Riassunto Il tempo del mondo volto in novella PDF

Title Riassunto Il tempo del mondo volto in novella
Course Letteratura italiana 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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Riassunto del libro 'il tempo del mondo volto in novelle'...


Description

Un orrido cominciamento e le architetture della salute Lo spazio, il tempo e il movimento degli uomini e delle cose costituiscono la fisionomia del libro, un disegno narrativo che traccia le coordinate del macrotesto novellistico. Lo si coglie nelle tre novelle iniziali che aprono la prima giornata, e nell’ultima: lo spazio e il tempo sono caratterizzati da personaggi e culture diverse che si confrontano sulla differenza delle loro storie e delle loro fedi, pur sempre delineate dai capricci della fortuna che gestisce la vita degli uomini. La fortuna, pur essendo imprevedibile, offre una sorprendente riserva di occasioni da cogliere al volo e da raccontare, in quanto cose nuove e umane (per questo la commedia, sullo stile della “Divina” di Dante, viene definita umana). Protagonista dello spazio è il mare (soprattutto il Mediterraneo), anch’esso legato alla Fortuna: esso può elargire premi nel momento in cui diventa allegoria di un’aspettative nuova per il futuro, o punire per esorcizzare antiche convinzioni. Alla dilatazione dello spazio corrisponde quella temporale; la cronologia interna delle novelle parte dell’epoca antica di Roma e Atene, attraversa un itinerario medievale e raggiunge la società fiorentina contemporanea a Boccaccio; idealmente rappresenta l’intera storia della parabola umana. Ma la vera innovazione strutturale del novellare boccacciano sta nell’armonizzazione del piacere e dell’utile (dove il piace sono le novelle e l’utile la cornice). Altra innovazione è quella data dall’utilizzo di una cornice, che vuole giustificare la ragione del narrare della brigata fiorentina. L’intento è riscattarsi dall’orrido cominciamento, sia attraverso i toni che attraverso la sostanza. Alla peste, e quindi allo scenario generale di morte e sofferenza di Firenze, si contrappone lo svago, la danza e il canto poetico; attività che si svolgono in un locus amoenus, ovvero la campagna e il giardino. La campagna rappresenta la provvisoria cancellazione della realtà esterna, di ogni notizia “funesta” proveniente dall’esterno rispetto a questo piccolo giardino dell’Eden. Il Decameron si misura con l’intera tradizione della narratio brevis (come ad esempio l’exemplum o il fabliau); l’intenzione di Boccaccio è quella di raccontare cento novelle riusando, cambiando o parodiando le forme più utilizzate del racconto, portando la narratio brevis al suo momento più alto di sviluppo: questo sviluppo si avvicina al genere del romanzo moderno. Deus absconditus: le fedi, il tempo e l’umiltà del male Un tema predominante del Decameron è quello del “Dio nascosto”, come nascosta è la verità delle cose e la ragione che genera le vicende umane. La triade iniziale delle novelle mette in scene fedi esercitate non in chiave dogmatica ma come risposta a necessità concrete. L’ambiente prescelto per la triade iniziale è quello della ricchezza mercantile: sono gli avvenimenti umani di questo mondo materiale che creano distanza fra la vita terrestre e la volontà divina. Il tema principale della triade iniziale è dunque la fede: le questioni epocali del conflitto fra i grandi credi medievali vengono affrontati comicamente. Ad esempio, la giullaresca performance di Ser Ciappelletto entra in conflitto con la sua santificazione: è paradossale vista l’indole del notaio, incline alla violenza e alla frode. Ser Ciappelletto è distante dal Cielo, ma riesce ad ingannare il frate che lo confessa in punto di morte e i devoti che lo venerano post-mortem. Nella seconda novella, quella del giudeo Abraam, è la benignità divina a gestire il destino umano. Il racconto ha come tema la disputa teologica e la salvezza di chi, come Abraam, crede nel Dio sbagliato – come afferma il suo amico Giannotto. Abraam decide quindi di visitare Roma, per vedere il Papa (vicario di Cristo) e toccare con mano la religione cristiana. Ciò che Abraam vede è un clero corrotto, le cui cattive azioni sono mascherate dalla Chiesa stessa; la conclusione a cui giunge è che la fede cristiana, nella sua dimensione metafisica, è vera e giusta, ma non lo sono le gerarchie ecclesiastiche mondane. La terza novella è quella dell’ebreo Melchisedech, che si svolge sempre all’interno del mondo mercantile e ha come

tema la disputa fra le tre fedi monoteiste più importanti, ovvero quella cristiana, ebrea e musulmana. Particolare è la caratterizzazione atipica di Melchisedech, che da usuraio avaro viene presentato come uomo saggio e stimato. Il Saladino, dopo aver consumato il proprio patrimonio, vorrebbe chiedere un prestito a Melchisedech ma, ritenendolo troppo avaro e quindi non disposto a prestargli il denaro necessario, gli tende un tranello logico- discorsivo il cui scopo è far risaltare l’inadeguatezza delle parole di un uomo saggio in termine di fede. Ma Melchisedech, grazie alla propria intelligenza, riesce a modificare la situazione di partenza narrando la parabola dei tre anelli. Questa novella comincia con un motivo particolare, ovvero il valore esemplare di un sovrano d’Oriente, che sarà ripreso anche nell’ultima giornata con la novella di Messer Torello. L’odore del romanzo Il Decameron è il mezzo tramite cui Boccaccio organizza in una struttura complessa ed inedita per il suo tempo i motivi tipici del romanzo greco (l’amore ostacolato, i viaggi, le peripezie e la finale salvezza dell’unione amorosa), filtrati attraverso la rielaborazione del romanzo medievale. Boccaccio utilizza uno spazio dilatato con i grandi scenari del viaggio e delle avventure pericolose, interessandosi al romanzo classico ed integrando i motivi della società mercantile. L’autore narra cose nuove, reali, che attingono direttamente dall’esperienza umana quotidiana: per questo si esprime attraverso più stili, in maniera multiforme e contrastiva, affrontando ugualmente i temi del bene e del male, della verità e dell’errore. Il Decameron si presenta pluri-discorsivo e pluristilistico, come il romanzo moderno. Le caratteristiche delle novelle boccacciane di tipo romanzesco sono; 1) Struttura non incentrata su un episodio unico ma costituita da un complesso di vicende. 2) Moltiplicazione degli spazi e delle azioni sceniche, come ad esempio accade nelle novelle della seconda giornata, in cui molti sono i viaggi e le avventure a sfondo marittimo. 3) Uso di un tempo lungo del racconto, che giustifica la maturazione e la crescita del personaggio. 4) Capacità di rappresentare un mutamento progressivo e profondo, che i personaggi sperimentano con la Fortuna e grazie alla loro industria, ovvero l’ingegno che permette di dominare i capricci della sorte. 5) Carattere pluristilistico e pluri-discorsivo della narrazione, che produce una contaminazione di più generi tradizionali, sottoposti ad un trattamento parodico. Boccaccio si ispira anche all’antico romanzo di prove, rappresentabile tramite il grafico: A → B [o + p] → C Dove A è l’unione amorosa, B la rete di ostacoli e peripezie che i protagonisti affrontano e C il ristabilimento dell’ordine iniziale. L’utile, la corsa, la fortuna Il conflitto fra industria e fortuna vede quasi sempre vittoriosa la tirannia della fortuna. Le novelle sono la forma narrata di quell’ordine sconosciuto che fa muovere la fortuna, che causa avventure misteriose e la mobilità dei casi umani. Boccaccio afferma che è da stupidi pensare che la Fortuna sia cieca; essa come la natura ha un ordine di segni, di accadimenti umani, che produce affinché siano letti e raccontati. L’amore può competere con la fortuna, come succede per esempio nella novella di Federigo degli Alberighi; qui l’amore è l’unica grande arma capace di fronteggiare vittoriosamente la Fortuna, di contrastarne la dittatura e la sua irrazionalità. Come si ritorna (se si ritorna) da una prova La novella di Arrighetto Capece segue una struttura diversa da quella canonica. {A1 → B1 [o + p]} + {A2 → B2 [o + p]} → C dove: il più unisce più blocchi di vicende; A1: Arrighetto Capece vive con sua moglie Beritola e suo figlio B1o: I conflitti fra Manfredi e Carlo d’Angiò mettono a rischio la vita di Arrighetto B1p: Dopo il suo imprigionamento, Beritola fugge. Durante il viaggio verso

Napoli suo figlio maggiore e il suo bambino appena nato vengono rapiti; lei fa naufragio a Ponza dove inizia a vivere con dei caprioli in una grotta. Mesi dopo Corrado Malaspina la trova, ne ascolta la storia e la conduce con sé a casa. Nel frattempo il figlio più grande fugge da Genova, dov’era stato condotto dopo il rapimento, e finisce al servizio di Corrado Malaspina. A2: Il figlio maggiore si innamora di Spina, figlia di Corrado. B2o: I due vengono scoperti e imprigionati. C: Si scopre la vera identità del ragazzo, che si ricongiunge alla madre e posa Spina. Corrado trova anche il figlio minore e Arrighetto, ricostruendo la famiglia Capece. Nel Decameron dunque una novella di misura esigua può avere le risorse tipiche di un disegno romanzesco. Beritola costituisce un’eroina, contrariamente a Riccardo, un falso eroe, che non supera la prova posta dinanzi a sé e non riesce a riconquistare la moglie Bartolomea (giornata 2, novella 10). Declinazioni della “mattezza”: il riscatto di Cimone Nel Decameron legate si presentano la “pars destruens” dell’ideologia boccacciana dell’esorcizzare la bestialità e la “pars costruens” dell’amore vissuto come scoperta dell’intelletto. Nel rapporto con la pazzia, l’eros funziona come medicina. Si parla di pazzia nei piani bassi dell’umanità, ed è legata alla meschinità e alla bestialità; nei piani alti si tratta di follia (riferimento al fol’ amor romanzo), soprattutto se legata a questioni amorose. Un esempio di questa grande follia d’amore è quella fra Ghismonda e Guiscardo. I “trastulli” di eros e della Fortuna: Alatiel Alatiel (giornata 2, novella 7) viene dal mare: è una metafora del desiderio represso dell’Occidente, che sintetizza il rapporto con le meraviglie dell’Oriente e del Mediterraneo. Alatiel viene da quel mare patria del romanzo occidentale; mare che è quasi un personaggio, poiché interagisce con il destino dei personaggi. Il racconto di Alatiel inizia fatalmente: mentre è in viaggio per raggiungere il suo promesso sposo, la sua nave naufraga e tutto l’equipaggio muore. Tramite una scialuppa di salvataggio, Alatiel approda a Maiorca: sola, deve misurarsi con gli “umani desideri”, segnati tutti da una fine funesta. Ognuno dei primi quattro amanti sopprime quello che lo ha preceduto nel possesso del corpo di Alatiel. In una versione mercantile del mondo, la ragazza è merce di scambio, perde la propria identità per diventare moneta. Alatiel continua a muoversi per i porti del Mediterraneo: il mondo è privo di barriere morali ed è unito dal desiderio, che supera gli ostacoli di cultura e fede per raggiungere il possesso. Lo schema narrativo di questa novella è: {A → B [o + p1 + p2 + p3 + p4 + p5 + p6 + p7 + p8 + p9]} → C [o + p] A: Alatiel è promessa in sposa al re de Garbo, perciò parte per raggiungerlo B: Una tempesta distrugge la nave di Alatiel; lei si salva e approda a Maiorca p1: Un uomo ospita Alatiel nel suo palazzo e cerca di sedurla; la prima volta si rifiuta, ma una volta scoperto il piacere cede più volte. p2: Il fratello del primo amante s’innamora di Alatiel, e uccide il fratello per averla p3: Due genovesi si innamorano di Alatiel: uccido l’amante precedente, dopodiché se la contendono. Uno muore, l’altro gode della consolazione della donna. p4: Il principe di Morea conosce Alatiel, se ne innamora: la accoglie in casa e la tratta come una moglie. p5: Il duca di Atene fa sopprimere il principe, abusando di Alatiel e trattenendola con sé come concubina. p6: Il figlio dell’imperatore di Costantinopoli s’invaghisce di Alatiel e la rapisce portandola con sé. p7: Il re dei Turchi la rapisce a sua volta, sposandola. p8: Il re dei Turchi muore e la ragazza viene affidata ad Antioco; i due s’innamorano. p9: Antioco muore di malattia e affida la ragazza ad un suo amico: i due diventano amanti. Alatiel incontra un vecchio collaboratore del padre che l’aiuta a tornare in patria. o: Alatiel torna dal padre e racconta alcune false disgrazie. p: Alatiel afferma di aver vissuto in un monastero. C: Alatiel raggiunge Alessandria e sposa il re del Garbo, fingendosi ancora vergine.

Poesia e desiderio Posizione speciale occupa il tema della forza naturale dell’amore; esempio importante è contenuto nella celebre autodifesa che Boccaccio inserisce nell’introduzione alla quarta giornata. Egli ritiene di dover fronteggiare le critiche rivolte alle sue novelle già note e circolanti. Dopo aver elencato i capi d’accusa, propone una novelletta non intera, senza conclusione; un ragazzo, che con suo padre ha sempre vissuto da eremita, un giorno va in città: alla vista della bellezza femminile, pur non sapendo cosa sia una donna, prova naturalmente del desiderio. Il corpo è la prima espressione reale della dimensione umana; partire dal corpo, e quindi dal basso, significa arrivare al Cielo all’origine di tutto – origine del corpo stesso. A chi lo sollecita a stare con le Muse piuttosto che con le donne, dà una risposta anche qui legata alla corporeità: le Muse sono donno, e fisicamente assomigliano ad esse. Eros, nobiltà e colpa: Ghismonda e le altre La quarta giornata si apre tragicamente con la novella di Tancredi e Ghismonda, che vede da un lato l’amore negato a causa della disparità sociale e dall’altro un amore morboso e quasi incestuoso di un padre nei confronti della figlia. Tancredi preferisce tenere la figlia con sé; lei rivolge invece le sue attenzioni a Guiscardo, valletto del padre, dando inizio ad una relazione segreta. L’ultimo incontro intimo fra Ghismonda e Guiscardo si consuma inconsapevolmente sotto gli occhi del padre, presente nella stanza ma nascosto alla vista dei due, che resta in silenzio fino alla fine. Mentre la sorte di Guiscardo è già decisa, quella di Ghismonda resta per Tancredi un’incognita; ma Ghismonda, intuendo le intenzioni del padre, inizia a premeditare il proprio suicidio. E così sarà. Il tema della morte comune per amore è occasione di contaminazione fra i grandi modelli del passato (Paolo e Francesca, Tristano e Isotta); ma i motivi tipici vengono contaminati da un messaggio sociale che vede al centro l’esaltazione della nobiltà d’animo di Guiscardo malgrado appartenga ad un ceto sociale inferiore. Nel Decameron il motivo della forza naturale dell’amore è legato a quello della nobiltà: ma getta anche le basi per un percorso che possa cambiare i destini conflittuali degli amanti nella disparità sociale. La forza dell’amore è capace, con l’occasione, di mutare l’animo di uomini e donne divisi dal ceto sociale, magari grazie ad un grande gesto. Lo spazio del riso Il Decameron è un catalogo di storie e personaggi portatori di funzioni emblematiche legate alla sfera del riso, ovvero con la dimensione performativa del comico. È nella natura complessa e mutevole del riso che possiamo percepire la direzione dell’opera, ovvero la visione della condizione umana e la sua rappresentazione. Il riso di Boccaccio non è destinato semplicemente ad un esito comico; può essere un riso inquietante e grottesco, o addirittura sentenzioso, che denuncia e punisce platealmente. Im molte novelle boccacciane convivono due registri opposti: quello tragico e quello comico; è lo spettro della fine, della peste, che confonde riso e pianto. Il riso ristabilisce la propria primazia, come succede nella quarta giornata quando Pampinea trasgredisce la regola della coerenza tematica e narra la storia di Frate Alberto, per risollevare gli umori delle ascoltatrici dopo la tragedia di Ghismonda. Il riso è il rimedio all’angoscia, capace di passare da un’impostazione tematica segnata da un esito mortale ad un registro ibrido, a metà fra l’ironia e il polemico-satirico. Il riso quindi non s’incontra solo nelle novelle di beffa della settima e ottava giornata, ma è un elemento strutturale dell’opera che la attraversa completamente. Ricostruire il mondo in forma di racconto mettendo in pausa la morte si può fare, a patto che il riso, simbolo di liberazione e rinascita, diventi la vita della parola narrante.

Retoriche antifrastiche La vicenda esistenziale di Berto della Massa, “uomo di scellerata vita”, è calata fin dall’inizio in una dimensione drammatica. Pampinea narra il passato di quest’uomo, che ha compiuto molte brutte azioni nella propria città (Imola); per questo decide di farsi frate e si trasferisce a Venezia. Qui conosce Lisetta, una donna veneziana vana e stupida. Attraverso questa novella, Boccaccio mette in primo piano i motivi più ricorrenti della polemica religiosa. Frate Alberto inganna Lisetta, dicendole che attraverso un sogno dal Cielo, l’Angelo Gabriele si è detto innamorato di lei e che ha affidato al frate stesso il compito di incarnarlo in forma umana per poterla incontrare. L’azione parodica si svolge sullo sfondo biblico e sui riferimenti teologici: il piano orchestrato dal frate per diventare mediatore dell’Angelo Gabrile si configura come una grottesca banalizzazione dell’Annunciazione; un altro riferimento ai Vangeli avviene in senso rovesciato: all’umiltà della Vergine Maria, che si ritiene indegna, si contrappone il vuoto narcisismo di Lisetta. Lisetta e il frate intrattengono vari rapporti sessuali, fino a quando non vengono scoperti; il frate scappa tuffandosi nel canale dalla finestra, e viene recuperato da un “buon uomo”, che lo riconosce e, essendo anche a conoscenza delle malefatte dell’uomo, decide di dargli una punizione esemplare. Lo maschera, essendo Carnevale, e lo conduce a Piazza San Marco: qui, dinanzi alla folla, ne rivela l’identità. Un richiamo alla crocefissione di Gesù; ma l’elemento comico sta nel fatto che la folla violenta inveisce contro la parodia di un martire. Agiografia e parodia: Frate Cipolla La novella di Frate Cipolla (giornata 6, novella 10) rilancia il motivo comico della retorica fratesca e della satire sul culto delle reliquie. Frate Cipolla è il miglior brigante del mondo e un gran retorico, che va a Certaldo per mostrare ai contadini certaldini una santissima reliquia, ovvero una penna dell’Angelo Gabriele ricevuta in dono durante un viaggio nelle “sante terre d’oltremare”. Questa novella ospita un gioco di specchi per quanto riguarda le beffe: due amici burloni di Frate Cipolla, in un momento di distrazione del servo che dovrebbe sorvegliare la falsa reliquia, la sostituiscono con dei carboni. Nel giorno fissato per la predica, Frate Cipolla si accorge solo all’ultimo momento della sostituzione e, senza scomporsi, inizia il resoconto di un viaggio fittizio che giustifica la presentazione di una nuova reliquia: i carboni su cui è stato arrostito San Lorenzo. Questo scambio deve essere necessariamente un segno divino, per organizzare una degna e tempestiva onoranza visto che mancando due giorni al dieci agosto. Il discorso di Frate Cipolla ha le credenziali di un trucco giullaresco recitato sulle movenze del dramma sacro; le parole sono saggiamente pesate nel racconto del viaggio in terre sconosciute, racconto che mischia termini inventati e volutamente ironici (i paesi di Truffia e Buffia) a frammenti della storia della vita dei santi, per legittimarlo. I contadini cadono nel tranello del Frate; la novella si conclude con una risata dei due burloni, che “celebrano” la bravata de frate e la sua mancata punizione. È una narrazione impegnata nella denuncia del carattere fraudolento dei fratelli antoniani; il culto delle reliquie false era molto comune nel Duecento e nel Trecento. Zimbelli decameroniani: il ciclo di Calandrino Nell’ottava giornata del Decameron, dedicata alla beffe, appare la prima novella calandriniana – che sarà seguita da altre tre. La vittima delle beffe è appunto Calandrino, pittore fiorentino realmente esistito nel primo Trecento. Egli è stolto ed ingenuo; la sua stupidità risiede nella sua inconsapevolezza, nel suo non rendersi conto di ciò che gli accade intorno. È questa

inconsapevolezza che rinsalda la complicità antigerarchica: unifica gli ascoltanti-ridenti contro le insufficienze di Calandrino. Detronizzare e punire: il Carnevale e la Quaresima di Maestro Simone La settima giornata del Decameron è interamente occupata dai racconti di beffe, beffe inevitabilmente fatte ai danni degli sciocchi mariti (come quella di Peronella); nella giornata successiva però, onde evitare di mettere in cattiva luce solo il genere femminile, viene decretato che le beffe...


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