Riassunto libro \"Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo\", Silvia Kanizsa, Sergio Tramma PDF

Title Riassunto libro \"Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo\", Silvia Kanizsa, Sergio Tramma
Course Pedagogia generale i con laboratorio
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Riassunto del libro "Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo" a cura di S. Kanizsa e S. Tramma...


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RIASSUNTO di: “Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo A cura di Silvia Kanizsa e Sergio Tramma ” Premessa di chi ha scritto il riassunto: questo riassunto va visto come una sintesi molto stringata del testo. Non ha nessun valore se prima non si studia con attenzione il testo originale. Dal testo ho preso la maggior parte delle frasi attuando un taglia cuci per restare il più attinente al testo; gli autori però non li ho citati tutti. Ho mantenuto l’organizzazione a capitoli del testo originale per agevolare gli approfondimenti o le verifiche. Federico

Capitolo 1: La definizione dell’oggetto di studio 1. L’educazione e le sue possibili letture Educazione necessità vitale volta ad inserirci nella società. Questo implica da subito una sua parzialità poiché deve essere adattata non solo ai protagonisti attuanti e riceventi ma anche al tipo di società a cui si applica. Il termine educazione deriva dal latino e-ducere: trasferire da un luogo all’altro. Ha assunto vari significati nel tempo. Ha tre fondamentali caratteristiche che ne triangolano la funzione: adattiva, ossia spontanea; intenzionale, ossia diretta e progettata su scopi precisi e soprattutto normativa, quella parte dell’educazione atta ad impartire regole e norme di comportamento sociale. Importante da sottolineare: se da un lato possiede una vocazione conservatrice impartendo norme e regole sociali, dall’altro è essa stessa la prima spinta riformatrice in una misura legata all’educatore stesso.

2. L’educazione e la pedagogia La Pedagogia è una riflessione organica, razionale e critica sui problemi educativi. Si occupa in primo luogo delle conoscenze teoriche e in secondo luogo della loro applicazione. Si inizia a delineare come disciplina autonoma dal tardo Cinquecento ma assume un suo profilo molto più pratico dai lavori di Rousseau (Emilio, 1762) e Kant (Pedagogia 1803). Nel XIX secolo con il positivismo questo profilo empirico si rafforza ed inizia a comparire il termine “ScienzE dell’Educazione” al posto di “ScienzA dell’educazione”. Fu Dewey nel 1929 a rimarcare questo aspetto con la di pedagogia come scienza armonizzatrice di vari saperi (es. psicologia e sociologia). Da quel momento emerge sempre di più la visione moderna di Pedagogia come arcipelago di saperi. Lo studio della pedagogia in ambito più scientifico ha permesso lo sveicolare l’educazione dagli ambiti strettamente scolastici e dal concetto di infanzia. Sempre più emerge l’importanza -1-

dell’educazione in ambiti e fasce di età differenziati che porta ad una specializzazione settoriale degli operatori. LA riflessione sulla pedagogia porta anche alla ricerca di una definizione del suo oggetto di studio e la relazione con le altre scienze.

3. Educazione e vita quotidiana Un aspetto cruciale dell’educazione è il suo agire anche ad un livello di inconsapevolezza. Il ruolo dell’educatore è proprio di operare intenzionalmente sulle vite degli altri. Infatti l’educazione è una esperienza di cambiamento, auspicabile o no e di conseguenza deve essere svolta con attenzione. La storia educativa di un soggetto non si svolge in modo lineare ma con una configurazione dinamica con una relazione tra saperi presenti, espliciti o latenti, e saperi assenti e l’azione educativa ho proprio lo scopo di agire su quella configurazione. L’educazione avviene sempre in un ambito: famiglia; scuola; società. In un luogo geografico e in un tempo storico. Non bisogna sottovalutare questi aspetti poiché il luogo/tempo dell’educazione fornisce i primi materiali e le prime direttive educative. In una prospettiva storica si può anche inserire l’educazione stessa, storia costituita da momenti positivi e momenti negativi (l’educazione del popolo tedesco nei primi anni ’30 e ’40 da parte del nazismo, ad esempio). Ma ha anche una storia all’interno degli operatori stessi che assume un ruolo importante all’interno di una società dinamica come la nostra.

4. L’educazione ed il tempo storico L’educazione ai tempi nostri è condizionata dalla storia del Novecento e dalla traslazione da una società statica (contadina o industriale) ad una società sempre più dinamica dove i figli hanno la possibilità di immaginare per sé scenari di vita differenti da quelli dei padri e dei nonni. Caratteristiche cruciali per l’italia sono state il miracolo economico, la mobilità di massa e la nascita di nuove forme di famiglia; la nascita della scuola media unica nel ’62; la televisione; la condizione della donna (uno dei più evidenti esempi di contraddizione di sviluppo sociale). Questi aspetti hanno creato una società fondamentalmente diversa dalla società passata mettendo in crisi luoghi ed istituzioni della formazione, in primis la famiglia. Questi cambiamenti, lontani dall’essersi rallentati, rendono la nostra società sempre più dinamica e fluida. Nuove categorie oggi sono alla ribalta: il consumatore (che sostituisce il produttore); l’individuo. Il sociologo Beck nel 2000 ha definito il nuovo prototipo umano come Homo opzioni, ossia quello che ha abbandonato le biografie tradizionali per avventurarsi, volente o nolente, in quelle “fai da te”. Questo nuovo ventaglio di opzioni genera insicurezza, dubbio, rischio. E’ l’avvento di una nuova esperienza educativa che rende necessaria l’acquisizione continua ed il progressivo aggiornamento di conoscenze e competenze. Questo profilo sociale mostra l’urgenza di un’attività pedagogica diffusa. Si rende necessario decodificare, descrivere ed interpretare le esperienze educative per aumentare la consapevolezza e -2-

la partecipazione dei soggetti. L’aumento della consapevolezza attorno all’educazione è un imperativo categorico per tutti i professionisti del settore.

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Capitolo 2: Educazione e storie di vita dei soggetti 1. Le storie di vita: traiettorie cariche di significato Parlare di “storie di vita” implica soprattutto il paziente lavoro di riconoscimento del loro significato all’interno del processo di costruzione dell’identità individuale. Jedlowski (2000), riprendendo Genettte propone di chiamare :   

Storia: L’oggetto che si racconta Racconto: il discorso attraverso a cui la storia viene evocata Narrazione: l’atto con cui, in una determinata situazione, qualcuno racconta qualcosa ad un altro.

Sempre Jedlowski afferma che narrare è un narrarsi e che la presentazione di sé è sempre una ricerca di sé in primis. Ogni ambito disciplinare ha un approccio alle storie di vita differente. La Storia concentra la sua attenzione sul continuum del tempo. L’antropologia inserisce le storie personali nel contesto sociale e culturale di appartenenza incrociandola con altre storie. La sociologia si concentra maggiormente su pratiche e processi e sulle strutturazioni sociali parlando più di corso che di ciclo (concentrandosi sulla concatenazione di tutti i vari corsi temporali e rifuggendo l’idea di un “ritorno ciclico”). La psicologia analizza all’interno del corso di vita lo sviluppo delle strutture psichiche di una persona. La psicoanalisi s’interessa alla vita psichica dell’inconscio. Le storie di vita sono uno degli strumenti dell’educatore. All’interno di questo strumento bisogna focalizzare l’attenzione su due aspetti: promozione della narrazione attraverso una stimolazione ed un sostegno; accompagnando i soggetti lungo il processo di narrazione e di cambiamento generato dallo sbloccare storie di vita. Le storie di vita devono avere il ruolo fondamentale di far comprendere la concatenazione di eventi che ha portato una determinata situazione, collocando le giuste responsabilità e il giusto ordine causale. Tuttavia non bisogna farsi ingannare dall’aspetto di linearità causale poiché è solo una possibile chiave di lettura; se invece ci si concentra sull’aspetto della significatività, la storia diventa sbilanciata su alcuni aspetti più cruciali. Rileggere la propria storia passata (anche con l’ausilio esterno) ci permette di rinvenire le numerose tracce educative della nostra vita comprendendone il valore più o meno consapevole, ricercato. In questo senso le esperienze educative possono essere lette come: Intenzionali: dichiarate e con valenza formativa riconosciuta. Non dichiaratamente intenzionali: non esplicite, non hanno valenza strettamente educativa ma più trasformativa  Non intenzionali: caratterizzata da una inconsapevolezza da parte tanto dei produttori quanto dei destinatari.

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Queste ultime sono tipiche della vita sociale ma non del lavoro educativo. L’educatore deve essere promotore consapevole e responsabile di attività educative progettate ed analizzate. -4-

Rete: concetto descrittivo ed interpretativo; si intende con esso quell’insieme di legami tra soggetti. Si individuano la rete personale, concepita dal punto di vista del soggetto e la rete sociale, ossia la mappa dell’insieme delle relazioni dei singoli. LA rete di ogni persona cambia a muta nel corso del tempo di vita. Da un punto di vista educativo è interessante coniugare ed intrecciare il concetto di rete con quello delle risorse personali nei percorsi di vita. Conoscere le risorse della persona, rafforzarle od integrarle concentrandosi sulla sua rete permette all’educatore di rafforzare i nodi di essa senza sostituirsi ad essa.

2. In cerca di tracce di educazione Territori. Ogni persona ricerca e abita quotidianamente diversi contesti territoriali, relazionali, culturali e professionali: Famiglia: matrice d’identità. La pedagogia indaga le funzioni educative della famiglia riconoscendolo come luogo privilegiato d’in contro e convivenza generazionale. E’ un sistema aperto in continua trasformazione ed il suo studio permette di comprendere le dinamiche educative e trasformative. E’ un territorio che ha subito drastici cambiamenti in questo ultimo secolo.  Scuola: da sempre il ruolo extra-familaire deputato all’educazione del “buon cittadino”. Caratterizzato da intenzionalità, formalizzazione e progettualità. Si affianca al contesto familiare e a quello sociale proponendo interventi educativi normalmente aggiuntivi, talvolta correttivi. o Sarebbe auspicabile operare uno spostamento cognitivo: superare la dicotomia scuola/extrascuola in ambito educativo riconoscendosi all’interno di un sistema formativo integrato.  Il gruppo dei pari: insieme dei soggetti che condividono la stessa fscia d’età e condividono esperienze relazionali e amicali significative. In taluni casi può essere visto come alternativo al nucleo familiare ed è il luogo principe delle esperienze educative informali.  Lavoro: esperienza altamente educativa. E’ uno dei luoghi della socializzazione ma è anche uno dei luoghi più soggetti a cambiamento negli ultimi anni 

La ricostruzione delle storie di vita permette anche di individuare quei tratti di discontinuità che generano una necessità educativa. I punti di discontinuità nella propria storia sono cruciali ma non necessariamente sintomo di disagio. E’ importante riflettere e distinguere questi due punti. Per poterli comprendere è necessario assumere uno sguardo capace di riconoscere la relazione esistente tra vulnerabilità e potenzialità, nonché studiare con attenzione la sua rete personale e i suoi nodi deboli. Nella mutazione sociale in corso la condizione di vulnerabilità è in aumento. Perdita della salute, violazione dei diritti personali, migrazione, lavoro, dimensione affettiva: sono tutti punti critici. Un discorso a parte va fatto per la povertà che può essere in un rapporto di causa effetto con ognuno dei

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punti citati e va ad impoverire l’insieme di risorse personali atte a rafforzare i nodi della propria rete.

3. Bisogno – domanda – offerta: le persone incontrano i servizi educativi territoriali. E’ la combinazione di bisogno-domanda-offerta a definire il sistema istituzionale delle politiche sociali. Bisogno: tensione di un individuo o di un gruppo sociale orientata ad individuare una concreta soluzione.  Domanda: richiesta formulata dal soggetto.  Offerta: è la “matrice di possibilità” proposte ai cittadini.  Enti amministrativi: organizzazioni che accolgono e gestiscono la domanda sociale. 

La rete di cui sopra può essere considerata anche come l’intreccio degli interventi educativi che si compiono all’interno del sistema dei servizi alla persona. Il concetto di rtete permette anche di distinguere tra nodo, ossia il singolo intervento e maglia, ossia la rete di collaborazioni che è necessario attivare per sviluppare l’offerta. Il legislatore (legge 328/2000) sintetizza il welfare locale così: si qualifica sulla base di: sussidiarietà, solidarietà, responsabilità, partecipazione, concertazione.  La programmazione e la gestione degli interventi segue gli orientamenti di: unitarietà tra i Comuni.  La gestione dei diritti di cittadinanza e la loro esigibilità avviene tendendo a: universalismo selettivo, equità d’accesso e personalizzazione degli interventi. 

Le unità operative per definirsi tali hanno bisogno di cinque caratteristiche: 1. sede fisica; 2. bacino d’utenza o ambito territoriale; 3. attività; 4. destinatari; 5. personale dedicato. Gli interventi educativi possono svolgersi all’interno di realtà diverse le quali definiscono anche gli strumenti ed il contesto degli interventi:   

Strutture residenziali: possono essere comunità, residenze sanitarie e simili. Servizi domiciliari: interventi svolti quotidianamente nel contesto d’origine Servizi territoriali: interventi caratterizzati da socializzazione, integrazione sociale e prevenzione del disagio.

Uno dei ruoli fondamentali dell’educatore è di fare da collante per un panorama assistenziale molto sfaccettato. Deve conoscere le leggi, i servizi e le figure professionali con le quali si troverà a collaborare in una delle situazioni descritte sopra. Le figure professionali principali sono:  

Assistente sociale Operatore socio sanitario (OSS) -6-

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Tecnico della riabilitazione psichiatrica Psicologo Sociologo Mediatore interculturale Orientatori scolastici e professionali Figure professionali di area medica Figure professionali dell’ambiente scolastico Figure professionali di area giuridica Pedagogista Responsabile dei servizi

Spesso l’educatore lavora all’interno di una équipe multidisciplinare in cui diversi professionisti collaborano. Base di questa collaborazione deve essere il dialogo ed il reciproco riconoscimento professionale. Il lavoro con le storie di vita richiede un atteggiamento non giudicante, che non insinui forme di stigmatizzazione svalutante nei confronti dei soggetti incontrati, né produca false alleanze e collusioni. L’educatore deve riservarsi una parentesi narrativa con i colleghi, che assume una funzione sia di antidoto e di lenimento alle fatiche del parlare-ascoltare-pensare, che di riproposizione pedagogica. (Demetrio 1999). Ha bisogno di uno spazio riflessivo e di un tempo emotivo. Nel lavoro educativo sono fondamentali luoghi formali come l’equipe educativa e luoghi informali come il confronto con i colleghi. Sia l’uno che l’altro luogo determina la qualità del servizio offerto.

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3 I soggetti destinatari del lavoro educativo 1. I bambini L’asilo nido come servizio educativo è nato nel 1971 sulle ceneri dell’Opera nazionale maternità ed infanzia (ONMI). Funzione fondamentale dell’Opera era di preservare o garantire le condizioni igienico-sanitarie delle donne in stato di gravidanza e delle famiglie socialmente svantaggiate con bambini piccoli. Quando nacquero i primi asili nido invece, l’idea era di favorire e sostenere l’entrata nel mondo del lavoro delle donne tramite (inizialmente) una custodia temporanea dei bambini. Non a caso i primi asili antecedenti al ‘71 nacquero all’interno delle fabbriche. L’esperienza all’interno dei nidi ha permesso di aprire gli occhi sul bambino come persona in sé, svincolando da un’idea di infante bisognoso solo di cure materne. I nidi oggi si qualificano come servizi educativi incentrati su uno sviluppo globale ed incentrano le proprie azioni in un’ottica di collaborazione e di sostegno alla genitorialità. I nidi incentrano molte delle loro attività su una conoscenza dei genitori. Importante sottolinearte che questa conoscenza non è finalizzata a valutare la loro impostazione educativa bensì a sviluppare una cooperazione e condivisione delle responsabilità educative nei confronti dei bambini. In quest’ottivca i servizi educativi divengono occasione di non sentirsi soli nell’essere genitori e, soprattutto, di recuperare una dimensione di normalità rispetto alle proprie difficoltà ed interrogativi. La relazione educativa al nido trova il suo fondamento teorico, metodologico e organizzativo nel progetto pedagogico elaborato e scritto dal gruppo educativo, documento che rappresenta la carta d’identità di ciascun nido.

2. I bambini, i ragazzi e i genitori in difficoltà Negli ultimi decenni, la famiglia è cambiata. In generale si cerca di salvaguardare il diritto del minore ad una famiglia (legge 184/1983) e le azioni devono essere indirizzate ad evitare che il fanciullo ne debba uscire e per agevolare il rientro qualora la separazione sia già avvanuta.Tuttavia va sottolineato con forza che non sempre il bisogno è espresso dai diretti interessati. Là dove è possibile, la competenza genitoriale è osservata, sostenuta e messa alla prova. In altri casi si può limitare la patria potestà o, in casi estremi, allontanare il minore. E’ molto importante nel trattare questi eventi di porsi in un’ottica di “caso per caso” senza schierarsi.

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3. Gli adolescenti e i giovani L’adolescenza è un periodo della vita molto osservato, studiato e leggermente temuto. E’ un periodo (oggi spesso molto lungo) caratterizzato dalla transizione dallo stato infantile a quello adulto. Si pensa agli adolescenti in molti modi e con molti preconcetti: si pensa ad essi come creature inquiete, diffidenti, in guerra con il mondo adulto. Ma se si cambia punto di vista, vediamo ragazzi e ragazze consapevoli, impegnati, capaci di pensare, di osservare e fare progetti. L’attuale generazione di adolescenti è quella che possiede il livello di istruzione più elevato, le maggiori competenze tecnologiche ed è la più mobile di tutti i tempi. Tuttavia i giovani devono affrontare un individualismo e una pressione concorrenziale crescenti e non godono necessariamente tutti delle stesse opportunità. In questa ottica il compito educativo deve puntare ad aumentare il benessere complessivo dei giovani tramite progetti atti a:    

Riconoscere e legittimare le risorse; Responsabilizzare la comunità locale; Conoscere l’universo giovanile; Promuovere la consapevolezza e favorire l’autonomia e il senso critico.

Questi scopi possono essere perseguiti tramite:   

Azioni sul territorio con i gruppi informali di giovani Interventi educativi a sostegno delle competenze personali Apertura di centri di aggregazione.

Fare maggior attenzione alle giovani generazioni vuol dire trovare il tempo di stare con loro, imparare a lavorare con loro raccogliendone richieste e sogni, promuovendo il protagonismo, la cittadinanza libera, solidale e responsabile.

4. Gli adulti L’adulto oggi non è più caratterizzato da stabilità e continuità, la vita adulta è interessata da trasformazioni che riguardano tutte le sfumature dell’esistenza. Le azioni si concentrano su due principali aree: 1. Adulti problematici. In genere in tale area si collocano servizi ed interventi specializzati, che rispondono a bisogni e a domande individuali, in cui l’educatore opera in collegamento con altre figure professionali. 2. Adulti non classificabili in quanto problematici, ma che possono lo stesso vivere disagi “esistenziali” o che esprimono intenzioni di crescita, di apprendimento. Nell’associazione tra adulti ed educazione, un aspetto importante e costituito dal lavoro. Nel nuovo panorama lavorativo si presenta la necessità di una formazione continua, di una educazione per tutta la vita. Importante evidenziare che l’adulto entra in contatto con l’esperienza educativa di sua libera iniziativa e va trattato sempre come un adulto. -9-


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