riassunto di cultura giapponese 2020-2021 periodi PDF

Title riassunto di cultura giapponese 2020-2021 periodi
Author Jenny
Course Cultura Giapponese I
Institution Università degli Studi di Milano
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cultura giapponese I EPOCA NEOLITICA, EPOCA DEL BRONZO E DEL FERRO, PERIODO KOFUN o di YAMATO, PERIODO ASUKA, PERIODO NARA, PERIODO NARA...


Description

CULTURA GIAPPONESE I (prof.ssa Virginia Sica) Dispense per studenti cinesi iscritti a StraniMedia

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Cronologia essenziale della storia del Giappone Circa 10.000 a. C. – 300 a. C. Circa 300 a. C. – 300 d. C. Circa 300 d. C. – metà del 6° secolo D 0

– 1336 - 1392

periodo Jōmon periodo Yayoi periodo Kofun

periodo delle Corti del sud e del nord (Nanbokuchō)

– – 1912 - 1926 1926 - 1989 Dal 1989 →

era Taishō era Shōwa era Heisei

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EPOCA NEOLITICA (Jōmon, 10.000 – 300 a. C.) La cultura giapponese più antica e' stata caratterizzata dall'assorbimento e dalla rielaborazione della cultura cinese, attraverso un lungo e significativo processo storico. I contatti tra il continente e l’arcipelago giapponese sono rintracciabili sin dall'epoca neolitica, e inizialmente furono mediati attraverso la Corea, più vicina alle isole giapponesi rispetto al resto del continente. Ceramica jōmon

Sappiamo che in periodo Jōmon le comunità vivevano in capanne in parte infossate nel terreno, e che praticavano la pesca, la caccia e la raccolta di prodotti del suolo. Nel corso dello 8° e 7° millennio a. C. fu introdotta la ceramica. Il vasellame era lavorato a mano, senza uso della ruota e presentava una decorazione ‘a corda’ (jōmon), che ha dato nome a tutto il periodo. I ritrovamenti archeologici hanno inoltre fatto emergere una grande quantità di figurine, in maggioranza femminili, che sono state messe in connessione con credenze magiche e animistiche. Si ritiene, inoltre, che all’epoca ci fosse una struttura sociale matriarcale o matrilineare della società. E’ possibile che negli ultimi millenni a. C. le popolazioni jōmon abbiano cominciato una prima agricoltura a cereali, diversa però dalla risicoltura, che sarebbe stata introdotta più tardi.

Statuetta jōmon

EPOCA DEL BRONZO E DEL FERRO (Yayoi, 300 a. C. – 300 d. C.) L'introduzione del riso e del tornio per la lavorazione della ceramica sarebbe avvenuta fra il 4° e il 3° secolo a. C. attraverso immigrazioni dal continente e dalla Corea nelle aree meridionali del Giappone. Queste popolazioni praticavano la risicoltura irrigata e avevano una conoscenza iniziale della lavorazione del bronzo e del ferro. Molti degli oggetti ritrovati durante gli scavi archeologici sono probabilmente di importazione dalla Cina e dalla Corea; alcuni, invece, sono probabilmente di fabbricazione locale, come i dōtaku, oggetti a forma di ‘campana’ ma non destinati al suono (perché

sono forati e non hanno batacchio). Si tratta forse di oggetti per cerimonie e rituali.

periodicamente erano sommersi dall’acqua (per la risicoltura).

Magazzino yayoi

Dōtaku La ceramica è lavorata a tornio, con disegni minuti e piccole incisioni o dipinta; la decorazione è molto più lineare di quella jōmon e il vasellame ha forme standard; questo ci fa ritenere che questo materiale fosse utilizzato per contenere i cibi e che le attività sociali fossero ormai specializzate in attività produttive.

Le fonti cinesi dell’epoca denominano il Giappone ‘il Paese dei Wa’ (Wo guo). Secondo lo Hou Han Shu (Libro degli Han posteriori), nel 57 d. C. il sovrano del paese Nu dei Wa inviò tributi agli Han e nel 107 d. C. il sovrano dei Wa donò 160 schiavi all’imperatore cinese. Inoltre, secondo il Wei Shu (Libro dei Wei), nel 239 la principessa Pi mi hu (in giapponese Himiko) del Paese di Yematai (in giapponese Yamatai o Yamato), inviò un’ambasceria ai Wei. PERIODO KOFUN o di YAMATO (3° - 6° sec. d. C.) Il periodo è conosciuto come Kofun (“Antiche tombe”) per i grandi tumuli funerari destinati ai potenti capi locali. La tradizione era continentale (cinese e coreana) come anche gli utensili di metallo (bronzo e ferro) e la ceramica di tipo sue, ritrovati all’interno delle tombe.

Ceramica yayoi L'introduzione della risicoltura e del tornio segna il passaggio da popolazioni nomadi a sedentarie. Le comunità vivevano in villaggi di capanne rialzate su pali, più adatte a terreni che

Oggetti rinvenuti nei kofun

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Una caratteristica dei tumuli furono gli haniwa, che raffiguravano edifici, animali, figure umane. Poiché la maggioranza di questi haniwa raffigura cavalli e guerrieri e i kofun contenevano grandi quantità di armi, si è supposto che la classe dominante dell’epoca fosse di tipo militare; secondo alcuni studiosi, questo dimostrerebbe che l’arcipelago giapponese era stato conquistato da tribù di tipo nomade che avrebbero sottomesso le comunità yayoi.

Haniwa

La società si sarebbe quindi differenziata in un’aristocrazia militare e in una classe destinata alla produzione (agricoltura e artigianato) e ai servizi sociali. Questo sarebbe anche confermato dagli stessi kofun, per la cui costruzione era necessaria molta forza-lavoro. Ogni comunità (o ‘protostato’) era divisa in gruppo gentilizio (uji) che riteneva di discendere da un unico antenato divino (kami). Il capo del gruppo gentilizio aveva poteri sacerdotali, politici e militari. La forza economica del gruppo era costituita dalle ‘corporazioni’ (be) che si dedicavano al lavoro agricolo e all’artigianato. Vi erano poi gli schiavi (nuhi) che appartenevano alle famiglie potenti. Con il passare del tempo gli uji si unirono in una confederazione con a capo lo uji di Yamato. Intorno al 5° secolo lo uji di Yamato raggiunse il massimo della sua forza,

fondando una base giapponese in Corea, il protettorato di Mimana. PERIODO ASUKA (552-710) Momento fondamentale della storia del Giappone fu l’introduzione del buddhismo dalla Corea. Il buddhismo aveva avuto origine in India nel 6° sec. a.C., e da lì si era diffuso in Cina e poi in Corea. Durante il lungo sviluppo in Cina, i letterati cinesi avevano condotto un'attenta opera di traduzione in cinese dei testi indiani. Ma nel processo di traduzione, essi avevano adattato la dottrina buddhista ai bisogni della società e della cultura cinese, già intrise di confucianesimo. Dunque, quando il buddhismo arrivò' in Giappone, era già una dottrina intimamente legata a una funzione politica di impronta confuciana. La tradizione vuole che il buddhismo si sia diffuso in Giappone dalla Corea, quando un re coreano nel 552 d. C. inviò al sovrano giapponese una statua buddhista, con un messaggio sugli effetti positivi che sarebbero nati dalla diffusione di questa fede in Giappone. Per questo, il 552 è la data ritenuta ufficiale dell’introduzione del buddhismo, ma più probabilmente la vera causa si deve all'immigrazione di cinesi e coreani nell’arcipelago, già iniziata in precedenza. I Cinque Classici cinesi (cin. 五经, Wu Jing), infatti, erano stati importati in Giappone già dall’inizio del 500. Il buddhismo fu un elemento fondamentale per i contatti tra la Cina e il Giappone, poichè i monaci giapponesi che si recavano a studiare nei monasteri del continente avrebbero progressivamente introdotto anche numerose altre conoscenze in vari ambiti, come quello artistico e tecnologico. L’introduzione del buddhismo determinò la fine del periodo Kofun, in particolare per l'introduzione della cremazione e l'abbandono delle grandi tombe, che erano la maggiore caratteristica di quell'epoca. Inoltre, con il buddhismo fu ufficialmente introdotta la scrittura a caratteri cinesi, con i quali erano scritti non solo i testi buddhisti ma anche taoisti e confuciani.

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Nel 7° secolo spicca la figura di Shōtoku Taishi, noto anche come Principe Umayado (574–622),reggente dell’imperatrice Suiko (554–628), particolarmente interessato alla Cina e fervente buddhista.

Shōtoku Taishi Nel 604, il Principe promulgò la Costituzione in 17 articoli (Jūshichijō no kenpō), che si basava sull’etica confuciana e sul modello cinese di un governo centralizzato e burocratico. Nel 607 Shōtoku inviò nella Cina Tang la prima delegazione ufficiale composta di studiosi, con il compito di approfondire la conoscenza della civiltà cinese. Le ambascerie in Cina sarebbero continuate fino alla fine della dinastia cinese Tang. Importante è la partecipazione a queste ambascerie non solo di studiosi ma anche di monaci che, rimanendo in Cina per lunghi periodi, diventarono un veicolo fondamentale per l’importazione di cultura cinese in Giappone. Riforma Taika Nel 646, il governo giapponese pubblicò ufficialmente l'Editto di riforma Taika, determinando divisioni amministrative centrali e regionali, su modello della burocrazia cinese. Fu dichiarata la statalizzazione della terra e del popolo; l’imperatore aveva diritto assoluto sulle risaie, che dovevano essere assegnate periodicamente ai contadini secondo il sistema kubunden (“risaie divise

per bocche”); i contadini, in cambio, dovevano corrispondere una tassa (in riso o in prodotti artigianali o in corvé [prestazioni di lavoro non pagato, come il lavoro militare]). Per l’applicazione del sistema di distribuzione, fu inaugurato il censimento delle terre, che prevedeva una suddivisione del territorio in appezzamenti, assegnati in proporzione ad ogni membro maggiore di 6 anni. Per il funzionamento della riforma agraria fu attuato un censimento della popolazione. Nonostante i giapponesi si ispirassero al modello cinese, adattarono sempre ciò che veniva dal continente alla propria cultura tradizionale, fondata sullo shintoismo. Infatti, sebbene fosse introdotto il termine Tennō per indicare l'imperatore del Giappone, la discendenza fu continuativamente ereditaria; inoltre il Giappone respinse il sistema degli esami di Stato per la carriera dei funzionari e la gerarchia ufficiale in Giappone rimase sempre di tipo ereditario e aristocratico. In cambio della sua burocratizzazione, l’aristocrazia ricevette terre secondo il rango e privilegi giuridici ed economici. La burocrazia fu divisa in otto Ministeri, il Paese fu diviso in province (kuni) controllate ognuna da un governatore inviato dalla capitale; nel 702 furono promulgati codici amministrativi e penali (ritsuryō). PERIODO NARA (710-794) La formazione dello Stato burocratico si perfezionò ulteriormente durante il periodo Nara, così chiamato dal nome della prima capitale permanente del Giappone. Si creò un sistema di istruzione su modello Tang, con la fondazione di una Università imperiale centrale (Taigaku) e di una Università Nazionale (Kokugaku), per l'insegnamento del sistema giuridico cinese, dei classici cinesi, della fonetica, della letteratura, della scrittura e della matematica. Nel 712 il governo imperiale commissionò il Kojiki (Cronache di antichi eventi), primo testo ufficiale del Giappone, in cui si celebrano le origini mitologiche della famiglia imperiale.

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Con il tempo, il sistema amministrativo con censimento e distribuzione periodica delle terre cominciò a indebolirsi: nel 723, infatti, si emanò la Legge sul possesso della terra per tre generazioni per le terre bonificate e, qualche anno più tardi, si riconobbero i possedimenti a tempo indeterminato, con immunità fiscali. E’ questo il primo passo verso gli shōen (possedimenti privati). Nel 752 si celebrò la cerimonia dell’ “apertura degli occhi” del Grande Buddha del Tōdaiji di Nara; per l’occasione, parteciparono inviati ufficiali di numerosi Paesi asiatici, compresi India e Chanpa (attuale Vietnam meridionale).

Tōdaiji

Grande Buddha del Tōdaiji di Nara Fu chiaramente un periodo storico in cui il Giappone ebbe intensi contatti con molti Paesi dell’Asia orientale, non solo con la Cina, da cui apprese nuove tecniche artistiche e artigianali, e approfondì lo studio del buddhismo, soprattutto grazie alla mediazione dei molti monaci che viaggiavano fra il Giappone e il continente. Il più noto di questi monaci è il cinese Jianzhen (giapp. Ganjin, 688-763), vissuto in Giappone per dieci anni; egli dette enormi

contribuiti per lo sviluppo del buddhismo, della medicina, dell'architettura e della scultura giapponese. I suoi viaggi coincisero con il periodo di massima prosperità della cultura cinese Tang, e Ganjin portò con sé in Giappone molti artigiani cinesi del tessile e della lavorazione della giada, oltre che validi pittori, molti preziosi oggetti artigianali e una grande quantità di calligrafie. Quanto all’architettura religiosa, il tempio Tōshōdaiji, fatto costruire da Ganjin secondo la struttura architettonica templare cinese, diventò in seguito il modello architettonico dei templi giapponesi. Nel 741, l’imperatore Shōmu ordinò che fossero costruiti in ogni provincia monasteri maschili (kokubunji) e monasteri femminili (kokubunniji). E’ questo il periodo in cui hanno ampia diffusione le Sei Sette di Nara. Verso la fine dello 8° secolo, ebbe inizio la compilazione del Man’yōshū. Il Manyōshū è un’antologia di circa 4.500 poesie divise in venti libri. Il titolo significa letteralmente: raccolta (shū 集 ) di diecimila (man 万 ) foglie (yō 葉 ). Il Manyōshū è considerato una raccolta privata, non commissionata da sovrani, e contiene composizioni di 561 poeti, di cui 70 donne, e oltre un migliaio di poesie di anonimi. Fra i poeti noti, vi sono sovrani, principi, funzionari, monaci buddhisti, artigiani, pescatori, ma la maggior parte appartiene all’ambiente di Corte della capitale Nara. Il genere poetico più utilizzato nella Raccolta è la tanka (poesia breve), detta anche uta (poesia) o waka (poesia giapponese), composta da 31 sillabe che si alternano secondo lo schema 5-7-5-7-7. Il Manyōshū è scritto con caratteri cinesi utilizzati foneticamente oltre che ideograficamente; le poesie hanno spesso una prefazione scritta in prosa cinese, nella quale sono fornite informazioni sull’autore e sull’occasione che ha dato vita alla composizione dei versi, spesso indicando anche la data.

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PERIODO HEIAN (794 - 1185) Nel 794 la capitale fu definitivamente spostata a Heiankyō. Durante il periodo Heian, la gestione del potere centrale fu monopolizzata dalla potente famiglia Fujiwara, che si garantì il ruolo di reggente dell’imperatore. Nel caso in cui l’imperatore era un adulto, la carica era detta kanpaku, mentre quando l’imperatore sul trono era un bambino, la carica era detta sesshō. Il monopolio sulle due cariche di kanpaku e sesshō e il privilegio di fornire le consorti all’imperatore costituirono la base del potere politico dei Fujiwara. Nelle province, il controllo dell’ amministrazione centrale si indebolì e cominciò a formarsi, lentamente, la classe militare (bushi). Nel corso del 9° secolo il sistema di distribuzione periodica delle terre pubbliche entrò in crisi e poi smise di funzionare. Questo permise la formazione di shōen, terre con immunità fiscali e autonomia amministrativa. Progressivamente, il sistema di tassazione della terra passò da nominale (per persona) a territoriale (gravò cioè sulla terra). Alla metà del 9° secolo il Giappone chiuse ufficialmente i suoi contatti con l'estero; questo portò allo sviluppo di una cultura propria, meno legata alla Cina, ma le novità artistiche e tecniche continuarono a essere importate, grazie ai numerosi e ininterrotti viaggi del monachesimo cinese e giapponese, anche se la conoscenza del cinese rimaneva ancora privilegio della nobiltà giapponese. Grandi trasformazioni avvennero in particolare nel campo della letteratura. Si crearono infatti nuovi metodi di scrittura (hiragana e katakana), la poesia si sviluppò in senso giapponese e si assistè alla fioritura di una letteratura originale in prosa, con i monogatari (racconti) e i nikki (diari), soprattutto grazie all’eccellente produzione di dame di corte come Murasaki Shikibu (973 circa–1014/1025 circa) e Sei Shōnagon (965/967–1010 circa). In questo periodo, le scuole buddhiste più importanti furono Shingon (fondata dal monaco Kūkai, 774–835) e Tendai (fondata da

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Derivazione dello hiragana

Abito femminile Heian Saichō, 767–822). La sede centrale dello Shingon era il tempio Kongobuji sul monte Kōya; la sede centrale del Tendai era lo Enryakuji sul monte Hiei. Entrambe le sedi erano vicinissime alla capitale imperiale. PERIODO KAMAKURA (1185-1333) La situazione economica e politica del Paese andava lentamente cambiando: per l’aristocrazia civile ( kuge), che risiedeva nella capitale, il controllo delle terre era diventato sempre più difficile, sia per incapacità di gestione delle famiglie aristocratiche, sia per la corruzione degli amministratori incaricati. Diversa era la situazione per la buke (la classe guerriera dei bushi), progressivamente emersa dalle province, che si mise in luce con la guerra Genpei (1180-1185) fra i due clan militari dei Taira e dei Minamoto.

La definitiva ascesa della classe guerriera segnò la fine del periodo Heian. Prima della guerra Genpei, il clan Taira, che aveva sede nella capitale Heiankyō, aveva dominato la scena politica per un periodo di circa vent'anni; ma con la vittoria dei Minamoto, con la battaglia navale di Dan no ura del 1185, si aprì un nuovo capitolo della storia giapponese. Yoritomo (1147-1199), capo dei Minamoto, decise di esercitare il suo potere da Kamakura, lontanto da Heiankyō che, pur rimanendo la capitale e la sede imperiale, non fu più il centro della vita politica.

Minamoto no Yoritomo A Kamakura Yoritomo istituì il governo militare detto bakufu (“governo della tenda da campo”), gestito dalle grandi famiglie guerriere e presieduto dallo shōgun. La carica di seiitaishōgun, abbreviata in shōgun, esisteva già in passato ed era attribuita ai generali inviati a sedare le rivolte nelle zone nord-orientali. Ma quando nel 1192 l'imperatore Gotoba attribuì il titolo shōgun a Yoritomo, non gli conferì solo poteri militari, come in passato, ma anche il potere politico. Il bakufu di Kamakura diventò così il vero centro militare e amministrativo del Paese, anche se non sostituì il governo imperiale; si creò, quindi, una sorta di governo duale, in cui governo imperiale e militare operavano in un delicato equilibrio. Nella gerarchia del bakufu, dopo lo shōgun, c’erano i gokenin, una cerchia ristretta di vassalli con privilegi economici e cariche pubbliche: le terre e il potere erano dati in cambio della loro fedeltà, creando così

rapporti feudali basati sulla relazione personale e politica tra signore e vassallo. L'apparato amministrativo del bafuku si basava su tre organismi: il Samuraidokoro, il Mandokoro e il Monchūjo. Il Samuraidokoro era l'Ufficio per gli affari militari; il Mandokoro l'Ufficio amministrativo; il Monchūjo corrispondeva alla Corte di Giustizia, con il compito di dirimere le contese e far rispettare le leggi. Anche il sistema degli shōen cambiò in periodo Kamakura: adesso i terreni non erano sotto il controllo dei governatori provinciali ma di vassalli selezionati dal bakufu. I due ruoli principali furono gli shugo, governatori militari che gestivano il controllo politico e avevano anche il ruolo di polizia del bakufu, e i jitō, amministratori incaricati di riscuotere le tasse. Nel 1199 Yoritomo morì e il governo passò ufficialmente al figlio Yoriie (1182-1204) e poi al figlio Sanetomo (1192-1219), 2° e 3° shōgun. In realtà, il potere del bakufu era diretto dalla madre dei due ragazzi, Hōjō Masako (11561225), vedova di Yoritomo, e da suo padre, Hōjō Tokimasa (1138-1215), che assunse la carica di shikken, cioè reggente dello shōgun. La famiglia Hōjō mantenne per lungo tempo il monopolio sulla carica di shikken, garantendo un periodo di pace e tranquillità che generò un aumento della produttività delle campagne. Nel periodo Kamakura il buddhismo si diffuse anche nelle classi meno agiate della popolazione. Un esempio è quello della scuola Shin Jōdoshū (Vera Scuola della Terra Pura), fondata dal monaco Shinran (11731263). La scuola era caratterizzata da una dottrina semplice, di facile comprensione anche per le classi non colte e mancava di una gerarchia rigida (tipica delle altre scuole buddhiste), permettendo, per la prima volta, la diffusione del matrimonio per il clero. Un’altra scuola fu la Hokke (Scuola del Loto), fondata da Nichiren (1222-1282) e per questo chiamata anche Scuola di Nichiren. La scuola considerava illeggittima ogni altra forma di buddhismo, e aveva carattere fortemente nazionalistico.

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Il buddhismo popolare di periodo Kamakura è st...


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