San Martino del Carso - Ungaretti PDF

Title San Martino del Carso - Ungaretti
Author Francesca Bagnato
Course Letteratura Italiana quinto anno
Institution Liceo (Italia)
Pages 2
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Summary

Ungaretti...


Description

San Martino del Carso

Ungaretti

La poesia è composta da quattro strofe, due quartine e due distici, in versi liberi. Come Veglia, anche questa poesia contiene immagini di desolazione e di morte, legate alla guerra. Gli effetti della distruzione si riverberano qui sulle cose, in uno squallido paesaggio di macerie e di rovine su cui si è abbattuta la furia degli eventi. L'evidenza dell'immagine viene fatta risaltare in primo piano dall'aggettivo dimostrativo «queste», mentre la sofferenza raccolta nello sguardo sembra farsi più acuta nell’uso inconsueto e quasi umanizzato di un sostantivo come «brandello», in relazione a «muro» (il termine si riferisce normalmente alla carne). Nella seconda strofa il pensiero si sposta, per una spontanea associazione, sui molti compagni caduti; di loro, a differenza delle «case», non è rimasto più nulla. La loro totale scomparsa è il segno di una distruzione più dolorosa e profonda, in quanto non ammette risarcimento o rinascita. A impedire che vengano del tutto cancellati non resta che la commossa e pietosa memoria di chi è sopravvissuto; un ricordo fatto di tante croci che trasformano il «cuore» in una specie di cimitero. Di qui la folgorante analogia che fra il «paese» e il «cuore», appare come «il paese più straziato». Tutta la poesia utilizza un linguaggio agevole e piano, fatto di parole comuni. La compattezza che la caratterizza è dovuta al rigore calibratissimo della costruzione, alla capacità di collocare le parole secondo calco- late simmetrie. Il sentimento della "corrispondenza" («Di tanti / che mi corrispondevano trova espressione sul piano formale nel vario disporsi delle riprese e dei parallelismi: «Di queste case / non è rimasto» (vv. 1-2) – «Di tanti [...] non è rimasto» 64 (vv. 5 e 7); «Di tanti» «neppure tanto» (vv. 5 e 8); «Ma nel cuore» (v. 9) «È il mio cuore (v. 11). Si noti infine l'antitesi a distanza fra «qualche» (v. 3) e «nessuna- (v. 10). La simmetria riguarda anche la misura delle strofe, composte a due a due da un uniforme numero di versi, I distici sono formati, rispettivamente, da un quaternario e da un settenario, che, letti insieme, possono assumere la cadenza musicale e scorrevole dell'endecasillabo. Ungaretti ha un nuovo modo di fare poesia, rapido, che sa mettere in contatto immagini lontane le quali apparentemente non hanno alcun rapporto tra loro o in ogni caso non esprimono un senso immediato ed evidente. Il poeta è una sorta di sacerdote della parola, un essere privilegiato che sa cogliere i nessi segreti delle cose. Il mistero della vita non può essere svelato attraverso il discorso disteso concatenato e razionale delle scienze può soltanto essere illuminato a tratti grazie alla forza di penetrazione intuitiva di cui si carica la parola poetica. Ungaretti tende ad escludere le componenti più propriamente realistiche attraverso un’estrema riduzione della frase alle funzioni essenziali della sintassi e della parola. Questa capacità di sintesi della poesia è inscindibile rispetto all’essenza profonda e misteriosa dei contenuti che intende comunicare ed è eseguita attraverso il mezzo della analogia. Annoverato tra i poeti delle due guerre, Ungaretti ha subito nella persona e più intimamente nella coscienza la gravità di eventi concentratisi in un arco di tempo relativamente breve, vivendone drammaticamente gli aspetti catastrofici che hanno attraversato tutti il ventesimo secolo, riportandone l’esperienza, le sensazioni e le riflessioni nelle sue opere. La sua poesia viene concepita come ricerca e processo di conoscenza. Il poeta stesso sottolinea la componente autobiografica della sua opera, intesa come confessione, ma si tratta per Ungaretti di un autobiografismo che trasfigura il vissuto, in quanto i singoli eventi assumono il valore di situazioni paradigmatiche in cui l’uomo incontra la verità. Il significato va verso il significante ed entrambi si compenetrano diventando l’uno strumento e forma dell’altro. Intende l’esperienza poetica come strumento che pone l’uomo in diretto rapporto con l’assoluto.

Perciò ritiene che la parola poetica abbia valore assoluto e metafisico senza dover necessariamente, come per Montale, passare per la realtà fenomenica e senza necessariamente nominare il reale. La funzione conoscitiva metafisica della parola poetica si evidenzia nel momento in cui ogni parola spicca analogicamente, all’interno del verso libero, sullo spazio bianco della pagina e tra i silenzi e le pause della recitazione....


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