Mastro e giornale PDF

Title Mastro e giornale
Author Emanuela Agizza
Course Ragioneria ed economia aziendale 1
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Summary

Che cosa sono il libro mastro e il libro giornale, e i loro formati....


Description

LIBRO MASTRO La tenuta della contabilità generale si avvale di due strumenti fondamentali: 

Libro mastro



Libro giornale

Ciascun accadimento della gestione, che determini movimentazioni contabili, viene annotato su entrambi i libri. Da un punto di vista strettamente tecnico contabile, si potrebbe tenere la contabilità generale anche soltanto utilizzando il LIBRO MASTRO , e non anche il libro giornale; lo stesso discorso non vale però per il contrario. (tuttavia, l’articolo 2214 del c.c. impone all’impresa obbligatoriamente la stesura del libro giornale e il libro degli inventari (annotazioni che non riguardano contabilità generale), e non quella del mastro). Per ogni periodo amministrativo esiste un volume del libro mastro e un volume del libro giornale: quando si chiude un esercizio si chiudono i volumi, e quando si apre un nuovo esercizio si aprono nuovi volumi.

Il libro mastro è un volume (un libro contabile) contenente tuti i conti (detti anche mastrini) che sono movimentati dall’impresa per la tenuta della contabilità generale. Il libro mastro è anche chiamato partitario, poiché nell’ambito di questi conti sono indicate delle cifre che, nel linguaggio contabile, sono chiamate partite. Ciascun conto del libro mastro viene chiamato conto di mastro. Nel linguaggio pratico, tuttavia, si utilizzano spesso le espressioni "il mastro", " il partitario" "scheda contabile" per indicare: 

sia un singolo/particolare conto (in questo caso, l’espressione deve essere seguita dall’identificazione del conto);



sia propriamente il libro mastro, cioè l’intero volume contenete tutti i conti.

Tutte e tre le espressioni hanno lo stesso significato.

Le imprese, che sono obbligate per legge alla tenuta della contabilità generale, quando avviano la loro attività istituiscono i libri contabili necessari per la tenuta della contabilità dell’impresa stessa. Quali conti di mastro decidono di movimentare? Le imprese effettuano una pianificazione dei conti che immaginano di poter utilizzare per la tenuta della contabilità generale? Le imprese, quando impiantano il sistema della contabilità generale, elaborano il piano dei conti (in precedenza si utilizzava anche l’espressione ‘quadro’ dei conti, ma è oggi desueta): provano cioè ad immaginare quali conti possano essere necessari movimentare per rilevarne gli accadimenti della gestione, cosicché quando il contabile si trova di fronte ad un dato fatto della gestione, piuttosto che doversi inventare estemporaneamente (cioè al momento in cui l’accadimento si verifica) i conti da movimentare, egli va a pescare il conto giusto e appropriato da questo elenco preventivamente formulato. È certamente possibile configurare un piano dei conti immaginando quelli che, con maggiore frequenza e probabilità, sarà necessario movimentare. Ad esempio, un’azienda mercantile certamente effettuerà degli acquisti o vendite di merci, gestirà del denaro liquido o movimenterà conti correnti bancari, dovrà pagare il personale e avere rapporti con l’erario per la gestione dell’IVA oppure per la gestione, altre imposte etc. Questi banali esempi, validi per qualsiasi azienda mercantile, ci fanno capire che sarà certamente necessario movimentare almeno alcuni conti che sono tipici delle operazioni che quell’azienda andrà a svolgere. In realtà, indipendentemente dall’attività gestionale che ciascuna impresa può avere, ci sono dei conti che sempre è necessario movimentare; a questi poi si possono aggiungere quelli più specifici (come nel caso dell’esempio dell’azienda mercatile). È il contabile che decide qual è il livello di dettaglio dell’oggetto dei conti e il numero di conti che vanno movimentati. Se vogliamo una contabilità che ci dia delle informazioni molto analitiche e dettagliate allora, nel nostro libro mastro e dunque nel nostro piano dei conti, dobbiamo avere un elevato numero di conti che hanno un oggetto molto più contenuto: quanto più contenuto è l’oggetto dei conti, quanto più specifico è l’oggetto dei conti, di tanto più conti abbiamo bisogno per la tenuta della contabilità generale. Se invece i conti sono molto generici e hanno un contenuto molto ampio, allora ne basta un numero ridotto. Maggiore è il numero di conti ed il grado di dettaglio, di specificità dell’oggetto dei conti, più puntuale è l’informazione che riusciamo ad ottenere attraverso la contabilità generale, maggiore tuttavia sarà il costo della tenuta della contabilità generale. Non esiste quindi un limite finito alla numerosità dei conti movimentabili, esiste una pianificazione cioè una preventiva individuazione dei conti da movimentare: l’elenco dei conti può essere sempre modificato (aggiungendo conti o togliendoli). Il piano dei conti è: 

uno schema aperto e che può essere integrato/esteso in qualsiasi momento;



un elenco ordinato di conti;



ciascun conto presente nel piano ha un proprio codice identificativo.

Suggerimento: la struttura del piano dei conti, solitamente e per buona norma contabile, riflette la struttura del bilancio di esercizio. In altre parole, il piano dei conti è configurato in funzione della struttura e delle categorie del bilancio.

LIBRO GIORNALE

Il libro giornale è un libro contabile nel quale gli accadimenti gestionali sono numerati progressivamente e in ordine cronologico (giorno per giorno) per anno solare, dando luogo ad articoli. Un articolo contabile è una registrazione sul libro giornale numerata progressivamente e collegata ad un certo accadimento della gestione. Come vengono registrati gli accadimenti della gestione sul libro giornale? Gli accadimenti della gestione possono essere registrati attraverso tre formati principali. FORMATO 1

Il formato (1), in slide, è quello più tradizionale. Nel seguente modello, il libro giornale è così strutturato: esso è diviso in cinque colonne;

 partendo da sinistra, nelle colonne dal prof intestate “dare” e “avere” (D e A), si registra il numero identificativo che ciascun conto ha nel piano dei conti;  Nella prima colonna D (dare) si andranno a riportare il numero identificativo del conto che è stato addebitato.  Nella seconda colonna A (avere) si andranno a riportare il numero identificativo del conto che è stato accreditato.  nelle ultime due colonne di destra, invece, si riportano gli importi che sono stati addebitati e accreditati iscritti, rispettivamente nella sezione di Dare e Avere, nei relativi conti.  al centro, in alto, la data dell’operazione. La tabella è segmentata in tre righe: ciò significa che sono riportati tre articoli, cioè tre registrazioni. In ogni riga, quindi in ogni articolo, nella colonna centrale occorre iscrivere a sinistra l’oggetto del conto addebitato (es: Banca c/c 1234). All’opposto, sul margine destro della colonna centrale, occorre iscrivere l’oggetto del conto accreditato (es: crediti v/clienti). Nota bene: Al centro c’è una “a”. Si tratta di una congiunzione senza un particolare significato ma nella tenuta tradizionale del libro giornale, “a” divideva questa sezione centrale tra i conti addebitati e quelli accreditati. Quindi, tale articolo, si leggerebbe: “Banca c/c 1234” (oggetto del conto addebitato) a Crediti v/clienti” (oggetto del conto accreditato).

Subito sotto i conti addebitati e accreditati, occorre scrivere la descrizione: poche, essenziali parole per descrivere l’operazione con lo scopo di dare a chi legge il libro giornale di individuare il documento in funzione del quale è stata fatta la suddetta registrazione contabile. Essa viene usata soprattutto per i riferimenti documentari. (ES: accredito conto corrente bonifico CRO numero …) CRO è un numero che identifica a livello univoco ogni bonifico che viene fatto: ogni bonifico ha un codice identificativo rappresentato dall’CRO. Tale codice è indicato nella contabile, cioè il documento che la banca emette quando iscrive il bonifico nel proprio sistema. È importante, infine, riportare il numero della fattura emessa/ricevuta.

FORMATO 2

Il formato (2) è quasi uguale al primo, fanno eccezione le ultime due colonne: esse non sono intestate a “Dare” e “Avere” ma a “Parziali” e “Totali” (anche questo sistema è molto tradizionale ma ad oggi non è più utilizzato; inoltre, anche in questo caso, la leggenda è impostata dal prof). “Parziali” e “Totali” Parziali: li otteniamo quando in un determinato accadimento della gestione sono movimentati più di due conti (in dare e avere). In generale, i Parziali rappresentano la sezione in cui ci sono più movimenti di conti. Nell’esempio precedente (Banca c/c a Crediti v/clienti), non c’è nessun parziale, in quanto vi è un solo conto movimentato in DARE e uno solo in AVERE; riprendendo l’esempio, avremmo solo nella colonna dei Totali l’importo dell’operazione.

Non occorre quindi riportare l’importo in Dare o Avere, quanto piuttosto un solo importo nella colonna Totali. Per sapere se un conto è movimentato in Dare o in Avere, occorre semplicemente vedere l’oggetto del conto se è iscritto a sinistra (dare) o a destra (avere), nella colonna centrale (addebitati o accreditati).

FORMATO 3

Il formato numero (3) è quello più frequente nella pratica. Anche se esso è composto da cinque colonne, nei formati di stampa, scompaiono spesso del tutto. A sinistra sempre le due colonne idealmente tracciate con lato “Dare” (conto addebitato) e “Avere” (conto accreditato), in alto in “n.” riportiamo il numero de conto, e non l’importo. La giustificazione dei conti è in questo caso in colonna a sinistra, indipendentemente se i conti sono stati addebitati o accreditati; la regola generale vorrebbe che in questa elencazione andassero prima gli addebitati e poi gli accreditati, ma spesso nella pratica succede anche il contrario. Il segno dell’operazione non si legge come nel precedente schema poiché i conti sono scritti tutti a sinistra, ma lo si deduce nelle prime due colonnine o lo si legge sulle

colonne di destra che questa volta per forza devono funzionare “Dare” e “Avere” (anche perché non abbiamo più la possibilità di leggerlo dalla colonna centrale, se il movimento è dare o avere) Nella colonna centrale, l’oggetto dei conti è riportato tutto a sinistra, indipendentemente dal fatto se siano stati accreditati o addebitati. La regola generale vorrebbe che in questa elencazione andassero prima gli addebitati e poi gli accreditati, ma spesso nella pratica succede anche il contrario. A destra, le colonne di Dare e Avere, dove bisogna riportare gli importi dei vari conti addebitati o accreditati....


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