Primo piano Mastro don Gesualdo PDF

Title Primo piano Mastro don Gesualdo
Author Giulia Berto
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Bergamo
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1

parte undicesima

sintesi

PRIMO PIANO

capitolo Mastro-don Gesualdo

Date e dati 1888

Uscita del Mastro-don Gesualdo sulla rivista «Nuova antologia»

1889

Pubblicazione in volume

Cronologia, composizione, struttura del romanzo Mastro-don Gesualdo uscì a puntate sulla rivista «Nuova antologia» fra il luglio e il dicembre 1888 e, dopo un accurato lavoro di revisione, venne pubblicato in volume nel 1889. Il romanzo è composto di ventuno capitoli suddivisi in quattro parti. Nella Parte Prima (febbraio-luglio 1820 o ’21) il motivo conduttore è quello del matrimonio di Gesualdo con una nobile decaduta, Bianca Trao, della quale si scopre una relazione illecita con il cugino Ninì Rubiera. Nella Parte Seconda (agosto 1821) Gesualdo diviene il più ricco del paese, dapprima trionfando nell’asta per le terre comunali e poi avvalendosi della rivoluzione carbonara e di un prestito fatto a don Ninì. La Parte Terza, dopo aver brevemente riassunto la storia di Isabella, figlia di Gesualdo, si impernia sulle vicende che si svolgono fra la primavera del 1837 e quella del ’38 e si sviluppa in gran parte a Mangalavite, un podere in cui Gesualdo si è rifugiato per sfuggire al colera e dove la ragazza si innamora del cugino Corrado. Alla fine, per soffocare lo scandalo, Gesualdo combina il matrimonio fra Isabella e il duca di Leyra. Nella Parte Quarta (che si apre alla vigilia della rivoluzione del gennaio 1848 e si chiude qualche mese dopo) il motivo conduttore è quello della decadenza e della morte di Gesualdo.

personaggi Il sistema dei personaggi non è più quello corale dei Malavoglia. Il Mastro è infatti incentrato su un unico protagonista, Gesualdo. Viene meno anche la struttura binaria che nel precedente romanzo contrapponeva mondo dei sentimenti autentici e mondo dell’inautenticità e dell’egoismo. Tuttavia tale opposizione si trasforma in contraddizione interiore del protagonista. Diversa è anche l’articolazione sociale dei personaggi nei due romanzi: quelli di Mastro-don Gesualdo appartengono agli strati sociali diversificati di una società moderna. Un ruolo importante hanno nel Mastro le figure femminili di Diodata, Bianca e Isabella; esse hanno la funzione narrativa di far esplodere nel protagonista la contraddizione interiore fra la logica della roba e quella dei sentimenti.

Dai Malavoglia al Mastro-don Gesualdo In Mastro-don Gesualdo Verga resta fedele ai princìpi del Verismo quali erano già stati attuati nei Malavoglia, ma nello stesso tempo deve adattare il suo progetto letterario a una materia diversa e a una situazione storica mutata. In particolare cambiano, rispetto al precedente romanzo, sia il linguaggio sia la sintassi. Mastro-don Gesualdo non rappresenta un mondo chiuso e monoculturale come I Malavoglia, ma il mondo vario e aperto della modernità borghese. La voce narrante non può perciò essere più di un anonimo coro di paesani, ma deve essere quella di un borghese di provincia, omogeneo per cultura a Gesualdo. Non mancano tuttavia punti di vista diversi, corrispondenti, per esempio, all’ottica della nobiltà contadina o cittadina. Mastro-don Gesualdo è anche un romanzo storico. Ma è un romanzo storico in cui non esiste più la fiducia romantica nella capacità dell’uomo di indirizzare la storia. Nella dissoluzione di ogni prospettiva storicistica, l’unica realtà residua è quella del condizionamento naturale, dei bisogni elementari, degli interessi egoistici.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese

il nuovo LA SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE - EDIZIONE ROSSA

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2

PRIMO PIANO A • La struttura e i temi

A1

La composizione e il titolo

Il progetto del romanzo risale al 1878

Il significato del titolo

La roba, anticipazione di Mastro-don Gesualdo

IL1

Il titolo, Mastro-don Gesualdo, compare per la prima volta nel 1878, nella lettera di Verga all’amico Salvatore Paola Verdura, per indicare il secondo romanzo del ciclo della «Marea» (poi il ciclo dei cinque romanzi assumerà la denominazione dei «Vinti»). Vi si precisa che il protagonista sarebbe stato «un rappresentante della vita di provincia» ed esponente di una classe superiore rispetto a quella dei pescatori e dei contadini del primo romanzo del ciclo, I Malavoglia. Dal titolo si intravede che già nel 1878 Verga aveva l’intenzione di raffigurare un arrampicatore sociale in una società della provincia siciliana raccontando la storia di un “mastro” – un muratore –, il quale diventa ricco e merita l’appellativo di “don” senza tuttavia riuscire a far dimenticare la sua umile origine: di qui l’accoppiamento degli epiteti attraverso una lineetta («mastro-don») (cfr. IL1). Insomma, nell’intenzione dell’autore, già nel titolo si deve avvertire la voce narrante siciliana, come accadeva anche per I Malavoglia. In questo romanzo il titolo è una “’ngiuria”, un soprannome che sostituisce il cognome reale (Toscano), mentre in Mastro-don Gesualdo abbiamo un appellativo che si accompagna al nome proprio. In tutt’e due i casi, però, vi è un’implicita ironia. Una prima anticipazione di Gesualdo si ha nel racconto La roba, in Novelle rusticane (1883), dove Mazzarò è una figura di arrampicatore sociale rusticano (cfr. cap. IV, T6 , p. 201). In effetti già nel 1882-83 Verga pensa al secondo romanzo dei «Vinti» e firma

ITINERARIO LINGUISTICO

“Mastro” e “don”

La parola “mastro” viene dal latino magistrum = ‘maestro’. Il termine veniva usato per gli artigiani e soprattutto per i muratori (come era stato Gesualdo) e per i falegnami. Esso era usato nel Meridione come titolo generico di rispetto, premesso al nome proprio, ma sempre per categorie non elevate socialmente. Per queste ultime infatti veniva impiegato il “don”. L’uso del “don” (dall’italiano

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antico donno, derivante dal latino dominus = ‘signore’) era, ed è, consueto per gli uomini di Chiesa; ma nel Meridione esso era impiegato anche per persone di riguardo di un livello sociale elevato, a causa dell’influenza che in queste regioni avevano avuto le consuetudini impostesi durante il dominio spagnolo. In Spagna infatti l’appellativo veniva usato per il re e per i dignitari di corte.

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3 PRIMO PIANO

Gli abbozzi del 1885-86 confluiti nelle novelle di Vagabondaggio

La prima edizione del 1888 esce a puntate sulla «Nuova antologia»

A La struttura e i temi

un contratto per pubblicarlo presso l’editore Casanova di Torino. Le Novelle rusticane possono essere considerate una preparazione stilistica e tematica al nuovo romanzo. Ma il progetto iniziale di imperniarlo sulla “formazione” di un giovane, dall’infanzia all’età matura – secondo gli schemi del *romanzo, appunto, di formazione –, non soddisfa l’autore che nel 1884 annuncia a Capuana l’intenzione di abbandonare il progetto per impostarlo su nuove basi. Nel 1885-86 Verga lavora alle novelle di Vagabondaggio, in cui confluiscono (nei racconti Nanni nasce orfano, Vagabondaggio, Mondo piccino) alcuni abbozzi del nuovo romanzo. Altre novelle ne contengono invece anticipazioni: il protagonista di Nanni Volpe ha qualcosa di Gesualdo e Quelli del colera offre già la descrizione del colera che poi comparirà nel romanzo. Il lavoro di effettiva stesura di Mastro-don Gesualdo si concentra però nel corso del 1888. Verga si accorda con la rivista «Nuova antologia» per pubblicare a puntate il romanzo ed è quindi costretto a un lavoro febbrile per rispettare la scadenza quindicinale dell’invio delle varie puntate. Mastro-don Gesualdo esce così in rivista fra il luglio e il dicembre 1888.

A2 La cronologia

I fatti storici

La struttura

La cronologia e la struttura

Il romanzo è ambientato prima dell’Unità. Racconta la storia di un “mastro” (un muratore) che diventa un ricco borghese (“don”). Non si indica precisamente il paese in cui l’azione si svolge, ma nella redazione del 1888 si precisa che si tratta di Vizzini, in provincia di Catania. Anche l’arco temporale della vicenda non è definito con esattezza. Date precise compaiono solo nella Parte Terza, dove si trovano quella del 1837 (anno del colera) e poi quella del 2 febbraio 1838. Nella Parte Quarta si parla della rivoluzione del gennaio 1848. Precedentemente, nella Parte Seconda, si descrive una rivolta carbonara che in Sicilia scoppiò nel 1820 ma che Verga erroneamente attribuisce al 1821. E poiché tutta la Parte Seconda del romanzo racconta gli avvenimenti di un solo mese (agosto), questa Parte è interamente ambientata nell’estate del 1821. Più difficile è datare la Parte Prima che narra avvenimenti compresi all’incirca fra febbraio e luglio di un anno indeterminato: potrebbe trattarsi dello stesso 1821 o dell’anno precedente, il 1820 (cfr. SI1, p. 4). Comunque sia, il romanzo copre circa trent’anni, dal 1820 (o 1821) alla fine del 1848 o all’inizio del 1849 (il protagonista muore diversi mesi dopo la rivoluzione del gennaio 1848). Vi sono presenti diversi elementi storici: sono infatti rappresentate due rivoluzioni (quella del 1820, che Verga attribuisce al 1821, e quella del 1848), la nascita della borghesia terriera e imprenditoriale (rappresentata da Gesualdo), la decadenza della nobiltà cittadina (quella del duca di Leyra). Il romanzo è composto di ventuno capitoli suddivisi in quattro parti. Rappresenta, per episodi, i momenti culminanti della vita del protagonista. Gesualdo spicca come eroe unico nella parte iniziale e in quella finale. Invece nella Parte Seconda compaiono altri motivi (per esempio, la storia dell’amore di don Ninì per una attrice di teatro), mentre altri personaggi svolgono una funzione di primo piano (per esempio, la madre di Ninì, baronessa Rubiera). Nella Parte Terza protagonista è la figlia di Gesualdo, Isabella, la futura duchessa di Leyra del terzo (e incompiuto) romanzo del ciclo dei «Vinti».

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4 PRIMO PIANO

La vicenda

Una struttura episodica, per blocchi narrativi

SI1

A La struttura e i temi

Nella Parte Prima, che copre cinque o sei mesi (dal febbraio al luglio del 1820 o del 1821), il motivo conduttore è quello del matrimonio di Gesualdo con una nobile decaduta, Bianca Trao, della quale si scopre la relazione illecita con il cugino Ninì Rubiera. Questa Parte si conclude con la scena del matrimonio di Gesualdo e Bianca. Nella Parte Seconda (agosto 1821) Gesualdo diviene il più ricco del paese, dapprima trionfando nell’asta per le terre comunali e poi avvalendosi della rivoluzione carbonara e di un prestito fatto a don Ninì (che ha bisogno di soldi per corteggiare un’attrice). La Parte Terza, dopo aver brevemente riassunto la storia di Isabella, s’impernia sulle vicende che si svolgono fra la primavera del 1837 e quella del 1838 e si sviluppa in gran parte a Mangalavite, un podere in campagna dove Gesualdo si è rifugiato per sfuggire al colera e dove la ragazza s’innamora del cugino Corrado. Alla fine, per soffocare lo scandalo, Gesualdo combina il matrimonio fra Isabella e il duca di Leyra. Nella Parte Quarta (che si apre alla vigilia della rivoluzione del gennaio 1848 e si chiude qualche mese dopo) il motivo conduttore è quello della decadenza e della morte di Gesualdo. Come si vede, la narrazione è dedicata a singoli momenti della vita di Gesualdo, con salti temporali di molti anni, di cui si dà conto solo molto brevemente con la tecnica del *riassunto. Non si tratta dunque di una narrazione ordinata, lenta e progressiva di trent’anni di vita: si procede invece per salti e per fratture, che isolano alcune vicende alle quali il narratore intende conferire un particolare rilievo. Di qui il carattere frantumato del racconto, evidente nella sua stessa partizione in quattro parti (invece I Malavoglia, opera molto più compatta, non presentavano tale interna suddivisione).

SCHEDA INFORMAZIONI

La cronologia e la questione della paternità di Isabella

Nel romanzo la questione della cronologia si intreccia a quella della paternità di Isabella, che Gesualdo crede sua figlia. Il padre è Ninì Rubiera, amante di Bianca, o Gesualdo, suo legittimo marito? In genere si è sempre pensato (a partire da De Roberto e Russo) che il padre naturale sia Ninì. Basandosi però sulla cronologia del romanzo c’è chi ha messo in dubbio tale paternità. Poiché il matrimonio avviene – come ci informa l’autore – in luglio, alla fine della Parte Prima e la bambina nasce in agosto, nella Parte Seconda, i due episodi devono infatti appartenere a due anni diversi: il matrimonio avverrebbe nel luglio del 1820 e la nascita di Isabella nell’agosto 1821. Dato che la relazione di Ninì e di Bianca si interrompe quando essa viene scoperta (fra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera del 1820), bisogna allora supporre che Isabella sia proprio figlia di Gesualdo e gli accenni alla paternità di Ninì, pur presenti nel romanzo, siano riportati solo come voci malevole e ingiustificate. In effetti, stando esclusivamente alla cronologia, questa tesi pare giustificata. Non sembra possibile infatti che il matrimonio di Gesualdo e di Bianca e la nascita di Isabella appartengano allo stesso anno, separati solo da un

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mese di distanza: in questo caso infatti Gesualdo non potrebbe ritenersi il padre della bambina. Contro questa tesi sta però tutta la logica narrativa del romanzo imperniato sul tema dell’assurdità delle scelte economiche di Gesualdo, il quale tutto subordina alla roba per lasciarla poi a una figlia che non è neppure sua. Inoltre, nel capitolo I della Parte Terza, il narratore fa capire chiaramente quale sia la verità. Quando Bianca cerca di convincersi circa l’opportunità che la figlia lasci la casa per il collegio palermitano a cui il padre vuole destinarla, si legge: «Poi considerava ch’era il Signore che la puniva, che non voleva quella povera innocente nella casa di suo marito, e la notte inzuppava di lacrime il guanciale». È evidente qui il senso di colpa di Bianca per il fallo da lei commesso, strettamente connesso alla nascita della figlia: la quale in effetti non ha alcun diritto di stare nella casa di Gesualdo, non essendo sua figlia. D’altra parte più volte, nel corso del romanzo, Bianca appare sul punto di confessare la verità al marito, senza mai riuscirci. Bisogna dunque supporre un errore dell’autore nell’imbastire la cronologia del romanzo. D’altra parte errori di questo tipo sono frequenti in Verga.

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5 PRIMO PIANO

A La struttura e i temi

A3

Un protagonista unico

Viene meno l’opposizione fra personaggi morali e personaggi immorali… …e il conflitto si sposta all’interno del protagonista

Una stratificazione sociale complessa

Il mondo nobiliare dei Trao La crisi della famiglia: mastro Nunzio e i suoi figli

L’aristocrazia di campagna e quella palermitana

La baronessa Rubiera

Il marchese Limoli

Il canonico Lupi

I personaggi

Il sistema dei personaggi non è più quello dei Malavoglia, romanzo corale in cui protagonista è l’intero paese. Mastro-don Gesualdo è infatti incentrato su un unico protagonista, Gesualdo, rappresentato dapprima nel momento della sua ascesa sociale (Parte Prima e Seconda), poi in quello della decadenza economica, del crollo fisico (la malattia dovuta a un cancro allo stomaco) e infine della morte (Parte Terza e Quarta). Viene meno la struttura binaria che nel precedente romanzo contrapponeva l’onestà e la laboriosità dei Malavoglia all’egoismo cinico dei paesani. L’opposizione fra mondo dei sentimenti autentici e mondo dell’inautenticità e dell’egoismo perde infatti la sua validità in un universo come quello del nuovo romanzo, dove domina solo la legge della roba. Tuttavia tale opposizione si trasforma in contraddizione interiore del protagonista: Gesualdo obbedisce sì, coerentemente, alla logica economica, ma ne paga lo scotto nella forma di un duro rovello, di un acre rimorso nei confronti degli affetti familiari e amorosi da lui violati. Di qui il suo segreto senso di colpa verso il padre, verso Diodata e i due figli illegittimi avuti da lei. Diversa è anche l’articolazione sociale dei personaggi nei due romanzi. Quelli di Mastro-don Gesualdo appartengono a strati sociali molto diversificati: riflettono la ricca articolazione della società moderna, assai più complessa di quella arcaica dei Malavoglia. Si va dai contadini e dai servitori al ceto ecclesiastico, dai borghesi come il notaio Neri ai nobili di città come il duca di Leyra, dagli artigiani alla aristocrazia di provincia. Il mondo dell’onore e dei valori antichi è rappresentato nel romanzo dai fratelli Trao, personaggi patetici e anacronistici, incapaci di offrire un’alternativa ideale. Anche il valore della famiglia appare ormai dissolto: Nunzio, il padre di Gesualdo, non ha certo la dignità e l’eroismo di padron ’Ntoni, ma è una figura un po’ gretta e meschina: rimprovera sì al figlio il tradimento delle norme patriarcali (le nuove abitudini di vita, il nome imposto alla figlia che non è quello della nonna ecc.), ma solo perché è geloso di lui. Quanto ai fratelli di Gesualdo, Speranza è una vipera, pronta, in nome dell’interesse, a sputare fiele contro il fratello e a danneggiarlo in ogni modo; Santo è un inetto e un vacuo giocherellone. Nel mondo delle sfere altolocate si va dalla nuova nobiltà della baronessa Rubiera, di origine contadina, alla vecchia nobiltà feudale dei Trao sino alla raffinata e futile aristocrazia palermitana rappresentata dal duca di Leyra. Ma comunque dominano, anche fra i suoi rappresentanti (eccetto, naturalmente, i Trao), gli interessi più egoistici e meschini. Vi spicca, per energia vitale, la baronessa Rubiera, che per forza di carattere e analogia di destino ricorda da vicino Gesualdo: anche lei è di origine contadina ed è riuscita a diventare ricca, contribuendo, con la tenacia tipica dei contadini che le hanno dato il sangue, ad allargare e a rafforzare il potere economico della famiglia; anche lei viene colpita da un male che incarna la sua stessa passione della roba: un colpo apoplettico la condanna all’immobilità della paralisi e a dover assistere passivamente ai movimenti del figlio, don Ninì, divenuto suo erede. Fra i nobili un posto a sé ha il marchese Limoli, figura di vecchio libertino spiantato, cinico ma saggio, amaramente pessimista ma disposto a dare una mano a Bianca e a Isabella. Per molti versi, può sembrare un portavoce dell’ideologia amara e disincantata dell’autore. Intermediario fra borghesi e nobili è il canonico Lupi, un uomo di Chiesa dedito, però, solo alla caccia e agli affari.

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Nanni l’Orbo e la rivoluzione del 1848

Bianca Trao e Diodata

Le figure femminili fanno esplodere in Gesualdo la contraddizione fra la logica della roba e quella dei sentimenti

Isabella

A La struttura e i temi

Fra i contadini occorre ricordare Nanni l’Orbo, al servizio di Gesualdo, il quale gli farà sposare Diodata. È una delle figure più grette del romanzo, pronto a tutto – anche a vendere la moglie – per i soldi. Non è certo un caso che Verga ne faccia un capo dei rivoluzionari nel 1848: lo scetticismo di Verga nei confronti di ogni tentativo di mutare stato (da lui ricondotto sempre all’interesse privato) si vede anche in questa scelta. La sua morte, nel 1848, sarà a torto attribuita a Gesuald...


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