Riassunto \"PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA\" Watzlawick PDF

Title Riassunto \"PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA\" Watzlawick
Author Claudia Puggioni
Course Psicologia sociale
Institution Università degli Studi di Ferrara
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Riassunto del libro "Pragmatica della comunicazione umana"...


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PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA CAPITOLO 1 Un fenomeno resta inspiegabile finché il campo di osservazione non è abbastanza ampio da includere il contesto in cui il fenomeno si verifica. Nelle scienze del comportamento si considerano gli individui come delle monadi. Se invece si considera l effetto che tale comportamento ha sugli altri, le reazioni degli altri a questo comportamento e il contesto in cui ciò si verifica allora il centro diventa la relazione tra più parti e il veicolo di tali relazioni è la comunicazione. Lo studio della comunicazione umana si può dividere in tre settori: - La sintassi: - La semantica: il significato dei simboli della comunicazione - La pragmatica : effetto della comunicazione sul comportamento (inteso in senso di comunicazione e di risposte non verbali); 1.2 La nozione di funzione e di relazione Le variabili non hanno un valore indipendente: hanno valore solo in rapporto ad un altra variabile. Il concetto di funzione è costituito dal rapporto tra le variabili (espresso normalmente, ma non necessariamente, come una equazione) es y= 4ax Parallelismo tra funzione e relazione L’acquisizione di memoria è in rapporto diretto con l’osservabilita di un sistema dato. Un osservatore che sia in possesso di tutta l’informazione necessaria non ha bisogno di riferirsi al passato (e quindi all’esistenza di una memoria nel sistema): gli basta lo stato attuale del sistema per poterne spiegare il comportamento. (...) la memoria non è qualcosa di obiettivo che il sistema possiede o non possiede: è un concetto a cui l’osservatore ricorre per colmare la lacuna determinata dal fatto che il sistema è in parte inosservabile. Tanto minore è il numero di variabili osservabili tanto più l’osservatore sarà costretto a considerare gli eventi passatiti come rilevanti per il comportamento del sistema. Dunque, la memoria, nel cervello, è solo in parte un fatto oggettivo. (...) possiamo percepire soltanto le relazioni e i modelli delle relazioni in cui si sostanzia la nostra esperienza (es se vogliamo farci una idea della superficie di un oggetto dobbiamo scorrere il dito su di esso perché se non lo muoviamo non otteniamo nessuna informazione) --> tutte le percezioni implicano un processo di cambiamento. (...) la consapevolezza che l’uomo ha di se stesso è una consapevolezza di funzioni, delle relazioni in cui si trova implicato 1.3 Informazione e retroazione La teoria psicanalitica (..) si parte dal presupposto che il comportamento sia la conseguenza di una ipotizzata azione reciproca di forze intrapsichiche che si ritiene seguano strettamente le leggi della conservazione e della trasformazione dell’energia (…) che considerava di secondaria importanza l’interazione con le forze esterne (…), ha trascurato l’interdipendenza tra l’individuo e il suo ambiente ed è a questo punto che diventa indispensabile il concetto di scambio di informazione. La teoria psicodinamica freudiana ragionava in termini di concetto di energia: se tiro un calcio a un sasso questo si sposterà in base alla quantità di energia che trasmetto, al peso del sasso ecc.. (causa- effetto: determinismo lineare) ; la teoria della comunicazione ragiona in termini di trasmissione di informazione: se tiro un calcio a un cane il cane mi morderà non in virtù dell’energia che sto trasmettendo ma della comunicazione che sto dando.

L’avvento della cibernetica ha consentito di porre un ponte tra la prima impostazione e la seconda. Facendo un esempio di un evento a che detemina un b e questo a sua volta un c e un d sembra che si tratti di un sistema lineare TUTTAVIA se d riconduce ad a il sistema cambia (concetto di retroazione, ovvero ritorno delle informazioni alla fonte, anche detto feedback) La retroazione può essere positiva o negativa: - la retroazione negativa gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’omeostasi , perciò gioca un ruolo importante nel mantenimento della stabilità delle relazioni. La retroazione negativa usa le informazioni per diminuire la deviazione di uscita rispetto a una norma prestabilita o visione di insieme. - la retroazione positiva provoca invece cambiamento, perdita di stabilità e di equilibrio. La retroazione positiva usa le informazioni per aumentare invece la deviazione di uscita. In ogni caso possiamo asserire che tutti i rapporti umani sono rapporti di retroazione, perché il rapporto di ogni persona influenza ed è influenzato dal comportamento di ogni altra persona. 1.3Concetto di ridondanza. Il termine ridondanza si riferisce alla ripetizione negli schemi comportamentali che osserviamo durante l’interazione. La contrapposizione proposta da Watzlawick tra interazione umana ed omeostato è esemplare: entrambi i sistemi sono sistemi in grado di raggiungere un equilibrio, ma se nel secondo caso, l’omeo stato, esso è frutto di una ricerca casuale tra tutti gli stati possibili (ricerca che ad ogni cambiamento nel sistema riparte in maniera completamente random), nel sistema interazione l’equilibrio, una volta raggiunto, viene mantenuto con comportamenti ridondanti, comportamenti che in un certo senso costituiscono la memoria storica dell’interazione, e che non si annullano in occasione di modificazioni che possono occorrere: il sistema umano di interazione non riparte ogni volta da zero, ma mantiene le conquiste acquisite anche quando deve cercare altri equilibri. 1.6 Conclusioni La scatola nera. Per la scuola di Palo Alto, la mente deve essere considerata alla stregua di una scatola nera: essa non può essere esplorata, e forse, anche potendo, non sarebbe necessario. Ecco che possiamo interpretare il comportamento umano lasciando da parte ogni ipotesi intrapsichica, ma basandoci esclusivamente sull’ osservazione dei suoi rapporti ingresso-uscita, ovvero la comunicazione Consapevolezza e non consapevolezza. In un contesto di teoria della comunicazione non ha molta importanza sapere se il comportamento di un emittente è intenzionale o meno. E quindi se l’emittente è consapevole o meno di aver emesso un messaggio. Ancora una volta, siamo in presenza di un aspetto fortemente costruttivista di Watzlawick: l’intenzionalità è indifferente poiché in ogni caso sarà il ricevente ad interpretare il messaggio, e sarà quindi quest’ultimo a decidere come interpretare il messaggio. Presente e passato. Il metodo pragmatico ha l’obiettivo di determinare, rilevare e possibilmente risolvere problemi comunicativi qui ed ora. Non si ricercano significati simbolici, né cause nel passato o motivazioni, ma modelli per capire qui-ed-ora quello che sta succedendo nell’interazione, poichè la struttura di questa interazione è in grado di rivelarci tutto quello che può servire ad evidenziare le patologie comunicative (ecco che le sedute di terapia non coinvolgono mai solo il “paziente”, ma tutta la famiglia, poiché il problema è a livello sistemico, mentre il comportamento deviante di un membro della famiglia non è altro che l’unico esisto possibile di un contesto comunicativo non sano).

Causa ed effetto. Ecco che allora diventa essenziale analizzare gli effetti, piuttosto che ricercare le cause di un comportamento. Diventa quindi centrale capire a quale scopo viene adottato un comportamento, piuttosto che chiederci il perché dello stesso comportamento. Determinati comportamenti possono infatti essere inspiegabili se analizziamo il soggetto come singolo, ma acquistano immediatamente senso se collocati all’interno di un contesto più ampio in cui il soggetto normalmente vive. Ovviamente il concetto di causalità che coinvolge i comunicanti è un concetto circolare, poiché in sistemi con circuiti di retroazione non esiste né un principio né una fine, esattamente come in un cerchio.

CAPITOLO 2 2.2 Primo assioma: L’impossibilità di non comunicare. Non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri a loro volta non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro. Una unità di comunicazione (comportamento compreso) è chiamata messaggio, una serie di messaggi scambiati fra persone è una interazione. Le interazioni possono essere sussunte in modelli di interazione. Il centro dell’interesse del nostro approccio è quello di analizzare le conseguenze pragmatiche (pragmatica = effetto della comunicazione sul comportamento) delle interazioni comunicative.

2.3 Secondo assioma: Livelli comunicativi di contenuto e di relazione Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione. Esempio: la frase “è importante togliere la frizione gradatamente e dolcemente “ e la frase “Togli di colpo la frizione, rovinerai la trasmissione in un momento” recano lo stesso contenuto di informazione, ma è evidente che definiscono relazioni molto diverse. (…) le relazioni solo di rado sono definite deliberatamente e con consapevolezza. In realtà, sembra che quanto più una relazione è spontanea e sana, tanto più l’aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo. Viceversa le relazioni “malate” sono caratterizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione, mentre l’aspetto di contenuto della comunicazione diventa sempre meno importante. La capacità di metacomunicare in modo adeguato (comunicare sulla comunicazione es “questo è un ordine”, “Stavo solo scherzando”) non solo è la conditio sine qua non della comunicazione efficace , ma è anche strettamente collegata con il grosso problema della consapevolezza di se e delgi altri . 2.4 Terzo assioma: La punteggiatura della sequenza di eventi La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.

L’osservatore esterno considera una serie di comunicazioni come una sequenza ininterrotta di scambi. Tuttavia chi partecipa all’interazione, ed è quindi calato nella comunicazione, legge lo scambio e reagisce ad esso secondo quella che Bateson e Jackson hanno definito punteggiatura della sequenza di eventi Noi non discuteremo se la punteggiatura della sequenza di comunicazione sia buona o cattiva (è evidente che essa organizza gli eventi comportamentali ed è quindi essenziale per l’interazione). Quello che a noi interessa è rilevare come spesso i conflitti relazionali siano semplicemente basati su una punteggiatura conflittuale della suddetta sequenza degli scambi. Ogni parlante interpreta lo scambio in modo tale da vedere il proprio comportamento come causato dal comportamento dell’altro, e mai come causa della reazione dell’altro, e viceversa: in breve, ogni parlante accusa l’altro di essere la causa del proprio comportamento. è evidente che il problema della punteggiatura è risolvibile solo a livello di metacomunicazione, cioè ad un livello in cui si parla della relazione, e non dei contenuti degli scambi comunicativi. 2.5 Quarto assioma: comunicazione numerica e comunicazione analogica. Nella comunicazione umana si hanno due possibilità di far riferimento agli oggetti: in modo analogico, attraverso una rappresentazione, una immagine; in modo numerico, attraverso un’assegnazione simbolica (allora l’animale gatto nella comunicazione verbale o scritta diventa la parola “gatto”) Come hanno osservato Bateson e Jackson, non c’è nulla di specificamente simile ad un tavolo nella parola ’tavolo’. Nella comunicazione analogica invece c’è qualcosa di specificamente ’simile alla cosa’ rappresentata. Come possiamo facilmente riscontrare nell’esperienza, capire una lingua straniera ascoltandola alla radio risulta molto più difficile del capirla osservando un parlante: in quest’ultimo caso, possiamo inferire il significato delle parole attraverso l’uso sia del linguaggio dei segni che dei ’movimenti di intenzione’ che il parlante usa. Cos’è allora la comunicazione analogica? Praticamente è ogni comunicazione non verbale (intesa nel senso esteso proprio di Watzlawick, che quindi include posizioni del corpo, gesti, espressioni del viso, inflessioni della voce, sequenza e ritmo delle parole, il contesto in cui avviene la comunicazione). L’uomo è il solo organismo che si conosca che usi moduli di comunicazione sia analogici che numerici. C’è però un settore in cui facciamo assegnamento quasi esclusivamente alla comunicazione analogica (…) è questo il settore della relazione. Ogni volta che la relazione è il problema centrale della comunicazione, il linguaggio numerico è pressocchè privo di significato. Da sottolineare inoltre che, se in ogni comunicazione coesistono sia un aspetto di relazione che uno di contenuto, sembra logico aspettarsi che il modulo numerico sia quello più adatto a veicolare il contenuto, l’aspetto di notizia, mentre il modulo analogico sia quello più idoneo a veicolare la definizione della relazione. Questo a causa delle limitazioni fisiologiche incontrate dal modulo analogico nella comunicazione di concetti astratti, oppure nell’affrontare connettivi logici come la negazione, o l’esclusione, oppure ancora nella gestione della temporalità (mancando indicatori che consentano di distinguere tra presente, passato e futuro). L’uomo ha quindi la necessità di combinare i due moduli, compiendo continue traduzioni dall’uno all’altro: ecco che parlare sulla relazione è difficile, a causa dello sforzo di traduzione dal modulo analogico a quello numerico necessario a negoziare la relazione stessa (in sostanza, prima di parlare sulla relazione, è necessario che i parlanti portino per così dire in chiaro, e reciprocamente, i comportamenti dell’altro).

Allora, gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico. Il linguaggio numerico ha una sintassi logica assai complessa e di estrema efficacia ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione, mentre il linguaggio analogico ha la semantica ma non ha nessuna sintassi adeguata per definire in un modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni. 2.6 Quinto assioma: interazione complementare e simmetrica Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza. Nel primo caso (interazione simmetrica) , un parlante tende a rispecchiare il comportamento dell’altro, creando un’interazione simmetrica. Nel secondo caso (interazione complementare) il comportamento di un parlante completa quello dell’altro e costituisce un tipo diverso di Gestalt comportamentale, creando un’interazione complementare. In quest’ultimo caso, un partner assume una posizione primaria, detta one-up, superiore; mentre l’altro partner completa per così dire la configurazione assumendo una posizione one-down, ovvero inferiore. Non dobbiamo tuttavia attribuire giudizi di valore come “buo- no” e “cattivo” o “forte” e “debole” alla precedente distinzione: l’assunzione di una posizione o l’altra potrebbe essere determinata semplicemente da contesti culturali o sociali (es. madre/figlio, medico/paziente, insegnante/allievo).

CAPITOLO 3: LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA Ogni assioma precedentemente illustrato implica, come corollario, precise patologie comunicative. Le conseguenze pragmatiche di queste patologie corrispondono a varie psicopatologie individuali. 3.2Primo assioma: L’impossibilità di non comunicare. Sembra che lo schizofrenico cerchi di non comunicare. Ma poiché anche il silenzio, il ritrarsi, l’immobilita o ogni altra forma di diniego sono anch’essi comunicazione, lo schizofrenico si trova nella posizione di negare di stare comunicando e allo stesso tempo negare che il suo diniego sia comunicazione. Esiste anche il caso in cui il paziente pare che voglia comunicare senza però accettare l’impegno inerente a ogni comunicazione. (Es “mia madre si è dovuta sposare e ora eccomi qua” ) Lo schizofrenese è una lingua che lascia l’ascoltatore la scelta tra i molti significati possibili (che non soltanto sono diversi ma possono essere incompatibili). Diventa cosi possibile negare parzialmente o totalmente gli aspetti di un messaggio. Non si tratta però di un fenomeno riscontrabile soltanto in schizofrenia e nelle favole: anzi, il campo dove più si estendono le sue implicazioni è quello dell’interazione umana. (…) i tentativi di non comunicare si avranno in ogni altro contesto in cui si deve evitare l’impegno inerente a ogni comunicazione. La situazione che viene presentata è una situazione un passeggero A su un aereo non vuole comunicare ma allo stesso tempo non può evitare di farlo.

Possibili esiti: A) RIFIUTO DELLA COMUNICAZIONE un passeggero fa capire all’altro che non vuole conversare, comportamento che certo richiede coraggio ed un certo disprezzo delle ’buone maniere. B) ACCETTAZIONE DELLA COMUNICAZIONE un passeggero cede alla conversazione dell’altro e cominciano a comunicare C) SQUALIFICAZIONE DELLA COMUNICAZIONE La SQUALIFICAZIONE è una tecnica importante a cui A puo ricorrere per difendersi: egli può comunicare in modo da invalidare le proprie comunicazioni o quelle dell’altro. Rientra in questa tecnica una vasta gamma di fenomeni della comunicazione : contraddirsi, cambiare argomento o sfiorarlo, dire frasi incoerenti o incomplete, ricorrere a uno stile oscuro o usare manierismi, fraintendere, dare una interpretazione letterale delle metafore è una interpretazione metaforica di osservazioni letterali. Non sorprende che a questo tipo di comunicazione ricorra tipicamente chiunque si trovi alle strette in una situazione in cui si sente obbligato a comunicare ma nello stesso tempo vuole evitare l’impegno inerente a ogni comunicazione. (...) nessuno dei due può andarsene, nessuno dei due non può non comunicare ma c’e da supporre che per certi loro motivi siano riluttanti a farlo (o ne abbiano paura) . In entrambi i casi è probabile che il risultato sia uno sproloquio . Ci sia consentito far rilevare che la comunicazione (comportamento) folle non è necessariamente la manifestazione di una mente malata, ma può essere l’unica reazione possibile a un contesto di comunicazione assurdo è insostenibile. D) IL SINTOMO COME COMUNICAZIONE Infine c’e una quarta possibilità a cui il passeggero A può ricorrere per difendersi dalla loquacità di B: può far finta di essere sordo, stanco, ubriaco (..) il messaggio per cui sarebbe “non mi dispiacerebbe parlare con lei, ma c’e qualcosa più forte di me (quindi non può biasimarmi) che mi impedisce di farlo”. In realtà A sa che sta barando, ma questa strategia diventa perfetta una volta che il soggetto ha convinto se stesso di essere alla mercé di forze che non può controllare. 3.3 Secondo assioma: La struttura di livello della comunicazione (contenuto e relazione) , ovvero i disturbi della comunicazione provocati dalla confusione tra contenuto e relazione Il fenomeno del disaccordo ci offre un ottimo schema di riferimento per studiare i disturbi di comunicazione provocati dalla confusione tra contenuto e relazione. Il disaccordo può manifestarsi a livello di contenuto o a livello di relazione; è chiaro però che le due forme dipendono l’una dall’altra. Esempio dell’atomo di Uranio con 92 elettroni, per cui due persone sono in disaccordo. Una volta che L aspetto di contenuto sarà risolto (ovvero chi aveva ragione sul fatto che avesse o meno 92 elettroni) emergerà l’aspetro di relazione. È evidente che per risolvere questo nuovo problema due individui non possono continuare a parlare di atomi: debbono cominciare a parlare di se stessi e della loro relazione e quindi definirla simmetrica o complementare . Per esempio, chi aveva torto può ammirare la superiorità che l’altro ha dimostrato, oppure può legarsela al dito e meditare di assumere una posizione ore up alla prima occasione per ristabilire una condizione di parità. In queste polemiche le parole possono perdere l’ultima traccia di significato e diventare esclusivamente gli strumenti di posizione di supremazia (one upmanship). Si tratta di un modo per dire che , a dispetto del loro disaccordo, due individui devono definire se la

loro relazione può essere complementare o simmetrica. Definizione di se e dell’altro Abbiamo visto che s livello di relazione gli individui non comunicano su fatti esterni alla relazione, ma definiscono la relazione e, implicitamente, se stessi. Tali definizioni si dispongono gerarchicamente secondo il grado di complessità. (...) il prototipo della comunicazione di P con O sarà P che comunica “ecco come mi vedo in rapporto a te in questa situazione”...


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