Riassunto protezionismo e liberismo PDF

Title Riassunto protezionismo e liberismo
Course Politica economica
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto capitolo protezionismo e liberismo, libro "politiche economiche e strategie aziendali"...


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POLITICHE COMMERCIALI: LIBERISMO E PROTEZIONISMO La POLITICA COMMERCIALE consiste nell’atteggiamento dei responsabili di politica economica di un paese nei confronti del commercio con l’estero. Può trattarsi di: - Atteggiamento LIBERALISTA, cioè che tende a non introdurre ostacoli alle esportazioni e soprattutto alle importazioni - Atteggiamento PROTEZIONISTA, tendente a difendere la produzione interna dalla concorrenza estera - Atteggiamento AUTARCHICO, che tende a chiudere l’economia nazionale rispetto al resto del mondo. Il fondamento del liberismo sta nei vantaggi della specializzazione a livello internazionale, messi in rilievo da David Ricardo con il PRINCIPIO DEI COSTI COMPARATI: se due paesi hanno diversa abilità relativa nel produrre due beni (il che si riflette nei costi comparati di produzione), potrà convenire loro di specializzarsi, ognuno producendo solo il bene il cui costo è comparativamente minore, e scambiare l’eccedenza della produzione di quel bene rispetto alla domanda interna per procurarsi la quantità desiderate dell’altro bene prodotto dall’altro paese. Questo principio trova però delle limitazioni dovute alla natura statica dell’analisi, alla mancata considerazione delle condizioni di offerta (di lavoro e capitale) e all’ipotesi di piena occupazione. Per queste limitazioni nasce invece il PROTEZIONISMO, le argomentazioni a suo favore sono di Adam Smith. I risultati positivi del protezionismo per il paese che lo adotta possono essere inferiori a quelli calcolati se i paesi esteri reagiscono con misure dello stesso genere -> è una argomentazione a favore della cooperazione internazionale. Gli strumenti della protezione Le politiche protezioniste ricorrono a molteplici strumenti. Una forma di protezione è quella TARIFFARIA che si avvale di dazi. I dazi sono imposte indirette che fanno aumentare il prezzo delle merci estere; in quanto imposte sono fonte di entrate fiscali (DAZI FISCALI). Di norma però hanno finalità protettive dei beni e servizi di produzione nazionale rispetto a quelli di provenienza estera (DAZI PROTETTIVI). Negli ultimi decenni, in aggiunta o in sostituzione della protezione tariffaria si sono diffusi numerosi strumenti di PROTEZIONE NON TARIFARRIA (BARRIERE NON TARIFFARIE), rappresentati da: 1) Contingenti (o quote) che consistono nella fissazione di limiti di quantità fisiche o valutari alle importazioni. 2) Limitazioni varie imposte da un paese all’acquisto di merci estere (es. imposizione di un contenuto nazionale minimo della produzione, deposito previo all’importazione) 3) Regolamentazioni spesso in apparenza dirette ad altre finalità (es. sicurezza, difesa ambientale) ma che si risolvono in intralci, aggravi di costi per i produttori esteri ecc 4) Limitazioni in materia di appalti, concessioni, forniture pubbliche 5) Sussidi e altre forme di incentivazione delle esportazioni Il contingentamento delle importazioni viene imposto attraverso la concessione di licenze ad alcuni operatori (consumatori o imprese): l’importazione di un determinato bene estero è soggetto alla concessione di licenze, per una quantità totale pari al limite fissato dal contingente. I contingenti possono essere introdotti dal paese esportatore invece che dal paese importatore -> si hanno limitazioni volontarie alle esportazioni (ver) Accordi per mercati ordinati: restrizioni volontarie alle esportazioni che coinvolgono simultaneamente più paesi. (oma) Ver e Oma sono introdotti dal paese esportatore ma in realtà richiesti dal paese importatore, il quale minaccia l’adozione di altri tipi di restrizioni

Un’altra forma di politica commerciale è il requisito di contenuto nazionale minimo della produzione: esso prevede che un bene possa essere venduto nel paese solo se ha un contenuto minimo, in termini fisici o di valore, di produzione locale. (si tendeva a stimolare la produzione locale di qualche componente). Il deposito previo all’importazione consiste nell’obbligo di depositare per un certo periodo di tempo in un conto infruttifero presso la Banca centrale una somma pari ad una quota del valore della merce importata. Gli effetti della protezione tariffaria e non tariffaria Effetto dell’introduzione di un dazio nell’ipotesi che il prezzo internazionale rimanga invariato.

EFFETTI DEL DAZIO: - Effetto consumo (DE): il dazio provoca un aumento del prezzo che riduce il consumo interno - Effetto produzione/protettivo (AB): il dazio provoca un aumento del prezzo che fa aumentare l’offerta interna - Effetto importazione (AB+DE): come conseguenza dei due effetti precedenti, le importazioni si riducono - Effetto entrate fiscali (HLSR): le imposte aumentano in misura pari all’aliquota del dazio moltiplicata per la nuova quantità importata - Effetto redistribuzione (FLSN): i consumatori pagano un maggior prezzo ai produttori nazioni e il dazio allo Stato. I contingentamenti hanno effetti simili a quelli dei dazi. Gli effetti di un contingentamento tendente a ridurre le importazioni da GM a RS consistono nell'aumento del prezzo interno del bene da p a p’, a differenza che nel caso di introduzione di un dazio, il governo non riceve in questo caso un introito fiscale; infine comporta un redistribuzione di reddito a danno dei consumatori e a favore degli importatori che godono di rendite da contingentamento. La politica commerciale include anche i sussidi alle esportazioni. I sussidi si traducono normalmente in una integrazione dei profitti, che nel caso di incentivazione all'esportazione si applica a chi vende sui mercati esteri per indirizzare l'uso delle risorse verso la produzione per i mercati esteri. Gli effetti dei sussidi sui prezzi sono simmetrici a quelli dei dazi. Essi implicano un maggior prezzo del bene sussidiato nel paese esportatore, perché i produttori non saranno disposti a vendere sul mercato interno ad un prezzo minore del ricavo ottenuto dall’esportazione aumentato del sussidio. Inoltre quando il paese che introduce sussidi all'esportazione non è piccolo, il prezzo mondiale del bene sussidiato si riduce per effetto dell'aumentata offerta sul Merc. internazionale. Ciò implica che il prezzo all’interno dell’ Unione Europea non aumenta in misura pari al sussidio ma in misura minore.

Le giustificazioni del protezionismo: la difesa delle “industrie nascenti” È una argomentazione a favore del protezionismo che sostiene che l'imposizione temporanea di dazi protettivi è giustificata dal tentativo di “naturalizzare una industria estera che in se stessa sia perfettamente adatta alle condizioni

del paese” considerato . Spesso la superiorità di un paese rispetto a un altro nasce solo dal fatto di aver cominciato prima la produzione, risiedendo dunque nelle capacità acquisite e nell’esperienza. Il paese che protegge già una industria nascente può con il tempo acquisire quella stessa capacità ed esperienza e quindi competere con vantaggio con il paese che abbia iniziato prima la produzione o anche raggiungere una posizione di superiorità. Questo è il caso nel quale esistono economie di scala dinamiche derivanti da processi di apprendimento: esse non sono legate alla quantità prodotta nell'unità di tempo considerata ma alla produzione cumulativamente effettuata nel tempo. La loro esistenza da luogo alla curva di apprendimento .

Essa indica il costo unitario CU in funzione delle quantità complessivamente prodotta dall’inizio della produzione, Q. Il paese A che deve iniziare la produzione del bene considerato produce al costo CUa, più elevato di quello dei paesi B e C che, grazie al tempo trascorso dall'inizio della produzione, sono in grado di produrre a costi più bassi. Il vantaggio della protezione sta nel fatto che, mentre si riduce la possibilità per la produzione estera di espandersi ulteriormente sul Merc. Nazionale, la parte di quest'ultimo servita delle imprese nazionali si allarga e la quantità totale da esse prodotta può crescere più velocemente. Anche se al termine di un certo numero di anni il costo di produzione di A arrivasse ad esempio al livello di quello di C, senza scendere al di sotto di esso, la protezione si rivelerebbe conveniente, se la presenza dell’industria considerata avesse effetti esterni (spillover) positivi sul sistema produttivo del paese. Simili effetti sono legati alle strette relazioni interindustriali che in certi casi esistono e che, ad esempio, inducono la diffusione delle conoscenze, stimolano le innovazioni e non orientano la direzione effettiva. A parte questo vantaggio, il paese A può derivare un ulteriore vantaggio dalla protezione, se i suoi costi di produzione sono più bassi di quelli esteri, ad esempio a causa di più bassi salari o margini di profitto. In tal caso la curva di apprendimento del paese A potrebbe trovarsi al di sotto di quella indicata nella figura. In tal caso il paese A potrebbe produrre il bene considerato a costi inferiori che all'estero anche prima di aver realizzato una produzione cumulativa pari a OQc. I liberisti più tenuti hanno sostenuto che, almeno per quanto riguarda il caso in cui non esistano spillover, le prospettive di profittabilità derivanti dalla progressiva riduzione del costo di produzione a seguito del processo di apprendimento dovrebbero poter indurre da sole l'entrata sul Merc. di nuove imprese, senza che vi sia bisogno di incentivarla attraverso la protezione. Questa posizione prescinde oltre che dagli indicati spillover, che possono essere causa di divergenze fra rendimenti privati e sociali, anche da: 1) 2)

aleatorietà della prospettiva di congrui guadagni, che sarebbero comunque rinviati nel tempo; Dalle imperfezioni esistenti nei mercati finanziari, che elevando il costo del capitale o razionando il credito particolarmente per le attività più rischiose scoraggiano l'innovazione e/o l’entrata sul Merc. per produzioni che non siano immediatamente redditizie.

Vanno tenute presenti le difficoltà di individuare industrie nascenti che siano in prospettiva vitali in sè o capaci di produrre spillover positivi e la possibilità che le imprese si adagino nella protezione sollecitandola oltre i limiti di tempo necessari per il decollo della nuova industria. Le giustificazioni del protezionismo: la protezione come strumento per migliorare la ragione di scambio È un argomentazione a favore del protezionismo che si riferisce alla possibilità che un paese di migliorare la ragione di scambio se sono soddisfatte alcune condizioni di domanda e di offerta. Il dazio è una imposta indiretta e come tale può dar luogo a traslazione. (La traslazione del dazio si manifesta attraverso l'effetto che comporta l'imposizione del dazio sul paese esportatore )

Tale fenomeno è tanto più improbabile quanto maggiore è l'elasticità della domanda. Elasticità dell'offerta può essere bassa e anche questo fattore tende a ridurre la traslazione del dazio sul prezzo. L'elasticità dell'offerta intesa con riferimento al prezzo al netto del dazio, che rappresenta il ricavo netto unitario per l'impresa esportatrice. Rigidità dell'offerta significa allora che l'impresa mantiene invariata l'offerta nonostante la riduzione del prezzo infatti una volta introdotto il dazio essa è disposta a vendere la stessa quantità precedente a un prezzo minore (gli esportatori esteri per essere indifferenti ad esportare le quantità precedenti alla politica protezionistica devono ricevere un prezzo che tolto il dazio che devono pagare sia uguale al nuovo prezzo internazionale, più basso per via della ridotta domanda internazionale e aumento dell'offerta internazionale ). Ciò può

essere dovuto da un lato all’importanza per l'esportatore estero del Merc. del paese che introduce il dazio era dall'altro al fatto che il bene viene prodotto in condizioni di accentuate economie di scala. Se l'esportatore estero accetta di mantenere invariato il prezzo dopo l'introduzione del dazio, la ragione di scambio migliora per il paese considerato. Infatti RS= pxe/pm. Rimangono invariati sia pxe sia il prezzo delle importazioni, pm=p, Ma quest'ultimo è al lordo del dazio, che viene incamerato dal fisco del paese in questione. Dal punto di vista del paese come un tutto va considerato il prezzo delle importazioni al netto del dazio, che è diminuito. il dazio migliora la ragione di scambio anche nel caso in cui esso venga parzialmente traslato sul prezzo. (La ragione di scambio il numero di unità da esportare per poter importare una unità del paese estero) Per comprendere meglio la possibilità di migliorare le ragioni di scambio :se il paese che impone un dazio è un piccolo paese , il prezzo internazionale rimane p, il prezzo interno aumenta p(1+d1) e le importazioni si riducono a BD. in questo caso la ragione di scambio internazionale rimane invariata e la protezione si traduce in una semplice riduzione della quantità importata . (i p. del bene nei due paesi sono diversi, è il costo del protezionismo per la collettività)

Se invece il paese considerato non è un paese piccolo , il prezzo internazionale tenderà a diminuire ,supponiamo al livello p’, per la riduzione della domanda del paese considerato indotta dal dazio. in questo caso il nuovo livello del prezzo all’interno del paese sarà pari a p’(1+d1) < p(1+d1) e il paese che ha introdotto il dazio ha ottenuto un miglioramento della ragione di scambio, in quanto paga per le importazioni un prezzo (al netto del dazio) p’, minore di quello precedente , p, a parità del prezzo, qui non considerato, praticato per le sue esportazioni . (Diminuiscono le importazioni derivante dalla maggiore competitività di prezzo dei beni nazionali rispetto a quelli prodotti all'estero ) ( significa che è possibile ottenere più merci estere in cambio della stessa quantità di merci nazionali )

Le giustificazioni del protezionismo: la difesa dal “lavoro straniero a buon mercato” E’ una argomentazione a favore del protezionismo. Ricorre nei paesi sviluppati per sostenere la protezione generale dell'industria, minacciata dal basso costo del lavoro esistenti all'estero, che rende non competitive le attività nazionali che non siano adeguatamente protette. Questa tesi è stata sostenuta anche in relazione al problema del dumping sociale (È una forma di concorrenza ritenuta sleale che consiste nel praticare sui mercati esteri riduzioni di prezzo rispetto al Merc. interno ) sia alla forma di concorrenza sleale che sarebbe esercitata da molti paesi In virtù del fatto che il costo del lavoro in essi sarebbe basso per effetto della scarsa protezione sociale dei lavoratori . Le giustificazioni del protezionismo : il protezionismo come ausilio ad una politica per l'occupazione Se il protezionismo riesce ad incidere sulla propensione ad importare del paese considerato, sarà capace di abbassare il livello delle importazioni, a parità di reddito, o di contenere l'aumento di tale livello, al crescere del reddito . ciò può risultare utile quando il livello delle importazioni sia già elevato e superiore a quello delle esportazioni in corrispondenza di un reddito di non piena occupazione .una politica tendente ad accrescere occupazione e reddito

farebbe aumentare le importazioni oltre misura . in tal caso la bilancia dei pagamenti costituisce un vincolo alle politiche espansive. il vincolo può essere alleviato attraverso il protezionismo.

POLITICHE INDUSTRIALI E POLITICHE COMMERCIALI Le politiche commerciali incidono direttamente sui flussi di importazione e di esportazione date certe funzioni di domanda e di offerta dei vari beni. Le politiche industriali influiscono sui fattori dai quali scaturiscono le funzioni di offerta. Una politica industriale contribuisce a creare le condizioni del successo commerciale di un paese. La politica industriale può attendere a migliorare la posizione competitiva di un paese attraverso un opportuno posizionamento della struttura industriale di quel paese nei settori nei quali la domanda mondiale cresce più velocemente ; il potenziamento dei settori strategici (per la creazione di economie esterne dinamiche ); Un rafforzamento delle condizioni dalle quali dipende una riduzione dell'elasticità della domanda estera al prezzo (innovazioni di prodotto ); appropriate relazioni fra imprese e fra Industrial livello sia interno che internazionale le politiche industriali però non sono esclusivamente al servizio delle finalità di politica commerciale in quanto può verificarsi anche il caso contrario e a toni di politica commerciale possono servire al rafforzamento della struttura produttiva di un paese concorrendo alla realizzazione di economie di scala dinamiche (protezione delle industrie nascenti ) o a privilegiare gli investimenti in determinati rami produttivi capaci di aumentare il tasso di crescita dell'economia ....


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