Riassunto capitolo 1 parte 2 libro Simone TFA secondaria di secondo grado PDF

Title Riassunto capitolo 1 parte 2 libro Simone TFA secondaria di secondo grado
Author Alessia Lombardi
Course tfa sostegno
Institution Università degli Studi del Molise
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Riassunto capitolo 1 parte 2 del libro Simone TFA Sostegno secondaria di secondo grado...


Description

IL CERVELLO E LA SUA STRUTTURA Il cervello è l'organo fondamentale delle attività cognitive oltre che l'organizzazione biologica più complessa a noi nota: tutti i processi psichici dipendono dalle sue funzioni punto. il cervello è composto da un numero smisurato di cellule nervose, ossia i neuroni, essi sono circa 100 miliardi nell’uomo. Ciascun neurone comunica con un numero notevole di altri neuroni: da questi contatti si originano mediamente da 1000 a 10.000 connessioni, ossia le sinapsi. le funzioni della corteccia cerebrale sono molteplici: - controllo delle attività motorie dell'organismo - produzione del linguaggio - funzioni di attenzione - elaborazione del pensiero e organizzazione della mente Il sistema nervoso centrale ha una struttura simmetrica ed è composto dall’encefalo e dal midollo spinale punto L'encefalo si divide in molteplici strutture, ossia corticali e sottocorticali. La corteccia cerebrale, composta da due emisferi cerebrali ed è suddivisa in quattro lobi: - il lobo frontale, dove sono localizzate le funzioni di elaborazione delle azioni e il controllo dei movimenti e le proprietà che regolano il complesso della personalità dell'individuo - Il lobo parietale dove vengono elaborate le funzioni complesse che riguardano le sensazioni somatiche, l'immagine corporea e la localizzazione spaziale - Il lobo occipitale che è la sede della percezione visiva - Il lobo temporale che è connesso alle funzioni uditive dell'apprendimento della memoria del linguaggio e delle emozioni. Tra le caratteristiche principali del sistema nervoso centrale vi è la plasticità, ossia la capacità del sistema nervoso di mutare le proprie caratteristiche funzionali e strutturali in ragione delle stimolazioni sensoriale esterne e di adattarsi all’ambiente. Questa caratteristica è particolarmente feconda nella prima fase della vita neonatale e si estende per tutto il ciclo di vita. PRIMA INFANZIA Tra la nascita e il funzionamento degli apparati sensoriali esiste un periodo di particolare sensibilità del sistema nervoso centrale alle influenze del mondo esterno, denominato periodo critico. Da un punto di vista concettuale possiamo definirlo come un fenomeno di progressiva sintonizzazione tra il mondo cerebrale e il mondo esterno. Si tratta di un evento complesso che implica forme di accomodamento e di selezione di determinati circuiti cerebrali, al fine di generale un comportamento che garantisca la

sopravvivenza dell'organismo all'interno dell'ambiente. L'assenza di stimolazione durante il periodo critico può generare danni, spesso irreversibili. LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO NELL’ADULTO Inizialmente si riteneva che il cervello, terminate le acquisizioni del periodo critico, tendesse inesorabilmente a stabilizzarsi. Ricerche recenti hanno mostrato, invece, che esistono delle zone di plasticità anche nel cervello dell'adulto. Questo fenomeno è probabilmente alla base della capacità di apprendimento continuo che dura per tutta l'esistenza dell'essere umano. PERCEZIONE E ATTENZIONE PERCEZIONE La percezione consiste in un processo cognitivo che consente all'individuo di trarre informazioni dal mondo esterno attraverso l'integrazione tra le sensazioni raccolte mediante gli organi di senso e le esperienze pregresse. L'atto del percepire viene influenzato da una serie di fattori, come, ad esempio, il proprio bagaglio di esperienza, lo stato d'animo di quel momento o la presenza di altre persone. La percezione è, quindi, un fenomeno complesso nell’ambito del quale entrano in gioco molti aspetti, che coinvolgono non solo l’elaborazione sensoriale, ma anche l’intelligenza, l’affettività o l’intera personalità dell’individuo. La percezione è stata oggetto di ricerca delle principali scuole psicologiche. La prospettiva psicofisiologica: uno dei temi maggiormente affrontati dagli psicofisiologi è la capacità di discriminare. La teoria sulla percezione dei colori fu formulata e dal tedesco Helmholtz, il quale sostenne l'esistenza di recettori differenti, sensibili agli spettri cromatici del rosso, dell'azzurro e del verde. Egli considerava fondamentale per l'esperienza percettiva l'attiva organizzazione dei dati sensoriali. Un oggetto non è solo il semplice risultato di sensazioni, ma è anche l'effetto implicito delle esperienze passate. Il cervello opererebbe delle inferenze inconsce a partire dalle sensazioni elementari, componendo i dati semplici in una unità grazie ai processi superiori del pensiero. La prospettiva gestaltica: il cui principale esponente fu Wertheimer, sostenne che la percezione non dipende dai singoli elementi ma dalla strutturazione di questi elementi in un insieme organizzato. L'organizzazione finale prevale sempre sugli elementi singoli. La prospettiva funzionalista: il cui principale esponente è Bruner, è interessata al modo in cui le sensazioni vengono integrate in relazione alla personalità dell’individuo interessato. Secondo questa prospettiva, l'individuo elabora lo stimolo in base al suo vissuto e al suo stato emotivo. Il soggetto interviene attivamente nel

processo percettivo, mostrando implicitamente il bagaglio di esperienze passate che ne hanno determinato lo stato sociale, culturale e affettivo. La prospettiva cognitivista: tale corrente psicologica pone l'attenzione sui processi con cui l'individuo acquisisce le informazioni dall'esterno le elabora e le consolida in una struttura. Tali operazioni vengono analizzate sulla base della convinzione che la mente umana funzioni come un elaboratore elettronico, per i cognitivisti bisogna comprendere i meccanismi mentali che permettono di trasformare gli input sensoriali in organizzazioni complesse e valutare i tempi che intercorrono tra uno stimolo e l'output da parte del soggetto. ATTENZIONE L'attenzione si può definire come la capacità cognitiva di mettere a fuoco specifici contenuti e inibire informazioni valutate come irrilevanti. Essa funge da filtro, impedendo l'accumulazione di dati inutili. L'attenzione opera sull'informazione in entrata, selezionandola in base ad interessi e aspettative. La metafora del filtro si diffuse a partire dagli anni Cinquanta, dopo le ricerche dello psicologo Boroadbent, il quale si chiese come mai, rispetto al flusso di stimoli in entrata, la mente operasse solo su alcuni di essi. Egli suppose che intervenisse un sistema di filtraggio, il quale avrebbe operato in base alle finalità, ai compiti e alle aspettative del soggetto interessato. Altre ricerche interessanti circa l’attenzione furono condotte da Hirst e Kalmar, i quali dimostrarono che in realtà i soggetti potessero prestare attenzione simultaneamente a due compiti distinti e di natura differente, ad esempio uno aritmetico e l’altro grammaticale, compiendo un minor numero di errori rispetto alla situazione in cui i due compiti fossero uguali, ad esempio entrambi aritmetici. In queste situazioni si parla di interferenza strutturale: l’esecuzione di un compito interferisce sull’altro se essi condividono lo stesso tipo di elaborazione, ad esempio verbale. In questo caso interverrebbe l’attenzione selettiva, ossia l’attenzione si sposta ora su un compito ora sull’altro. L'attenzione può essere distribuita più facilmente se i compiti riguardano abilità diverse o se vengono utilizzate risorse cognitive differenti. Il compito che riceve la quota di risorse sufficiente per una prestazione ottimale o che comunque viene privilegiato è definito compito primario, il compito che riceve la quota residua di risorse viene definito come un compito secondario. Dunque, se nella teoria di Broadbent l'attenzione costituisce un sistema di filtraggio delle informazioni in entrata, nei modelli più recenti essa è considerata come un sistema di controllo delle operazioni cognitive. Shallice: l’attenzione interviene nella selezione tra un processo cognitivo e l’altro qualora questi siano in conflitto tra loro (selezione competitiva).

LA COSCIENZA La ricerca sui processi di coscienza svolta nei laboratori di psicologia sperimentale alla fine dell'Ottocento e nei primi anni del 900 era spesso fondata sul metodo dell'introspezione. Il metodo introspettivo era legato alla consapevolezza da parte del soggetto del lavoro psichico che egli stava eseguendo: la persona osservata doveva raccontare il funzionamento del suo cervello in base alle sensazioni provate e ai ragionamenti che faceva durante le prove. Secondo i comportamentisti, tuttavia, il metodo introspettivo non permetteva di acquisire dati oggettivi e verificabili sui processi psichici. Alla dimensione soggettiva dei fatti della coscienza i comportamentisti preferivano osservare la dimensione oggettiva e pubblica del comportamento. Per molti ricercatori contemporanei la coscienza viene concepita in termini di un sistema di controllo attenzionale delle operazioni mentali per il quale sarebbe necessario il funzionamento dei lobi prefrontali. LA PROSPETTIVA PSICOANALITICA Secondo la prospettiva psicoanalitica la coscienza svolge un ruolo di primaria importanza. Freud la colloca tra le tre istanze della psiche insieme all' inconscio e al preconscio. Secondo Freud, oltre a presiedere la facoltà di percepire, la coscienza è coinvolta in un perenne conflitto con l'inconscio il quale tende a nascondere tutto ciò che è doloroso e sgradevole. Tuttavia i materiali rimossi non sono cancellati in maniera definitiva, ma possono riaffiorare in qualsiasi momento, perché attivati, ad esempio, da un evento, da un ricordo o da un sogno, quando l'inconscio allenta la sua presa sui materiali nascosti. La suddetta teoria viene rappresentata con l'immagine di un iceberg, laddove la zona emersa, ovvero la coscienza, costituisce solo una piccola parte di tutto il patrimonio mnestico, che giace perlopiù immerso nella zona dell’inconscio. LA MEMORIA La memoria è definita come la struttura psichica che conserva e organizza le informazioni. In una prima fase, quella dell’acquisizione, il soggetto incontra le informazioni. Si tratta di un processo che coincide generalmente con l’atto percettivo: il cosiddetto registro sensoriale. Secondo il modello proposto da Atkinson e Shiffrin, a questa fase segue quella della ritenzione, ossia la capacità di conservare le tracce per un periodo più o meno lungo, ciò da origine alla memoria a breve e a lungo termine. Per far si che un’informazione percepita passi dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine occorre un processo di codifica (ad esempio il ripasso per memorizzare un

numero). L’informazione è definitivamente nella memoria quando può essere recuperata. Modello associativo: tale modello sostiene che la capacità di ricordare viene favorita dalle relazioni associative. Le tracce si ricordano meglio se possono essere associate tra loro per contiguità, somiglianza o per contrasto. Esponente di tale modello fu Ebbinghaus, il quale condusse degli studi utilizzando liste di sillabe senza senso per verificare la sua capacità di trattenerle a mente e riprodurle. Nei suoi esercizi lo studioso voleva valutare le capacità della memoria di ricordare informazioni neutre, ovvero dati che non avessero per il soggetto alcun valore né di significato né affettivo. Questo tipo di tecnica mostrò che l'esercizio favoriva in modo significativo l'apprendimento. Egli verificò che con la ripetizione si riduceva contemporaneamente sia il tempo di apprendimento sia il fenomeno della dimenticanza. Lo studioso notò anche che, associando gli elementi tra loro in base ad un criterio, il ricordo era facilitato. MODELLO DEI PLURI-COMPONENTI: questo modello afferma che la memoria non ritiene gli stimoli in una traccia univoca, ma ne conserva anche le differenti componenti, come ad esempio quella temporale o spaziale. Questo fenomeno viene spiegato supponendo l'esistenza di due sistemi di codifica, ossia il sistema verbale e il sistema per immagini. Se associamo il nome di una persona con l'immagine del suo viso abbiamo più possibilità di ricordarla. IL MODELLO HIP: questo modello considera la memoria come una funzione psichica attiva e non come un semplice contenitore di dati. Si tratta di un modello sorto nell'ambito dell'approccio cognitivista, che promuoveva l'analogia tra la psiche umana e un computer. La memoria opera sull'informazione che proviene dal mondo esterno decodificandola, elaborandola e codificandola a sua volta. Nell’ambito del modello Hip, facciamo riferimento al Modello di Atkinson e Shiffrin, che prevede 3 sistemi di memoria: - Il Registro sensoriale riceve gli stimoli tramite gli organi di senso e li trattiene per pochissimo tempo (decimi di secondo) - Da questo registro l'informazione viene inviata ad una memoria a breve termine, che è un magazzino con una capacità limitata e che conserva l'informazione per un brevissimo periodo di tempo (pochi secondi) - Infine, l’informazione viene trasferita e immagazzinata nella memoria a lungo termine, che ha una capacità illimitata e che conserva le informazioni per tempi lunghi, se non in modo permanente....


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