Riassunto del libro -il cibo tra azione locale e sistemi globali. Spunti per una geografia dello sviluppo- di G. Pettenati e A. Toldo PDF

Title Riassunto del libro -il cibo tra azione locale e sistemi globali. Spunti per una geografia dello sviluppo- di G. Pettenati e A. Toldo
Course geografia dello sviluppo
Institution Università degli Studi di Milano
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sintesi dettagliata di tutti i capitoli del libro...


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IL CIBO TRA AZIONE LOCALE E SISTEMI GLOBALI

1-La globalizzazione dei sistemi del cibo Oggi le scelte economiche relative alla produzione di cibo sono fondate su reti di flussi, nodi e attori di scala globale, in maniera analoga a quanto accade in altri settori (come abbigliamento, automobili…)e si può parlare di un vero e proprio sistema del cibo globale, nato in questi ultimi decenni, nel quale il cibo è allo stesso tempo oggetto della globalizzazione e oggetto globalizzante. (es quinoa in perù e bolivia o il mercato del burro in europa p 16). 1.2.1 Lo sviluppo delle basi dell’attuale globalizzazione alimentare risale alle origini della stessa agricoltura poiché in epoca molto antica in alcuni paesi come cina, vicino oriente o in centro-america… gli uomini hanno iniziato a domesticare piante selvatiche, che poi sono state trasferite (in tempi diversi a seconda della specie) in altre aree a causa di spostamenti, commercio…; tanto che alcune specie animali e vegetali sono diventate fondamentali nei modelli alimentari di vaste regioni del mondo (es del riso p 18). La stabilizzazione in insediamenti conseguente alla nascita dell’agricoltura ha portato alla creazione di strutture politiche complesse e reti di scambi commerciali stabili dove popoli arrivavano a conquistare anche territori molto lontani da loro; così lo spostamento e il commercio degli alimenti è diventato fondamentale nelle strategie politiche e commerciali di società prevalentemente stanziali. Per esempio Venezia diventa importantissima perché era la sola a riuscire ad importare in europa spezie orientali in un Mediterraneo quasi interamente sotto il controllo arabo; infatti fu questo che spinse Spagna e Portogallo ad avventurarsi per mare alla ricerca di una via atlantica verso le spezie: da qui parte l’era coloniale. La conquista europea del continente americano portò lentamente grandi cambiamenti nelle abitudini alimentari delle popolazioni europee (mais e patata col tempo diventano alimenti di base in tutti i paesi europei) e viceversa la rapida diffusione di molte specie animali e vegetali europee nel continente americano, cambiò drasticamente i sistemi produttivi, i paesaggi e il modo di alimentarsi delle popolazioni indigene. 1.2.2 A partire dalla colonizzazione in America la produzione e scambio di prodotti agricoli e alimentari sono diventati una componente centrale di un sistema di relazioni politiche e commerciali tra territori, determinate dalle politiche imperialistiche coloniali prima, e dalle forze del mercato capitalistiche e neoliberiste

in un secondo momento. In questo sistema di relazioni internazionali emergono rapporti di potere squilibrati tra paesi del Sud e Nord del mondo e diventano sempre più importanti pochi centri urbani dove si concentrano i poteri politici, economici e culturali su scala globale. 1.2.3 Inizialmente le politiche internazionali di libero scambio escludevano i prodotti agricoli dal mercato globale ed è solo dal secondo dopoguerra in poi che questo cambia (nasce una forte connessione tra libero scambio e diritto universale al cibo). Perché? Quali sono le cause dell’attuale globalizzazione alimentare? 1-Ruolo centrale di accordi commerciali internazionali, come GATT (Accordo generale su tariffe e commercio di Ginevra-1947), finalizzati a favorire la liberalizzazione degli scambi commerciali internazionali; di organizzazioni sovranazionali come WTO, FAO e di imprese multinazionali in grado di indirizzare le politiche alimentari, le scelte dei consumatori e la sicurezza alimentare. 2-Sforzi internazionali (soprattutto Banca Mondiale e FAO) verso affermazione del diritto universale al cibo e all’eliminazione della fame: si cerca di modernizzare e incrementare la produttività del settore agricolo (tecniche e approcci della Rivoluzione Verde); questo portò risultati importanti in breve tempo per quanto riguarda l’autosufficienza alimentare di molti paesi del Sud del mondo, anche se la Riv. Verde ebbe alcuni impatti negativi gravi (ambientali, sul modello economico…). Il problema principale era che le fasce più povere della popolazione avevano difficoltà ad accedere al cibo e non era la scarsità di cibo in senso assoluto. 1.3.2 Secondo una ricerca di Oxfam le 10 principali imprese multinazionali del settore alimentare generano collettivamente entrate superiori a 1 miliardo di dollari al giorno: questo mostra quanto il settore sia caratterizzato da un forte squilibrio di poteri e scarsa trasparenza nei confronti dei più deboli del sistema, ovvero consumatori e piccoli produttori. 1.3.3. La globalizzazione del sistema alimentare è caratterizzata anche da frammentazione delle fasi dei processi produttivi e questo da vita a fitte reti di relazioni tra multinazionali, fornitori locali e aziende del settore della distribuzione (solo nel caso agroalimentare). Alcuni ingredienti vengono prelevati su scala locale mentre la provenienza di altri è di scala globale. La vendita del prodotto finale avviene nelle regioni più prossime allo stabilimento di produzione. 1.3.4. un altro elemento della globaliz del sistema alimentare è dato dalla concentrazione dei poteri in tutte le fasi della filiera nelle mani di un numero sempre più ridotto di attori economici, soprattutto multinazionali, e questo ha come conseguenza la progressiva scomparsa di aziende agricole e di allevamenti di piccole

dimensioni a favore di realtà più grandi. La concentrazione di potere è molto evidente nel settore della distribuzione e vendita: questo aumenta molto l’influenza e potere delle poche catene internazionali che gestiscono il settore poiché sono in grado di imporre i propri prezzi sul mercato e spostare i flussi di approvvigionamento in base alla convenienza economica soprattutto. 1.3.5. questo sistema porta a geografie della produzione alimentare diseguali, caratterizzate da: - Reti di centri urbani nei quali si prendono decisioni che influenzano il sistema del cibo globale - Territori destinati alla produzione agroindustriale integrata nei mercati internazionali - Aree specializzate in produzioni ad alto valore aggiunto che sono uniche perché seguono percorsi specifici - Regioni, soprattutto nei paesi poveri, la cui produzione di cibo è destinata soprattutto a nutrire consumatori e arricchire soggetti economici di altri territori; la popolazione locale pratica agricoltura di sussistenza. Diversi “mondi del cibo” possono coesistere nello stesso territorio e competere tra loro, disegnando una geografia del cibo complessa e variegata; ma ciò che ha caratterizzato dal punto di vista spaziale il sistema del cibo dagli anni 90 fino ad ora è lo sradicamento delle specificità dei territori nei quali si articola (deterritorializzazione). 1.4.IMPATTI NEGATIVI DEL SISTEMA CIBO Il sistema del cibo globale basato sulla deterritorializzazione è caratterizzato da: - Disconnessione tra produttori e consumatori a causa della distanza tra luoghi di produzione e mercati - Sradicamento del cibo dai propri luoghi di produzione - Separazione rigida tra fasi della filiera Gli aspetti negativi principali sono 5: 1- Chi vende e distribuisce i prodotti alimentari ha più potere di chi li produce; e ciò comporta che in pochi anni i produttori agricoli sono diventati la parte più debole della filiera agroalimentare, subendo una netta riduzione dei redditi, e non riescono più ad influire in maniera significativa sul prezzo a cui i propri prodotti vengono immessi sul mercato. 2- La produzione intensiva del settore agricolo causa gravi danni ambientali come sovrasfruttamento delle risorse naturali (si stima che il settore agricolo è responsabile del 70% dei prelievi idrici nel mondo, 90% nei paesi in via di sviluppo, cifra che è destinata ad aumentare);degrado del suolo causato

dall’eccessivo utilizzo e inquinamento chimico derivante dall’uso di pesticidi o fertilizzanti, questo causa anche perdita della biodiversità. 3- Generale perdita di qualità del cibo presente sul mercato causata da coltivazioni ad alta resa, trasporto di scala globale e standardizzazione dei processi di trasformazione. Il cibo viene migliorato a posteriori con l’aggiunta di ingredienti che esaltano i sapori (sale e zucchero). 4- I consumatori sono sempre meno informati riguardo a come viene prodotto il cibo che acquistano e questo, aggiungendo anche gravi scandali ed effetti negativi (ad esempio la Mucca Pazza), ha portato ad una scarsa fiducia nei confronti del sistema alimentare e di conseguenza ad una ricerca crescente di qualità nei prodotti e allo sviluppo di politiche per la sicurezza dei prodotti alimentari. 5- Questo sistema agroalimentare causa problemi di salute, primo tra tutti l’obesità, che colpisce soprattutto le fasce di popolazione nei paesi ricchi caratterizzate da un inferiore reddito e livello di istruzione; questo perché si sono diffusi ambienti di vita dove è più facile accedere a prodotti industriali a basso costo e alto valore calorico piuttosto che a cibo fresco e sano.

2- Cibo e sistemi locali 2.1=INTRO. Per contrastare gli effetti negativi della globalizzazione dei sistemi agroalimentari si punta ad un ritorno al consumo di una maggiore quota di cibo locale: questo garantirebbe maggiore sostenibilità ambientale, maggiore giustizia sociale ed economica, salvaguardia della biodiversità alimentare e culturale e dell’identità dei territori, riconnessione tra produttori e consumatori e tra produzione di cibo e qualità del territorio (si favoriscono strategie di sviluppo bottom up e si vede che le strategie top down sono inefficaci). Le iniziative che mirano a sostenere le filiere corte possono essere istituzionali(supporto a vendita diretta da parte dei produttori locali e creazioni di reti di distribuzioni di piccola scala) o globali (campagna “menù for change” di SlowFood). 2.2.1. alla deterritorializzazione derivante dalla globalizzazione corrisponde una riterritorializzazione selettiva che porta alcuni luoghi a diventare nodi delle reti e dei flussi globali. 2.2.3.=POLITICHE E STRUMENTI. In ambito comunitario, l’approccio dello sviluppo locale è prioritario nelle politiche di coesione territoriale, finalizzate a ridurre il divario economico tra regioni più ricche e quelle meno avanzate dell’Unione Europea, a partire da progetti di sviluppo basati su decentramento istituzionale e sull’attivazione di reti locali di attori.

In Italia un soggetto particolare per le politiche comunitarie di sviluppo locale e coesione su scala nazionale sono i Gruppi d’Azione Locale (GAL), associazioni di attori pubblici e privati che hanno il compito di elaborare Piani di Sviluppo Locale nelle aree rurali, attraverso i quali definire le strategie di intervento e di utilizzo dei Fondi Strutturali (fondi di investimento europei per favorire la crescita economica e occupazionale degli stati membri e delle loro regioni). 2.2.4.=LIMITI E CRITICHE. Il passaggio da elaborazione teorica degli interventi di sviluppo locale a strumenti concreti ha in molti casi banalizzato il concetto, riducendone la portata, attraverso: processi politici dall’alto fortemente strutturati per l’accesso a fondi e strumenti di sviluppo, azioni di marketing territoriale e riduzione dello sviluppo locale a politiche di turismo delle aree rurali, narrazioni legate allo sviluppo locale a progetti e reti già esistenti. Molti dei problemi che lo sviluppo locale ambiva a risolvere sono ancora presenti: come questioni ambientali ad ogni scala, crisi di economie locali di fronte alla globalizzazione, scarsa capacità di territori più deboli (Sud globale) di contrastare strategie di attori molto più forti. 2.3.1.=IL LOCALE NEL DIBATTITO SUL CIBO--RILOCALIZZAZIONE E RITERRITORIALIZZAZIONE. Dagli anni 90 in poi si punta a una progressiva rilocalizzazione dei sistemi del cibo. Questa idea viene spesso associata all’idea di un nuovo radicamento del cibo nei territori (re-embeddedness). L’embeddedness di un prodotto alimentare è la combinazione nei processi produttivi del grado di utilizzo delle risorse; del coinvolgimento di attori e organizzazioni radicate localmente; del livello di condivisione tra produttori, consumatori e la società; dei valoro, codici e regole incorporate dal prodotto stesso. L’integrazione tra rilocalizzazione (prossimità fisica) e re-embeddedness (prossimità sociale, culturale e organizzativa) dei sistemi del cibo e delle filiere agroalimentari potrebbe essere definita come riterritorializzazione del cibo. 2.3.2 il locale non è necessariamente positivo e sostenibile, come affermano Born e Purcell (local trap), e a volte si presta a politiche esclusive e conservatrici per contrastare la globalizzazione e l’esterno, ma in verità intendere solo così il locale è sbagliato poiché a volte è meglio tener conto diversi aspetti economici e sociali su più scale (non solo quella locale) come sostenibilità ambientale, democrazia, giustizia sociale, sicurezza alimentare… per le politiche di sviluppo. Spesso si adotta una visione romantica e idealizzata del locale che molte volte si contrappone alla realtà dei fatti. 2.4.=REGIONALIZZAZIONE. Il concetto di produzione locale del cibo è visto ad una scala diversa che dipende non solo più dalla distanza (produco e consumo nello

stesso posto) ma ora la filiera può essere intesa o come una rete di prodotti regionali (il cibo viene prodotto e trasformato e venduto nello stesso posto ma non per forza viene consumato in quel posto. Es :vino) o con un prodotto a cui si associa un marchio di produzione regionale che certifica la produzione in quel luogo. 2.4.1.=PROGETTI DI TERRITORIO. 2.4.1.1. il foodshed o bacino di approvvigionamento è l’area da cui proviene il cibo che viene utilizzato per nutrire un territorio specifico; prima della globalizzazione queste aree erano ben definite nelle vicinanze delle città, ora sono più frammentate e questo ha portato a una scarsa attenzione a riguardo dei flussi di cibo da parte delle istituzioni e nella maggior parte dei casi i cittadini non conoscevano la provenienza del cibo che mangiavano. Oggi la sensibilità rispetto alla provenienza del cibo è aumentata e si analizza il problema sotto altri punti di vista: -concezione spaziale=molti alimenti globali che alimentano una determinata area potrebbero essere prodotti localmente e si possono attuare politiche di rilocalizzazione - Concezione analitica=si basa sul rapporto tra popolazione urbana e consumo di risorse ambientali necessarie per sfamare una popolazione in una determinata area che di solito è una città e questo porta alla riqualificazione di alcune aree agricole in prossimità della città (per esempio il parco agricolo di Milano Sud). -Foodshed come base per l’azione=approccio teorico che punta ad una produzione localizzata che va a garantire la resilienza del sistema alimentare locale. 2.4.1.2. L’approccio bioregionalista è un concetto ribaltato rispetto al foodshed perché parte dalle esigenze del territorio e non da quelle della popolazione; vengono quindi promossi progetti di sistemi produttivi a base locale che valorizzano il patrimonio ambientale, ecologico e culturale (un esempio è il sistema dei consumi collettivi per cui la domanda e l’offerta dei prodotti alimentari sono organizzati e la produzione è fatta in modo sostenibile o biologico, come nel caso dei biodistretti). 2.4.1.3. SAL(Sistema Agroalimentare Locale) o SAT(Sistema Agroalimentare Territorializzato) sono progetti di produzione del cibo fondato su rapporti complessi tra produzione agricola, trasformazione e consumo in contrapposizione con i modelli alimentari globali e industriali; puntano sul dialogo tra produttori locali e la sensibilità dei consumatori rispetto al territorio in cui vivono. 2.4.1.4. il City Region Food System della FAO promuove progetti di produzione locale sostenibile nelle aree rurali a partire da analisi basate sul sistema di approvvigionamento delle città che condiziona lo sviluppo delle aree rurali, che devono soddisfare i fabbisogni della città.

2.4.2 i marchi di origine geografica sono un riconoscimento formale di un legame tra prodotto e un determinato territorio. Sono prodotti artigianali tipici la cui produzione è radicata nel territorio e riconosciuta sia dalla comunità interna al territorio sia esternamente. Il prodotto con il marchio è determinato da un disciplinare che stabilisce le regole di produzione e i produttori e l’area precisa dove viene prodotto. I vantaggi sono che i consumatori sono più propensi a comprare questi prodotti perché il marchio certifica la qualità, il marchio evita frodi ai produttori derivanti dall’imitazione dei prodotti, si può promuovere il prodotto con il marchio con facilità. L’origine della materia prima non è necessariamente definita ma per avere il marchio si deve rigorosamente seguire il disciplinare. I problemi possono essere i troppi produttori legati ad uno stesso marchio e un’eccessiva estensione dell’area che riduce il legame con il territorio (per esempio il taleggio che non è più prodotto solo nella val Taleggio ma anche in Veneto), quindi piccoli produttori di nicchia si affidano non solo più al marchio di origine geografica ma anche ad altri marchi come SlowFood. I marchi più diffusi sono: DOP e IGP; la differenza è il legame di radicamento con il territorio, nel DOP questo legame è più forte e di conseguenza i disciplinari sono più rigorosi. In Italia l’Emilia Romagna è la regione con più prodotti a marchio e i prodotti che più di tutti sono collegati ad un marchio sono vino, formaggi e salumi (quelli con valore aggiunto più alto). 2.5.=SVILUPPO RURALE NELLA PAC(POLITICA AGRARIA COMUNITARIA). La PAC comprende tutte le politiche per favorire lo sviluppo agricolo e delle aree rurali messe in atto dall’Unione Europea. Prima veniva incentivata un’agricoltura industrializzata non necessariamente legata alla qualità e attraverso l’uso di sussidi determinando anche squilibri di tipo economico tra piccole e grandi imprese e ambientali legati all’intensificazione agricola e sprechi in determinate aree; oggi invece si valorizzano risorse locali e territori e non si basa più su sussidi ma su investimenti mirati a ottenere miglioramenti, si prendono in considerazione altri settori come turismo e artigianato e non solo più la produzione agricola di per sé.

3-Cibo e città 3.1 Le città sono importanti perché sono sempre più grandi (la popolazione urbana mondiale attuale è di più di quella rurale ed è in crescita) e molto spesso trasformano gli spazi rurali, invadendoli fisicamente e simbolicamente, proponendo all’interno stili di vita e di consumo (anche alimentare) tipicamente urbani.

Nonostante questo occorre considerare come molte delle economie di scala prodotte dalle aree urbane potrebbero, se opportunatamente gestite, consentire una relativa diminuzione degli utilizzi energetici e del consumo di suolo. Infatti le città rappresentano quei luoghi in cui è possibile sperimentare il cambiamento, l’opposizione e la resistenza ai processi di globalizzazione e industrializzazione, deterritorializzazione e mercificazione del cibo e vengono riconosciute come nuovi attori delle politiche urbane del cibo attraverso l’Urban Food Planning, in cui le cui scelte individuali dei consumatori possono giocare un ruolo nel definire le traiettorie evolutive dei sistemi alimentari. 3.2.=LA CITTA’ E LA FILIERA AGROALIMENTARE. 1. Città e produzione: la fase produttiva si manifesta nelle pratiche di agricoltura urbana e periurbana e ne esistono due categorie principali: -agricoltura produttiva di tipo commerciale, rappresentata dalle aziende agricole che praticano agricoltura e allevamento in città o nelle immediate vicinanze; queste sono importanti anche perché forniscono servizi ambientali ed ecosistemici all’ambiente urbano e periurbano. -orticoltura urbana di piccola scala sia formale che informale legata alle trasformazioni e riqualificazioni di aree dismesse, vuoti urbani… Queste attività sono molto valorizzate poiché recuperano e rinaturalizzano aree abbandonate e degradate e svolgono un ruolo di inclusione sociale (esempio gli orti urbani). Nelle città del Sud globale l’agricoltura urbana e periurbana ha una relazione molto più diretta con lo sviluppo locale ed è stata assunta come strumento di contrasto alla fame e malnutrizione e di mitigazione del cambiamento climatico, da parte di organismi internazionali. 2. Cit...


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