Riassunto - Melodramma - Storia della musica - A.A. 2016/2017 PDF

Title Riassunto - Melodramma - Storia della musica - A.A. 2016/2017
Course Storia della musica
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

per esame di storia della musica un riassunto sulla nascita e sullo sviluppo del melodramma ...


Description

Il melodramma, detto anche opera lirica,  lo spettacolo in cui la recitazione teatrale si svolge attraverso il canto e la musica. Nacque alla fine del XVI sec. a Firenze dove un gruppo di letterati e musicisti, la cosiddetta Camerata de’ Bardi, cre! uno spettacolo in cui parole e musica davano voce a storie mitologiche, a vicende eroiche e drammatiche. Per rendere pi# comprensibili le parole del testo inventarono uno stile vocale che era a mezza via tra il canto e la recitazione: il recitar cantando. L'anno della vera e propria nascita del melodramma fu il primo anno del nuovo secolo, il 1600, anno in cui a Firenze, si rappresent! l'opera “Euridice” di Giulio Caccini. Ma il primo vero protagonista del melodramma fu senz’altro Claudio Monteverdi nel suo “Orfeo”, messo in scena nel 1607, si assistette al crescere dell’importanza dell’orchestra e del canto rispetto alle parti recitate e quindi alla netta distinzione fra recitativo e aria. Da Firenze questo nuovo stile musicale si diffuse a poco a poco in altre citt3, sempre nei palazzi principeschi e per un pubblico colto e aristocratico: l'allestimento di un'opera comportava infatti preparativi complessi e molto dispendiosi. Nel 1637, a Venezia, fu aperto il primo teatro a pagamento, il San Cassiano, e finalmente anche le persone di ceto medio poterono assistere alla rappresentazione di un melodramma. Il pubblico accorse numeroso e dimostr! di gradire molto questo tipo di spettacolo. Contemporaneamente alla diffusione del melodramma nacque la figura dell' "impresario”, che scritturava poeti, musicisti, cantanti, strumentisti, scenografi, costumisti, ballerini e organizzava la rappresentazione dell'opera. In questa nuova situazione era il giudizio della gente che decideva la sorte e la fortuna degli artisti e dell'impresario. Acquist! cos8 molta importanza la messa in scena, che doveva sbalordire il pubblico con la grandiosit3 delle scenografie, e la bravura dei cantanti lirici, ai quali si chiedevano voci sempre pi# eccezionali. Come  fatta un'opera lirica? E’ un dramma, serio o divertente,  un'azione scenica che ha uno svolgimento unitario; la musica contribuisce in modo determinante a mettere in rilievo i personaggi e a far comprendere i loro sentimenti. L'insieme dei dialoghi e delle azioni  in genere tratto da una storia, da un romanzo o da una leggenda; i dialoghi vengono adattati alla scena e messi in versi al fine di essere pi# facilmente rivestiti di musica; essi costituiscono il libretto d'opera. Quest'ultimo  un piccolo libro stampato in molte copie che viene messo a disposizione degli spettatori perch< siano in grado di seguire la trama della vicenda. Se il genere del libretto  drammatico oppure tragico si parla di opera seria; se  comico o satirico si parla di opera buffa. I due elementi che stanno alla base dell'intera opera sono il recitativo e l’aria. Nel recitativo, detto anche parlato melodico, la musica  strettamente legata alle parole del discorso;  quasi una recitazione cadenzata, che permette al pubblico di capire le varie situazioni della vicenda. Nel recitativo, dunque, la parola  pi# importante del canto. Il recitativo pu! essere di due tipi: semplice o accompagnato. L'aria, invece,  un brano completamente cantato che segue una linea melodica molto varia e agile e che perci! permette al cantante di manifestare la sua bravura. Nell'aria, la musica prevale sulle parole, in quanto  l'espressione puramente musicale dei sentimenti dei vari personaggi. La forma pi# usata era l’aria col da capo.

storia del melodramma A differenza di altri generi e forme musicali, per l’opera lirica (o melodramma) abbiamo una data e un luogo specifico di nascita: Firenze, 1600. Risalgono infatti a questa data e a questo luogo quelle che per convenzione vengono considerate le prime due opere liriche della storia della musica ovvero l’Euridice di Jacopo Peri e l’Euridice di Giulio Caccini, entrambe composte, a Firenze, sul medesimo libretto che era stato scritto dal poeta Ottavio Rinuccini. Prima di allora, caratteristica della musica d’arte – sia profana (si pensi ai madrigali), sia sacra – era quella di essere musica polifonica, ovvero costituita dall’intreccio di pi# voci (vocali o strumentali) sovrapposte, ognuna dotata della propria linea melodica autonoma, senza rapporti di melodia/accompagnamento: ...tutte voci alla pari, insomma, nessuna pi# importante di un’altra.

Due aspetti tipici della scrittura musicale polifonica iniziarono per!, verso la fine del Cinquecento, ad essere messi in discussione, ovvero: - l’intreccio polifonico di pi# voci autonome rendeva quasi impossibile comprendere il testo che veniva cantato; - nella musica polifonica si rilevava la difficolt3 di comunicare le emozioni giacch< l’affetto, essendo legato alla sfera individuale, personale, soggettiva, difficilmente poteva essere veicolato da un intreccio di voci distinte, appartenenti a un gruppo composto da persone diverse: l’interiorit3 di ogni individuo ha infatti un suo specifico affetto, un suo proprio modo di vivere quell’emozione, diverso da quello di ogni altro individuo. Di questi due problemi si discuteva negli ultimi decenni del Cinquecento a Firenze, nella casa del Conte Bardi, dove si ritrovano vari intellettuali e musicisti dell’epoca in quella che fu definita la ‘Camerata dei Bardi’. Quello su cui essi si trovarono concordi fu l’intuizione di come entrambi gli aspetti problematici si sarebbero risolti passando dalla polifonia alla monodia accompagnata, ovvero a un tipo di canto affidato a una voce singola sostenuta da un accompagnamento. Gli intellettuali della Camerata dei Bardi nel loro appoggiare la monodia accompagnata si rifacevano inoltre al prestigioso teatro tragico degli antichi greci (considerati modello sommo da seguire e imitare) che si riteneva fosse una forma teatrale in cui gran parte dei dialoghi e monologhi dei personaggi venissero cantati anzich< recitati (si pensi a titoli come Edipo re di Sofocle o Medea di Euripide). E da tutte queste riflessioni e da tutti questi stimoli che nasce l’idea del “recitar cantando”: ovvero di un dramma in cui (secondo il modello gi3 dell’antico teatro greco) i personaggi anzich< recitare le loro battute, le cantano. Un dramma, quindi, tutto in musica: il melodramma. In tal modo, visto che si tratta di canto a una voce sola, le parole diventano comprensibili e, soprattutto,  possibile veicolare le emozioni, gli affetti suscitati di volta in volta dal testo poetico che si sta intonando. E qual  lo stile del ‘Recitar cantando’? La linea vocale tende, volutamente, a essere poco melodica, una via di mezzo tra il recitare e il cantare: vuole infatti essere una sorta di amplificazione della naturale musicalit3 del linguaggio parlato; l’impressione  quella di una recitazione parlata un po’ pi# musicale, un po’ pi# espressiva. Affinch< la voce solista sia valorizzata al massimo,  inoltre necessario che l’accompagnamento sia molto leggero e, nello stesso tempo, elastico, in grado di sostenere al meglio tutti i cambi di emozione che il cantante esprime nel suo ‘recitar cantando’ e di assecondarli. Viene per questo motivo inventato – parallelamente alla monodia accompagnata (e dunque al melodramma) – un nuovo modo di accompagnare, ovvero il basso continuo. Il basso continuo  una linea di accompagnamento, scritta su un solo pentagramma in chiave di basso, che accompagna la melodia dall’inizio alla fine (ecco perch< ‘continuo’). Per il basso continuo non viene specificato lo strumento che deve suonarlo: sta all’esecutore/al direttore stabilire come eseguire la linea del basso (un violoncello, ad esempio, o un liuto, un clavicembalo, un organo, un’arpa o anche combinazioni di pi# strumenti insieme), a seconda dell’atmosfera espressiva che si vuole creare, e magari anche arricchendo la linea del basso con variazioni, accordi e arpeggi ecc. I primi melodrammi (cos8 l’Euridice di Peri come quella di Caccini composte nel 1600) vennero dunque scritti su due soli righi, trattandosi di ‘Recitar cantando’: - sul rigo superiore la melodia (e le parole) intonata dal cantante; - nel rigo inferiore, scritto in chiave di basso, la linea del basso continuo, da eseguire con gli strumenti che pi# si ritenevano opportuni. Fin da subito il nuovo genere del melodramma suscit! aspre critiche. In molti sottolineavano come fosse assurdo concepire un dramma in cui i personaggi anzich< parlare cantavano. Le prime opere vengono rappresentate nelle corti, all’interno dei palazzi, in occasioni di feste principesche (matrimoni, avvenimenti speciali ecc.). Particolarmente appassionati al nuovo genere del melodramma sono le corti di Firenze e Mantova. Il grande successo dell’opera lirica fa s8 che essa dalle corti di Firenze e di Mantova si propaghi ben presto in altre corti d’Italia ed Europa. Per parecchio tempo essa rimane per! un genere di spettacolo riservato agli aristocratici, rappresentato esclusivamente nelle corti: ci vorranno pi# di trent’anni prima che l’opera lirica diventi accessibile a tutto il pubblico, e ci! avverr3 quando –

ormai convinti del gradimento suscitato dal melodramma – si inizieranno a rappresentare le opere nei teatri, consentendo a tutti di potervi assistere dietro il pagamento del prezzo del biglietto. Si passer3 quindi dalla stagione della cosiddetta ‘opera di corte’ a quella dell’opera ‘mercenaria’, ovvero a pagamento (si parla in proposito anche di ‘opera impresariale’, perch< veniva gestita da degli impresari come fosse un’impresa, con spese, guadagni ecc.). La prima opera lirica rappresentata in un teatro a pagamento fu l’Andromeda, che and! in scena nel 1637 al Teatro S. Cassiano di Venezia. Il fatto che l’opera diventi un genere “di consumo”, che deve mantenersi ‘in attivo’ attraverso le entrate derivanti dai biglietti venduti, fa s8 che i compositori, nello scrivere i loro melodrammi, cerchino di andare incontro il pi# possibile a quelli che sono i gusti e le tendenze del pubblico, in modo da riuscire ad assicurarsi un buon successo (e quindi ingenti guadagni). Da ci! deriva, a partire della seconda met3 del Seicento, il progressivo aumento delle arie all’interno delle opere: sono infatti le arie i momenti che – com’era prevedibile – il pubblico dimostrava di apprezzare maggiormente; ...e tali arie sempre pi# diventano non solo dei momenti di espressivit3, ma soprattutto delle occasioni per mirabolanti esibizioni vocali, in cui gli interpreti si cimentano nei pi# sensazionali virtuosismi. E in questo periodo che, in linea con tali cambiamenti, acquistano una sempre maggiore importanza le figure dei cantanti....


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