Riassunto antropologia evoluzionistica (Spedini) PDF

Title Riassunto antropologia evoluzionistica (Spedini)
Course Antropologia
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Un riassunto di Antropologia Evoluzionistica, utile agli studenti di biologia o dei corsi Antropologia culturale e Sociologia. Il riassunto è pensato ai fini del superamento dell'esame di Antropologia Fisica della triennale di Biologia e facoltativo in Storia, Antropologia e Religioni alla Sapienza...


Description

L’eredità biologica nell’uomo L’eredità biologica di ogni individuo è determinata dal patrimonio genetico che ha ricevuto dai genitori, cioè dall’insieme dei geni (genotipo) presenti nei gameti paterno e materno. Ma il fenotipo di ciascun individuo non è semplicemente espressione dell’attività dei geni. Molte caratteristiche fenotipiche sono influenzate anche da fattori ambientali in senso stretto, come le condizioni climatiche, edafiche e nutrizionali durante lo sviluppo. Possono aggiungersi fenomeni esterni patologici (malattie infettive ecc). Quindi il fenotipo individuale risulta determinato da una base ereditaria e da influenze ambientali. In generale si può dire che le differenze che si osservano fra gruppi diversi di individui che vivono in ambiente omogeneo sono da attribuirsi al genotipo. Mentre le differenze che si osservano in individui omogenei (come monozigoti), che vivono in ambienti diversi, sono dovute all’ambiente. Eredità poligenica e polimerica .Nell’eredità poligenica i fenotipi sono distinguibili in classi, e si trasmettono secondo modelli di eredità poligenica: il colore della pelle e dei capelli, il numero di creste papillari e numerosi caratteri quantitativi a variabilità continua, quali la statura, la dimensione della testa ecc. per il colore della pelle si ammettono 3 o 3 loci, che si complica per la presenza di più alleli per locus, con combinazioni che conducono a effetti poligenetici. Quando invece un carattere è determinato da più geni ed è suddivisibile in classi a livello fenotipico, si parla di polimeria. In questo caso i geni multipli partecipano alla manifestazione dello stesso carattere in modo cumulativo, determinando classi fenotipiche facilmente discriminabili con la partecipazione di uno, due, tre o più alleli. Eredità a dominanza incompleta . Quando un gene esprime i suoi effetti soltanto allo stato omozigote è chiamato recessivo. In realtà vi sono portatori di geni recessivi che manifestano alcuni effetti anche allo stato eterozigote. Si ha quindi una dominanza incompleta (recessivo con manifestazioni di dominanza) e si parla di eredità intermedia. Un esempio è la falcemia. Un’anemia frequente nelle popolazioni nere dell’Africa, che in condizione di omozigosi porta spesso alla morte prima dell’età adulta. Nella forma eterozigote i soggetti, che dovrebbero essere del tutto normali, sono invece affetti da un lieve anemia emolitica; essi però presentano condizioni sfavorevoli al ciclo del Plasmodio della malaria. Questa situazione porta a un polimorfismo bilanciato per il fatto che, nonostante la mortalità degli omozigoti affetti dalla falcemia, l’emoglobina patologica permane nella popolazione con una frequenza di equilibrio proprio per la migliore sopravvivenza degli eterozigoti falcemici, anche nel confronto con gli individui normali. Penetranza ed espressività dei geni. Non sempre un gene dominante si manifesta nel fenotipo e anche quando ciò avviene la sua espressione può avere intensità diverse. Quando la frequenza con cui si manifesta un gene dominante è del 100% si ha penetranza completa. Si ha penetranza incompleta quando un gene dominante si manifesta nella maggior parte dei soggetti che lo portano, ma non in tutti. Se invece l’intensità con cui il gene si manifesta è differente

da soggetto a soggetto, ciò è segno di una espressività diversa del gene. Eterosi - E’ noto negli animali l’aumento delle dimensioni e spesso anche della fitness(= successo riproduttivo) nella prole generata dall’incrocio tra differenzi razze o tra specie diverse molto affini. Questo fenomeno chiamato lussureggiamento degli ibridi o eterosi, a motivo del maggior vigore presentato dagli ibridi rispetto ai tipi parentali, potrebbe attribuirsi o a una cooperazione di molti loci che nel nuovo genotipo combinerebbero gli alleli favorevoli dei due genitori oppure a una interazione di effetti di due alleli diversi che si manifesta con effetti maggiori di quello della dominanza. Associazione genetica . I caratteri fenotipici possono apparire frequentemente correlati fra di loro. Ciò può essere dovuto a cause diverse: I. Una comune influenza ambientale sui caratteri che appaiono correlati II. Fenomeni di pleiotropia, per cui un gene è responsabile della manifestazione di più caratteri che risltano in tal modo geneticamente correlati. III. Accoppiamenti preferenziali (es. individui di alta statura) per cui nella progenie ricorrono con maggiore frequenza, non casuale, determinate combinazioni genetiche. IV. Associazione sullo stesso cromosoma dei determinanti genetici dei caratteri. In questo caso i geni si trasmettono insieme perché situati sullo stesso cromosoma, salvo fenomeni di ricombinazione. Eredità legata al sesso : I cromosomi responsabili della determinazione del sesso, individuati come X e Y, portano anche geni relativi a caratteri morfologici e funzionali di interesse antropologico e clinico. Ricerche recenti hanno localizzato sul cromosoma X numerosi loci relativi a caratteristiche emotipologiche , ad anomalie della visione (daltonismo) e a manifestazioni patologiche (emofilia). L’eredità dei caratteri portati dai cromosomi sessuali è diversa a seconda che i geni siano situati sul cromosoma X o sul cromosoma Y. Principali caratteri antropometrici La statura e il peso vengono comunemente indicati come caratteri fondamentali. Ad essi possono aggiungersi la statura seduto (o altezza del busto) e il perimetro toracico, che assumono un evidente interesse, specialmente in ordine allo studio delle proporzioni corporee. Il peso viene considerato espressione sintetica dello sviluppo volumetrico ed in particolare dei sistemi scheletrico e muscolare. Statura : Fra i caratteri metrici la statura è uno dei più variabili nell’umanità; infatti i suoi valori fisiologici oscillano fra i 120-130com e i 2 m nell’adulto ad accrescimento finito. Al di sotto o al di sopra di questi limiti si hanno il nanismo e il gigantismo. Occorre però tenere conto del gruppo umano di appartenenza. Ma i valori sono da modificare per l’aumento della statura verificatosi in questi ultimi decenni; attualmente la statura media è fra 163cm e 173 cm. La statura varia oltre che nei differenti gruppi umani, nei due sessi, secondo l’età ecc e la rilevazione di questa misura è sempre imprecisa, si commette l’errore medio di 1 cm. In tutti i gruppi umani la donna ha una statura inferiore all’uomo con una differenza che si aggira intorno ai 11 cm. La prevalenza del sesso maschile si vede già alla nascita. In un solo periodo di vita la femmina sorpassa il maschio: nel periodo prepuberale in ragione della più precoce pubertà delle femmine rispetto ai maschi. Dopo di nuovo quest’ultimi presentano la statura più alta. Intorno ai 18 anni

per la donna e 20 per l’uomo si raggiunge la statura definitiva. Poi rimane constante fino ai 49 anni quando incomincia un decremento che si accentua nella senilità. La statura è sicuramente un carattere ereditario, anche se risente di fattori ambientali e come ogni carattere quantitativo, non rientra negli schemi di eredità mandeliana semplice. Influiscono anche altri fattori come ordine costituzionale e razziale. Fenomeni di eterosi per la statura : nella prole derivata da incroci razziali sono stati osservati fenomeni di eterosi per la statura. Questi fenomeni si sarebbero avuti a seguito della rottura degli isolati, come conseguenza dell’incrocio tra membri dell’isolato e membri esterni allo stesso isolato, come pure per l’accresciuta mobilità sociale e gli incroci fra popolazioni di diverse regioni. Allo stesso fenomeno vengono ricondotte alcune differenze segnalate nell’ambito di una popolazione fra i figli dei genitori nati nello stesso villaggio e quello con uno o due genitori provenienti da zone diverse Variazioni razziali : in ogni gruppo umano, le statura hanno la tendenza a raggrupparsi intorno a un determinato valore medio, sì che possono distinguersi tipi razziali con la statura altra, media e bassa. In Europa i più bassi sono i lapponi invece i più alti sono al nord, nelle altre regioni prevale una statura intermedia (es.italia). Concludendo uno sguardo generale sulla distribuzione della statura nel mondo sembra che le stature più basse siano localizzate nelle aree marginali dei continenti o nelle zone più disagiate (deserti freddi, foreste dense) mentre quelle altre prediligono spazi più aperti (praterie, arcipelaghi,steppe) . Anomalie: le anomalie della statura dipendono prevalentemente dall’iposecrezione o dall’ipersecrezione di alcune ghiandole a secrezione interna (ghiandole genitali, ipofisi, timo, tiroide ecc.) e si classificano in anomalie per difetto: il nanismo (sotto 120 cm) o il gigantismo. Peso : mentre la statura è una carattere razziale, il peso non può considerarsi tale, anche se presenta differenze nei gruppi umani. Il peso è un carattere che varia sensibilmente secondo l’età, la razza, il sesso ecc e anche in ragione della costituzione fisica individuale, dell’attività svolta e delle condizioni di salute e di alimentazione. Resta quasi costante il peso dello scheletro, del sistema nervoso e della pelle, assai variabile è quello dell’adipe, della muscolatura e dell’acqua di imbibizione. Normalmente il peso della donna è inferiore a quello dell’uomo di circa 10-12 kg ma a parità di statura sembra che sia un po’ più pesante. Il peso assume valori medi diversi nelle popolazioni umane in relazione alla statura e alla statura corporea. In genere a basse stature corrispondono in valore assoluto pesi minori e viceversa. Pesi più elevati nel mondo sono presentati dagli Irochesi, indigeni americani con tronco massiccio e con un peso medio di 73-74kg. Una particolare attenzione va riconosciuta alle condizioni socio-economiche le quali hanno un’influenza maggiore sul peso che sulla statura. Il peso in sé è di lieve importanza, si misura soprattutto in relazione con altri caratteri, quali la statura stessa, l’altezza del busto, il perimetro toracico ecc. Uno dei indici più frequenti utilizzati è il BMI (body mass index) : peso(kg):statura alla 2(m). Perimetro toracico : è considerato espressione, sia pure inesatta, dello sviluppo polmonare, perché consente una

valutazione della capacità respiratoria, e ciò anche se si tratta di una misura che può essere molto influenzata dall’adipe presente, dallo sviluppo muscolare, dalla maggiore o minore sporgenza della scapole. Esso varia, come gli altri caratteri, nelle differenti popolazioni, sia in assoluto che n relazione alla statura. Nella donna, anche a parità di altezza, il perimetro toracico è minore di circa 2 cm che nell’uomo. Ecco presenta il maggior interesse se messo in relazione alla statura. La formula più usata è l’indice di Brugsch: perimetro tor. X 100 : statura. Altezza del busto (o statura seduto) è una misura che permetti di apprezzare alcune proporzioni corporee, soprattutto se rapportata con la statura o la lunghezza degli arti inferiori. La distribuzione del valore dell’indice schelico del Manouvrier porta a rilevare come vi sia una certa concordanza fra proporzioni corporee e forma del capello: infatti le aree di brachischelia quasi quasi coincidono con quelli di lissotrichia (capelli dritti) e, viceversa, la macroschelia si associa ai capelli crespi o ricciuti (ulotichia) in molte popolazioni. In generale la macroschelia predilige, come l’alta statura, gli spazi aperti, mentre si nota una certa correlazione tra brachischelia e ambiente di montagna o ambiente forestale. Quest’ultima rappresenterebbe una carattere meno evoluto, anzi il canone più primitivo; essa infatti è comune, oltreché nei Primati antropomorfi, nell’umanità fossile. (nesi di solito hanno busto corto e arti lunghe). Superficie corporea : la sua determinazione può assumere interesse in relazione ad alcuni caratteri funzionali, come il metabolismo basale e la capacità vitale. Si tratta di una misura sempre approssimata, ottenuta in modo indiretto, in quanto la superficie corporea non è ina superficie sviluppabile su un piano. Per ottenerla si una la formula di fratelli Du Bois che si basa sul peso e sulla statura. Inoltre come è noto, alla estensione della superficie corporea è legata la dispersione del calore e quindi anche il metabolismo basale; in effetti più grande è la superficie rispetto alla massa, maggiore è la perdita di calore. La superficie corporea è in relazione diretta con la statura, con il peso e con la capacità vitale. Statura, superficie corporea e habitat : la distribuzione geografica della statura e delle proporzioni corporee mette in evidenza alcuni particolare comportamenti. In generale si nota che le razze che vivono in climi più freddi tendono ad essere più grandi (per diminuire la dispersione di calore) di quelle che vivono nei climi più caldi. Infatti aumentando il volume diminuisce il rapporto superficie/volume e il calore si disperde più lentamente. Anche il peso tende ad aumentare con il diminuire della temperatura. Va pure ricordata la regola di Allen, secondo la quale andando dalle zone fredde a quelle calde, aumenta, nei mammiferi, la superficie corporea esposta, specialmente delle estremità o appendici, per favorire la dispersione del calore. (così molti Negri delle aree tropicali dell’Africa e gli Australiani hanno arti lunghi, mentre gli Eschimesi e i gruppi nordasiatici hanno arti corti). In generale si può dire che la brachischelia dei gruppi che vivono nelle regioni fredde, a motivo della minore superficie corporea consente una minore dispersione di calore. C’è da osservare che nel caso dell’uomo non c’è una regolarità di comportamento. Le leggi enunciate si ispirano

ai meccanismi di adattamento ambientale ma fattori in gioco non sono solo quelli climatici: intervengono l’isolamento, gli incroci e soprattutto i fattori culturali che si intrecciano variamente nell’influenzare il fenotipo. Caratteri morfologici e metrici della testa Lo studio della forma della testa si è sviluppato essenzialmente come morfologia cranica, il cui interesse risale all’antichità greco-romana. Le forme della testa secondo Giuseppe Sergi, egli si uniformò al Blumenbach nell’osservare i crani dalla norma verticale, ma aggiunse a questa norma laterale sinistra e la norma occipitale, e completando le sue osservazioni con la descrizione della conformazione tipica di alcune ossa, specialmente del frontale e dell’occipitale. Il suo studio cominciò nel 1891 ma le troppe forme distinte inizialmente indussero successivamente il Sergi a ridurre, con vantaggio della sua classificazione, le forme del cranio a nove principali. Queste forme hanno caratteristiche metriche proprie e sono: - Ellissoide : dalla norma verticale il cranio presenta profilo ellittico e il diametro trasverso cade a metà circa della lunghezza massima del cranio stesso. - Pentagonoide : cranio con bozze frontali, parietali e occipitali molto aguzze. Il diametro traverso è spostato all’indietro - Romboide: la forma è simile al pentagonoide: soltanto il lato anteriore (frontale) è curvo anziché rettilineo. La larghezza del cranio è maggiore che nei pentagonoidi. Il diametro trasverso massimo è pure spostato all’indietro. - Ovoide: cranio con gobbe parietali non aguzze ma definite , in modo da presentare dalla norma verticale profilo ovale. La larghezza massima è spostata all’indietro. - Beloide : il profilo massimo il profilo, visto dall’alto, è ovaidale, con occipitale appianato in modo che la larghezza massima sia più spostata all’indietro che nell’ovoide e con i lati più rettilinei che curvilinei. - Cuboide : ha la volta, i lati e “possibilmente” la fronte appianati. Dalla norma verticale è inscrivibile circa in una quadrilatero. - Sfenoide: cranio cuneiforme con pareti laterali pianeggianti, occipitale appianato. La larghezza massima è molto all’indietro. - Sferoide : visto dalla norma verticale ha la forma di un’elissi molto larga, che può eventualmente raggiungere quasi le proporzioni della circonferenza. - Platicefalo : Cranio appianato e largo con la volta bassa. Le forme della testa secondo Frassetto : estendendo lo studio delle forme craniche ai feti e ai bambini, il Frassetto aveva osservato che alcune forme si riscontrano più frequenti in determinati stadi di sviluppo e precisamente nello stadio fetale degli ultimi mesi di vita intrauterina (VII,VIII,IX mese),o nello stadio infantile, (limitato ai 4-6 anni, al massimo 8), o nello stadio adulto, proprio dell’individuo al di sopra dei 25 anni. Le forme tipiche del feto sono caratterizzate dalla presenza di bozze frontali, parietali e occipitali molto evidenti e da un poliedrismo generale della volta cranica, in modo che essa, osservata dall’alto presenta un profilo pentagonale relativamente stretto e relativamente largo. Nello “stadio” infantile, le bozze frontali si riducono o si fondono in una bozza mediana unica; i lati da rettilinei

divengono curvilinei in modo che tutto il cranio offre, dall’alto, aspetto ovoidale stretto (ovoide) o largo (sfenoide). Nello “stadio” adulto le bozze sono del tutto attenuate. Ne risulta perciò una forma curvilinea relativamente stretta (ellissoide) o larga (sferoide). Riassumendo, secondo il Frassetto, vi sono due tipi di forme, una stretta (stenomorfa) ed una larga 8eurimorfa), per ogni “stadio”, in modo che si hanno tre forme strette o dolicomorfe (stenopentagonoide, ovoide, ellissoide) e tre forme larghe o brachimorfe (euripentagonoide, sfenoide, sferoide).Circa la distribuzione razziale delle forme della testa, mentre nei Negri d’Africa prevalgono le forme stenomorfe, non continente asitico e in particolare nelle regioni centro-orientali, prevalgono le forme eurimorfe. In Europa sono diffuse le stenomorfe specie al Nord e al sud, le altre in tutta la fascia centrale. - Deformazioni craniche : le forme del cranio possono subire modificazioni totali e parziali che le alternano in vario modo e grado, dando luogo a quelle che si chiamano deformazioni craniche o forme anormali del cranio e della testa. Le deformazioni craniche si distinguano in: - Patologiche : se sono da attribuirsi a cause patologiche {dovute ad alternazioni del cranio}. (microcefalia – caratterizzata dalla estrema piccolezza della scatola cranica; la macrocefalia – quando il cranio presenta uno sviluppo abnorme della parte encefalica e tale da assumere una capacità superiore ai 200cc., è chiamata anche idrocefalia poiché di solito raccoglie una quantità abbondante di liquido nei ventricoli celebrali) - Etniche se sono da attribuirsi a pratiche particolare in uso presso certi popoli. (sono dovute all’azione meccanica prolungata di cuffie, bende, tavolette ecc. e si distinguano in anulari, che si ottengono con bende che vengono strette attorno alla testa, e deformazioni tabulari che si ottengono con tavole di materiale vario. Esse sono a loro volta suddivise in erette, se la deformazione porta ad un innalzamento del cranio, e oblique quando l’asse verticale diviene obliqua all’interno) - Accidentali : se dovute alle circostanze accidentali - Statiche : se dipendenti dalla posizione abituale e anomala della testa in conseguenza di determinate affezioni (torcicollo cronico per esempio) - Postume se dovute alle eventuali compressioni che il cranio subisce, dopo l’inumazione, per il peso della terra o per le altre cause. Principali caratteri metrici della testa Diametri della testa: fra le misure principali che si rilevano sulla testa sono sa includere i diametri di lunghezza, larghezza ed altezza. La lunghezza della testa oscilla fra i 150-220 mm, la larghezza è compresa fra i 125 e i 80 mm e l’altezza si aggira intorno a 125mm per l’uomo e 120 per la donna. Il rapporto lunghezza-larghezza è comunemente denominato indice encefalico orizzontale nel vivente e indice trasverso-longitudinale nello scheletro. Esso viene usato spesso nelle classificazioni delle razze umane. Rispetto al sesso si osserva che nella stessa popolazione la donna ha in genere un indice un po’ più alto . Comunque la maggior larghezza relativa della testa femminile va attribuita, oltre che al diverso spessore delle parti molli, alla minore lunghezza, in ragione dello scarso sviluppo delle prominenze glabellare e occipitale nella donna. Anche il bambino presenta una maggior larghezza relativa cefalica

rispetto all’adulto, a causa del più tardivo, ma progressivo allungamento. Variazioni nel tempo: l’umanità fossile è caratterizzata dalla dolicocefalia, ...


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