Riassunto il genocidio degli armeni di marcello flores programma caredda 2015 2016 sapienza PDF

Title Riassunto il genocidio degli armeni di marcello flores programma caredda 2015 2016 sapienza
Course Storia contemporanea
Institution Sapienza - Università di Roma
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Il genocidio degli Armeni (Marcello Flores) Prefazione Ancora nel 2005, a 90 anni dalla tragedia degli armeni, uno scrittore (Pamuk) è stato denunciato per denigrazione pubblica dell‟identità turca per un‟intervista a un quotidiano svizzero in cui parlava degli armeni e dei curdi uccisi. Turchi: negazionismo e giustificazionismo nella versione ufficiale, anche se passi in avanti. Riconoscimento strage per molti necessaria per l‟entrata della Turchia nell‟UE. Negli USA tema caldo, memorandum ai principali giornali di parlare di “genocidio”, cosa che in Italia non è accaduta (il Corriere della Sera ha parlato sempre di genocidio, la Repubblica di “presunto” o “cosiddetto”). Nel linguaggio anglosassone il dibattito sull‟esistenza del genocidio viene chiamato “The G question”. Querelle della memoria spesso usata a fini politici, ma le interpretazioni non possono tollerare la falsificazione degli eventi o la negazione di fatti avvenuti. Es. Shoah alcuni Paesi prendono misure “punitive” nei confronti dei negazionisti (Germania, Austria, Francia). Turchia: art. 301 Codice Penale punisce chi critica o mette in discussione l‟identità nazionale. Articolo autoritario e antidemocratico. Comunità armena internazionale (Repubblica armena + diaspora Nord America e Europa) che chiede il riconoscimento.

Capitolo I ― La questione armena nell’impero ottomano 1.1 All’interno del Grande Gioco 1829: nuovo ambasciatore russo a Teheran, Aleksandr Sergeevič Griboedov, fa parte della delegazione diplomatica con cui nel 1828 l‟Armenia persiana (province di Erevan e Nahicevan) passano allo zar. Griboedov è uno scrittore liberale e profondo conoscitore della Persia. Rimane ucciso in una rivolta: un eunuco dell‟harem dello scià e due ragazze armene chiedono rifugio presso l‟ambasciata russa (richiesta di essere trasferiti a Erevan). Lo scià li richiede indietro, Griboedov rigira la domanda al ministro degli esteri dello zar. I mullah incitano la folla a vendicare l‟offesa fatta al proprio sovrano da un infedele. Nicola I reagisce con prudenza, sospetto che l‟attacco sia stato sobillato da agenti ottomani o spie inglesi, e non vuole vedere coalizzate contro di sé Persia e Turchia (flotta turca appena sconfitta a Navarino 1827 con coalizione russo-franco-inglese, trattato di Adrianopoli 1829, vantaggioso per lo zar che non aveva invaso Costantinopoli per accordo di molte potenze europee, che non vogliono far crollare l‟impero ottomano e mettere in pericolo le minoranze non musulmane, senza contare il rischio di un conflitto europeo di proporzioni imprevedibili). Russia e Gran Bretagna formalmente alleate, ma già coinvolte nel Great Game (reso famoso dal romanzo Kim di Kipling, coniato dal tenente inglese Arthur Conolly). Terreno del conflitto tra Russia e Gran Bretagna (negli anni si aggiungono Francia e Germania) è l‟impero ottomano in crisi dal XVII secolo, particolarmente manifesta da dopo il 1850, gli anni delle riforme del Tanzîmât. Le capitolazioni (imtiyâzât in turco) erano i privilegi concessi ai mercanti europei dal XII secolo, crescente penetrazione europea e quindi interferenza. 1779 la Russia ottiene che le capitolazioni non siano più considerate concessioni unilaterali, bensì impegni reciproci = trattati. Il regime delle capitolazioni permetteva ai sudditi non musulmani dell‟impero di prestare servizio presso una potenza straniera come «dragomanni» (interpreti, segretari, guide), usufruendo di esenzioni fiscali e di uno statuto giuridico che permetteva loro di farsi proteggere dallo Stato per cui lavoravano. La Russia punta a estendere la propria protezione a tutti i sudditi cristiano-ortodossi dell‟impero (serbi, greci, bulgari), la Gran Bretagna di rafforzare i privilegi commerciali e i diritti doganali. Capitolazioni ormai elemento di corruzione e influenza straniera, l‟impero ottomano cerca di abolirle/indebolirle. 1867 gli stranieri vengono sottoposti alla legislazione ottomana ma hanno in cambio la possibilità di acquistare beni immobili. Accresce la presenza occidentale.

2 “Questione d‟Oriente”: tutti cercano di trarre vantaggio dal logoramento dell‟impero ottomano sapendo che non c‟è profitto da un suo crollo improvviso e definitivo. I britannici appoggiano l‟impero ottomano contro le pretese russe, e tutelano il controllo di Istanbul sugli Stretti perché così possono minacciare le coste russe tramite i Dardanelli e il Mar Nero. I Russi dal 1830 tentano di indebolire l‟impero ottomano non con conquiste territoriali ma dall‟interno (protezione ortodossi + appoggio indipendentisti). Anni „40 rapporti tra UK e Russia migliorano, ma la guerra di Crimea (1854-1856) interrompe la distensione (già resa precaria dalla primavera dei popoli europea 1848-49). Premesse: lo zar aiuta l‟Austria a soffocare la rivolta ungherese, l‟UK più tardi appoggia la Francia vs la Russia per la tutela dei Luoghi Santi. L‟impero ottomano respinge la pretesa russa di un protettorato sui principati di Moldovia e Valacchia, l‟esercito dello zar invade le province balcaniche settentrionali sconfiggendo la flotta turca a Sinope (1853). Gran Bretagna e Francia con l‟impero ottomano, sbarcano in Crimea e conquistano Sebastopoli, fondamentale base navale russa sul mar Nero. 1856 pace di Parigi = smilitarizzazione del mar Nero, la cessione russa all‟impero ottomano zone precedentemente conquistate nei Balcani e la fine della pretesa zarista di un protettorato sui cristiani ottomani. Anni ‟60: Russia tenta di nuovo una rete di alleanze contro Austria e UK. Con la seconda guerra dell‟oppio (1856-60) accesso all‟Asia centrale, cotone indispensabile perché in America hanno smesso i rifornimenti (guerra civile). Rivalità europea: tentano di ottenere privilegi e sobillare rivolte interne. 1876: il sultano Abdülhamid II costretto a concedere una Costituzione. Mentre Gran Bretagna, Francia e Austria sono impegnate a garantire l‟integrità dell‟impero ottomano, la Russia fomenta le ribellioni autonomistiche e aiuta i fermenti indipendentistici. 1875 rivolta in Erzegovina e poi Bosnia, Montenegro, Serbio e Bulgaria contro l‟impero, 1876 le truppe ottomane massacrano migliaia di cristiani. 1877 Russia penetra nell‟Anatolia orientale e dai Balcani cerca di muovere verso Istanbul e pianifica invasione India attraverso l‟Afghanistan. 1878 russi vicino a Istanbul, ma britannici sono già ai Dardanelli. Lo zar firma armistizio con impero ottomano. 1878 Trattato di Berlino (modifica del Trattato di Santo Stefano): alla Russia va la Bessarabia ma restituisce al sultano più del 50% dei territori conquistati. Romania, Serbia, Montenegro e Bulgaria ottengono l‟indipendenza, la Bosnia-Erzegovina viene affidata «in amministrazione» all‟Austria; gli inglesi occupano Cipro. Futuro riavvicinamento tra Russia, Francia e UK (Gladstone vince su Disraeli nel 1880, Gladstone ha denunciato le atrocità turche sulle minoranze cristiane). L‟UK con il governo liberale di Gladstone smette di proteggere l‟impero ottomano, al suo posto si pone la Germania. 1.2 Il sorgere della «questione armena» Con l‟aumento delle ingerenze esterne, esplodono i rapporti tra comunità armena e autorità turche dell‟impero. Nuovi luoghi di frizione: Armenia e Luoghi Santi in Palestina. L‟Armenia a inizio „800 è divisa fra imperi ottomano, persiano e russo. In Anatolia gli armeni sono 3 milioni, 90% contadini. 10% élite cittadina (artigiani, medici, architetti…), alla base di un rinnovamento nazionale. Da tempo attrazione russa verso i confini, e repulsione dei turchi verso il cuore ottomano: modificata le geografia etnica e la percezione reciproca. Epoca del Tanzîmât, i caratteri sono: modernizzazione dell‟esercito e dell‟amministrazione statale, del fisco e dell‟educazione, centralizzazione accresciuta e potere delle province per sottomettere e spezzare l‟autonomia di feudatari e signori locali, miglioramento della rete di comunicazione, inizio dell‟industrializzazione e maggiore autonomia interna ai millet, le comunità etno-religiose che raggruppano i non musulmani. 1863: nuovo statuto del millet armeno, poi chiamato Costituzione nazionale, che prevede un funzionamento più democratico della comunità, con un‟assemblea nazionale eletta che limita i poteri del patriarca di Costantinopoli. Aumentano petizioni all‟impero ottomano per spoliazione terre (cacciati o espropriati con la connivenza delle autorità locali) e maggiore insicurezza nelle province. Prime rivolte. Armeni citati nel trattato di Santo Stefano: riforme sotto controllo russo per garantirne la sicurezza contro curdi e circassi. A Berlino gli armeni chiedono autonomia simile al Libano (governatore cristiano nominato dall‟impero

3 ottomano e piano di riforme controllato da una commissione internazionale). Ma la Russia retrocede le truppe prima che vengano applicate le riforme. Gli armeni vengono visti come spie russe, condizioni peggiorano. “Questione armena” rimane irrisolta e solo complicata. Nel mentre, Germania diventa riferimento europeo per l‟impero ottomano, e la Russia torna a disinteressarsi dell‟Asia minore. Abdülhamid II succede ad Abdülaziz e a suo fratello Murad V, detronizzato dopo tre mesi nel 1876, in piena crisi balcanica. Promulga la Costituzione sperando di bloccare in questo modo le richieste occidentali di uno statuto particolare per le province balcaniche e di uguali diritti per i non musulmani. Con Abdülhamid II, che regna dal 1876 al 1909, crescono nel governo l‟autoritarismo, la personalizzazione, la burocratizzazione. Obiettivo del sultano è di evitare ogni conflitto o provocazione con la Russia e di cercare di trovare nuove alleanze tra le potenze emergenti (Germania e Giappone). Sembra rinunciare all‟idea di una cittadinanza ottomana e ripropone la religione come fondamento della coesione nazionale e strumento contro i separatismi. Abdülhamid II cerca di ottenere la fedeltà dei musulmani non turchi (curdi, circassi, beduini, ceceni, albanesi) favorendone l‟ascesa dentro l‟impero e nell‟apparato militare e dirottando all‟occorrenza la loro aggressività contro i cristiani. Politica centralizzatrice del nuovo sultano: i rapporti tra armeni e curdi peggiorano. In passato gli emiri curdi «proteggevano» in qualche modo gli armeni dalle incursioni di altre tribù curde, pur vessandoli sul piano economico e fiscale; adesso l‟imposizione di un potere ottomano forte e omogeneo pone tutti i curdi in posizione conflittuale con gli armeni, considerati strumento della perdita della loro autonomia. Nel giro di poco più di un decennio, tuttavia, Abdülhamid II crea un riavvicinamento con i notabili curdi sulla base di una politica islamica e antiarmena. Gli armeni sono delusi dalle mancate riforme e, all‟interno della comunità, crescono gruppi ancora estremamente minoritari che si radicalizzano, partendo da società segrete analoghe a quelle della carboneria cui fanno seguito i primi partiti rivoluzionari che vogliono l‟emancipazione nazionale. Due partiti su tre nascono nel Caucaso, ed è quindi evidente la strumentalizzazione che della questione armena farà Alessandro III. I nuovi partiti esigono che venga applicato l‟articolo 61 del trattato di Berlino. I partiti si sostituiscono, per gruppi crescenti di cittadini armeni, al ruolo della Chiesa apostolica armena nel rappresentare un punto di riferimento identitario. Hnchak e Dashnaktsutiun (due partiti) portano avanti principi universalistici di giustizia e libertà, convinti che la soluzione dei problemi sociali – la terra, la condizione dei contadini – possa avvenire anche con mezzi violenti e attraverso l‟uso di azioni armate. Hnchak però punta su una rivoluzione socialista, di cui può considerarsi una tappa intermedia anche l‟indipendenza dell‟Armenia; il Dashnaktsutiun sulla riforma dell‟Armenia ottomana sulla base di una forte autonomia. Le agitazioni armene si estendono ma ancora non sembrano essere pericolose, anche se segnalano una crescente divisione all‟interno della comunità. Nel 1889 scoppia l‟affare Gulizar (giovane rapito da un capo curdo, rifiuta di convertirsi, fugge). Processo, manifestanti arrestati. Sospesa Costituzione nazionale e la stessa assemblea del millet, e che vengono arrestati vescovi e notabili accentuando la tensione dentro la comunità armena. Scoppia il conflitto a Sasun, massacri hamidiani, (1894-96) che può essere individuato come l‟inizio della crisi di fine secolo. Dei villaggi rifiutano di pagare doppie tasse, la Quarta armata (guidata da un parente del sultano) compie opera di “pacificazione” tra le montagne, migliaia di morti. Modello che si ripete in ogni villaggio, shock opinione pubblica europea, nasce una forte corrente filoarmena. L‟impero invece parla di “gruppi di banditi delle montagne”. 1. 3 I massacri del «sultano rosso» Centinaia di villaggi distrutti, chiese rase al suolo o trasformate in moschee, duecentomila morti e un numero elevatissimo di orfani (molti fatti convertire), spostamenti forzati di popolazione per rendere demograficamente minoritarie le comunità armene. Istituzione di una commissione d‟inchiesta, lunghe trattative: Sasun vicenda grave, ma sacrificata a politiche di più lungo periodo, ogni nazione cercava un vantaggio sulle altre. Alla fine rimangono solo denuncia alla propria opinione pubblica e a proteste verbali. 1896 azione politico-militare più audace della minoranza armena, membri del Dashnak: assalto alla Banca ottomana di Costantinopoli, gestita da gruppi economici inglesi e francesi. Dettati due volantini: ai turchi

4 accusato il governo di creare discordia tra armeni e turchi; l‟Europa di avere assistito in silenzio ai massacri degli ultimi due anni. Convinti a ritirarsi. Un paio di settimane dopo l‟assalto alla Banca ottomana ebbe luogo quello che fu, probabilmente, l‟ultimo grande massacro del biennio sanguinario che lasciò su Abdülhamid il soprannome di «sultano rosso»: quello della città dove era nato l‟organizzatore dell‟attentato Papken Siuni. Circa duemila armeni uccisi. Per alcuni storici interpretazione che l‟impero ottomano voleva il loro sterminio, e che la rovina degli armeni fossero i suoi rivoluzionari (sorta di test per verificare sia se fosse «realizzabile» lo sterminio organizzato di un‟intera nazionalità da parte delle autorità centrali ottomane ed eventuali conseguenze politiche). Per alcuni convinzione che si consolidi nelle istituzioni ottomane una cultura fondata sul massacro. Per altri no, manca un piano di rimozione/deportazione come nel 1915. Da non sottovalutare la questione demografica dopo il 1880: serviva nuovo spazio per i musulmani scacciati dai territori indipendenti. Volontà di assimilare i curdi e costringerli alla sedentarizzazione. Caso armeno: specificità rispetto al nazionalismo delle altre minoranze. Mancanza di radicamento territoriale prevalente in una regione, minoranza in zone dove i propri insediamenti esistevano da secoli, destino a divenirlo sempre di più per le politiche di immigrazione turca nell‟Anatolia orientale e nella Cilicia, identità che da un connotato prevalentemente religioso e culturale rivendica quello della «nazione» così come prevale nell‟epoca di passaggio dal XIX al XX secolo. Man mano che il movimento armeno si radicalizza in senso nazionalista e inizia a rivendicare maggiore autonomia (Dashnak) o addirittura l‟indipendenza (Hnchak), timore del potere ottomano di perdere una parte fondamentale di territorio. Abdülhamid II ritiene gli armeni la minoranza che più può indebolire l‟impero (nemico religioso che vuole debellare). Problema in Cilicia, armeni acquistano terre a discapito di turchi e musulmani (modernizzano l‟agricoltura rendendo l‟area integrata con lo sviluppo europeo, maggiore divario economico con i turchi, accolgono armeni fuggiti dall‟Anatolia). Abdülhamid II = supremazia tradizione islamica contro le leggi di diritto pubblico ora sanzionate dalla Costituzione. Le minoranze islamiche non turche (curdi e circassi) vengono inseriti in un contesto omogeneo, quelle cristiane usate come valvola di sfogo per l‟insofferenza dei musulmani in un‟epoca di riduzione delle risorse e aumento delle disuguaglianze (che poi sono le stesse condizioni degli armeni in Anatolia). Usati per propaganda statale. Violenze contro gli armeni simili a quelle russe contro gli ebrei nei pogrom, ma più estese perché coinvolgono più direttamente le autorità. Ipotesi dei massacri del 1894-96 come reazione a una provocazione armena (cosa totalmente assente dalle fonti dell‟epoca) si sviluppa negli anni 1980, risposta ad una possibile Repubblica socialista armena voluta da Hnchak e da cui sarebbero stati eliminati i musulmani. In realtà pretesto, non vera minaccia. Massacri di Sasun per gli storici armeni inizio del processo genocidario. Vero se facciamo un discorso di odio etnicoreligioso e quindi conflitto ideologico-culturale. Massacri = reazione conservatrice di un regime sempre più debole contro la modernizzazione. Abdülhamid II non vuole eliminare completamente gli armeni, vuole cancellare la nascita dei partiti rivoluzionari e restaurare il sistema dei millet (in opposizione con il processo storico).

Capitolo 2 ― La rivoluzione dei Giovani turchi 2.1 Una nuova ideologia per il XX secolo Nazionalismo contagia la stessa popolazione turca con il nuovo secolo. In parte si intreccia con un programma di ripristino della Costituzione = si uniscono più forze per sconfiggere il sultano. L‟azione dei Giovani turchi si inserisce in un contesto storico preciso: Russia perde contro il Giappone, 1905 rivoluzione; nazionalismo italiano e francese (irredentismo e spinte indipendentistiche), sindacalismo rivoluzionario e tradizione socialista; conflitti nei Balcani; fermenti nazionalistici arabi. Quindi non legato all‟arretratezza dell‟impero. Problema dello Stato moderno, nuovo modello: non riesce a tollerare minoranze forti nei propri confini, quindi politiche di assimilazione oppure di pulizia etnica. In più si diffonde il socialdarwinismo: lotta per l‟esistenza, selezione naturale, emarginazione dei più deboli (minoranze, caste,

5 genere). L‟idea di impero entra in crisi, nuovi obiettivi politici: sovranità popolare, uguaglianza dei cittadini, idea di nazione, partecipazione politica, autodeterminazione. Differenza di fondo nella società ottomana tra XVI e XVIII secolo: ora religione, non più lingua o etnia. Discriminazione religiosa non significa necessariamente persecuzione o repressione. Diseguaglianza legislativa messa in discussione solo a metà „800 con le riforme del Tanzîmât. Pilastri del moderno discorso nazionale: da una parte l‟idea di una terra e di un popolo originari; dall‟altra la convinzione che sia la maggioranza demografica a concedere il diritto a esercitare il potere di autodeterminazione da parte di quel popolo su quel territorio. Abdülhamid II aveva tenta to di offrire una risposta «ottomana» alle sfide del dominio occidentale, cercando di coniugare riforme sociali ed economiche con il mantenimento di una struttura multinazionale in cui rafforzare l‟egemonia turca. Le vittorie dei nazionalismi rendevano sempre più dominata dall‟elemento musulmano e turco la società ottomana. 1889, cinque giovani studenti islamici ottomani fondano un‟organizzazione segreta in opposizione al dominio del sultano Abdülhamid II. Primo obiettivo: rovesciamento del sultano e restaurazione della Costituzione e del parlamento. In breve tempo, la diaspora e il movimento indigeno si unificano dando luogo al Comitato di unione e progresso (İttihad ve Terakki, CUP). Prima metà XIX secolo, comunità armena riconoscimento di “millet leale”, a differenza di greci e slavi. Comunità etno-religiosa, prima identità di religione e il peso della lingua, a volte contrapposizione politica alle scelte del sultano. L‟identità nazionale armena è un concetto d‟importazione, che sorge nella diaspora all‟estero. Solo negli ultimi vent‟anni dell‟800 in Armenia si fa strada un discorso nazionalista. Influsso russo, politica populista e modello organizzativo ribellistico e rivoluzionario. Stereotipi sugli armeni di cui si nutre il nazionalismo turco: economicamente privilegiati, quando il 90% degli armeni è contadino e subisce sfruttamento analogo ai turchi. Stereotipi che si intrecciano con la cultura europea (soprattutto tedesca: in larga maggioranza infatti avevano adottato la tesi della provocazione per i massacri di Sasun). Alcune interpretazioni arricchiscono la tesi della provocazion...


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