Conversazione in Sicilia - Elio Vittorini PDF

Title Conversazione in Sicilia - Elio Vittorini
Author Fabio Battistini
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università di Bologna
Pages 8
File Size 158.7 KB
File Type PDF
Total Downloads 38
Total Views 142

Summary

Appunti lezioni di Bazzocchi ...


Description

Conversazione in Sicilia – Elio Vittorini Conversazioni ha un significato non solito: in senso etimologico avviene un movimento che va in un certo luogo che implica incontri con altri personaggi. È un racconto che ci porta verso la Sicilia: è un racconto in forma di viaggio. l’uomo va in Sicilia perché deve guarire da una malattia, gli “astratti furori”: era rabbia non identificabile, furori per il genere umano perduto. La storia tenta di raccontare il proprio viaggio verso la Sicilia per aiutare il genere umano perduto, l’uomo non ha più le condizioni giuste per dirsi tale. Vittorini lo scrisse nel ‘37, all’interno dell’epoca fascista, nelle sue fasi finali. Situazione storica profondamente critica: fa delle allusioni secondo delle immagini che ci fanno entrare nella mente del personaggio. La drammaticità della situazione è descritta con pochi particolari: condizioni di assoluta infelicità per cui non si può fare niente. È il periodo della sanguinosa ribellione in Spagna: una dei culmini storici della fine degli anni ‘30. Guernica è l’opera che ispira la coscienza di Vittorini: è ciò che più rappresenta la distruzione della guerra, più o meno secondo la la tecnica del cubismo. Picasso ha alluso alla distruzione di ogni forma di vita e della tradizione. È come se avesse costruito una specie di piramide che culmina nell’occhio di Dio della storia che vede la presenza assoluta del male dentro la storia.

Vittorini parla di elementi assoluti della vita quotidiana, tutti scomparsi. Il personaggio è vuoto di qualsiasi ricordo, non ha più nulla. L’acqua che entra nelle scarpe ha valore di fastidio. Questa situazione qualunque sembra non alludere a qualcosa di molto più ampio. I topi sono tutti giorni della sua infanzia in Sicilia, scuri e informi, e il flauto che sente suonare glieli fa tornare in mente: è un’analogia. Il viaggio non è un viaggio reale: scrive utilizzando continue astrazioni. Non è un narratore realistico: cerca di fare quello che ha fatto Picasso in pittura, con immagini che sembrano reali ma alludono ad altri significati della realtà. Dal formaggio che mangia Silvestro viene riconosciuto come siciliano: la frase che continua a ripetere ha un significato identitario. Mangia la mattina, quindi da 15 anni non è più siciliano e non appartiene più a quella terra. Il cibo è un elemento essenziale del recupero del rapporto con la Sicilia. Tutti gli elementi alludono alla sostanza del suo viaggio, che è costruito in tre livelli: realistico (le case, gli oggetti sono reali), la realtà trasfigurata, secondo la logica di un uomo che vede le cose come se fosse un bambino. Capitolo X arriva da sua madre. Il terzo livello è quello del mito, che non ha più a che fare con il racconto:è il racconto di fondazione del mondo. Silvio arriva subito dove è la casa della madre e ricostruisce la sua vita. Il viaggio è portato nella direzione del mito. Il romanzo esce nel 1941.

Nelle edizioni successive alla prima Vittorini mette anche le illustrazioni nelle sue opere: questo diventerà poi centrale nel secondo ‘900. Per una ragione di passione per l’arte, in particolare la fotografia. Vittorini chiama un fotografo per l’edizione del ‘53, Luigi Crocenzi. Prima si era rivolto a un pittore siciliano, Renato Guttuso, pittore picassiano. Fece i disegni, ma poi non vennero utilizzati. Disegno del giornale del ‘43: dice che quando Silvestro parla della sua condizione di disagio totale si riferisce alle cose successe in Spagna. La condizione di partenza è un dilemma di tutta l’Europa che si riflette nel dramma personale di Silvestro. 1910 data simbolica nella nascita del nuovo romanzo. Vittorini ha scelto lo schema del viaggio di ritorno al luogo di origine che avviene attraverso una serie di incontri che gli fanno ricostruire il mondo che aveva abbandonato 15 anni prima. La riconciliazione con la Sicilia però rigenera il suo trauma individuale ed esistenziale. Gli incontri che fa in traghetto sono un’anticipazione dell’incontro con la madre. Man mano nel viaggio ci saranno guide che tramite allusioni completano le tappe delle conversazioni di Silvestro. Ci sono valori che Silvestro impara: da questi incontri aspetta che il mondo si riveli a lui di nuovo. Anche Proust va alla ricerca di qualcosa che sembra perduta per sempre. La memoria è uno strumento per ottenere una realtà superiore alla realtà del quotidiano. Baricco, “The Game”: la rete nel suo complesso. Jobs; presentazione del primo Iphon: dice che lo strumento da lui progettato è una trasformazione semplice. “Semplice” in latino vuol dire piegato in due, in sé, non è il contrario di difficile, ma di complesso. Jobs voleva far notare che il nuovo strumento faceva diventare semplice operazioni complesse. Questa cosa ha modificato il nostro rapporto con le macchine; quelle erano solo la punta dell’iceberg, di un mondo complessissimo. Questo telefono vuole combinare la testa degli uomini modificando i suoi strumenti. Ribaltando l’iceberg, si ha l’immagine di tutta la cultura del ‘900: vediamo il caos e il disordine. La forma mentale dell’uomo del ‘900 è che bisogna affrontare la complessità di oggi, per cui è necessario scendere in profondità per cercare il senso autentico dell’esistere. Questo è il fondamento di tutto il pensiero del ‘900 (nd. Psicoanalisi). “Esperienza” rimanda all’attraversare un luogo : la radice è la stessa di pericolo: l’esperienza è quindi pericolosa e complessa, ovvero non semplice. L’esperienza era quasi impossibile senza un aiuto e a volte causava sofferenza: non era concepibile come gioco mentre ora è tutto ribaltato. Si racconta un processo che mira a ritrovare l’essenza profonda dell’esistere. All’interno del viaggio in Sicilia lui sogna di ritrovare gli elementi autentici dell’esistenza. Mito come ritorno ai fondamenti (osceni) dell’origine. Il mito è la prima forma di organizzazione del sapere prima della rivoluzione scientifica. Prima di Galileo c’era una visione magica del mondo. Lo strumento poetico per eccellenza è la fantasia. Vittorini recupera la forma originaria del mito, che può sopravvivere solo attraverso la tecnica dell’allegoria. Sul treno per Vizzini incontra poi degli uomini: fra questi spicca il Gran Lombardo, che rimarrà in tutto il romanzo. È il primo che dà un aiuto a Silvestro: è un mediatore, colui che favorisce il cammino del personaggio. In quanto mediatore è quindi portatore di una salvezza. Chiamerà così tutti i personaggi importanti. In treno, nel corridoio incontra altri due siciliani. Il Gran Lombardo gli ricorda suo padre, con lo stesso elemento di prima, la recita del Macbeth. Si crea così un rapporto di analogia. Silvestro non capisce di che puzza parlano: Con i Baffi e Senza Baffi sono due infiltrati del fascismo in borghese che controllano chi è sul treno. Il gran Lombardo lo sta avvisando, in realtà: qua inizia una forma di insegnamento, ovvero racconta la sua vita e lo mette in guardia sullo stare attento al parlare in certe situazioni. Dà subito un’indicazione morale e lo mette in guardia da alcuni siciliani. La seconda parte è interamente occupata dalla madre. Cap. X, come se si ritrovasse lì quasi per caso, senza averci detto niente. Epifania: improvvisa manifestazione. Silvestro è consapevole che il suo viaggio da qui deve ricominciare: non può affidarsi alla memoria di un passato non vissuto in quel momento. Lo stupore è il mezzo per farci capire che Silvestro sta iniziando un viaggio in

avanti: il tempo che si è interrotto quando era a Milano deve ricominciare. Silvestro deve reinventarsi il mondo per sé e per tutti gli altri uomini. Il Gran Lombardo è il primo a avvisarlo. Vittorini introduce la grande innovazione scientifica della 4° dimensione nella letteratura. Non importa che Silvestro sia arrivato il giorno dopo: la luce di un giorno della 4° dimensione, dove Silvestro stesso sta entrando. Salto dimensionale. La prima cosa che incontra è la voce della madre, che riassume l’intera figura materna. La vita di ogni essere comporta la perdita di tante cose che crediamo eterne. Vittorini parte da questa idea ma la stravolge completamente partendo dall’idea cubista di Picasso: non vuole fermarsi al ricordo, ma vuole entrare in un’altra dimensione per poter fare della sua opera la ricomposizione di un mondo che è andato perduto. Cap. XI, la prima cosa che Silvestro fa è ridere: è il primo sentimento euforico del romanzo, perché prima non era possibile. I dialoghi sono tutti molto elementari. Entriamo nella sfera della felicità comica, su cui si basa tutto questo incontro: è una comicità esagerata che penetra nel linguaggio e lo trasforma. L’odore dell’aringa sul fuoco è l’odore dell’infanzia: la madre, è colei che da il cibo che rappresenta l’elementarità della Sicilia dell’infanzia di Silvestro. Il primo ricordo del passato sono le sensazioni di base del cibo. Vede la madre attraverso l’odore dell’aringa, ma la vede col di più di anni che ha ora, in senso proustiano. Due volte reale: come era prima e come è adesso. Scomposizione dell’immagine della madre nel tempo. Cap. XI è l’inizio della seconda parte. La prima parte è sulla condizione di inadeguatezza; la seconda parte è dominata dalla figura della madre. Due temi: il cibo, grazie al quale si recupera l’elementarità del vivere tramite forme espressive che recuperino questo inizio. L’infanzia è la possibilità di ritornare all’autenticità di sé stesso, perduta nel tempo. L’immagine della mamma con l’aringa è l’immagine del tempo stesso. Silvestro acquisisce la coscienza di dove si trova in quel preciso momento. Di fronte a lui il tempo diventa spazio: tutto diviene reale. L’ostacolo iniziale è quello di chi sa di essere inutile: questo viene rotto. Qua può trovare il riscatto che non può contemplare solo l’incontro con la madre. I miti si trasformano e nel tempo perdono il valore iniziale e diventano fiabe, racconti magici sul bene/male con un eroe molto giovane. In Italia non c’è una tradizione fiabesca, eccetto la raccolta di Calvino. Questa generazione è concentrata sulla forma del mito. Figure genitoriali cruciali: il padre è a Venezia, in Sicilia Silvestro ha trovato la madre. Il secondo tema è la sensualità: la madre rievoca i momenti in cui i figli sono stati concepiti. La madre sembra voler rivelare qualcosa sul comportamento del padre. Il primo elemento di vigliaccheria è il pentimento dopo la violenza. Inizia un’atmosfera quasi esageratamente comica: non si spiega questa comicità nel romanzo. Diventa poi ancora più quando passa a parlare del parto. La situazione del parto è paradossale e fortemente comica. Scena del cap. XIV: è un momento drammatico che diventa una commedia quasi da avanspettacolo. La situazione in sé è realistica, ma un realismo ricondotto a qualcosa di primitivo ed elementare; Vittorini ha preso questi elementi e li ha fortemente manipolati, utilizzando il comico per mettere lì un segnale: in questo momento di rievocazione del passato serio e comico non hanno più confini. Concezione è figura della Madre Terra, ma questo momento è ribaltato dal mitico in comico, che è legato alla creatività e alla fertilità. La nascita è di tipo comico. È come se Vittorini avesse la necessità di passare tramite questi momenti elementari per far entrare Silvestro in contatto col momento originario. All’interno di questo c’è la rievocazione del nonno contrapposto al padre. Il padre era falso: scriveva poesie per esaltare le donnicciole con cui ci provava. Si rende conto che il padre è da niente, mentre il nonno è un Gran Lombardo, specie maschile salvifica. Sono figure sostitutive del padre, uomo da nulla. Il nonno acquista una dimensione mitica e fantastica.

Gran Lombardo è diventato una categoria spirituale: sono uomini che hanno uno spirito forte nel mondo. Vittorini sta evocando una caratteristica della letteratura delle origini: sono i giganti. Sono i rappresentanti di un umanità che non esiste più. Il padre è invece l’uomo del presente, che è fatto di uomini miseri, come Coi Baffi e Senza Baffi. Non interessano a Vittorini, ma fanno parte del presente: idea polifonica della realtà. Non ci sono in Italia altri romanzi come questo. Vittorini non scrive mai in tono medio ma salta da un estremo all’altro. Cap. XVIII salto lirico che non ci aspetteremmo: trasformazioni che non sono mantenute sul medesimo livello. Si torna apparentemente al codice realistico. “La dolcezza per la notte nelle mani”, quelle che agiscono a letto e attirano gli uomini. Odalisca è un termine molto incongruo: è una figura erotica della tradizione orientale. Ora Silvestro capisce perché lui e il padre andarono in cerca di odalische e si rende conto della propria vigliaccheria. Trasfigurazioni legate alla madre: imponente metamorfosi in madre-uccella. È diventata una madre mitica, quasi divina. Non le interessa che il padre avesse altre donne, ma che le scrivesse poesie e le trattasse da regine: era gentile. Concezione dice che l’errore del padre è nell’uso falso del linguaggio, in particolare quello poetico. Questo dialogo, come altri, è basato su blocchi espressivi. Il male è utilizzare un linguaggio non adatto alla realtà. Cap. XIX, Vittorini non opera nessun tipo di censura: anche Concezione poteva essere una sporca vacca, ma anche ape-regina, madre di entusiasmi. Ci mette di fronte tutti i suoi aspetti senza applicare distinzioni e categorizzazioni. Qui per la prima volta utilizza completezza assoluta nella descrizione. Vittorini ci mette di fronte un’idea molto semplice della sensualità. Il riso di Silvestro è quello con cui cerca di distruggere principi elementari. Allora cala l’asso e si arrischia a dare alla madre della vacca. Il vecchio miele diviene attributo della madre. Oltre nel romanzo, Silvestro incontrerà solo figure maschili, in particolare 3, che rappresentano diversi gradi di consapevolezza. “Oh”, “eh”, non vogliono dire niente, lasciano sospeso il discorso. Concezione sembra voler fermare il discorso. La madre non vuole rispondere, ma sappiamo che è portatrice di verità: per continuare ad esserlo deve rispondere. La parola vera è quella che cercherà per tutta la seconda parte del romanzo. Altra trasformazione. È venuta fuori la verità: anche la madre ha avuto due uomini. A Vittorini interessa che il dialogo riguardi un elemento delicato, ma sopratutto che Silvestro comincia a vedere nuovamente la realtà. Tutti i personaggi fino ad ora cambiano di continuo sotto i nostri occhi: principio mitico della metamorfosi. La trasformazione di Silvestro dipende da quella degli altri personaggi. Nella terza parte ci sono le invenzioni della madre: è una parte dolorosa, dove Concezione accompagna Silvestro dentro i dolori della gente. Nella parte quarta ci sono gli incontri definitivi del viaggio di Silvestro. Concetta cura ma prepara anche la mente. Quarta parte, cap. XXXII: rievocazione dell’infamia. Silvestro diventa consapevole di un’altra dimensione. Cap. XXI-XXXI: ammaestramento di Concezione sui principi della sensibilità, dove Silvestro visita le case dei malati e capisce com’è l’uomo offeso dalla malattia. Dal cap. XXXII scompare Concezione; momento di stasi che si rompe con un’epifania di un aquilone. Il gioco gli rievoca la lettura dei “Mille e una notte” a 7 anni. È collegato a paesi esotici. Nell’ultima fase il mondo maschile gli da gli strumenti per superare il suo stato di impotenza. Il primo uomo della nonfamiglia è l’arrotino Calogero. Il viaggio di Silvestro è bilanciato tra i due elementi portanti per trovare una soluzione al suo “male di vivere”. Il linguaggio di Vittorini è impregnato di linguaggio ermetico. L’ermetismo rimanda al linguaggio quotidiano e alla chiusura in se del linguaggio. Questa difficoltà viene da una ragione storica. Non è detto che un poeta modifichi il suo significato per motivi storici. Un’altra etimologia rimanda a Hermes, messaggero degli dei: è una divinità legata a una mobilità continua. Intorno alla

sua figura si creano riti di iniziazione tardo-antichi, che si protraggono. L’ermetismo è quindi una forma filosofica che può essere compresa solo seguendo questa strada. Conversazione non dà risposte ma ci fa capire che Silvestro e gli altri personaggi non hanno valore unico, ma sono sottoposti a mutamenti e metamorfosi. Il potere dell’omologazione si esercita normalmente su di noi, senza bisogno di regole scritte. Concetto di “biopotere”: potere che, senza dettami e precetti , si esercita nella vita di tutti noi. Vittorini sa che non può dare una soluzione in questo potere. Nasconde in modo ermetico dei precetti che passano attraverso forme dell’immaginazione. I dialoghi con la madre sono la ripresa di contatto con il mondo delle origini. Per Silvestro la “ruota del tempo si era fermata”. Adesso Silvestro incontra figure maschili, dopo l’epifania dell’aquilone. Il tono diventa lirico: sotto il segno dell’aquilone ricomincia la ricerca. Appaiono poi l’arrotino Calogero, Ezechiele, Porfirio e Colombo. È difficile dare un significato a tutte queste 4 figure: alcuni li intendono come ideologie. Queste parlano sempre in modo molto allusivo, ma nessuno di loro da a Silvestro, una soluzione alla sua sofferenza. Questo viaggio è quasi interamente notturno; finisce in una cantina, quella di Colombo: questo da vino da bere a tutti e ricorda l’Odissea, dove la flotta rischia di perdere la luce. Il vino può rappresentare il modo con cui, il potere comanda sul popolo; questo rappresenta anche il passato di Vittorini, che aveva visto nelle origini del fascismo qualcosa di positivo. Tutti i giovani aderiscono quindi al pensiero marxista. Vittorini dunque passa per un incantamento per Mussolini a una lettura appassionata di Marx. Queste figure quindi incarnerebbero aspetti dell’ideologia marxista. Calogero è uno che ha a che fare con oggetti contundenti, che possono diventare armi. Calogero sembra un uccello selvatico: il suo strumento è la ruota metallica, simbolicamente la ruota del suo viaggio, che ricomincia a girare. Nessuno ha il coraggio di dare delle armi a Calogero, basterebbe che gli uomini avessero il coraggio di prendere posizione. Calogero è un rivoluzionario solo materiale. Alla fine del dialogo successivo c’è la rievocazione di cosa sarebbe un mondo libero: c’è bisogno di memoria e fantasia, che però Calogero non capisce, e traduce in “pane e vino”. Silvestro non può accontentarsi di quello che gli dice Calogero, perché cerca qualche cos’altro. La memoria non è altro che fantasia rivolta al passato e viceversa. Cap. XXXV compare Ezechiele, che abita in un luogo quasi magico, una bottega in cui si fanno oggetti che hanno a che fare con il lavoro legato ai cavalli. L'ingresso in questa bottega rappresenta l'ingresso in un mondo magico. È un calarsi verso il cuore della Sicilia: è salvifica, nel senso che deve trovare quella soluzione che Calogero non ha dato. Degli strumenti di Ezechiele viene ricordato solo il punteruolo, che non è quello che Silvestro sta cercando. Ezechiele è una forma di speranza: continua la traiettoria dell’aquilone che però stavolta va in basso. È la reincarnazione di quando Pinocchio entra nella pancia del pescecane e ritrova Geppetto. Quel luogo è rimasto protetto dalle offese del mondo. Calogero e Ezechiele capiscono che Silvestro è un uomo che soffre “per il dolore del mondo offeso”; a quel punto anche loro dichiarano di soffrire. Ezechiele può solo usare un quadernino per scrivere la storia del mondo offeso: è un intellettuale rinchiuso e incapace di uscire dal suo mondo. Scrive e basta, non può fare altro, come un eremita antico. Ezechiele rappresenta l’intellettuale che non sa ribellarsi, è quello che Vittorini non vorrebbe essere. È l’idea di scrivere letteratura che contenga un messaggio salvifico, un progetto di riscatto dal mondo offeso; obbiettivo che non sarà raggiunto. Silvestro si tira dietro nel viaggio altri come lui. La multa ha valore simbolico: è il potere che vuole bloccare ogni forma di ribellione (Cap. XXXVI). Cap. XXXVII compare il panniere Porfirio. Anche Porfirio dona un insegnamento senza soddisfare Silvestro: anche lui sa che tutti soffrono, ma ha una soluzione diversa, allegorica: occorre acqua viva. L’acqua viva rimanda all’acqua del battesimo, per cui Porfirio sarebbe l’uomo spirituale-

cattolico (?). Ogni uomo è incarnazione delle ideologie di Vittorini stesso. È la ricerca di un principio salvifico per il genere umano. Calvino è l’erede che viene dalla tradiz...


Similar Free PDFs