Rias.Lib. Intervento psicoeducativo PDF

Title Rias.Lib. Intervento psicoeducativo
Author Francesca Borriello
Course Psichiatria
Institution Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
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Summary

Riassunto del manuale Intervento Psicoeducativo della prof.ssa Magliano.
Corso di laurea magistrale Psicologia applicata ai contesti istituzionali....


Description

INTERVENTO PSICOEDUCATIVO INTEGRATO IN PSICHIATRIA CAP.1 PRESUPPOSTI TEORICI E EFFICACIA DELL’INTERVENTO PS.IN. Il manuale si propone di insegnare a tutti gli operatori dei servizi di salute mentale le abilità di base necessarie per aiutare le persone che presentano disturbi psichiatrici. Le componenti dell’intervento psicoeducativo integrato sono: 1 la valutazione dei punti di forza e dei lati deboli del nucleo familiare e la definizione di obiettivi di ciascun membro della famiglia; 2 fornire informazioni sul disturbo e sul suo trattamento; 3 insegnamento di abilità di comunicazione; 4 insegnamento di un metodo di soluzione di problemi; 5 uso di strategie per rispondere a esigenze particolari. Altre caratteristiche sono: - integrazione del trattamento con quello riabilitativo e farmacologico; - identificazione precoce dei segni di crisi per poterne bloccare tempestivamente lo sviluppo. Lo scopo del modello è il miglioramento delle capacità dei componenti della famiglia di comunicare, di risolvere i problemi. La teoria VULNERABILITA’-STRESS è un modello esplicativo della patogenesi dei disturbi mentali, secondo il quale in alcune persone l’effetto combinato della vulnerabilità genetica e di fattori stressanti supera la soglia individuale di adattamento bio-psicosociale e favorisce la comparsa del disturbo mentale a cui la persona è vulnerabile. Si pensa che tale vulnerabilità sia associata ad anomalie nel metabolismo di alcuni neurotrasmettitori. Le disfunzioni biochimiche però non sono sufficienti perché una malattia possa manifestarsi, ma è necessaria l’interazione con fattori di natura ambientale. Un fattore ambientale importante è rappresentato dallo stress. Si distinguono 2 tipi di stress: quello quotidiano (suscitato dai fastidi della vita quotidiana: stress familiare, sociale, lavorativo) e quello legato a eventi improvvisi, limitati nel tempo (perdita del lavoro, la morte di una persona cara, la fine di una relazione sentimentale). Questi sono associati all’insorgere di episodi di depressione. Segni precoci di crisi La maggior parte delle persone reagiscono a situazioni stressanti con segni aspecifici come disturbi del sonno, dell’alimentazione, dolori muscolari. Saper riconoscere i segni precoci di un episodio di malattia può permettere a un individuo di richiedere un intervento tempestivo. In genere tra una situazione di stress eccessivo e l’inizio di un episodio di disturbo mentale passa un certo tempo. L’intervallo può essere solo di alcune ore o di mesi. Se si riconoscono i segni precoci si può intervenire sulla crisi, bloccandola o almeno riducendone la gravità. Dal modello stress-vulnerabilità derivano alcuni principi: - necessità di identificare le persone ad alto rischio e di assicurare loro un intervento tempestivo; - assistenza a lungo termine rivolta a ridurre la vulnerabilità e a far superare meglio lo stress, combinandola con interventi farmacologici, psicologici e sociali; - ridurre lo stress associato al contatto con i servizi psichiatrici; - estensione dell’aiuto ai familiare; - miglioramento delle abilità di fronteggiamento delle situazioni stressanti. L’efficacia dell’intervento psicoeducativo integrato Il miglior metodo per valutare l’efficacia di un trattamento è rappresentato dallo studio controllato randomizzato. I principi sono: - gli esiti ottenuti vengono confrontati con quelli ottenuti in un gruppo di controllo che non riceve alcun trattamento; - l’assegnazione dei soggetti avviene in modo casuale (random); - gli esiti vengono rilevati in tutti i soggetti anche in quelli che sospendono il trattamento, e i soggetti vengono seguiti per un periodo

abbastanza lungo; - si tiene conto della variabilità statistica come possibile causa delle differenze osservate. Un limite dell’efficacia dell’approccio psicoeducativo familiare è rappresentato dal fatto che i benefici dei trattamenti psicoeducativi sembrano attenuarsi nel tempo. Questa riduzione non si verifica, almeno entro i primi due anni, per le strategie di intervento che prevedono di continuare a seguire la famiglia dopo la fine della fase intensiva del trattamento. L’organizzazione dell’intervento Circa il 20% delle persone vanno ogni anno incontro a un disturbo mentale. Per far sì che chi è malato venga assistito, un servizio di salute mentale dovrebbe essere organizzato secondo questi principi: - stretta collaborazione con i servizi di medicina primaria; - atteggiamento attivo di individuazione precoce dei casi gravi; - approccio preventivo che rendano le persone più capaci di fronteggiare i fattori di stress; - riduzione dello stress collegato con il servizio di salute mentale e con i ricoveri in cui il paziente si viene a trovare in un ambiente nuovo. L’intervento psicoeducativo integrato: è adatto a essere inserito nei servizi primai poiché le sue componenti possono essere facilmente diffuse; porta un clima di collaborazione tra servizio e popolazione; sono utili a prevenire e a bloccare le prime manifestazioni di disturbo mentale. Finora l’area in cui l’approccio psicoeducativo è stato applicato è quella di Buckingham, in Inghilterra. Qui i principi fondamentali sono: - la rinuncia a costruire un reparto psichiatrico (è stato aperto una piccola struttura ospedaliera dove i medici di base possono ricoverare i loro pazienti meno gravi e alcuni letti sono a disposizione del servizio di salute mentale); - l’operatore è un manager che può sempre contare sull’aiuto dell’equipe; - estensione dell’approccio psicoeducativo integrato a tutte le patologie psichiatriche; - effettuazione delle prestazioni a domicilio; - prolungamento del periodo di valutazione fino a 5 anni. CAP. 2 APPROCCIO CON IL PAZIENTE E LA FAMIGLIA Il trattamento psicoeducaivo integrato dei disturbi mentali (per le famiglie) ha lo scopo di raggiungere obiettivi familiari e affrontare meglio lo stress in famiglie dove c’è qualcuno con problemi psicologici o comportamentali in cui lo stress potrebbe peggiorare i sintomi. Presentazione dell’intervento al paziente e alla famiglia Il primo incontro può avvenire sia a casa del paziente sia presso il centro di salute mentale. L’incontro deve essere fissato tenendo conto della situazione clinica del paziente: se quest’ultimo è in crisi acuta, l’intervento va rinviato finchè il miglioramento della sua situazione clinica non gli consenta di prestare attenzione e sostenere una conversazione. L’operatore durante il primo incontro spiega che il trattamento di propone di: 1 migliorare la conoscenza di tutti i familiari sul disturbo di cui soffre il paziente e sul suo trattamento farmacologico; 2 indicare cosa fare di fronte a sintomi allarmanti e chi contattare in caso di crisi; 4 aumentare le capacità della famiglia di far fronte alle situazioni di stress; 5 aiutare ogni familiare a definire e raggiungere obiettivi personali. L’operatore deve inoltre far presente che: non si tratta di un approccio psicoterapico, egli si comporterà come un insegnante e non come un psicoterapeuta; all’inizio incontrerà uno ad uno ogni componente della famiglia, poi inizieranno degli incontri settimanali con tutti i familiari assieme; inizialmente darà istruzioni precise per poi limitarsi a dare consigli e dimostrazioni; è tenuto al segreto professionale; è utile che le sedute vengano registrate.

L’operatore deve inoltre domandare il consenso alla famiglia, se lo ritiene opportuno anche in forma scritta, dopodiché informerà i familiari e il paziente sullo schema delle sedute chiarendo che: ogni seduta dura circa 1 ora; è richiesta la partecipazione di ogni componente a tutte le sedute (le assenze vanno comunicate in anticipo); le sedute vengono condotte al domicilio della famiglia; il numero delle sedute vanno concordati dopo la fase della valutazione familiare; l’intervento prevede una parte di lavoro da eseguire durante le sedute e una serie di esercizi da svolgere al di fuori dell’incontro con l’operatore. Ogni seduta comprende: 1 analisi dei progressi e dei compiti assegnati alla fine della seduta precedente; 2 fase di insegnamento in cui ci saranno dimostrazioni pratiche; 3 assegnazione dei compiti da svolgere. Ai familiari viene chiesto di incontrarsi tra loro ogni settimana per circa mezz’ora per discutere problemi e obiettivi; durante le sedute non sono ammessi assunzione di alcol, violenze; altri partenti o amici possono essere ammessi alle sedute e dovranno rispettare le stesse regole. Prima di lasciare la famiglia, consegna loro una copia della “guida per le famiglie al trattamento psicoeducativo integrato dei disturbi mentali”: 1 per chi è questa guida?: è per le famiglie o gruppi di persone in cui vi è qualcuno con problemi psicologici o comportamentali; 2 qual è lo scopo di questo trattamento?: aiutare le persone ad affrontare meglio lo stress della vita di tutti i giorni e a riuscire a raggiungere gli obiettivi; imparare metodi efficaci per ridurre lo stress; 3 che cos’è lo stress?: si intende uno stato di disagio, di tensione dovuto a situazioni difficili; 4 quali sono le caratteristiche principali e la fasi del trattamento?: dare informazioni sul problema psicologico; discutere sul modo in cui reagite alle cause di stress; migliorare il modo di discutere e affrontare problemi; aiutare ogni familiare a definire e raggiungere i propri obiettivi personali; decidere che cosa fare nei momenti difficili. Le fasi essenziali del trattamento sono 4: 1 conoscenza reciproca e valutazione (conoscere gli obiettivi di ciascuno); 2 informazione su problemi psicologici specifici della famiglia (se altre persone della famiglia hanno un problema grave, si cerca di decidere che cosa si può fare per aiutarla); 3 miglioramento della comunicazione (le persone sotto stress non riescono ad esprimere agli altri le loro esigenze; in questo caso si cerca di indicare “come” discutere in maniera costruttiva); 4 modalità per affrontare i problemi e raggiungere gli obiettivi. 5 come si comporterà l’operatore?: si comporterà come una specie di allenatore. Dapprima sarà più attivo, poi si limiterà ad essere un sostenitore. Non ci si chiede mai di chi è la colpa di quello che è successo e si parte dal presupposto che ciascuno ha cercato e cerca di fare del suo meglio; 6 che cosa vi chiediamo di fare?: chiediamo a tutti di partecipare a delle riunioni settimanali e di riunirvi tutti insieme tra voi, senza gli operatori, una volta la settimana; 7 quali sono le regole degli incontri?: dovrebbero partecipare tutti i componenti della famiglia; no alcol o droghe; non sono ammessi comportamenti violenti o minacce; se un partecipante sente che la situazione sta diventando troppo stressante, può chiedere una pausa; gli incontri iniziano e finiscono all’orario stabilito; viene nominato un moderatore che ha il compito di far sì che tutte le regole siano note e rispettate; 8 come si svolgono gli incontri con l’operatore?: la durata di ogni incontro è di un’ora e se lo si ritiene, si possono invitare amici o parenti. Gli incontri si svolgeranno a casa (ciò aiuta a far pratica nell’ambiente di vita reale).

Ogni incontro con l’operatore consiste di 4 parti: 1 valutazione dei progressi e delle difficoltà incontrate (ogni tre mesi un incontro sarà dedicato completamente a una verifica di quello che è stato fatto); 2 discussione degli esercizi svolti (l’operatore chiederà di raccontare quello che è successo); 3 insegnamento di abilità specifiche (comunicare e risolvere problemi); 4 definizione delle esercitazioni da fare. 9 sono importanti le riunioni tra i familiari senza l’operatore?: la riunione deve durare almeno mezz’ora: i familiari stessi nomineranno tra loro il moderatore e un segretario che prenderà nota degli argomenti trattati; 10 ci possono essere incontri aggiuntivi?: si, se ci sarà una situazione critica; 11 sono importanti i farmaci in questo trattamento?: l’intervento si chiama “integrato” proprio perché mette insieme gli interventi psicoeducativi, quelli riabilitativi e quelli medici tradizionali, che hanno lo scopo di aiutare una persona a diventare più autonoma. Lo psichiatra continuerà a prescrivere i farmaci; voi verrete informati meglio sulla natura dei farmaci usati, sulla loro azione benefica e sui possibili effetti collaterali; 12 è efficace questo trattamento?: si sono dimostrati efficaci nel ridurre le crisi dei pazienti e il disagio dei familiari; 13 quanto dura il trattamento?: l’operatore concorda con i familiari il numero di incontri settimanali (in gran parte dipenderà dalle abilità di partenza) ma in genere le sedute settimanali durano da dieci a dodici settimane (circa 3 mesi)

CAP. 3 VALUTAZIONE La valutazione iniziale comprende 4 moduli: a) Analisi del problema; b) Valutazione individuale; c) Valutazione delle capacità familiari di risolvere i problemi e di raggiungere gli obiettivi; d) Piano iniziale integrato di gestione clinica e sua valutazione. Modello A: Analisi del problema Questo modulo viene compilato per tutti i problemi fondamentali del paziente. All’inizio si prendono in considerazione non più di 3 problemi. Lo stile dell’operatore deve essere amichevole. Il modello indaga su: 1 descrizione del problema cerca di ottenere una definizione precisa del problema in un linguaggio semplice. Può essere utile ottenere e registrare una breve storia del problema, della sua durata e dei tentativi di terapia effettuati; 2 frequenza/intensità del problema occorre precisare la frequenza o l’intensità attuale del problema lungo una scala da 0-8 o 0-100%; 3 antecedenti specificare gli eventi, le emozioni che precedono immediatamente il problema e le circostanze in cui il problema si presenta; 4 conseguenze quello che succede dopo che si è manifestato un problema; ogni cosa che aumenta la probabilità che il problema si verifichi di nuovo è detta “rinforzo positivo”; 5 fattori modificanti si tratta di accertare ed elencare tutte le circostanze nelle quali il problema sembra migliorare o peggiorare; 6 vantaggi e svantaggi risultanti dalla soluzione del problema: la soluzione di un problema porta a miglioramenti della vita quotidiana ma anche a degli svantaggi come la diminuzione di attenzioni da parte dei familiari. Spesso può essere indispensabile definire un piano per aiutare la persona a superare questi svantaggi;

7 modalità di soluzione di problemi l’operatore identifica le abilità già presenti per poter costruire su di esse; vanno registrati i trattamenti farmacologici e le altre terapie consigliate o in corso; 8 punti di forza e deficit nelle soluzioni dei problemi alla fine si sintetizzano tutti gli aspetti positivi e le carenze. Modello B: Valutazione individuale Viene condotta singolarmente con ogni familiare e con il paziente mediante l’intervista. Le sue finalità sono: accertare le conoscenze di ogni familiare, incluso il paziente, sulla natura del disturbo; valutare l’impatto del disturbo su ogni familiare; valutare la qualità di vita dell’intervistato; stabilire obiettivi personali. Si discutono i problemi collegati con il disturbo del paziente e le modalità con cui vengono affrontati; vanno indagati non solo i comportamenti, ma anche pensieri ed emozioni. Anche per il “carico” si può costruire una scala da 0 a 8. L’intervistatore è neutrale, non propone attivamente soluzioni a meno che non si trovi di fronte a una crisi che richieda un intervento urgente. L’elemento importante dell’intervista è il confronto tra le attività quotidiane effettive dell’intervistato e quelle che desidererebbe svolgere. Ogni intervistato è invitato a elencare le attività e i luoghi in cui vede le persone con cui passa la maggior parte del tempo e poi di indicare le attività, i posti e le persone a cui vorrebbe dedicare più tempo. Ogni persona viene invitata a scegliere 2 obiettivi che pensa di poter raggiungere abbastanza facilmente in un periodo breve (da 3 a 6 mesi). Si deve trattare di obiettivi che se raggiunti portino a migliorare in modo significativo e duraturo la qualità di vita. Bisogna scegliere obiettivi semplici, realistici e raggiungibili; dare priorità a obiettivi che migliorino la qualità della vita di tutti i giorni; articolare sottoobiettivi più piccoli ed evitare di mettere fretta ma dare tempo per riflettere. Se un individuo soffre di menomazioni o disabilità, nella scelta degli obiettivi si deve tener conto delle limitazioni e quindi scegliere obiettivi ancora più semplici. Vanno scelti obiettivi che influenzano la vita quotidiana e non eventi unici, come una vacanza speciale. Non si devono accettare come appropriati obiettivi che: riguardano un’altra persona (voglio che mio figlio trovi un lavoro); che per realizzarsi abbiano bisogno del contributo di un’altra persona. Una volta stabiliti due obiettivi si invita la persona a descrivere tutti gli sforzi che ha già compiuto per raggiungerli e tutti gli ostacoli che può aspettarsi di incontrare. Modulo C: Valutazione delle abilità di soluzione di problemi e di raggiungimento di obiettivi del paziente e dei suoi familiari Dopo aver intervistato ogni familiare compreso il paziente, si organizza un incontro con la famiglia al completo per accertare in che modo la famiglia come gruppo affronta i problemi e cerca di raggiungere gli obiettivi. In questa fase vanno valutate le modalità di comunicazione e di soluzione di problemi. Si ritiene che una buona capacità di risoluzione dei problemi sia associata a una gestione efficace dello stress e a una migliore capacità di raggiungimento degli obiettivi. Questa valutazione è divisa in due parti: 1 modalità riferite; 2 modalità osservate. Modalità riferite: si invita il gruppo a raccontare due esempi di come ha risolto un problema o raggiunto un obiettivo. L’operatore deve informarsi su diversi aspetti: dove si è discusso il problema? Quali familiari sono stati coinvolti? Come si è svolta la discussione? Durante questa fase l’operatore deve accertare se i familiari hanno già l’abitudine di incontrarsi tra di loro per discutere questioni di interesse comune.

Modalità osservate: si invita la famiglia a discutere e a tentare di risolvere, in 15-20 minuti, un piccolo problema che coinvolga tutti. L’operatore si ritira in una stanza attigua ma resta a portata di voce: se ha l’impressione che la famiglia cominci a litigare troppo, interviene per interrompere la discussione. Modulo D: Piano iniziale e valutazione periodiche Terminate le valutazioni iniziali, l’operatore formula un piano che comprende: - scelta del problema chiave per l’intervento iniziale; - definizione del metodo per monitorare l’andamento della gravità del problema; - registrazione del livello iniziale di gravità del problema; - definizione degli obiettivi degli interventi; - elaborazione della strategia di intervento. Se il paziente e i suoi familiari presentano più di un problema, va deciso quale affrontare per primo scegliendo quello che porterà maggiori benefici alla persona. Un metodo semplice per monitorare i progressi consiste nel definire una scala di gravità che va da 0 nessun problema a 8 problema molto grave. Ogni seduta è strutturata in modo da permettere una breve valutazione di tutte le aree prese in esame nella valutazione di base. Rappresenta quindi un’opportunità per osservare eventuali progressi nel risolvere i problemi prescelti, nel raggiungere obiettivi personali e nell’affrontare lo stress. Prevenzione delle ricadute Un aspetto importante che viene sempre pianificato nell’approccio integrato è la prevenzione di future crisi. Il modello stress-vulnerabilità afferma che gli episodi dei disturbi mentali si verificano con maggiore probabilità quando la soglia di vulnerabilità biologica individuale è ridotta o quando lo stress è troppo elevato. L’approccio integrato ha l’obiettivo di prevenire le ricadute sia rendendo l’individuo capace di gestire meglio lo stress, sia riducendo la vulnerabilità biologica. La prevenzione comporta: informare sul decorso dei disturbi mentali e sulla prevenzione delle ricadute; somministrare una terapia farmacologica profilattica; insegnare metodi di gestione dello stress; insegnare il riconoscimento tempestivo dei segni premonitori di una crisi. Nell’effettuare l’ intervista semistrutturata individuale bisogna: sedersi di fronte all’intervistato, con il corpo leggermente inclinato verso di lui e guardarlo spesso in viso; mostrare la propria attenzione con cenni del capo o espressioni come “già-capisco”; parlare lentamente e con chiarezz...


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