Riassunto il senso e le forme 4 e 5 per l\'esame di Letteratura contemporanea PDF

Title Riassunto il senso e le forme 4 e 5 per l\'esame di Letteratura contemporanea
Course Contemporary Italian Literature
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto per l'esame di Letteratura contemporanea per Scienze del Turismo con la professoressa Bernardini...


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Grazia Deledda: la rinascita della Sicilia Grazia Deledda nasce a Nuoro (1871-1936), scrive a Roma la maggior parte dei suoi romanzi (Eliais Portolu (1900) e Canne al vento (1913). Influenzata dal Verismo, si propone di raccontare i paesaggi, la gente e il folclore della Sardegna, evitando il primitivismo (storie selvagge). La sua ottica realista appare del resto alterata da una costante tensione mitico-simbolica: sulle vicende narrate si addensano di frequente presenza oscure, segni indecifrabili, echi di eventi remoti, che conferiscono ai suoi romanzi i toni fantastici e dolenti dell’epos popolare. Tale tratto si avverte soprattutto nelle frequenti descrizioni di paesaggi. La Sardegna è presentata come una terra ancestrale e misteriosa, popolata nell’immaginario collettivo da creature soprannaturali (fate, folletti, spirti). Il modo interiore dei personaggi è dominato da oscure pulsioni per sensi di colpa per delitti commessi molto tempo prima. L’amore appare come una passione cupa che viola le norme sociali. Con l’assegnazione del premio Nobel 1926, la critica sottolinea spesso l’insufficiente qualità letteraria, dato la produzione ambia, frutto di una scrittura istintiva e poco controllata. La vita e le opere:  1871: Nasce a Noro  1888: invia racconti a riviste di consumo, su ultima moda esce il racconto Memorie di Fernanda  1889: Esce il primo romanzo: Memorie di Fernanda  1896: Pubblica la via del Male (recensito da Capuana)  1900: Dopo matrimonio con Madesani si trasferisce a Roma  1900-19: pubblica diversi romanzi: Elias Portolu (1900), L’ombra del passato (1907), Canne al Vento (1913), La madre (1919)  1926: vince premio nobel per letteratura  1927-36: continua a scrivere romanzi fino alla morte Sardegna: la scoperta di una tradizione: La Sardegna da Sabauda a Italiana: Il 1847 segna la fine dell’autonomia della Sardegna, ottengono l’annessione al Piemonte. Con l’Unità d’Italia si aprono nuove prospettive: cresce la popolazione, si sviluppa la scuola, si pubblicano riviste dedicate alla storia e alla cultura. Ci sono dei problemi con l’oppressione fiscale e il brigantaggio e si sviluppa la domanda di come aiutare la Sardegna a uscire dal sottosviluppo (questione sarda). L’esperienza della guerra: Con la Grande guerra i sardi si riconoscono come parte di una nazione, ma anche di un popolo carico di orgoglio regionale e pieno di speranze. Nascono numerose associazioni cooperative di produzione e distribuzione dei prodotti agricoli. Nasce la regione sarda: Dopo aver subito gravi danni nel corso del secondo conflitto mondiale, la Sardegna vede riconosciuto il diritto all’autonomia. Nel 1948 la Sardegna è riconosciuta dalla Costituzione italiana regione autonoma a statuto speciale. La cultura isolana dal fascismo al dopoguerra: Con Deledda la Sardegna e le sue problematiche sociali vengono conosciute nel mondo. Emilio Lusso è interventista e volontario nella prima guerra mondiale e fondatore del Partito sardo d’azione. Nel secondo dopoguerra la cultura isolana riscopre la figura di Antonio Gramsci (Quadri dal carcere). La letteratura sarda di questi anni risente in modo diretto delle condizioni storiche e antropologiche dell’isola: domina spesso una rassegnazione opaca, la convinzione che nessuno può cambiare. Dopo gli anni sessanta: Negli anni Sessanta lo scenario cambia: molti autori si impegnano nel cambiamento, narrando lo scontro fra tradizioni isolane e italiane. Il ritorno all’isola: Anche la Sardegna, come anche la Sicilia, ha una letteratura ricca di narratori che tornano spesso con la memoria alla propria isola, mentre lavorano e vivono in altri luoghi ed esercitano vari mestieri (Franco Sollinas, Marcello Fois). Canne al Vento: Il romanzo Canne al vento esce a puntate dall’aprile al gennaio del 1913 sull’Illustrazione italiana. Nello stesso anno viene pubblicato in volume. Il titolo è una metafora della condizione umana, come le canne in balia del vento, anche gli uomini, preda del destino, devono sforzarsi di resistere aiutandosi gli uni con gli altri. La trama: Nonostante la morte del capofamiglia e delle moglie, Efix, il vecchio vero di casa pinto, continua da decenni a lavorare il podere e a vegliare sulle tre sorelle, ultime erede della famiglia. All’improvviso arriva Giacinto, figlio di’un'altra sorella, Lia, fuggita di casa anni prima per sottrarsi alla tirannia del padre. Fra il giovane e Noemi, la minore delle sorelle, nasce un’oscura attrazione. Ma Giacinto seduce una fanciulla e si indebita per motivi di gioco, portando così disonore e rovina alla casa. Efix cerca disperatamente di porre rimedio alla situazione, sacrificandosi in nome di una colpa commessa tanti anni prima (era stato lui a uccidere il capofamiglia per proteggere la fuga di Lia). Alle fine Noemi accetta di sposare il ricco cugino Don Pedru, risollevando così la situazione familiare. Poco dopo, Efix muore. Analisi del testo: Il paesaggio: La natura viene percepita come una creatura vivente, persino gli oggetti sembrano assumere fattezze umane.

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La rassegnazione di fronte al destino: Si nota un ideale di rassegnata accettazione di un destino interamente delegato alla superiore volontà di Dio. La dimensione fiabesca: Al sorgere della luna, prende vita una popolazione di creature misteriose (folletti, fate, spiriti) Il lirismo: Deledda ricerca spesso sofisticate suggestioni liriche che tradiscono la presenza di un narratore colto.

Sibilla Aleramo: scrittura e impegno

Sibilla Aleramo. pseudonimo per Rina Faccio (1876-1960) è immediatamente percepita dai contemporanei come figura trasgressiva e controversa (forte personalità, impegno politico). Passa dall’anonimato alla notorietà grazie al romanzo una donna (1906). Il romanzo è una rielaborazione letteraria della drammatica esperienza personale della scrittrice, violentata da un uomo e costretta a sposare e da cui riuscirà a separarsi solo dopo un doloroso e difficile percorso. L’opera presenta una struttura semplice ed è divisa in tre parti che corrispondono a tre fasi diverse dell’esistenza e del percorso simbolico compiuto dall’Io verso l’acquisizione di una nuova identità, il percorso è segnato da traumi profondi: violenza sessuale, tentato suicidio. Una volta giunta a Roma, Aleramo si impegna con lo scrittore Cena e approfitta della libertà ottenuta per viaggiare. Lei ha un grande interesse alle problematiche inerenti all’espressione artistica delle donne, su cui interroga Virgina Woolf e Colette. Nel 1978 viene prodotta una riduzione televisiva di una donna e nel 2003 girato un film sulla storia d’amore tra Aleramo e Campana. La vita e le opere:  1876: nasce ad Alessandria (famiglia borghese)  1888: trasferisce a Civitanova  1893: subisce violenza da uomo, costretta a sposarlo, fa figlio  1899: direttrice della rivista: italia femminile  1901: separazione dal marito, gli deve lasciare il figlio  1902: scrive autobiografia  1906: esce La donna  1919: pubblica il paesaggio  1920: scrive poema drammatico: Endimione  1922-24: novella Trasfigurazione e raccolta di prose il mio primo amore  1925: manifesto degli intellettuali antifascisti  1927: romanzo: Amo dunque sono  1929-32: esce Poesie 1912-1928 e romanzo il frustino  1940-43: rivista Primato  1945: pubblica dal mio diario, iscrizione al partito comunista  1947-49: esce selva d’amore (raccolta più importante) e vince il premio versilia Una donna (1906) La trama: I Parte: segue il percorso esistenziale della protagonista da una fanciullezza serena allo sgretolarsi del legame tra i genitori, alla violenza sessuale, al matrimonio infelice con l’uomo che le ha usato violenza per giungere fino alla nascita del figlio e alla scoperta della gioia della maternità. Lo scandalo per un presunto tradimento della donna scatena la violenza del marito, lei tenta di avvelenarsi. II Parte: dopo il tentato suicidio indizia il processo di rinascita. La donna è a Roma, scopre le sue inclinazioni intellettuali, comincia a dedicarsi alla scrittura e si avvicina al movimento femminista. Inizia a lavorare per una rivista femminile, si confronta con altre donne dell’ambito. Il marito è chiamato al paese per lavoro. III Parte: acquista consapevolezza di sé, la protagonista matura la necessità di separarsi dal marito, ma questi la costringe a lasciare il figlio con lui; parte da sola e comincia a concepire il progetto di scrivere un libro in cui raccontarsi. Analisi del testo: La colpa dell’inadeguatezza: l’inadeguatezza derivata dall’aver deciso di sacrificarsi per il figlio, senza riuscire a cancellare le proprie esigenze e la propria identità. L’esempio materno: Madre e figlia si trovano accumunate da uno stesso destino. L’autorizzazione dei figlii: L’io narrante immagina cosa sarebbe successo se avesse potuto conoscere il dolore della sua madre. Maternità e catene: L’io narrante vuole spezzare la catena, non sacrificandosi per il proprio figlio.

Il contesto storico: L’europa tra totalitarismi e guerre mondiali: Il colonialismo e l’ascesa di nuove potenze mondiali: L’espansione delle maggiori potenze europee in Africa e in Asia raggiunge alla fine dell’Ottocento il massimo sviluppo. In Europa, la tensione cresce e porta alla formazione di due alleanze nel 1882: Germania, Austria e

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Italia danno vita alla triplice alleanza, mentre nel 1893 la Francia assicura alla Russia la collaborazione. Nel 1904 Francia e l’Inghilterra stipula una Intesa cordiale, 1907 ci aderisce anche la Russia. La prima guerra mondiale: La polveriera balcanica esplode il 28 giugno 1914, in seguito all’assassinio a Sarajevo dell’erede dell’trono dell’Austria Francesco Ferdinando. Con la vittoria delle potenze dell’Intesa tre grandi Imperi (Austria,Germania e Russia) vengono cancellati, l’impero ottomano si sgretola e in Turchia viene proclamata la repubblica. I trattati di pace di Versailles (1919) determinazioni le condizioni di una profonda instabilità in tutta l’Europa. La nascita dell’Unione Sovietica: Nel febbraio del 1917 lo zar Nicola 2 è costretto ad abdicare e in ottobre i bolscevichi, guidati da Lenin, s’impadroniscono del potere e firmano una pace separata ritirandosi dalla guerra. La rivoluzione bolscevica innesca una sanguinosa guerra civile. Nel 1922 viene proclamata la nascita dell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Conflitti di classe e svolte autoritarie: A causa del pericolo rosso, si forma un fronte anticomunista, sostenuto dalla borghesia, che per ripristinare l’ordine non esista a corpi paramilitari. I primi paesi dove si vedono i movimenti fascisti sono l’italia e la Germania e in Spagna fra il 1936 1939 (Franco). La seconda guerra mondiale: Il 1.09.1939 dopo il patto d’acciaio tra l’Italia e la Germania, e dopo aver stipulato un patto di non aggressione con la Russia, Hitler invade la Polonia. L’ingresso dell’Unione Sovietica e degli USA al fianco della Francia e Inghilterra segna il destino del fascismo. Dopo la resa dell’Italia (8.09.1943) e della Germania (7.05.1945) per porre fine alla guerra nel Pacifico, gli Stati Uniti lanciano la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki e conduce alla resa del Giappone. L’Europa ha perso la posizione dominante.

L’Italia dall’età giolittiana alla seconda guerra mondiale: I conflitti sociali e il divario tra Nord e Sud del paese: Agli inizi del XX secolo, l’alleanza tra i ceti produttivi (borghesia imprenditoriale e classe operaia organizzata) praticata prima dal governo Zanardelli e poi dai vari presidenti presieduti da Giolitti, dimostra l’apertura alle nuove forze sociali. Il triangolo industriale Milano-Torino-Genova raggiunge il livello delle aree più industrializzare d’Europa. Vengono approvate leggi a tutela dell’igiene e della salute. Si approfondisce il divario tra Nord e Sud. Dal 1900 al 1914 emigrano dall’Italia circa 8 milioni di persone. I nuovi orientamenti del governo: Si rafforza il ruolo dello Stato e si accentua la politica protezionista. Le critiche ai metodi di governo di Giolitti coinvolgono tutto lo schieramento riformatore e determinano il passaggio dei socialisti all’opposizione. I nazionalisti ne traggono spunto per propagare una politica estera imperialistica. Nel 1912 viene approvvata la riforma elettorale, che allarga il diritto di voto a tutti i cittadini maschi che abbiano compiuto 30 anni e fatto il servizio militare. Nel nuovo parlamento entra una parte consistente di cattolici e le forze di opposizione di Giolitti. Quando scoppia la guerra, il modello giolittiano crolla, Antonio Salandra diventa presidente del Consiglio. Il nuovo governo cambia le alleanze internazionali e nel maggio 1915 dichiara guerra agli Imperi centrali, guidati di D’Annunzio (intellettuali intervenisti). Al termine del conflitto l’indebitamento dell’Italia con gli Stati Uniti e la GB per i prestiti è enorme. Le lotte sociali e l’inizio del fascismo: La guerra ha favorita un’ulteriore crescita dell’industria. Dal 1919 al 1920 l’Italia è scossa da profonde lotte sociali nelle fabbriche e nelle campagne (biennio rosso). Dopo iniziano gli atti intimidatori di un movimento fondato a Milano nel marzo 1919 da Mussolini: I Fasci di combattimento. Il ventennio della dittatura fascista: Il 24 ottobre 1922 migliaia di fascisti marciano su Roma. Di fronte alla violenza delle camicie nere, il re si rifiuta di mobilitare l’esercito e nomina primo ministro Mussolini. Nelle elezioni del 1924 ottiene il 61%. Tra il 1925 e 26 vengono approvate una serie di leggi volte a conferire tutto il potere al fascismo: Mussolini può governare mediate decreti-legge, senza ricorre all’approvazione parlamentare, i partiti e le organizzazioni di opposzioni sono posti fuori legge; la libertà di stampa e di parola è soppressa. La generazione nata sotto il fascismo non ha pià alcun riferimento culturale o di politico che non sia voluto. Nel 1938 vengono promulgate, sulla scia di quelle naziste del 1935, le leggi razziali. La fine del fascismo e la Resistenza: L’Italia entra nella seconda guerra mondiale per iniziativa personale di Mussolini. Il 25 luglio 1943 Vittorio Emanule III ordina l’arresto di Mussolini. L’8 settembre 1943, quando viene formato l’armistizio di Cassabile, l’esercito italiano si trova allo sbando. Il re abbandona Roma ai nazisti si rifugia a Brindisi. Con l’aiuto di Mussolini viene fondata la Repubblica sociale italiana, l’italia si trova divisa in due. Dopo l’8 settembre gruppi si organizzano per resiste ai fascisti. Sono sostenuti dai liberali ai cattolici, dai socialisti ai comunisti, dai monarchici ai repubblicani, si sono costituiti in un Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). La Resistenza è un fatto del tutto nuovo per l’Italia. Dopo il 25 aprile 1945 l’Italia è divisa: inizia il cammino dell’Italia repubblicana e democratica.

Gli intellettuali e le idee: La cultura delle crisi

La crisi e la grande letteratura europea: All’inizio del 900 si estende in maniera generalizzata la rivolta contro il Positivismo. La società moderna è percepita come un insieme caotico, incomprensibile e ostile, che produce dispersione e angoscia. Si ha una concezione sostanzialmente nichilista. Freud, Bergson e Einstein portano a una rivoluzione epocale. Sigmund Freud rivoluzionava la conoscenza della psicologia umana e l’autocoscienza dell’Io fondando la psicoanalisi. Freud dimostra come il soggetto sia percorso da pulsioni e motivazioni che è in grado di conoscere

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soltanto in parte. Alle motivazioni razionali dell’Io si intrecciano quelle dell’inconscio, nel quale ha un peso decisivo l’esperienza del corpo e della sessualità. Bergson nega che l’idea di tempo abbia un fondamento scientifico-matematico e attribuisce un ruolo fondamentale alla memoria e all’intuizione: il tempo non è successione lineare e progressiva di intervalli oggettivi, ma durata reale, continuità nella quale il passato e il futuro esistono, contratti, nel presente, successione di stati qualitativi che si dispongono e sovrappongono liberalmente nella memoria e nella coscienza, per cui ogni fenomeno è irripetibile, indivisibile e irreversibile. Albert Einstein enuncia nel 1905 la teoria della relatività ristretta e nel 1916 quella della relatività generale, che segnano la nascita della fisica modera. Dopo la rivoluzione simbolista la poesia dà voce alla frantumazione dell’Io, mentre il teatro si pone per la prima volta il problema dell’irruzione della storia sulla scena. Agli inizi del Novecento i movimenti di avanguardia mettono radicalmente in discussione il rapporto con la tradizione e la stessa funzione dell’arte. Li accomuna il senso della frammentazione dell’Io, inserito in una società che nega i valori fondamentali dell’arte. L’arte, verbale o figurativa, rispecchia in una deformazione estrema la società che la produce (Espressionismo, Cubismo, Futurismo) o tenta di ribaltarne completamente i fondamenti. Cultura d’èlite e cultura di massa Le masse entrano nel processo di fruizione della letteratura e dell’arte e impongono progressivamente la creazione di nuovi generi o la commistione tra generi diversi. Gli spettacoli per le masse godono di un successo sempre più vasto nelle grandi città fino al 1914, mentre in seguito il cinema si impone rapidamente come il genere di massa più amato. In letteratura si stabilisce una nuova relazione fra autore, testo e lettore: il pubblico diviene progressivamente sempre più decisivo nelle scelte e negli orientamenti degli scrittori. Nei primi decenni si diffondono progressivamente nuovi mezzi di comunicazione di massa (dal 1921 la radio). Quasi tutti gli intellettuali europei degli anni Trenta vedono nelle comunicazioni di massa soltanto aspetti negativi ed eversivi, che mettono in crisi il loro status e il mondo della cultura. Solo Walter Benjamin ritiene che la riproducibilità dell’opera d’arte comporta la perdita della aura, ma ne consente l’accesso alle masse e alla sua liberazione dal culto estetizzante ed elitario, la sua politicizzazione in senso democratico. L’elite intellettuale si sente messa in discussione.

Letteratura, intellettuali e crisi in Italia

La letteratura nell’età giolittiana: Alla grande crisi europea gli intellettuali e i letterati italiani danno tre soluzioni fondamentali: 1) La ricerca di un sistema che possa ricomprendere la crisi della società moderna in un pensiero unitario in grado di interpretarla complessivamente da un punto di vista culturale e politici secondo Bendetto Croce. 2) L’assunzione della crisi dell’Io come tema centrale della ricerca letteraria: la problematica della modernità e della civiltà industriale e metropolitana europea; possono essere degli isolati (Svevo e Campana), ma spesso non trascurano le relazioni con gli altri gruppi intellettuali (Pirandello e Ungaretti). Quelli meno avanzati ripetono tematiche della cultura d’élite (i poeti crepuscolari). 3) La scelta di un impegno politico-culturale dalla forte connotazione etica nella vita sociale, anche come antidoto alla caoticità e all’incomprensibilità di un mondo che sembra schiacciare il soggetto. È la soluzione scelta da tutti gli intellettuali che si raccolgono intorno alle riviste, letterarie e politico-culturali. Gli intellettuali vivono la crisi del soggetto come risolubile principalmente nel fare e si distinguono in sinistra e destra.

Gli intellettuali italiani non socialisti sono impegnati da tempo in una battaglia feroce contro il Positivismo. Nel 1902 esce l’Estetica di Bendetto Croce. Parallelamente, Croce pubblica una rivista destinata a segnare per decenni il dibattito culturale, La Critica (1903-1944). Tutta la cultura della penisola nel primo ventennio è idealista o si richiama all’Idealismo di Croce. Alla Critica di Croce si affiancano numerose riviste, edite a Firenze, che esprimono una forte carica antipositivistica, antisocialista e antigiolittiana, anche con grande violenza verbale: il Regno (19031906), Leonardo (1903-1907) e Hermes (1904-1906). Di lì a poco Croce è ricercato come padre nobile da Giuseppe Prezzolini (1882-1982) direttore di una nova rivista La Voce (1908-1916). La Voce intende far nascere un Partito degli intellettuali che possa ridare un peso sociale a un ceto intellettuale in crisi. Con il giolittismo il nemico comune degli intellettuali delle riviste, come di D’Annunzio prima e di Mussolini poi, è la democrazia: sono e...


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