Riassunto LA Storia DI ELSA Morante PDF

Title Riassunto LA Storia DI ELSA Morante
Author davide sperandei
Course CULTURA ITALIANA
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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RIASSUNTO LA STORIA DI ELSA MORANTE Ida Mancuso è un’insegnante vedova di trentasette anni che vive a Roma. I suoi genitori avevano fatto entrambi lo stesso mestiere e si erano conosciuti a Cosenza, città natia del padre Giuseppe Ramundo, dove Nora Almagià, originaria di Venezia, aveva ottenuto grazie ad un concorso una cattedra.Dopo la nascita di Ida, avvenuta nel 1903, nulla di significativo accade in questa famiglia che custodiva con cautela qualche segreto importante: la madre, preoccupata dalle persecuzioni raziali, che si stavano già manifestando in Europa, provava a nascondere la sua origine ebrea cambiando la pronuncia del proprio nome, svelò la verità solo al marito e alla figlia, che per precauzione lei e i marito fecero battezzare; Alfio, amante dell’anarchia, aveva il vizio del bere che l’avrebbe portato in seguito ad una cirrosi e poi alla morte, e la figlia Ida soffriva di disturbi che la facevano svenire, ma che con il passare del tempo, così come il dottore aveva assicurato suo padre, dovevano svanire del tutto. Sin dall’inizio, Ida fu una bambina che non si fece notare molto. Era di intelligenza mediocre, ma diligente, riuscì a conseguire una laurea magistrale. Molto presto si ritrovò sposata. Ai genitori piacque molto Alfio Mancuso, un commesso viaggiatore di origine siciliana che Ida usava paragonare al padre al quale assomigliava molto. Dopo il matrimonio, la giovane coppia si trasferì a Roma, dove il marito fece ottenere a Ida, grazie a delle sue conoscenze, una cattedra in una scuola della capitale. Dopo quattro anni di matrimonio, Ida partorì Antonio (Nino) che prese il nome del nonno paterno morto nel terremoto 1908. La madre e il figlio furono però destinati a rimanere soli. Il padre di Ida morì per primo, subito seguito dall’amico Antonio, partito per fare affari nei nuovi territori conquistati dall’Italia nell’Africa e Nora Almagià, ormai vecchia, cominciò ad essere tormentata dall’idea delle persecuzioni fatte agli ebrei e morì in circostanze sospette, apparentemente annegata. Nell 1941, in un giorno del mese gennaio, tornando a casa dal mercato, Ida già preoccupata dai nuovi decreti che riguardavano gli ebrei, trovò alla porta del condominio Gunter, un giovane soldato tedesco che sostava a Roma per poche ore ed era in cerca di un bordello. Il soldato seguì Ida nell'appartamento e la violentò; la donna visse però l'evento in uno stato di stordimento poiché il vecchio malore dal quale era stata affetta nell'infanzia le fece perdere la conoscenza per qualche instante. La donna scoprì dopo qualche giorno di essere rimasta incinta, ma tenne la gravidanza segreta e quando le prime doglie si fecero sentire, andò a partorire in casa di una levatrice conosciuta nel Ghetto degli ebrei. Decise di chiamare il figlio come il nonno, cioè Giuseppe, disse a Nino di averlo trovato per strada e l'ammoni di mantenere il segreto sull'esistenza del neonato presso casa loro, ma il ragazzo capì che Giuseppe era infatti suo fratello e se ne innamorò. Portò a casa il cane Blitz e Ida non poté non accettare visto che lei aveva portato in casa il neonato. Nino divenne un fascista fervente, ma solo perché la cosa andava di moda, marinava la scuola ed e molto ribelle. Un giorno mentre Ida era a scuola, portò segretamente a spasso il fratellino che a una sua domanda rispose di chiamarsi Useppe, ed e così che tutti lo chiamarono in seguito. Il ragazzo riuscì in seguito a farsi accogliere in un battaglione di Camicie Nere e partì verso il Nord. Mentre erano fuori per fare la spesa, Ida e Useppe furono sorpresi dai bombardamenti e rincasando videro la loro il casa distrutta, casa nella quale avevano lasciato rinchiuso alla partenza il cane Blitz. Essendo diventati dei senzatetto, Ida trovò alloggio in un camerone allestito per gli sfollati a Pietralata. Qui incontrarono: Giuseppe Cucchiarelli con i canarini Peppiniello e Peppiniella, la gatta Rossella e una famiglia napoletana numerosissima chiamata i Mille, famiglia dalla quale facevano parte anche Carulina e le sue figlie Celeste e Rosa. Nello stanzone di Pietralata si presentò un giorno Carlo Vivaldi, un giovane molto provato dalla fatica e forse malato che destò dei sospetti fra i coinquilini poiché era molto scontroso e riservato. La notte piangeva e aveva degli incubi che lo facevano parlare nel sonno o addirittura gridare. Una notte, con grande sorpresa, Ida rincontrò Nino nello stanzone degli sfollati che era venuto con l'amico Quattropunte a visitarla. Il ragazzo aveva dimenticato

del tutto le sue prime simpatie fasciste e ed era diventato partigiano, prendendo il nome di Assodicuori. L'arrivo dei due rallegrò molto il vecchio Giuseppe Secondo, che decise di unirsi ai giovani partigiani. Inoltre, durante la serata, Nino riuscì a far parlare lo scontroso Carlo Vivaldi, che confessò di chiamarsi in realtà Davide Segre, di essere ebreo e raccontò la sua fuga da un lager dove i tedeschi l'avevano rinchiuso poiché era anarchista e propagandista. Andati in città per svolgere le stesse faccende e procurarsi dei viveri, Ida e Useppe giunsero per caso alla stazione Tiburtina, dove videro i treni nei quali gli ebrei che erano stati evacuati dal Ghetto di Roma, e caricati con la direzione Auschwitz. Ida, sorpresa dalla disperazione di una 2 madre scampata all'arresto, che pregava di salire sul treno insieme alla famiglia, le confessò di essere anche lei ebrea. Davide Segre ricevette da un amico una lettera che gli annunciava la morte della sua famiglia. Decise di unirsi alla Libera, la squadra partigiana di Nino, anche se all'inizio aveva dichiarato di essere anarchista, quindi contro la violenza. Scelse il nome di Piotr. Un giorno, Nino venne a Pietralata per trovare Useppe e così come gli aveva promesso, lo portò con sé al nascondiglio dei partigiani. Useppe conobbe la giovane fidanzata del fratello, Maria, che insieme alla madre collaborava con i partigiani. Lo stanzone degli sfollati rimase per qualche tempo quasi vuoto dopo la partenza dei Mille che erano ritornati a Napoli, ma dopo poco tempo un'altra famiglia arrivò per occupare il camerone. Muoiono i partigiani Mosca e Quattropunte. Giuseppe Secondo, cioè Mosca, anche se torturato non tradisce i partigiani e lascia tutti i suoi beni a Ida. Si tratta di diecimila lire che Ida trova, secondo le indicazioni del vecchio, nascosti nel materasso. I tedeschi uccidono anche Maria e sua madre. Durante una perquisizione trovano in casa loro delle armi, ubriacano le donne, le violentano e le portano al nascondiglio dei partigiani, già abbandonato a loro insaputa, e le fucilano. Nel frattempo, Ida trova un nuovo alloggio per lei e per il figlio e affitta una camera nella casa dei Marocco, una famiglia che aveva trovato grazie ad una conoscenza. La maestra occupò la camera del figlio Giovannino, morto in Russia, ma che i famigliari si ostinavano a credere ancora vivo. I Marocco sono inoltre visitati da Santina, una vecchia prostituta che legge le carte per i membri de la famiglia, riaccendendo in questa maniera le speranze dei parenti di rivedere il figlio tornare sano e salvo a casa. Per procurare il cibo a Useppe, Ida contravvenne ai suoi principi e rubò del cibo, cominciò inoltre a trasgredire la sua salute e a saltare i pasti per poter nutrire il suo piccolo. La donna non ebbe più notizie di Nino, finché un giorno Davide Segre si prsentò dai Marocco e chiese a Ida il recapito dell'amico, perché aveva saputo che questo si trovava a Roma. Il giovane si rese però conto che Ida non se sapeva niente e se ne andò in fretta dalla prostituta Santina. Pochi giorni dopo la visita di Davide Segre, arrivò dai Marocco anche Nino e in una discussione con la madre accennò di sapere il segreto delle sue origini ebree. A guerra conclusa, dai oltre mille deportati ebrei, ne tornano a Roma solo quindici. Useppe vide nei giornali delle foto che raffiguravano scene di guerra e dei campi, ma anche le foto di Mussolini ucciso. Il suo sguardo cambiò e cominciò ad avere degli incubi che lo fecero svegliare la 3 notte o parlare nel sonno. Preoccupata, Ida lo portò da una dottoressa che gli prescrisse dei medicinali che all'inizio placarono i disturbi del bambino. Tornano a Roma, dopo una visita alla casa paterna rimasta vuota a Mantova, Davide Segre scopre che Santina era stata uccisa dal proprio mezzano, Nello D'Angeli, e affitta la sua casa. Poiché Ida si era trasferita da qualche tempo in via Bondini, Nino venne per pochi giorni a vivere con la famiglia, fatto che rallegrò Useppe e la madre, che sperava che la situazione diventasse definitiva. Il giovane aveva portato con se Bella, una canga di grossa taglia, ma dovendo partire di nuovo, la lasciò con Ida e Useppe. Quando le scuole si riaprirono Ida portò Useppe con sé, ma il bambino creò per la prima volta problemi, non si adattò al nuovo ambiente e la madre si vide obbligata a lasciarlo al asilo nido della stessa scuola, ma anche lì il bambino ebbe dei problemi di comportamento, scappò più volte cosicché Ida, non avendo altra scelta, lo lasciò a casa con la nipote della portinaia. La notte del 16 novembre, Useppe ebbe il primo attacco di epilessia e qualche giorno dopo Ida viene a scoprire che Nino era morto in un incidente stradale nel quale era stata coinvolta la polizia. Il giovane si occupava di contrabbando. Ida ne risentì moltissimo, ebbe l'impressione di rivedere il figlio morto quando passa per la strada. Riuscì omunque a mantenere il segreto della morte a Useppe, per non sconvolgergli la vita. La cagna Bella cominciò ad accompagnare Useppe nelle sue passeggiate. I due scoprirono un posto bellissimo in riva al fiume, posto che diventò la meta delle loro solite passeggiate. Lì incontrano anche Scimò Pietro, un ragazzo scappato dal riformatorio che si era costruito la una capanna e

un giorno, in una delle loro solite passeggiate, la coppia incontrò Patrizia, la fidanzata di Nino che presentò ai due Ninuccia, la figlia del defunto, e quindi nipote di Useppe. Preso da un attacco, Useppe cade nel fiume ma e salvato da Bella che lo tira fuori dall'acqua. Mentre tornano a casa, Useppe incontra Davide Segre e lo invita a pranzo il secondo giorno. Il giovane non viene, però Useppe andò a trovarlo, ma fu scacciato con brutalità dal giovane che faceva degli sforzi per resistere alla tentazione di prendere la morfina, dalla quale era ormai dipendente. Morì per overdose lo stesso giorno. La notte seguente Useppe ebbe un altro attacco che durò più del solito. Ida si spaventò e lo riportò dal dottore che gli consigliò di diminuire la dosi del farmaco che il bambino già prendeva. Durante una riunione del corpo professorale Ida, che non aveva potuto lasciare Useppe in compagnia della stessa balia quel giorno, ebbe uno strano presentimento che la fece correre a casa dove trovò il figlio morto. A tale vista, Ida impazzì e fu ricoverata in un ospedale psichiatrico nel quale visse ancora per nove anni. In quest'ospedale il narratore anonimo della storia la incontra....


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