Conversazioni in Sicilia PDF

Title Conversazioni in Sicilia
Author Alessia Muscoloni
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università di Bologna
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Summary

Riassunto capitolo per capitolo...


Description

CONVERSAZIONI IN SICILIA Elio Vittorini Vittorini nacque a Siracusa nel 1908 da padre siracusano di origine bolognese da parte paterna. Insieme al fratello Giacomo, durante gli anni dell'infanzia seguì il padre ferroviere nei suoi spostamenti di lavoro per la Sicilia. La sorella nacque a Scicli. Ella diceva: "Qui sono le nostre radici e qui voglio chiudere gli occhi per sempre, nello stesso posto dove li aprii". Infatti, finì la sua vita a Donnalucata. Nel 1922 Elio aderì ad un gruppo spontaneista chiamato "i figli dell'Etna". Dopo la scuola di base frequentò la scuola di ragioneria senza interesse, finché, dopo essere fuggito di casa quattro volte, nel 1924 abbandonò definitivamente la Sicilia. TRAMA Mentre sull’Italia incombe la catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, Silvestro, in preda ad una cupa disperazione, parte da Milano per tornare in Sicilia dalla madre, abbandonata dal padre per un’altra donna. Egli, trentenne, si reca a Neve, paese di sua madre Concezione, da cui è partito all'età di quindici anni. Suo padre dopo tanti anni di matrimonio ha lasciato la moglie per partire con un'altra donna. Silvestro, spinto da un invito fattogli dal padre tramite una lettera, decide di andarla a trovare. Ritira il proprio salario ed acquista il biglietto per Siracusa. Arrivato a casa di Concezione, scopre che la donna per vivere fa le iniezioni a tutti i malati del paese. A Neve incontra diversi personaggi con cui intesse conversazioni sui temi della sofferenza, dell'oppressione e del mondo offeso, come aveva fatto con altre persone conosciute in viaggio. A fine giornata si reca con loro a bere in una bottega, luogo di ritrovo degli uomini del paese. Tutti ne escono ubriachi, anche lo stesso Silvestro che immagina una conversazione in un cimitero con suo fratello Liborio bambino. Egli in realtà è morto in guerra molto giovane. Tornato a casa per congedarsi dalla madre la trova in cucina a lavare i piedi ad un uomo; il protagonista non riesce a capire se sia il proprio padre, il nonno o un viandante amante della donna Struttura del testo Il romanzo è suddiviso in cinque parti, ognuna delle quali è introdotta da un capitolo, e di ogni parte si può stabilire un oggetto specifico, un contenuto. La prima si può dire che affronti il tema dell’angoscia personale, della povertà e dei nuovi doveri da compiere; La seconda, ricchissima di ricordi infantili, può forse indicare la certezza e la felicità della vita libera; La terza è quella della scoperta della malattia e della morte; La quarta è una discussione politica sui rimedi da usare per combattere l’offesa La quinta si può dire che Vittorini affermi il dovere dello scrittore di rivelare la verità sulla storia e sulla sofferenza degli offesi. Conversazione in Sicilia è, in buona sostanza, la testimonianza della condizione italiana negli anni del fascismo e la rappresentazione della difficile e insopportabile situazione di coloro che, in pochi e coraggiosi, sceglievano di opporsi. Personaggi Silvestro: è il protagonista del romanzo, un tipografo intorno ai trent’anni, che soffre di un inquieto desiderio di azione che non trova sbocchi concreti nella realtà di un presente vuoto di stimoli, che sente di dover tendere verso nuovi doveri, non comprensibili all’inizio del suo cammino, ma che prenderanno forma grazie ai vari incontri che il protagonista affronterà, sempre teso ad apprendere e ascoltare. I valori e le sensazioni del personaggio sono quelle della maggior parte della popolazione; la paralisi di Silvestro è la stessa di tutti coloro che si sentono umiliati e sopraffatti dall’angoscia; privi d’armi per difendersi.

Io narrante è il narratore > Silvestro. Caratterizzati da pochi tratti essenziali, partecipi alla “conversazione”, rappresentano ognuno un tratto caratteristico della società e sono al tempo stesso portatori di messaggi e ideali. Tra i primi personaggi s’incontrano Coi Baffi e Senza Baffi, che sono di professione questurini, simboli del potere oppressivo, convinti che “l’umanità sia nata per delinquere.” Il Gran Lombardo, un vecchio e saggio siciliano, simbolo dell’umanità forte, che parla con insistenza e con passione, di sè e dei suoi problemi di coscienza. La madre di Silvestro, Concezione, una donna orgogliosa di mantenersi da sola, una donna offesa e tradita, una contadina con le “mani grandi, consumate, nodose. La sua è la figura dell’umanità lavoratrice instancabile, attaccata ai valori dell’uomo. Da contrasto le fanno, oltre al figlio e alle sue domande, le figure dell’ arrotino (Calogero), del sellaio (Ezechiele) e del venditore di pelli (Porfirio), espressione di un messaggio innovatore, simbolo del cambiamento in atto della società, idealisti localizzati da un aquilone simbolo della libertà fanciullesca di cui è in cerca Silvestro. Liborio, fratello di Silvestro, appare sotto forma di fantasma, un soldato, ma è al tempo stesso bambino di sette anni nel ricordo del fratello; la sua figura è il simbolo dell’ingiustizia e della crudeltà del mondo che condanna, per falso nazionalismo, troppi giovani ad una morte prematura e violenta, assurda. TEMPO: in "Conversazione in Sicilia" il tempo ha un ordine isocronico, poiché le azioni della fabula scorrono parallele a quelle dell'intreccio (F=I), anche se uno dei motivi del romanzo e quello dell'intrecciarsi delle dimensioni dell'infanzia e del presente; compaiono, infatti, alcuni flash back. Per quanto riguarda la durata, invece, poiché in tutto il romanzo prevalgono i dialoghi, è presente la scena, dove il tempo della storia coincide con il tempo del discorso (T.S.=T.D.); sono, però, presenti anche riflessioni del narratore- protagonista, che rappresentano le pause (T.S.=O). Il ritmo, sospeso, realistico ma insieme tendenzialmente assoluto, è, quindi, in prevalenza naturale. In "Conversazione in Sicilia" il tono pare spesso "cantato", fondato su un ritmo misurato dalle continue ripetizioni, dai dialoghi scanditi e martellanti, quasi come ritornelli. Vittorini utilizza un registro informale, basso o colloquiale, con un lessico comune, parole di natura semplice, colorite; sono talvolta presenti dell'italiano regionale o popolare. espressioni tipiche. Poiché dominato dai dialoghi, è presente una sintassi "parlata", costituita, cioè, da frasi brevi, semplici e asciutte, spesso prive di verbo e ripetitive; privilegia l'espressività sulla regolarità. INTERPRETAZIONI È possibile leggere l'opera con due diverse chiavi di lettura: la prima è quella nel segno dell'allucinazione, del sogno. Questa via spiegherebbe l'assenza di un vero filo rosso che accomuni i vari incontri del protagonista, i dialoghi estenuanti e ripetitivi, le situazioni finora estranee al panorama letterario italiano - si pensi alla serie di punture effettuato dalla madre del protagonista. Questa interpretazione giustificherebbe anche il tono decisamente bizzarro e inconsueto della narrazione: ad esempio nella parte quarta i protagonisti ripetono incessantemente di "soffrire per il mondo offeso". Inoltre, così troverebbe un senso anche il surreale e inverosimile ritorno nel finale di tutti i personaggi incontrati nel corso della storia, subito dopo il dialogo col fantasma del fratello morto in guerra. Un'altra possibile interpretazione - ed è questa la più in auge per la critica - legge l'intera opera in chiave simbolica, quasi allegorica. Vittorini, per non incorrere nella censura del regime mussoliniano - il libro viene pubblicato nel 1941 -, avrebbe mascherato le sue reali intenzioni antifasciste dietro un romanzo i cui personaggi e dialoghi hanno un significato che va oltre l'apparenza. PUBBLICAZIONI

È stata prima pubblicata a puntate dalla rivista letteraria Letteratura (in cinque puntate) nel biennio 19381939, poi in un unico volume intitolato Nome e lagrime (per le edizioni Parenti) e finalmente come Conversazione in Sicilia per la Bompiani nel 1941. Nel 1953 si ha una pubblicazione con fotografie, che poi non viene ristampata e nel 1986 con disegni di Guttuso per celebrare i 20 anni dalla sua morte. Il titolo dell’opera fornisce una chiave importante per l’interpretazione: il romanzo è impostato sui dialoghi e le conversazioni costituiscono il momento di confronto fra i personaggi e i loro sistemi di mondo. La parola è l’elemento che riconduce Silvestro sulla strada degli uomini, che lo recupera alla società imponendogli però un compito nuovo e difficile, perché osteggiato dal corpo civile. Da una situazione di afasia e disperazione nella “non speranza”, Silvestro apprende di nuovo a conversare, confrontandosi con le persone della sua terra anche se ne sente oramai la lontananza di esperienza; capisce che è impossibile e insensato ritornare nella comunità di origine, per questo al termine del racconto lascia il paese, ma con la consapevolezza di un nuovo compito, quello di portare all’umanità una speranza di riscatto.

LO SPAZIO La descrizione dello spazio ha un ruolo molto importante in quanto la Sicilia è vista come un luogo mitico: bisogna notare, però che lo stesso autore, alla fine del romanzo, sembra sminuire il peso dello spazio, dicendo che il nome Sicilia suonava meglio del nome Persia o Venezuela, e che la Sicilia è solo un simbolo. SAPERNE DI PIU Nel 1941 Vittorini pensò di illustrare Conversazione con delle fotografie allo scopo di far vedere quello che non aveva potuto scrivere per timore della censura soprattutto nelle due ultime parti del libro. Il progetto andò in porto solo nel 1950, quando di febbraio per evidente congruenza col viaggio invernale di Silvestro, l’autore visitò i luoghi siciliani dell’infanzia. L’idea della cartolina, già nel testo, quella che porta alla madre, include il concetto di fotografia. La cosa singolare è che il contatto visivo di Silvestro col paese è dato come in una serie di istantanee; non una sequenza narrativa, ma un montaggio d’immagini separate: prima una fotografia, quella del muro col nome del paese che serve ad individuarlo ed ha la funzione di una didascalia, poi la potenziale serie fotografica: scalinata tra vecchie case, montagne, macchie di neve sui tetti. Quella che usa è la tecnica con la quale si indicano gli oggetti della visione è quella delle didascalie per fotogrammi, che per lo più sono in bianco e nero. La comparsa dei colori è rara e hanno una posizione centrale sulla scena, sono messi varie volte a fuoco: come l’arancia in mano all’operaio siciliano sul traghetto per Messina, il melone verde nella forte scorza sottilmente intarsiata d’oro; la madre con una coperta rossa sulle spalle e rossa è anche la bandiera di Porfirio. L’unico pezzo a colori è nella seconda parte quando è nel vagone e vede i fichidindia celesti e rossi i cappelli e le bandiere dei capistazione. Tutto il romanzo è un gioco sugli oggetti reali e su quelli ricordati, sugli oggetti reali e “reali due volte”, su quelli raccontati dalla madre e visti da Silvestro anche in altro modo (altro colore su alto vestito magari d’altro personaggio) Il due volte reale, In Vittorini l’oggetto non viene mostrato due volte, l’oggetto è sempre uno, poiché si sviluppa l’oggetto o si considera il passato come un’estensione del presente. SI aggiungono nuove qualità all’oggetto. Nella PARTE QUINTA si legge che i morti si riuniscono tutte le sere per rappresentare le azioni per le quali son gloriosi, e che questo durerà “fin quando Shakespeare non metterà in versi il tutto di loro”, si capisce che Vittorini si assegna il compito che riconosce essere stato del tragico inglese: raccontare la morte e la sofferenza umana.

Nel 1941 Guttuso propose una versione illustrata con disegni che venne poi protratta nel 1943, ma nonostante lì spedì a Vittorini lui non ne seppe più nulla. Quarta dimensione: vi è infatti in “Conversazione in Sicilia” una dimensione evocativa e fantastica che trascende la realtà e la simbolizza fissandola in immagini e figure in cui si incarnano condizioni e significati perenni che si incastonano in un universo immaginario e mitico.

PARTE 1 Capitolo 1 Il romanzo inizia specificando che è inverno e poi descrive la situazione con un tono drammatico aggiungendo pochi particolari. Dice che piove “scarpe rotte piene d’acqua”, ragazza o moglie, infelicità. Sapere che il genere umano è perduto e non avere la forza di fare qualche cosa, era “quieto” perché non sapeva cosa fare. Pagina di intro > costruita in maniera diverse dalla pagina del romanzo dell’800. Parla di elementi base della realtà (simboli della cristianità, pane e vino). Parla come se non avesse mai avuto amici o il ricordo della sua infanzia. L’unica cosa che ha è questo senso di rabbia accompagnata dal senso di chinare la testa e l’acqua che gli entra nelle scarpe (valore del fastidio, si sta male, sensazione di mancanza di benessere oltre che una situazione di povertà) > vuotezza dell’esistenza.

Capitolo 2 Improvvisamente arriva una lettera del padre (Costantino), tutti gli anni manda una lettera di auguri alla madre (qui si capisce che i genitori non vivono più assieme). Qui il padre chiede al figlio di far visita alla madre; un padre che non aveva mai scritto una lettera del genere. Costantino fa attore o lavora per il teatro. La lettera del padre aumenta il senso di svuotamento. Vede come se il padre stesse recitando il Macbeth vestito di rosso. Si capisce che il protagonista ha 30 anni poiché dice che sono passati altri 15 anni da quando è partito che aveva solo 15 anni. E pensò che niente in fondo fosse cambiato, vede la sua vita come totalmente inutile. Riprese la lettera, era il sei dicembre, doveva spedire la cartolina entro l’8. Andò verso la stazione dove vide due manifesti “Visitate la Sicilia”, con 50% di sconto da dicembre a giugno, 250 lire per Siracusa, andata e ritorno, terza classe. Si ritrovò davanti ad una scelta, ma alla fine le persone qua o là erano sempre perse, il genere umano era il medesimo. C’era un treno da lì a 10 minuti. Salì e decise di affrontare il viaggio notturno. Capitolo 3 Fece tre cambi durante la notte ed in uno di questi scrisse alla moglie che sarebbe tornato giovedì. Nel viaggio si rivede bambino e poi ragazzo mentre faceva quei tratti di strada. A Villa San Giovanni si procura pane e formaggio e mangiava sul ponte. I piccoli siciliani lo guardavano mangiare e mangiando disse x tre volte senza ricevere nessuna risposta “non c’è formaggio come il nostro”. Un signore abbracciato con la sua bambina/moglie gli chiese se fosse siciliano e lui rispose “perché no?”. Loro mangiarono a forza un’arancia si vedeva che fossero disperati. Il signore disse “Un siciliano non mangia mai la mattina, siete americano?” Rispose si, da quindici anni e sapere di esserlo lo fece stare bene. Capitolo 4 Signore delle arance le rivela che nessuno vuole comprarle e invece Silvestro le prende. Gli chiede dell’America ed è costretto a raccontargli menzogne per non deluderlo sulle aspettative della terra perfetta.

Capitolo 5 Ascolta la conversazione di due uomini denominati da lui “Con Baffi” e “Senza Baffi”. Conversazioni strutturate sulla base del giudizio di persone diverse dal loro essere e della loro classe sociale. Capitolo 6 Un uomo sulla cinquantina chiuse la porta del corridoio e si smisero di sentire le voci. L’uomo che sembra provenire dalla Lombardia per l’accento con u chiusa chiese “Non sentivate la puzza?” Nessuno, neanche il catanese affianco e il vecchietto riuscivano a capire inizialmente, quasi che il Gran Lombardo (riprende il Paradiso di Dante) inizia ad innervosirsi. Il catanese capì che la puzza erano quei due uomini che parlavano. Capitolo 7 Il Gran Lombardo raccontò di sé e di come avesse tre bellissime figlie e un cavallo fortissimo, lo raccontò più volte, ma nonostante ciò sottolineò che non trovava pace con gli uomini. Crede che l’uomo sia maturo non soltanto quando non ruba, non uccide, deve trovare altri doveri, altre cose, da compiere per la coscienza. Da queste deduzioni gli chiesero se fosse un professore, ma rispose di no, che fosse studiato, ma non insegnante. Scesero tutti a Catania anche se lui viaggiava fino a Siracusa e nel continuo del tragitto vide Senza Baffi che lo osservava. Capitolo 8 Gli sorrise e gli chiese il posto. Fu felice e gli raccontò tutto quello che aveva fatto e Silvestro semplicemente rispondeva freddo. Senza Baffi prese da mangiare e insistette che lo mangiò anche lui. Gli disse che lavorava per il Catasto e che era di bologna con moglie e figli bolognesi. E iniziò a fargli delle domande come da vero poliziotto e Silvestro rispondeva sempre molto vago su dove andasse e chi fosse. Scesero dal treno a Siracusa e Silvestro non gli rispose più. Pensò dato che fosse lì perché non andare dalla madre. Con la cartolina in mano ed essendo già l’8 dicembre poteva fargliela avere in mano.

PARTE 2 Capitolo 9 Viaggio in treno, tra i fichi d’india. Scende a Vizzani e non trova la corriera, allora si trova costretto a dormire tra le carrube aveva solo sonno. Capitolo 10 Arriva dalla madre e il nome del paese era scritto su un muro come sulle cartoline che mandava ogni anno alla madre. Fu contento di essere lì. Crede di essere in una quarta dimensione. (?) Non c’è più solo la memoria ora è reale. Va a cercare la casa della madre con la cartolina in mano, sembrava un portalettere, ma almeno riusciva a ricordarsi la via e il numero. Arriva in visita a Concezione Ferrauto, la madre che da un’altra stanza dice “chi è?” Lui riconosce la voce ed entra dicendo “Signora Concezione”. Capitolo 11 Riconobbe perfettamente la madre e la descrive fisicamente. Gli fa gli auguri con un bacio sulla guancia. Scambio di battute tra Silvestro e Concezione. Parlando dei cibi che lei preparava quando loro (Silvestro, Felice e Liborio) erano bambini. La mamma è alle prese con questa aringa affumicata che scruta tanto e che è sul fuoco. Immagine che gli

ricorda sia il passato che il presente. Reale 2 volte, una quarta dimensione. Capitolo 12 Chiacchierano sul cibo e su come d’infanzia fossero invidiati dai contadini nei primi 10 giorni grazie ai soldi del padre e come facessero i poveri mangiando le chiocciole gli ultimi 20 days. Capitolo 13 Parlando del nonno, il padre della madre e di come egli fosse grande e forte. Capitolo 14 Iniziano a parlare del padre e la madre continua ad inveire contro il padre descrivendolo con qualità morali negative, mancanza di coraggio, comportarsi in maniera scorretta. Poi parla di come la picchiava e poi piangeva e di come anche lei lo picchiasse e i ragazzi guardavano, applaudivano e ridevano come se fosse uno spettacolo. Silvestro cerca di difendere il padre. La madre inizia a dire di come non la avessi aiutato nel momento del parto, momento importante. Stava solo lì a piangere e correva a chiamare quelle donne (da loro non tardava ad andare). Anche i figli più piccoli videro la scena, ma lui non era capace, quasi che Liborio si strozzava. Alla fine con una botta in testa aiutò. Capitolo 15 il melone Capitolo 16 Silvestro è curioso del perché il padre se ne sia andato, perché lui aveva uno scopo nella vita > avere altre donne per casa e sedurle. Per sedurle scriveva poesie. Era talmente bugiardo che le donne del popolo le chiamava api regine. Gran confusione su padre o nonno. Non capisco che cosa voglia dire. Capitolo 17 Vede il nonno e il padre come dei Gran Lombardi e cerca di spiegare alla madre che cosa sia e che sicuramente lo è stato anche il nonno, anche se tutte le caratteristiche elencate non risultano compatibili con il nonno. Nonostante ciò lui non fosse soddisfatto del mondo e forse neanche di sé stesso, ma la madre non sapeva rispondergli, quindi non era certo. Capitolo 18 Si trova improvvisamente un salto lirico inaspettato e una serie di metamorfosi legate alla figura materna che non sono tenute in un unico livello. Il capitolo presenta la fine della cena e la madre si mette a lavare i piatti e mentre li lava fischia e canta. Si torna al codice realistico. Era buffa, ma non vecchia Si sta entrando nel terreno dell’erotismo. Madre-uccello > metamorfosi La madre che dà alla luce e dà luce > possibilità di distinguere nel buio. Questa madre contadina è diventata una madre divina capace di trasfigurarsi. La gentilezza del padre lo portava ad essere carino con le donne che non sono sua madre, lol. La madre super infastidiva > il male era che le trattasse da regine. Loro venivano in casa ed erano tranquille

Tu...


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