"Peter Kolosimo com'era. Conversazione con Caterina Kolosimo", CISU, gennaio 2022. PDF

Title "Peter Kolosimo com'era. Conversazione con Caterina Kolosimo", CISU, gennaio 2022.
Author Stefano Bigliardi
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4/6/22, 2:03 PM Peter Kolosimo com’era - CISU - Centro Italiano Studi Ufologici Peter Kolosimo com’era  3 Gennaio 2022 (http://www.cisu.org/peter-kolosimo-comera/)  admin (http://www.cisu.org/author/admin/) Conversazione con Caterina Kolosimo di Stefano Bigliardi Lo scrittore Peter Kolosimo (1922-...


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4/6/22, 2:03 PM

Peter Kolosimo com’era - CISU - Centro Italiano Studi Ufologici

Peter Kolosimo com’era  3 Gennaio 2022 (http://www.cisu.org/peter-kolosimo-comera/)  admin (http://www.cisu.org/author/admin/)

Conversazione con Caterina Kolosimo di Stefano Bigliardi

Lo scrittore Peter Kolosimo (1922-1984) ha contribuito alla di usione e discussione di numerosi temi attinenti al misterioso, all’insolito e al paranormale. Tra questi si annoverano l’interazione tra extraterrestri ed esseri umani in tempi remoti, e l’esistenza, sempre in epoche lontanissime, di Atlantide e Mu, continenti distrutti da immani catastro dopo che le loro civiltà avevano raggiunto uno sviluppo tecnologico avanzato. La bibliogra a kolosimiana è molto ricca, contando diciassette libri tradotti in (almeno) dodici lingue, e una miriade di articoli, tra cui quelli apparsi su Pi Kappa, mensile dalla vita breve ma intensa (novembre 1972 – ottobre 1973), che fu fondato e diretto dallo stesso Kolosimo. I suoi scritti non vertono solo su argomenti misteriosi e controversi; Kolosimo si è dedicato anche alla divulgazione scienti ca (particolarmente cara gli era la storia dell’esplorazione spaziale), alla psicoanalisi, all’educazione sessuale e alla narrativa, sia fantascienti ca, sia umoristica. Avvicinandosi il centenario della nascita dello scrittore (il cui vero nome era Pier Domenico Colosimo), ho sentito il desiderio di conoscerlo meglio. Se è vero che nel tempo molti autori hanno seguito le orme di Kolosimo (e alcuni lo avevano preceduto sugli stessi sentieri), è altrettanto vero che il suo stile e la sua visione del mondo hanno caratteristiche uniche, e meritano un’attenzione speciale. A questo si aggiunge che l’a ascinante biogra a di Kolosimo presenta ancora alcuni misteri. Essenziale, per capire Kolosimo “com’era davvero”, è stata la conversazione con Caterina Kolosimo, che come moglie, collaboratrice e co-autrice è stata al anco di Peter per più di vent’anni [1]. – – –

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Stefano Bigliardi: “Signora Caterina, cominciamo con una domanda che può sembrare bizzarra ma che ha senso, considerando sia che la nostra conversazione circolerà in forma scritta, sia che vogliamo mettere insieme un ritratto il più corretto possibile di Peter. Mi conferma che lui pronunciava ‘Peter’ alla tedesca, non all’inglese?”

Caterina Kolosimo: “Sì, certo, alla tedesca”.

SB: “Bene… Il tedesco ci ricorda allora Bolzano, dove vi siete conosciuti. Quando e come è successo? Lui, all’epoca, chi era? È nato prima l’amore, o la collaborazione, o sono stati, per così dire, fenomeni simultanei? E com’era lavorare con Peter?”

CK: “Ci siamo conosciuti nel 1961. Lui aveva già pubblicato, nel 1959,

Il pianeta sconosciuto, con

l’editore cattolico di Torino S.E.I., dopo avere collaborato a un quindicinale per ragazzi, sempre della S.E.I.,

Giovani, in cui già proponeva i suoi articoli, che, pur trattando tesi molto avanzate per l’epoca,

erano visti favorevolmente da quegli esponenti della chiesa cattolica. Il libro era andato benino, come eco e come vendite, e Peter stava lavorando a

Terra senza tempo, che sarebbe stato pubblicato

nel 1964 dalla casa editrice Sugar di Milano, con cui non so bene come fosse venuto in contatto.

Terra senza tempo avrebbe avuto un buon risultato, tanto che l’editore avrebbe consigliato a Peter di mantenere la sua scrittura in quel facendo seguire di

lone, dedicandosi alla stesura di libri, cosa che lui avrebbe fatto,

Ombre sulle stelle nel 1966 e Non è terrestre del 1968, libro che avrebbe avuto una

usione incredibile, vincendo il Premio Bancarella l’anno seguente a quello di pubblicazione.

Noi avevamo vent’anni di di

erenza esatti. Lui mi aveva convocata per un lavoro. Io in quel periodo

ero una giovane diciottenne alla ricerca di un impiego che mi consentisse di mettere in pratica la conoscenza della lingua tedesca. La mia famiglia è di origine veneta: in tempo di guerra era emigrata a Bolzano, perché il fascismo, come si sa, cercava di mandare gli italiani in quella zona per italianizzare l’Alto Adige. Facevo quindi parte della comunità italiana e il tedesco, che serviva a trovare un buon lavoro, lo avevo imparato a scuola, ma ero stata per tre anni in Germania, dove avevo frequentato i corsi, per cittadini stranieri, dell’Università di Colonia. Avevo risposto a un’inserzione su un giornale, il quotidiano dell’Alto Adige, in cui si cercava una corrispondente italotedesca che sostituisse Peter. Mi sono presentata io, e tra me e Peter è scattato subito un colpo di fulmine. Immediato: tant’è che una settimana dopo lui mi ha chiesto subito di sposarlo. È stata una cosa rapidissima.

Peter voleva trasferirsi da Bolzano a Torino, dove aveva passato, in gioventù, degli anni belli: subito dopo la guerra aveva lavorato per il giornale

Sempre avanti!, che, cosa a cui lui teneva in modo

particolare, lo aveva mandato ad assistere alla fondazione della Repubblica Democratica Tedesca. A Torino aveva anche dei lontani parenti da parte della madre, che era nordamericana, ma con radici piemontesi. A Bolzano stava bene, ma era tagliato fuori dal mondo editoriale.

Lavorare con lui era molto appassionante, intanto per via di tutti quegli argomenti di cui parlava, spaziando dalla parapsicologia alla vita su altri mondi. Era un personaggio sbalorditivo per Bolzano, considerato da parenti e amici una mente geniale, aperta, e dunque aveva tutte le caratteristiche per

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ammaliare una giovane sprovveduta… Ed è capitato a me. Non è capitato per caso, però, perché io comunque consideravo Bolzano un ambiente un po’ piccolo, un po’ fuori dal mondo, e sognavo di andare via.

Peter aveva bisogno di trovare una corrispondente, perché lui a quel tempo lavorava

part time in una

ditta tedesca in Alto Adige che aveva bisogno di qualcuno che parlasse e scrivesse bene in italiano, e lui cercava una sua sostituta, che poi appunto sono diventata io; solo che ho

nito per trasferirmi

con lui quando se n’è andato da Bolzano, visto che nel frattempo ci eravamo sposati. Nel giro di sei mesi è uscito da quella casa farmaceutica, però non siamo partiti subito per Milano, ma cinque anni dopo. Io sono rimasta prima a lavorare per quella ditta, poi sono stata impiegata presso un’altra, sempre a Bolzano, ma nel frattempo mi dedicavo anche a lavorare agli articoli per Peter e per me. Nei primi tempi io mi occupavo soprattutto della sfera giornalistica mentre lui lavorava ai suoi libri”.

SB

: “Però anche lei è arrivata ad avere una sua produzione di libri sul paranormale e simili?”

CK

: “Quando ho conosciuto Peter abbiamo subito cominciato a lavorare insieme. Lui aveva

riconosciuto in me il desiderio di dedicarmi alla scrittura. Devo dire che non sapevo ancora bene che cosa mi sarebbe piaciuto fare. Il giornalismo non era nei miei piani, però con lui ho capito che era quello che alla

ne volevo. Nel giro di poco tempo lui si è dedicato molto all’archeologia misteriosa e

al cosmo, mentre per me è stato quasi naturale che mi occupassi più dei sogni e della parapsicologia”.

SB

: “Come scriveva Peter? Mi riferisco sia alla preparazione del materiale, sia ai suoi ‘rituali’ di

scrittura”.

CK

: “Lui lavorava di notte, faceva le tre o le quattro del mattino. Una vita notturna che ha

nito con il

coinvolgere anche me, dopo il 1966, quando abbiamo lasciato Bolzano e siamo andati a vivere insieme. Prima non era possibile, io avevo il mio lavoro

part time diurno, vivevo in famiglia e avevo gli

orari classici. Tutto sommato è stato facile accettare il nuovo ritmo, la vita notturna, la vita un po’ ‘capovolta’ mi piaceva moltissimo.

Ho scoperto in seguito che il suo modo di scrivere è stato imitato dalle persone che hanno avuto occasione di vederlo. Non essendoci Internet o nulla di simile, lui archiviava tutto, scriveva tutte le cose che gli interessavano su delle piccole cartelline che intestava con il nome, per esempio ‘Atlantide,’ ‘Mu’ e così via. Erano cose che traeva da libri, dalle sue esplorazioni nelle biblioteche europee. Peter ogni uno o due anni faceva il giro dell’Europa e andava a cercare le fonti per i suoi libri nelle biblioteche europee: Parigi, Londra, Stoccolma, Danimarca, Germania… Faceva questi giri e metteva insieme il materiale che gli sarebbe stato utile per i suoi libri”.

SB

: “Questi viaggi li faceva a carico suo oppure era supportato dal suo giornale?”

CK

: “No, in gran parte erano

nanziati da un giornale per cui in quegli anni scriveva moltissimo, un

giornale di cronaca che, infatti, si chiamava proprio così,

Cronaca. Pubblicava soprattutto articoli di

argomento psicosessuale, il che era uno dei suoi temi originali, in tempi in cui non si parlava di sesso, tant’è che, nel 1962/1963, su

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Novella, un settimanale poi diventato Novella 2000 e credo tuttora nelle 3/17

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edicole con questo nome, aveva pubblicato una ventina di articoli sul sesso che avevano avuto una eco vastissima. Per un certo periodo erano stati seguiti da una rubrica in cui lui forniva consulenza in campo sessuale, con il suo nome, e sarebbe arrivato a pubblicare un libro dal titolo

Psicologia

dell’eros. Tornando al metodo di scrittura: Peter si appuntava tutto a mano su queste cartelline scritte

tte

tte con una scrittura regolare, poi quando si metteva alla macchina per scrivere aveva già in mente il suo piano di lavoro”.

SB

: “Kolosimo si dedicava alle sue ricerche mosso da grandissima curiosità. Ma quali erano il suo

retroterra culturale, i suoi studi, il suo bagaglio intellettuale, a partire dalle lingue straniere che parlava? E queste ultime come le aveva imparate? Aveva nozioni di scienze naturali?”

CK

: “Qui in parte andiamo a toccare argomenti che mi rimangono sconosciuti. Tante cose di Peter

e

ettivamente non le ho mai sapute a fondo. Per esempio, quando ci siamo conosciuti lui conosceva

bene, oltre all’italiano, il tedesco e l’inglese. Quest’ultimo si spiegava con la madre americana, e con il fatto che lui da giovanissimo era stato negli Stati Uniti. Sicuramente era portato per le lingue. Leggeva correntemente anche le lingue nordiche come lo svedese, il danese, l’olandese, la cui comprensione è agevolata dalla conoscenza del tedesco. La sua conoscenza del francese mi risultava più misteriosa. Lo leggeva bene, lo capiva, anche se in francese l’ho sentito parlare poco. Mi stupiva, visto che l’origine della lingua era diversa da quella delle altre, con cui non aveva a

nità. Tornando al

tedesco, però, come mai lo conoscesse bene, io, francamente, non lo so. Io l’ho studiato essendo nata e cresciuta a Bolzano, lui invece era nato a Modena e, a causa del padre, che era u

ciale, si era

spostato in diverse città italiane, ma il tedesco non rientrava tra le lingue dei luoghi in cui era cresciuto… Non lo so, una volta o due, quando mi è capitato di chiederglielo, mi ha detto di avere avuto un istruttore, ma, onestamente, io non ho approfondito, lui neppure, e ho dato per scontato che lo conoscesse, parlandolo

uentemente e scrivendolo anche molto bene, perché eravamo in Alto

Adige.

Per quanto riguarda gli studi, lui aveva studiato

lologia in Germania, e poi aveva fatto

l’equiparazione della laurea a Venezia, però evidentemente era un uomo dalla curiosità assoluta. Si occupava di tutto un po’, di tutto quello che aveva attinenza al mistero e sfuggiva alle leggi scienti

che, che allora avevano una visuale piuttosto ristretta. Per quanto riguarda le scienze

naturali, io so che in Svezia si era letto Linneo, per esempio, e che aveva trovato tanto materiale nelle biblioteche svedesi per quanto riguardava la natura, le piante, temi che erano rilevanti anche per la discussione della vita extraterrestre.

Quanto agli studi superiori, mi risulta, anche se l’ho saputo solo a un certo punto della sua vita, che lui avesse fatto le magistrali, a cui era stato indirizzato non pensando che dovesse fare l’università. Sua madre era insegnante, e immagino che abbia pensato che anche suo

glio avrebbe potuto fare

l’insegnante, ma poi lui dalle magistrali si iscrisse all’università, dunque dedicandosi allo studio delle lingue. È anche vero che per studiare all’università in Germania il tedesco occorreva saperlo già, però, appunto, non so come lo sapesse.

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Lui aveva fatto la guerra con l’esercito tedesco, ma abitava già a Bolzano ai tempi in cui era scoppiata la guerra. A quei tempi, chi abitava in Alto Adige aveva facoltà di scegliere tra l’esercito italiano e quello tedesco, e lui aveva scelto quello tedesco. Avrà avuto sedici-diciassette anni all’epoca in cui era arrivato a Bolzano, e mi risulta che Romagna, dove dovrebbe aver

no a quel momento lui stesse altrove, tra Torino e Emilia

nito le magistrali, ospite per due anni da un collega di suo padre,

Silvestri. Chi ha letto il volumetto del 2007 di Alberto Silvestri

Peter Kolosimo. Dall’Atene di Romagna

all’archeologia spaziale sa qualcosa di quel periodo, che è poi quello che ho saputo io in tempi successivi. Suppongo che fosse andato a Bolzano perché lì c’era la madre, e c’era anche un suo cugino. Forse, ma è solo un’ipotesi che faccio io, si erano trasferiti per motivi di guerra, passando da Torino a Bolzano”.

SB: “Come avete lavorato insieme, alle opere scritte a quattro mani?”

CK: “Diciamo che avveniva così: lui mi preparava i pezzi sui quali lavoravo e mi dava il materiale da elaborare, e poi o io o lui o tutti e due insieme ci suddividevamo le parti e alla a vicenda il risultato

ne ci commentavamo

nale”.

SB: “Tra i propri libri, ce n’era uno che preferisse? Ce n’era qualcuno di cui era meno contento?”

CK: “Devo dire che io l’ho sempre visto entusiasta di tutti. Sicuramente dei primi. Al

sconosciuto era molto a

Pianeta

ezionato, perché era stato il suo primo libro, che era andato bene, al punto

da incoraggiarlo a proseguire in quella direzione. Senz’altro

Terra senza tempo. A me è sembrato più

portato per gli argomenti relativi al passato, l’archeologia misteriosa, e non a caso il Premio Bancarella l’ha vinto con

Non è terrestre. Per quanto riguarda la vita su altri mondi, come Fratelli

dell’in nito, questo libro rispecchiava più che altro la sua ideologia positiva, un ‘vogliamoci tutti bene’…”

SB: “Ho l’impressione che il vostro

I misteri dell’universo (1982), purtroppo anche il suo ultimo libro,

contenga meno riferimenti agli antichi astronauti, cioè che sia un libro più di divulgazione astro

sica

di quanto non siano gli altri. Questo si deve alla collaborazione a quattro mani, a suoi ripensamenti…?”

CK: “No, quel libro avrebbe dovuto esser seguito da

I misteri della terra e I misteri dell’uomo. Doveva

essere una trilogia, che poi è stata interrotta perché lui si è ammalato. A questo si doveva il taglio speciale. La Mondadori ci aveva chiesto un libro sempre del ‘genere Kolosimo’ ma un po’ diverso”.

SB: “Ci sono state teorie, idee, punti, su cui si può dire che Peter si è corretto, si è pentito, ha cambiato idea…? Nel corso di una lunga produzione, d’altro canto, è normale”.

CK: “No, credo che non abbia avuto il tempo, perché la maggior parte delle sue teorie sono valide ancora oggi. Per quanto riguarda Atlantide, o la mini-Atlantide, che sarebbe esistita undicimila e cinquecento anni fa, ancora adesso non si sa di preciso. Secondo Peter, in quell’epoca era avvenuto un grande cataclisma che aveva cambiato la civiltà sulla terra. L’Atlantide era quella di cui parlava lui

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o ce n’era stata una precedente? In fondo mi sembra che l’argomento su cui si potrebbe oggi lavorare meglio è questa catastrofe di undicimila e cinquecento anni fa, che è ancora un mistero oggi”.

SB

: “In altre parole, le sue teorie erano aperte allora e sono aperte tutt’oggi”.

CK

: “Sì, anche per quanto riguarda la vita nel cosmo ci sarà qualche teoria che può essere stata

superata dalle scoperte, ma per esempio lui già allora parlava di buchi neri; vero che l’astro

sica è

andata molto avanti, ma molte domande restano ancora tali”.

SB

: “Una caratteristica che colpisce, in Kolosimo, e in particolare se lo si paragona ad altri autori dai

temi simili, è la qualità della scrittura e dei riferimenti culturali. Per esempio, si vede che aveva una particolare predilezione per il poeta cileno Pablo Neruda (1904-1973). Perché Neruda, che cosa signi

cava per lui?”

CK

: “Posso dire che io sono stata una scarsa lettrice di poesie, e da quel che mi risulta anche lui, però

la poesia gli piaceva, e quando ci siamo conosciuti lui già citava versi di Neruda, che era uno dei suoi poeti preferiti, e in seguito ha trovato questi versi che ben si adattavano al suo pensiero”.

SB

: “E poi c’è la letteratura, specie quella fantascienti

CK

: “Sì, eravamo entrambi lettori accaniti di

ca, di cui Peter era imbevuto”.

Urania, ci siamo letti tutti i fascicoli usciti

no all’inizio

degli anni settanta, e ce n’erano di stupendi, che facevano veramente volare il pensiero. Quanto al suo livello alto di scrittura, devo dire che allora la cultura media era molto meno di

usa di adesso.

Solo che la cultura media di adesso è standardizzata. Lui aveva una grande cultura e una scrittura brillante”.

SB

: “Una prosa molto chiara e con tanti lampi di umorismo”.

CK

: “Sì e questo fa la di

erenza rispetto ad altri autori ‘magici’, che in confronto sono piuttosto piatti.

Lui faceva sognare. Il suo stile ha in

uenzato anche altri, per esempio lo scrittore Maurizio de

Giovanni. Quando ancora non lo conoscevo, ho letto una sua intervista in cui diceva di essersi ispirato allo stile di Kolosimo. Ho comperato un suo libro, chiedendomi come potesse, un giallista, essere ispirato da Peter. Poi un giorno ho avuto occasione di conoscerlo, gliel’ho chiesto, e lui mi ha spiegato che si trattava dello stile. Ogni capitolo di Kolosimo iniziava con una storiella accattivante per acchiappare i lettori”.

SB

: “Il cinema era important...


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