunghezza da 1 mm a 50 cm, vivono solitamente nel mare, ma non mancano eccezioni nelle acque dolci e nei terreni umidi, sempre in presenza di acqua . La cigliatura è presente soprattutto sulla superficie ventrale e permette un nuoto planato apparentemente “senza sforzo” poiché le ciglia, battute sincronicamente, creano delle turbolenze d'acqua che fanno avanzare l'animale. Quando invece si trova sul fondo, la Turbellaria procede contraendo la muscolatura, creando un movimento ondulatorio. Data la loro primitività, hanno un'organizzazione assai semplice: la bocca ventrale è collegata ad una faringe muscolosa e ad un intestino privo di sbocchi esterni; la digestione è affidata ad una massa di cellule sinciziali. Rispetto a queste linee primitive, il capo è normalmente differenziato e dotato di organi sensoriali: cellule nervose raggruppate in un gangliocefalico, oppure anche cellule fotosensibili, in alcuni casi organizzate in occhi semplici; inoltre possono esservi chemiorecettori (organi gustativi), tangorecettori (organi tattili), statocisti e recettori particolari che avvertono la direzione della corrente. In alcune specie sono anche presenti dei magnetorecettori che permettono all'animale di orientarsi in base alla direzione del polo nord terrestre, il tutto organizzato secondo un modello gastroneurale. Il corpo dei turbellari può essere suddiviso in tre regioni una dentro l'altra: una epidermide, una regione connettiva intermedia ed una massa centrale contenente cellule fagocitarie di derivazione endodermica che ingeriscono e digeriscono l'alimento. Le gonadi sono ben organizzate ed efficienti: i molti testicoli (due o più) sparsi, gli ovari ed il gonoporo (apertura per la fecondazione) si trovano, salvo eccezioni, contemporaneamente in ogni individuo. Le uova prodotte dagli ovari sono in molti casi esolecitiche (turbellari neofori), cioè mancano di sostanze nutrienti per l'embrione. Il vitello, sostanza nutritizia principale per lo sviluppo embrionale, viene prodotto dai vitellari, ghiandole specializzate in questo compito, disposte in gran numero e tipicamente alternate ai testicoli dando luogo ad una “pseudo-metameria”. Gli spermatozoi nella maggior parte dei casi sono biflagellati vengono spesso trasferiti attraverso impregnazione ipodermica L'escrezione è molto semplice e limitata all'osmoregolazione nelle sole specie di acqua dolce. Una rete di tubuli ramificati (protonefridi) si estende per tutto il corpo. Nelle parti terminali di questa rete si trovano cellule a fiamma le cui ciglia interne ondeggiano convogliando il liquido in eccesso fuori dal corpo dell'animale. Tipi di turbellari più evoluti presentano intestino sacciforme (rabdoceli), sacciforme con diverticoli (alloioceli), triramificato (tricladi) o pluriramificato (policladi), testicolo unico e definito.

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I turbellari più noti vengono chiamati planarie, famose per la notevole capacità di rigenerazione che permette loro di scindersi agamicamente in più esemplari. Questa capacità è tipica ed esclusiva dei turbellari, ed è possibile grazie alle cellule del mesoderma, che essendo capaci di produrre tutti i tipi cellulari, sono totipotenti e non pluripotenti come sono normalmente le cellule mesodermiche. Una planaria tagliata in più parti, dà origine ad un esemplare completo a partire da ogni frammento, ad esclusione dell'estremità posteriore, che non dà luogo ad alcuna rigenerazione; probabilmente tali fenomeni rigenerativi sono determinati da un gradiente anteroposteriore della velocità metabolica. Questa capacità ha permesso l'evoluzione di alcuni gruppi che si riproducono per metagenesi e di altri esclusivamente scissipari, cioè che si riproducono solo per scissione, avendo perso ogni capacità di riproduzione sessuale ed essendo privi di gonadi. Tutti i turbellari sono ermafroditi e presentano tipicamente gonadi piuttosto semplici, assenti nelle forme più primitive; l'inseminazione pertanto può essere ipodermica o avvenire tramite normale copulazione per via vaginale. Si conoscono alcune specie autofecondantisi, fenomeno eccezionale sfavorito dalla selezione naturale poiché non porta a ricombinazione genetica. Lo sviluppo può essere diretto o indiretto, a seconda delle specie. Da questa classe primitiva probabilmente si sono irradiati direttamente tutti i platelminti e vari altri phyla.

Classe Trematoda I Trematodi sono tutti parassiti e da adulti sono quasi tutti endoparassiti di vertebrati. Hanno comunemente forma ovale più o meno allungata e dimensioni in genere piccole: la loro lunghezza può infatti variare da una frazione di millimetro fino a 10 mm. I Trematodi s vivono nell'intestino, nel sangue o nelle cavità interne di vertebrati ed hanno adattato il loro ciclo riproduttivo a quello dell'ospite. Alcune specie possono però giungere anche a 2 cm di lunghezza. Sono muniti di ventose e presentano vari stadi larvali. Il termine Trematodi deriva dal greco "trema", che vuol dire "foro", in quanto le ventose furono erroneamente interpretate quali fori. I Trematodi sono parassiti dotati di organi adesivi costituiti da ventose ed uncini. Il corpo è rivestito da una cuticola non chitinosa, priva di cilia, che poggia direttamente su uno strato muscolare e non su cellule epidermiche, dove sono impiantati uncini, spicole e setole, che conferiscono una certa asperità alla superficie del corpo. Il sincizio tegumentario poggia sulla muscolatura che è distinta in 3 strati: esterno (fasci circolari), interno (fasci longitudinali), profondo (fasci obliqui). La muscolatura è debole in certe specie, ben sviluppata in altre. Le ventose sono delle piccole coppe dotate di muscolatura radiale che consentono al trematoda di restare ancorato all'ospite; in alcuni una ventosa circonda la bocca. La bocca, situata all'estremità anteriore in posizione ventrale o terminale, è circondata in genere da una ventosa. Alla faringe, che è minuscola e può presentare delle ghiandole faringee esterne o interne, fa seguito un corto esofago, spesso assente, e a questo l'intestino. In alcuni Monogenei il tubo digerente ha la forma di un semplice sacco, mentre nella maggior parte dei Trematodi si biforca subito in due rami che si estendono posteriormente e terminano generalmente a fondo cieco. Spesso i rami intestinali portano, lungo tutto il loro percorso, diverticoli laterali anch'essi terminanti a fondo cieco.

In base alla loro posizione nell'ospite, il cibo può essere costituito da piccoli frammenti di tessuto, sangue e materiale digerito. Questo nutrimento viene assunto mediante la faringe bulbosa che viene usata come pompa. L'apparato escretore è costituito da protonefridi che confluiscono in un paio di canali che si aprono all'esterno tramite dei pori escretori. I Trematodi possono modificare il loro metabolismo da aerobio ad anaerobio a seconda dello stadio del loro ciclo. La superficie del tegumento oltre a svolgere una funzione protettiva, serve anche per gli scambi gassosi. Il sistema nervoso è simile a quello dei Turbellari, cioè dalle due masse gangliari cerebrali seguono sei cordoni (ventrali, dorsali e laterali). I Trematodi sono generalmente ermafroditi e i dotti maschili e quelli femminili sboccano in un atrio genitale comune che si apre all'esterno con un unico poro genitale. L'apparato maschile è costituito da due testicoli che si collegano con la tasca del cirro che è l'organo copulatore. L'apparato femminile è formato da un germario e da due vitellari. Il numero di uova prodotte è molto elevato in modo tale che le probabilità di riproduzione aumentino.

Fasciola hepatica Fasciola hepatica è un trematode molto diffuso, parassita delle vie biliari di molti animali domestici ed in particolare di bovini ed ovini. Si tratta di una specie pressoché cosmopolita, lunga 20-30 mm e larga 8-12 mm, con ventosa anteriore terminale e ventosa ventrale, che vive allo stato adulto nelle vie biliari della pecora e del bue. L'uovo dà origine al miracidio che esce dopo 2 o 3 settimane e si libera nell'acqua; il miracidio penetra in un mollusco gasteropode d'acqua dolce (Limnaea) e giunge fino alla cavità respiratoria di questo trasformandosi in una sporocisti dalla quale si sviluppano le redie che, rotta la membrana della sporocisti stessa, raggiungono il fegato del mollusco, di cui si cibano. Dalle redie della prima generazione si sviluppano altre redie e da queste si formano le cercarie, con intestino bifido e provvisto di coda; d'inverno le cercarie si formano direttamente dalle redie della prima generazione. Le cercarie fuoriescono dal mollusco e nuotano con i movimenti della coda finché si fissano su piante acquatiche, perdono la coda e si incistano sotto forma di metacercarie.Lo sviluppo in individuo adulto avviene quando dei mammiferi erbivori, pascolando lungo i corsi d'acqua o sulle rive dei laghi o degli stagni, mangiano le erbe su cui sono fissate le metacercarie. L'ospite definitivo più comune è la pecora, nel cui intestino si schiudono le cisti; le fasciole, che hanno ormai l'aspetto di adulti, vanno a localizzarsi nel fegato risalendo le vie biliari e provocano lesioni ed emorragie, causando in tal modo una grave malattia detta cachessia dei ruminanti. L'uomo può ingerire la cercaria accidentalmente mangiando erbe crude come insalata, in particolare una crucifera acquatica, il crescione. Dopo che le larve vengono ingerite con il cibo o con acqua contaminati, inizia il periodo di incubazione della durata di pochi giorni fino a qualche mese. Questo è seguito da una fase acuta e cronica clinica. 

Fase acuta: la fase acuta, che dura 2-4 mesi, inizia quando i vermi immaturi penetrano la parete intestinale e del peritoneo, la membrana protettiva che circonda gli organi interni. Da qui, perforano la superficie del fegato e si fanno strada attraverso i suoi tessuti fino a raggiungere i dotti biliari. Questa invasione uccide le cellule del fegato e provoca un'intensa emorragia interna. I sintomi tipici sono febbre, nausea, un fegato gonfio, eruzioni cutanee e dolore addominale estremo.



Fase cronica: la fase cronica inizia quando i vermi raggiungono i dotti biliari, dove maturano e iniziano a produrre le uova. Queste uova vengono rilasciate nella bile e raggiungono l'intestino, dove sono evacuate nelle feci, completando così il ciclo di trasmissione. I sintomi includono dolore intermittente, ittero e anemia. Si possono verificare anche pancreatite, calcoli biliari e super-infezioni batteriche. I pazienti con infezioni croniche sviluppano indurimento del fegato (fibrosi) come risultato di un'infiammazione di lungo termine.

La diagnosi viene eseguita tramite analisi di laboratorio, ricercando le uova nelle feci al microscopio. C’è la possibilità di registrare falsi negativi, in quanto le uova non sono presenti nelle feci prima di alcuni mesi dal principio effettivo dell’infezione; per questo motivo si ricorre anche ad alcuni tipi di analisi del sangue, o immunologiche, che possono rilevare con maggiore sicurezza la presenza del parassita. Il trattamento d’elezione per questa parassitosi è con il triclabendazolo, farmaco è attivo contro adulti e larve, e dall’elevato tasso di guarigione.

SISTEMATICA I Trematodi vengono suddivisi in 3 ordini principali, che alcuni Autori considerano come sottoclassi: Monogenei, Aspidobotri e Digenei. Questi 3 ordini rappresentano 3 gruppi ben distinti che differiscono tra loro sia per i caratteri morfologici sia per il loro ciclo vitale.

Sottoclasse Monogenei L'ordine dei Monogenei, o Eterocotilei (Heterocotylea), è

costituito da forme quasi esclusivamente parassite senza alternanza di generazioni nel loro ciclo vitale. Da qui il nome di Monogenei in rapporto al fatto che, nel loro ciclo vitale, non vi è cambiamento dell'ospite. Gli organi di fissazione si trovano sia all'estremità anteriore che a quella posteriore e si attaccano sulla superficie del corpo e sulle branchie dei pesci marini o di acqua dolce e di anfibi. Possono trovarsi anche sulla pelle di Cefalopodi e sui Crostacei: talvolta sono endoparassiti nella cloaca dei pesci o nella cavità buccale di tartarughe palustri. Si nutrono di sangue e di cellule epiteliali e uccidono spesso i giovani pesci, provocando loro gravi lesioni alle branchie.

Sottoclasse Digenei Questo gruppo, detto pure dei Malacocotilei (Malacocotylea), è

rappresentato da specie che, salvo rare eccezioni, sono parassite allo stato adulto, di vertebrati. Il loro ciclo vitale si svolge in più ospiti con quattro forme larvali. Alcune specie colpiscono prevalentemente gli animali, come ad esempio Schistosoma bovis, parassita dei Ruminanti, frequente in Sardegna e in Corsica, la cui cercaria può provocare pure una dermatite nell'uomo; Schistosoma spindale, parassita di molti Ungulati; Schistosoma indicus, che parassita cavalli, asini, pecore e dromedari.

Classe Cestoda

I cestodi sono endoparassiti specializzati privi di apparato digerente e possono raggiungere lunghezze fino a 10-15 metri. Il loro corpo allungato e nastriforme consta di 3 parti caratteristiche: 1) Scolice, dotato di ventose ed uncini per l'adesione alla parete intestinale dell'ospite; 2) Collo, la zona di accrescimento dell'animale; 3) Strobila, il tratto più o meno lungo costituito da proglottidi prodotte dal collo e spinte lontano da esso tramite la formazione di nuove proglottidi. Quest'ultime contengono l'apparato riproduttore e consentono la riproduzione sessuale che, in questi parassiti, è imponente per il numero di uova fecondate prodotte. Una tenia procuce circa 10.000 uova fecondate che si trovano nelle ultime due...


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