Relazione di narrativa PDF

Title Relazione di narrativa
Course Letteratura per l'infanzia
Institution Libera Università di Bolzano
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Summary

Nel mare ci sono i coccodrilli...


Description

Il breve romanzo “ Nel mare ci sono i coccodrilli” è stato scritto da Fabio Geda, nato a Torino nel 1972, collabora con la scuola Holden e si occupa di bambini e ragazzi in difficoltà. In questo libro Fabio narra una storia vissuta da Enaiatollah Akbari, un bambino di circa dieci anni che per un piccolo periodo della sua vita (10 anni) ha vissuto in Afghanistan poi dopo numerosi viaggi è arrivato in Italia dove ha avuto la fortuna di incontrare Fabio Geda . Un giorno, mentre Enaiatollah giocava, la madre si rivolse a lui dicendogli che loro due insieme sarebbero partiti per andare molto lontano, in Pakistan, perché i Talebani volevano sequestrare il bambino. Il viaggio fu pericoloso e soprattutto lungo. La madre indossava un chador, mentre lui un phiran grigio. Appena arrivati in Pakistan trovarono alloggio in un albergo a basso prezzo: era una grande stanza dove tutti avevano un giaciglio dove dormire. La terza sera la madre gli diede tre raccomandazioni che gli sarebbero servite per tutta la vita:” Non fumare, non drogarsi e non uccidere mai”, il bambino non capiva il perché di quelle parole e si addormentò dubbioso. Il giorno seguente appena Enaiatollah si svegliò non trovò la madre; allarmato chiese agli altri ospiti dell’albergo se l’avevano vista, ma nessuno gli seppe rispondere. Solo il proprietario dell’albergo gli svelò che mentre lui 1

dormiva la madre era partita per l’ Afghanistan, Enaiatollah si spaventò, poi pensò che se la madre lo aveva abbandonato era per un buon motivo. Cominciò a pensare al suo ultimo giorno di scuola: durante la lezione in classe entrò un Talebano che ordinò al maestro di far chiudere la scuola, il maestro non ascoltò e il giorno seguente arrivò una banda di Talebani che lo uccise. Così la scuola da quel giorno venne chiusa! Enaiatollah decise di mettere da parte i suoi drammatici ricordi e cominciò a organizzarsi per superare il presente, si chiese dove avrebbe dormito, cosa avrebbe mangiato, insomma cosa avrebbe fatto per vivere. Il proprietario allora gli offrì un lavoro “sporco”: in cambio di alloggio avrebbe dovuto pulire i gabinetti dell’albergo. Il bambino accettò. Dopo alcuni giorni un uomo gli offrì un lavoro(ambulante), se avesse accettato gli avrebbe dato una parte dei profitti, il bambino accettò. Il primo giorno non riuscì a vendere nulla e preso dalla stanchezza si fermò a guardare una vetrina di un negozio senza accorgersi che dei ragazzi, un po’ più grandi di lui, gli avevano rubato un pacchetto di gomme da masticare, appena li vide, non seppe cosa fare, ma alcuni ragazzi anche più piccoli si accorsero di ciò che succedeva così andarono ad aiutarlo, non riuscirono a riavere le gomme da masticare, ma senza farsi vedere rubarono le calze ad un componente di quel gruppetto. Giorni dopo Enaiat non venne considerato e trattato soprattutto male, il bambino si stava stancando di questo, così decise di partire per l’Iran, ma non da solo, con Sufi (un bambino che lo aveva aiutato a riprendere le 2

calze ai ragazzi che gli avevano rubato le gomme da masticare). Arrivati in Iran, i due bambini dovevano lavorare in un cantiere e per i primi mesi dovettero cedere il loro stipendio all’ uomo che li aveva accompagnati, perché inizialmente non avevano abbastanza denaro per pagare il viaggio. Trascorsi alcuni mesi, Sufi decise di trasferirsi a Qom a lavorare la pietra. Passa il tempo e il protagonista si spostò verso Esfahan, dove comincia a lavorare in un cantiere per la costruzione di un palazzo. Finita la costruzione cominciò a uscire dal cantiere perché quella città era meno pericolosa della precedente. E sentendo la mancanza del suo amico Sufi decise di andare a trovarlo. Appena salito nella corriera che l’avrebbe portato dall’amico, salì un poliziotto che lo portò in una casermetta dove per tre giorni rimase a lavorare (lavare una montagna di piatti) prima di essere liberato. Fu costretto a tornare a Esfahan a piedi, dove trova lavoro in una fabbrica di pietre. Un giorno mentre lavorava gli cadde una pietra sul piede e rimase ferito, il capo lo vide e non si preoccupò minimamente del piede di Enaiat, anzi ciò che più lo infastidiva era il fatto che, la pietra cadendo si era spaccata. Ogni mese, metteva da parte i soldi guadagnati , questi li utilizzò per comprarsi un orologio visto in una vetrina. Una notte però arrivarono nella fabbrica i poliziotti che li riportarono nuovamente in Afghanistan. Per ritornare in Iran era andato ancora a cercare dei trafficanti, ma qualcosa era andato storto, perché i poliziotti li avevano scoperti, e gli avevano rubato l’orologio. Era stato in quel momento che Enaiatollah aveva 3

deciso di partire per la Turchia. Di notte il protagonista insieme ad altri Afghani si allontanò dalla città e una volta distanti trovarono un pullman . Ena e i suoi amici erano diretti a Salmas, la città più vicina alle montagne. Al mattino presto iniziarono a camminare .Si contarono ed erano trenta. Durante il si aggiunsero altri trenta clandestini. Erano sessanta, ad un certo punto videro altri sette clandestini. Vennero divisi per etnie, per evitare aggressioni tra i diversi popoli. Erano Irakeni, Bengalesi, Curdi e Pakistani. Chiedevano, lungo il cammino, quanto mancava ad arrivare sulla cima della montagna, ma veniva risposto loro sempre con la stessa parola: “un’ora”. Un giorno si sentì urlare a squarciagola perché stava morendo un ragazzo. Il ventiseiesimo giorno la montagna era “finita”: avevano smesso di salire perché erano giunti in cima dove si sono incontrati i trafficanti Iraniani con quelli Turchi. Dodici del gruppo erano morti nel cammino. Successivamente sono arrivati al Lago di Van, 4

in un villaggio turco; si sono fermati a dormire in un campo e dei contadini hanno portato loro del cibo. Poi li hanno condotti in una specie di stalla e sono rimasti chiusi lì per 4 giorni. Una notte, mentre stavano dormendo, i trafficanti li hanno fatti uscire uno alla volta e li hanno caricati su un camion. Dovevano salire all’interno di un vano posto sotto il piano del camion. Lungo il viaggio, tutti avevano sete e anche lui aveva urlato per chiedere acqua per sé e per un compagno. Arrivati a destinazione, li hanno fatto girare un po' tutta la città per non far capire loro dove erano e quando scesero dalla macchina erano ancora bendati. Il protagonista aveva la speranza di trovare lavoro e con i soldi guadagnati sarebbe partito per la Grecia. Anche se non voleva fare un altro viaggio, pensava al duro cammino fatto attraverso le montagne e il mare gli faceva paura. Ma in Turchia non c'era lavoro. Avrebbe quindi dovuto andare a ovest, verso la Grecia. Ad Ayvalik insieme a nuovi amici, Enaiatollah aveva contattato un nuovo trafficante che gli aveva fornito un canotto, i remi, dello scotch e i giubbotti di salvataggio per la traversata. I ragazzi si erano messi a camminare verso la spiaggia. Appena giunti c'era un bosco e da lì sentivano dei rumori inquietanti. Dopo l’incontro con cinghiali e lupi, numerosi tentativi e molta paura, gli amici riescono a mettere il canotto in mare e ad iniziare il viaggio verso l’isola di Lesbo che si rivelerà molto, molto pericoloso … Il mare ha incominciato ad agitarsi verso mezzanotte, e gli amici remavano veloci, ma non potevano aiutarsi.

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Remando veloci sarebbero sbarcati sulle coste della Grecia in 2 o 3 ore, senza considerare l’acqua che entrava nel gommone. Il vento sollevava le camere d’aria, che gli avevano dato da usare come salvagente, trasformandole in palloncini che facevano ruotare il gommone. A tratti la corrente col vento o le onde li dirigevano verso la costa della Turchia o così credevano. Ma ad un certo punto non hanno più visto il faro che era il loro punto di riferimento: le onde erano talmente alte che lo coprivano. Dovevano tornare indietro, ma Enaiatollah ha detto che non voleva tornare in Turchia perché forse erano vicini alla Grecia e così è incominciata una discussione. Ad un certo punto uno di loro è caduto in acqua e, nonostante lo abbiano cercato, non sono più riusciti a trovarlo. A quel punto si sono addormentati e quando si sono svegliati, hanno visto una lingua di terra, una spiaggia e una collina e sulla collina la bandiera della Grecia: erano giunti sull’isola di Lesbo. Durante la traversata avevano perso tutto: i vestiti e tutto il resto, così sono andati in un supermercato per prendere qualcosa, ma all’uscita una macchina della polizia ha preso Ena ed un suo amico e li ha portati in caserma. Qui loro due si sono trasformati in “seccatori ”; sono riusciti a farsi cacciare e si sono ritrovati con gli altri, ma successivamente gli altri sono stati nuovamente picchiati e catturati dalla polizia. Enaiatollah si è così ritrovato da solo in un luogo sconosciuto; è entrato nel cortile di una abitazione e si è messo a dormire vicino ad una pianta. Ad un certo punto una signora anziana lo ha svegliato, lo ha portato a casa sua, gli ha 6

fatto fare la doccia, gli ha dato da mangiare, dei vestiti nuovi, dei soldi e lo ha accompagnato alla stazione dei pullman per Mitilene. Qui si è imbarcato per Atene. Sul traghetto ha trovato un altro amico afgano con il quale ha chiacchierato; il mattino dopo è arrivato ad Atene. Qui il protagonista e il suo amico dormivano nei parchi, mangiavano il pasto offerto da alcune parrocchie e lavoravano tutti i giorni per finire i lavori necessari alla realizzazione delle Olimpiadi. Ma una volta iniziate non ce n’è stato più bisogno, così Enaiatollah ha pensato nuovamente di partire: avrebbe dovuto andare fino a Corinto o a Patrasso ed imbarcarsi clandestinamente su qualche nave per arrivare in Italia. Riesce così ad imbarcarsi di nascosto su un rimorchio e rimane chiuso nella nave per tre giorni senza mangiare e senza bere, poi finalmente la nave si ferma. Parte da Atene verso la metà di settembre. Enaiatollah sbarcò in un porto, dopo un lungo viaggio dalla Grecia si trovò a Venezia. Fece un giro per la città e vide grandi opere artistiche . Qui incontrò persone gentili che gli diedero dei soldi, gli offrirono da mangiare, gli diedero tutte le informazioni necessarie e gli pagarono il biglietto per Roma. Una volta arrivato a Roma contattò un suo vecchio amico d’infanzia che ora abitava a Torino. Così prese il treno per Torino, incontrò il suo amico e insieme cercarono un posto dove potesse stare. Enaiatollah provò a vivere in comunità, ma lì non si trovò bene, perché passava intere giornate a non fare niente, mentre lui voleva lavorare e soprattutto studiare. Così, il suo amico gli 7

propose di andare a vivere da una famiglia di sua conoscenza: Danila e Marco che, come persone generose, gli offrirono un posto a casa loro. Qui incominciò a studiare: apprese molte cose, frequentò tre corsi di lingue. Nel frattempo fece domanda per ottenere il permesso di soggiorno come rifugiato politico. Enaiatollah incontrò con paura la commissione perché pensava che non sarebbe stato accettato, ma non era come pensava lui, infatti mostrò loro un articolo di un giornale che raccontava di una situazione molto pericolosa per gli afghani, anche minorenni. Il giornalista raccontava di un ragazzino mentre tagliava la gola a un prigioniero ed Enaiatollah ha detto loro che avrebbe potuto essere lui quel ragazzino se fosse stato catturato dai talebani. Così il permesso di soggiorno gli fu concesso. Dopo alcuni anni volle provare a contattare sua madre, tramite alcuni conoscenti afghani. Aveva quasi perso le speranze, quando una sera ricevette una telefonata: era il padre del suo amico che era riuscito a trovare sua madre. Così, dopo tanti anni Enaiatollah è riuscito a sentire sua madre al telefono; ha saputo che era viva e che stava bene. Enaiatollah finisce la sua storia all’età di 21 anni. Ora ne è certo: nel mare ci sono davvero i coccodrilli! Questo testo è stato letto in classe ogni Lunedì all’ultima ora dalla professoressa A. Piras. Mi è piaciuta molto questa lettura perché mi ha colpito tutto ciò che ha dovuto superare Enaiatollah , mi sembra incredibile che un bambino di soli 10 anni abbia vissuto tale esperienza. 8

Questo è veramente un libro magnifico!

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