Ecumene Sicilia PDF

Title Ecumene Sicilia
Author Francesco Margarone
Course Geografia
Institution Università degli Studi di Catania
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riassunto libro...


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ECUMENE SICILIA 1. LA COLONIZZAZIONE DELLA SICILIA -1.1 L’avvio del processo insediativo Hanno avuto un ruolo determinante nel processo di diffusione dell’uomo le profonde oscillazioni climatiche che caratterizzarono il Pleistocene con l’alternarsi di cinque glaciazioni (Donau, Günz, Mindel, Riss e Würm) ad altrettante fasi diluviali generando l’emersione o l’immersione dei fondali marini, la propagazione o rarefazione di specie vegetali e della fauna erbivora e carnivora. In Sicilia, per la lontananza dalle aree interessate alla glaciazione del Nord Europa, non ebbe vere e proprie glaciazioni, ma probabilmente solo fasi pluviali, caratterizzate da forte umidità per il sensibile incremento di precipitazioni. Il ritrovamento di più grotte dell’Isola, al di sotto degli elementi litici risalenti alla fine del Pleistocene, di sedimenti rossicci con resti di fauna ormai estinta, come elefanti nani, indussero ad ipotizzare l’avvenuto isolamento della Sicilia già dalla glaciazione di Riss, ovvero tra 250mila e 120mila anni fa. Fino ad alcuni anni fa la comparsa dell’uomo nell’Isola si collocava intorno alla fine del Paleolitico superiore. Poi, negli anni ’60, nell’Agrigentino, nelle grotte dell’Acqua Fitusa, presso la valle dei Platani, furono rinvenuti manufatti litici riferibili al Paleolitico Inferiore. Il ritrovamento di questi reperti svela inoltre la predilezione da parte di questi primi abitatori della Sicilia alla aree costiere, ricche per altro dei ciottoli di quarzite da lavorare. Durante il Riss, 250-120mila anni fa, la riduzione delle specie animali indusse profondi cambiamenti anche per l’isolamento in cui si vennero a trovare questi primi abitatori dell’isola. Alcuni accenni sull’evoluzione:  2/3 milioni di anni fa, a causa dei cambiamenti climatici, cominciarono a spostarsi alla ricerca di cibo gli Australopiteci, bipedi più intelligenti degli scimpanzè; scolpivano ciottoli con corpi duri, dando vita all’industria del ciottolo in Tanzania; Lucy, esemplare più noto della specie, rinvenuto nel 1974.  1,9 milioni di anni fa comparve l’Homo Ergaster, un bipede slanciato, capace di scheggiare le pietre, che convisse con l’Homo Abilis nell’Africa Orientale.  Successivamente compare l’Homo erectus e l’Homo di Heidelberg, protagonista di un’ondata di popolamento a partire dall’Africa, al principio del Pleistocene medio.  200mila anni fa compare l’Homo Sapiens in Africa, quando già esemplari meno evoluti avevano lasciato questo continente per l’Eurasia; era slanciato, lavorava la pietra e aveva una capacità cranica di 1200 cc; Il progressivo

inaridimento causato dalla glaciazione di Riss indusse probabilmente anche l’Homo Sapiens a spostarsi, convivendo con i discendenti di coloro che erano emigrati prima. I primi uomini raggiunsero il Sinai 120-100mila anni fa, un secondo gruppo andò verso l’asia 85-70mila anni fa, e un terzo in Europa 60-50mila anni fa. Le specie che convissero con l’Homo sapiens si estinsero, poiché più fragili, circa 30mila anni fa. Mentre quest’ultimo raggiunse una diffusione planetaria. Come sono arrivati in Sicilia i primi uomini: Secondo alcuni studiosi dovette esistere nell’antichità il cosiddetto “Ponte siculotunisino” che si formò a causa delle varie fasi di oscillazione glaciale, causando una riduzione del fondale marino, rendendolo, forse, persino assente, tranne nella parte centrale, poiché molto più profonda rispetto al resto del “ponte”. In questa parte centrale furono rinvenuti vasti giacimenti di cenere vulcanica, facendo pensare che questo fosse uno spazio interessato a notevoli fenomeni vulcanici. Come testimonia l’episodio del 1831 dell’Isola Ferdinandea, che comparve nel Canale di Sicilia a seguito di un’eruzione sottomarina, e che scomparve appena l’attività eruttiva si esaurì. Sulla scorta di queste considerazioni è oggi ipotizzabile che la frattura centrale del Canale di Sicilia, oggi profonda, in passato potrebbe non esserci stata del tutto, o avere avuto dimensioni modeste. Ciottoli scheggiati bifacciali confermano la presenza dell’Uomo in Sicilia nel Paleolitico inferiore. È probabile che la cultura del ciottolo sia stata portata da questi uomini prima della formazione dello stretto di Messina (nella fase interglaciale RissWürm), e che dopo ci fu la rarefazione dei rapporti con la penisola, anche per l’innalzamento del livello del mare per via della fase interglaciale. Alcuni studiosi non condividono la tesi del “Ponte”, in quanto i resti della fauna ritrovati non presentano elementi specificatamente africani tali da giustificare il collegamento, visto anche i profondi fondali marini. Si tratta di ippopotami, elefanti nani, cavalli selvatici, daini, lupi, cervi, buoi primigeni ecc. Ma forse parte di questa fauna era già estinta quando comparve l’uomo in Sicilia.

I primi villaggi: In Sicilia gli effetti delle fasi glaciali si erano manifestati solo con l’aumento sensibile della piovosità e le cose variarono di poco con il progressivo cambiamento climatico.

Molte delle grotte utilizzate come rifugio continuarono ad essere abitate, come rivelano i reperti rinvenuti nei diversi strati di suolo. Probabilmente l’arrivo sulle aree costiere di popoli nuovi portò nel V millennio alla formazione della cultura agricola siciliana più antica, poiché portatori di una civiltà più evoluta, in grado di praticare l’agricoltura e stanziarsi; abitavano infatti non più in grotte, ma in villaggi di capanne ed erano capaci di plasmare l’argilla e di lavorare l’ossidiana e i basalti per ricavarne lame. Un villaggio di questi fu identificato a Siracusa nel 1890, detto di Stentinello. Inoltre, stazioni di questo tipo sono state ritrovate nella parte orientale dell’isola, forse primo approdo per i flussi proveniente dalle aree medio-orientali, come a Naxos, ad Ognina, a S. Ippolito e Caltagirone. In questi siti è stata ceramica impressa più evoluta rispetto a quella riferibile ad altri siti mediterranei, quindi più tarda essendo propagata via mare. Progredisce la ceramica dipinta di rosso (giunta nelle Eolie attraverso la Grecia) e si formano dei flussi di traffici di ossidiana nel Mare Nostrum, usata prevalentemente per ricavare lame per recidere i fusti delle piante coltivate. Si può affermare dunque che:  Nella prima fase del Neolitico in Sicilia rimasero i carattere culturali del Mesolitico, con abitazioni in grotte e attività di caccia e pesca con produzione di ceramica impressa.  Nella seconda fase si affermarono villaggi di capanne protette da trincee nei quali si praticava l’agricoltura, l’allevamento e la produzione di ceramica dipinta. Altri villaggi: Giunsero poi in Sicilia dal mare nuovi popoli, partiti probabilmente dall’area egeoanatolica, che indussero gli abitanti dell’isola a creare strutture difensive e ad arroccarsi nei siti più elevati; si trattava di gruppi umani forse meno abili a creare manufatti di ceramica dipinta, ma capaci di forgiare metalli. Le loro tracce furono rinvenute anche a Troia, e mostrarono come si trattava di una civiltà ormai urbana; non vivevano più in villaggi di capanne, ma veri e propri insediamenti urbani con strade lastricate, pozzi e granai. Grazie alle loro imbarcazioni evolute giunsero a Malta, in Sicilia e nelle Isole Eolie. Scoperta dei Metalli: La scoperta dei metalli all’inizio del III millennio apre nuove prospettive sociali ed economiche. Inizialmente il pezzi di rame, forse trascinati dai corsi d’acqua, furono utilizzati come pietre e dunque forgiati con la percussione; scoperta la sua duttilità per via del calore e poi la sua possibilità di fondere, iniziò una produzione assai diversificata. È plausibile pensare si sia formata una classe di guerrieri, i quali, grazie alle nuove armi di metalli, acquisirono prestigio ed esercitarono il loro potere; inoltre

i commercianti e i forgiatori si diressero nelle zone con molto materiale da trasformare. Declinò perciò l’uso dell’ossidiana, che aveva polarizzato i traffici nelle Isole Eolie, e che adesso, per via dello scarso interesse, inizia a dispopolarsi. Anche se successivamente riconquisteranno la loro centralità nei flussi che collegavano l’Europa centro settentrionale con le aree egee. Età del Bronzo: La sua affermazione nell’isola si può collocare intorno al 1800. Venti chilometri a ovest di Noto è stata individuata la necropoli dell'importantissimo l'insediamento di Castelluccio, che ha permesso di tipizzare l'importante fase di civilizzazione detta Cultura di Castelluccio (insediamenti di questo tipo a Sud, sul mare come nel caso di Thapso e Ognina); questi studi hanno permesso di scoprire, data la coincidenza delle ceramiche di tipo egeo, l'intensa relazione commerciale con Malta in tale periodo. A Panarea il ritrovamento del cosiddetto Villaggio di Punta Milazzese, con 23 capanne ovali atte all'alloggio e alla difesa, ha fornito la testimonianza di commerci con il mondo miceneo , confermata anche dai ritrovamenti di Thapsos, Milazzo , Pantalica e Siracusa. A Castelluccio, come in altri siti per le inumazioni, venivano usate tombe scavate nella roccia calcarea con apertura chiusa da lastroni di pietra incisa. Invece, per le sepolture nell’area etnea si utilizzarono le grotte di scorrimento lavico, come nel caso dei rinvenimenti alla periferia di Catania e nelle contrade di Canalicchio. In altre are dell’Isola i ritrovamenti riconducibili a questa prima età del bronzo rivelano caratteristiche proprie come le modeste risorse idriche dell’Agrigento. Queste, determinate dalla struttura geologica del suolo, costituito in prevalenza da argille mioceniche, indussero all’insediamento solo nelle aree più fertili fra le valli del Gela e di Salso. Modesto l’uso dei metalli nella cultura di Castelluccio, se si prescinde da alcune lamine di rame. Notevole, invece, la diffusione dell’industria litica con asce di basalto, accette di pietra e anche elementi ornamentali incisi in pietra e in osso. Tapso: Nell’area della penisola di Tapso, sulla costa settentrionale di Siracusa, sono emersi i resti di un villaggio costituito da capanne di forma circolare. Successivamente la forma insediativa subì un’evoluzione con l’adozione di capanne di forma rettangolare che delimitavano un cortile acciottolato; rinvenute anche le tracce di una cinta muraria e la necropoli. A differenza dei centri castellucciani isolati, dall’economia prevalentemente agricola, per quelli tapsiani, caratterizzati da una tipologia insediativa pre-urbana e prevalentemente costiera, è plausibile ipotizzare un’economia aperta, basata sulle

attività commerciali. Palesemente dimostrata dal rinvenimento di oggetti di provenienza egeo-micenea, che dimostra i molteplici contatti di questa cultura. I Micenei: Durante l’età del bronzo furono intensi i contatti tra gli indigeni siciliani e i micenei, come testimoniano le ceramiche e gli oggetti in metallo di origine egea. Il declino della civiltà micenea tra il XIII e il XII secolo comportò l’allentamento dei flussi commerciali e, di conseguenza, dei rapporti fra oriente e occidente. I contatti della civiltà micenea nella civiltà siciliana mostrano i loro effetti nella concentrazione degli abitanti e nella gerarchizzazione sociale, prima inesistente. Ne sono testimonianza le diverse tipologie di sepolture e di abitazioni, espressione di differenziazione sociale, anche se ben lontana da quella micenea, caratterizzata da residenze reali oggetti preziosi. Attacchi esterni: Secondo Diodoro Siculo: intorno al XIV-XIII secolo a.C. le isole Eolie vennero attaccate e occupate dagli Ausoni guidati dal condottiero Liparo. Questo costrinse le popolazioni costiere ad abbandonare le abitazioni paludose e a rifugiarsi in ambienti sopraelevati, per una migliore difesa. 1.2 Le immigrazioni esterne e la creazione della prima rete urbana I Fenici: Un elemento nuovo di notevole interesse è costituito dalla presenza di numerosi elementi fenici nei manufatti di ceramica riferibili alla cultura ausonia; secondo Brea, è questo un indice del declino della cultura micenea nel Mediterraneo e dell’affermazione di quella fenicia. Si tratterebbe dunque di una fase di transizione che vedeva esaurirsi progressivamente il ruolo della cultura micenea nei flussi che animavano il Mediterraneo, lasciando spazio ad altri gruppi umani. Le carenti testimonianze non consentono di datare la presenza dei Fenici nel Mare Nostrum, che comunemente è fissata tra il IX e l’VIII secolo. È assai probabile anche che già nell’XI secolo frequentassero il mediterraneo orientale. È assai probabile che l’intensità dei rapporti commerciali intessuti nel Mare Nostrum abbia spinto via via i Fenici ad insediarsi laddove erano disponibili le materie prime o nelle aree di più vasto mercato. È verosimile pensare che le colonizzazioni fenicie nel Mediterraneo siano state determinate dal mutare degli equilibri nelle aree di provenienza, a seguito dell’affermazione degli Egizi, Assiri ed Ebrei. Questi eventi limitarono la sfera d’influenza dei traffici dei Fenici che, di conseguenza, spostarono verso occidente la loro area di gravitazione. Portarono con sé la loro lingua, i culti, le divinità e la loro cultura materiale.

Già nel 1050 si erano stabiliti a Cipro, come dimostrano i numerosi reperti rinvenuti relativi alle loro divinità. Poi, secondo Timeo, fondarono Cartagine tra l’814 e l’813. Intorno al 770 a. C. raggiunsero la parte meridionale della Sardegna, dove fondarono Nora, Sulcis e Cagliari. Infine, altro sito importante è Mozia, sull’attuale isola di S. Pantaleo. Databile al VI secolo è la creazione di mura, manifestazione palese di sopraggiunte necessità difensive, scaturita forse dall’inasprirsi dei rapporti coi Greci. È probabile che la conquista di Mozia nel 397 a. C. abbia comportato la distruzione di molte testimonianze dell’insediamento. A seguito di questi eventi si trasferirono sulla vicina terraferma, essendo prima stanziati in un promontorio, dove crearono il nuovo centro di Lilibeo, che prosperò in età ellenistica costituendo un punto di convergenza tra la culture fenicia, greca e poi anche romana. I resti di questo insediamento giacciono sotto l’attuale Marsala. Polibio riferisce che Palermo fu la più importante città punica, ma è difficile individuare loro tracce per via della sovrapposizione insediativa. Sono state rinvenute le mura del VI-V secolo e la necropoli dove furono rinvenuti dento le tombe molti oggetti d’oro, d’argento, di bronzo, di vetro e ceramica. Inoltre, si crede che l’abitato si estendesse dal mare fino all’area oggi occupata dalla Piazza Indipendenza, con insediamenti minori anche nei dintorni di Palermo, come sul Monte Pellegrino. Sono stati trovati elementi di cultura fenica a: Selinunte (colonia greca), Sambuca, Solunto, Pantelleria (mura e un santuario, molto probabilmente luogo di scalo dei vari viaggi e non una vera e propria colonia.) Secondo Aristotile si deve ai Fenici l’introduzione nella Sicilia occidentale della tecnica della pesca del tonno. I Greci: È probabile attribuire il fenomeno delle colonizzazioni greche a cause di natura storico-politica piuttosto che a crisi agricole o al sovraccarico demografico nella madrepatria. Infatti, i processi storici che portarono alla nascita della polis innescarono profondi cambiamenti per l’instaurarsi di gerarchie sociali a seguito dell’affermazione di élites che avevano accesso alla proprietà terriera. Gli squilibri sociali portarono coloro che erano esclusi dal potere, i cadetti delle famiglie più in vista, e i mercanti, a cercare nuovi sbocchi commerciali, insediandosi oltremare. Il processo di colonizzazione Siciliana da parte dei greci è ben documentato, grazie alla presenza di molte fonti letterarie, prima fra tutte Tucidide, che nel suo VI libro della “Guerra del Peloponneso” ripercorre tutte le tappe fondamentali. Come ricordato da Strabone, prima della colonizzazione i greci erano molto restii a navigare lungo le coste siciliane, per paura degli indigeni e dei pirati del Tirreno. Poi Teocle, spinto dai venti, giunse in Sicilia, e la trovo ottima per via della sua potenzialità di floridezza e per la scarsità di abitanti.

Le Prime Colonie furono fondate sulla costa in punti strategici per il controllo della navigazione; seguirono altre nel retroterra, in aree a vocazione agricola. Il contatto con le popolazioni indigene fu talvolta ostile, talvolta di pacifica convivenza, che aprì la via a processi di interazione culturale. Le prime colonie furono fondate da un’unica spedizione guidata da Teocle, con la colonizzazione calcidesi di Naxos, Lentini, Catane e quella dorica di Megara. Nel 730 a. C. furono create Zancle e Reggio, così da permettere il controllo dello stretto. Che si dimostrò felice in quanto consentiva il controllo dei traffici che animavano lo stretto di Messina. I colonizzatori, infatti, calcidesi di Eubea, erano prevalentemente mercanti e perciò inclini a privilegiare gli emporia sul mare piuttosto che nell’entroterra agricolo. Le modifiche impresse al territorio di Messina rendono difficile individuare la dimensione dell’abitato, che forse era delimitato a nord dal torrente Boccetta e a sud dal torrente Camaro. Tucidide afferma che Siracusa fu fondata nel 733 a. C. dai Corinzi, che affrontarono i Siculi stanziati ad Ortigia riuscendo a sottometterli. Il ritrovamento sull’acropoli di Ortigia di resti di un consistente insediamento siculo conferma l’indicazione tucididea. Ben presto Ortigia divenne il centro della città, che progressivamente si andò espandendo anche sulla terraferma.

Invece, la conquista greca della Sicilia Occidentale può essere circoscritta in un arco temporale compreso tra l’VIII e il V secolo a. C., prima del tentativo di Dionigi di Siracusa di debellare nella Sicilia occidentale Cartagine, al fine di unificare la Sicilia greca. L’area compresa tra Palermo e Trapani era poco coinvolta nel processo di colonizzazione e, inoltre, se per l’epoca precedente esistono studi accurati, per questa fase la mancanza di reperti archeologici impedisce indagini probanti. Nella costa nord fondarono Caleacte, tra Zancle e Himera.

Peculiarità del paesaggio: Attraverso le varie testimonianze letterarie è possibile ricostruire le peculiarità del paesaggio agrario siciliano in età classica. Tucidide ci ricorda una piantagione di ulivi siciliani. Strabone la fertilità dell’isola e nomina il grano, il miele, lo zafferano e l’eccellente vino dei Mamertini e quello prodotto sulle pendici dell’Etna, resa fertile dalle colate laviche del passato, ma anche quelli prodotti a Camarina. Altre testimonianze ci vengono tramandate dalla numismatica, come nel caso dei chicchi di grano impressi nelle monete di Leontinoi, del grappolo d’uva in quelle di Naxos, e nella palme da dattero in quelle di Kamarina e quello della spiga di Orza a Morgantina. Le sub colonie e i φρούρια (Letto “frúria”): Alla fondazione delle colonie lungo la costa siciliana seguì la loro progressiva espansione con la creazione di sub colonie e di φρούρια con la conquista del loro retroterra, che bel duplice scopo di creare quasi una cintura di protezione contro gli indigeni che si erano ritirati nelle aree interne, e di conquistare spazi agricoli, necessarie per la sopravvivenza e l'espansione degli insediamenti. Un gruppo di calcidesi, racconta Tucidide, partiti da Naxos cinque anni dopo la creazione di Siracusa, scacciarono i Siculi stanziati nella piana di Catania, dove fondarono Catane e Lentini. È probabile che il primo insediamento nell’area sia stato localizzato nell’attuale piazza Dante, quasi un’acropoli, come confermerebbero alcuni rinvenimenti. Come a Messina, anche qui le catastrofi naturali hanno cancellato molti segni del passato, anche se sono molti i riferimenti letterari a personaggi illustri come Stesicoro.  Catane strinse buoni rapporti con gli indigeni che si trovavano alle pendici dell’Etna e lungo le valli del Simeto. Questo clima di pace produsse anche una evoluzione sociale, con la formazione di leggi scritte volte a regolamentare i rapporti giuridici tra i cittadini e tutti i ceti. Forse per la sua feracità de campi, Ierone di Siracusa occupa Catane, deportandone gli abitanti e cambiandone il nome in Aitna.  Lentinoi fu creata verso l’entroterra, a circa 10km dalla costa, in un’area che fino all’età del bronzo era stata occupata dai Siculi, con i quali si instaurarono rapporti di pace. Si sono ritrovate qui s...


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