Social Linguistica - V. Gheno (capitolo 2) PDF

Title Social Linguistica - V. Gheno (capitolo 2)
Course Linguistica Applicata
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Social Linguistica - V. Gheno (capitolo 2)...


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SOCIAL LINGUISTICA-CAPITOLO 2 2.1 Di lingua e di uomini Noam Chomsky in un’intervista afferma, che “la facoltà del linguaggio è la cosa che ci rende umani”; sta alla base della nostra essenza umana. L’abito linguistico che diamo alle nostre comunicazioni è importante quanto i vestiti che decidiamo di indossare per un’occasione specifica. Come ogni mezzo di comunicazione, anche internet e soprattutto i social network hanno provocato dei cambiamenti nel modo di comunicare. La lingua è in perenne mutamento, si arricchisce di nuovi modi di espressione. Gli etnolinguisti Le Page e Keller affermano, che ogni produzione linguistica sia un vero e proprio atto di identità. L’intento del comunicante non è solo comunicare ma anche di unire tra simili e contemporaneamente discriminare. La lingua è allo stesso tempo unificatrice e separatrice: unificatrice tra persone che comunicano in maniera simile riguardo temi condivisi, e separatrice nei confronti dei “diversi”, gli inesperti newbi (novizi). Da villaggio globale, internet è diventato una globalità di villaggi, in cui ogni villaggio usa una lingua in maniera diversa. I social sono in grado di metterci in collegamento con altre persone fisicamente lontane, ma allo stesso tempo comporta una sorta di isolamento del singolo membro della comunità. Gli studiosi parlano di cyberbalcanizzazione di internet, esplosione in mille frammenti, fino a creare una splinternet (scheggia). Il testo telematico presenta un misto di elementi dello scritto e del parlato con lo scopo di trasmettere più contenuti emotivi. Massimo Prada parla di CMC (Comunicazione mediata dal computer) come una terza varietà rispetto all’orale e allo scritto: l’italiano trasmesso con caratteristiche come la multimedialità e l’ipertestualità. Paolo D’Achille chiama questa forma particolare di scritto, scritto a distanza, da affiancare al parlato a distanza di telefono, radio cinema e televisione all’interno del parlato trasmesso. Giuseppe Antonelli invece lo definisce il primo italiano scritto di massa, che nella percezione degli utenti si tratta quasi di un parlato. Secondo David Crystal, il Netspeak non è solo la combinazione di elementi del parlato e dello scritto ma possiede anche delle proprietà mediate elettronicamente. Esiste un surplus che pone il linguaggio elettronico al di là di quello scritto e parlato. Non si ha infatti a che fare con una “via di mezzo” tra scritto e parlato ma di una specie di doppia codifica. Parlato -> scritto->CMC La definizione più semplice è dire che è un italiano digitato. A distinguere il linguaggio elettronico dallo scritto e parlato vi sono vari parametri: brevità, frammentarietà sintattica, scarsa importanza data agli errori ortografici. Elena Pistolesi afferma, che la principale caratteristica dei testi elettronici è di essere spesso degli ipotesti piuttosto che ipertesti = rammenti di testo. Per questo motivo anche le persone meno istruite possono scrivere questi testi. I testi elettronici esibiscono una serie di fenomeni non strettamente necessari, non essenziali ma che possono essere considerati elementi di stile, come l’uso di emoticon, acronimi o il maiuscolo che mima l’urlo. La lingua dei social appare legata a esigenze sociali: l’utente vuole sentirsi apprezzato e accettato. L’italiano digitato è la quarta varietà che Antonelli chiama e-italiano, la cui competenza è utile e va integrata ad altre nostre competenze. Una delle principali caratteristiche della lingua che si incontra sui social network (o socialini=sito di relazioni sociali) è quella di rendere la scrittura il più espressiva possibile. Italiano neostanard è un italiano corretto anche se semplificato rispetto a quello studiato a scuola. Domani vado a scuola vs. Domani andrò a scuola

Mi bevo un caffè vs. bevo un caffè

2.6 SCRITTURE BREVI Appartengono alle strategie per dire di più in meno spazio. Inizialmente queste erano dovute ai limiti tecnici posti dalle tecnologie: come gli SMS, si cercava di scrivere di meno per risparmiare tempo e spazio. Oggi usiamo le scritture brevi soprattutto per risparmiare tempo. Esistono almeno tre tipi di scritture brevi:  Acronimi  Tachigrafie (scrittura a codice fiscale)  Troncamenti ACRONIMI Sono dei nomi/parole formate unendo le lettere o sillabe iniziali di più parole. Esempio FIAT = Fabbrica Italiana Automobili Torino. ACRONIMI INGLESI Molti degli acronimi inglesi è più nota ai frequentatori più anziani rispetto a quelli più giovani. Ad esempio per me sono nuovi gli acronimi inglesi come: LMGTFY- Let me Google that for you, ROTFLASTC- Rolling on the floor laughing and scaring the cat Però spesso uso acronimi come LOL, OMG, WTF, IDK, IDC, LMAO.

ACRONIMI ITALIANI La tendenza alla formazione di acronimi è presente un po’ in tutte le lingue, perché nasce da un’esigenza condivisa di chi sta online con l’intento di socializzare. Di acronimi italiani troviamo: TVB-Ti voglio bene, TADB-ti amo di bene, FDM- Figlio della Madonna, PD-Porco Dio, PDM-Pezzo di merda. Alcuni acronimi sono eufemistici, cioè servono a camuffare almeno in parte le parolacce e bestemmie. Usando l’acronimo il messaggio viene compreso anche se p in un certo senso censurato. TACHIGRAFIE (INGLESI E ITALIANE) (Dal Greco-veloce) è generalmente l’arte dello scrivere in modo rapido mediante abbreviazioni e segni convenzionali. Abbiamo diversi esempi di notazioni contratte: B4- Before, PLS-Please CMQ-Comunque, GRZ-Grazie, XKÈ-Perché Queste tachigrafie vengono usate sui social e soprattutto sui canali di messaggistica istantanea come Whatsapp o Messenger. Le tachigrafie erano diffuse già nell’Ottocento ad es. nelle lettere di uomini colti e letterati. CA-Caro amico, TV-Tutto vostro = queste erano consuetudine in apertura e chiusura delle lettere. Oppure i mesi decurtati 8bre, 9bre, Xbre, anche la crusca su Twitter CMQ TRONCAMENTI Secondo la definizione di Treccani, un troncamento è la soppressione di una vocale, di una consonante o di una sillaba alla fine di una parola: RAGA- Ragazzi, RISP- Rispondi, CELL- Cellulare, ASP-Aspetta Alcuni ormai hanno un significato /funzione proverbiale come “Risp è impo”. A volte si usano i troncamenti per indicare un’illuminazione improvvisa come “Ah ma allora sei andaAH NO NIENTE “ Per quanto riguarda il lessico possiamo trovare: gli anglismi tecnici, dialettismi e neologismi. 2.7.1 L’Inglese Tutta la comunicazione mediata dal computer è ricca di anglismi, questo perché il web è nato in inglese ed è rimasto fondamentalmente anglofono. La fascinazione della cultura angloamericana sugli italiani soprattutto giovani, è ben nota sin dagli studi di Edgar Radtke negli anni 90, anche questo ha il suo peso nelle nostre scelte anglofile. Software, Hardware, Reset o Password magari hanno delle traduzioni o possibili circonlocuzioni ma spesso è più comodo fare uso di questi termini di origine anglofona. Selfie non equivale precisamente all’autoscatto. Esistono poi termini dove è difficile applicare traduzioni: TAG-taggare, è difficile spiegarlo in italiano. Vuol dire che con l’azione del tag si indicano le persone sotto una foto o post sui social media. Esempio: DM- Direct message, FOLLOW- Seguire- followare, LAG- Ritardo- Stai laggando, BAN-Bando-bannare ANGLISMI LUSSUOSI Esistono anche una serie di termini che non sono né tecnici né pseudotecnici ma usati perché privi di un corrispettivo italiano e perché sintetizzano meglio un concetto che in italiano richiederebbe circonlocuzioni risparmio di tempo. Facepalmgesto di portarsi il palmo della mano alla faccia per indicare incredulità, rassegnazione. La presenza di termini stranieri non è preoccupante, sempre se non si cade nell’eccesso. Se decidiamo di usare termini stranieri dobbiamo: 1. Essere padroni del significato della parola 2. Conoscere la pronuncia e grafia di tale 3. Assicurarsi che l’interlocutore è in grado di capirci MEME: termine coniato dal biologo Richard Dawkins negli anni 70 in un’opera intitolata “Il gene egoista”. Come il gene è un’unità di informazione genetica, così il meme è un’unità d’informazione culturale. Può presentarsi sottoforma di immagini, collegamenti ipertestuali, spezzoni video, sitiweb o hashtag. 2.7.2 MACCHERONISMI Quando l’italiano si fonde “creativamente” con un’altra lingua nascono delle vere e proprie parodie, gag e battute, che fondano il loro umorismo sulla simpatica genialità delle reinterpretazioni maccheroniche. Es: Lovvareto love, occheiok Talvolta questo costue linguistico si estende alla fraseologia: Donnuorri don’t worry. Scopo?  LUDUS, divertimento. TRACCE DI ALTRE LINGUE Nel tessuto del social-italiano si trovano tracce anche di altre lingue come lo spagnolo, francese, tedesco e latino (come probabile reminiscenza scolastica). SPAGNOLO: Gli ispanismi e le forme ispanizzanti sono una presenza fissa nella lingua italiana. La presenza spagnola risale al paninarese (gergo giovanile famoso negli anni 80). Il paninarese fu famoso per poco ma ha influito il linguaggio giovanile odierno. All’epoca si faceva uso dei falsi ispanismi come il suffisso -os applicato qualsiasi parola. Es: Prestami quel libros. Oggi troviamo frequente l’uso di espressioni come: Hola, no tengo dinero, vamos, perdoname madre por mi vida loca.

FRANCESE: Lo spagnolo non è l’unica lingua che ha influenzato l’italiano. Usiamo spesso anche dei francesismi come: voilà, deja vù, merci beaucoup (l’uso di questi sottintende un minimo di conoscenza della lingua) TEDESCO: Ci sono anche termini tedeschi che però non hanno un’esatta corrispondenza in italiano. Schadenfreude- gioia per il male altrui. Fremdschämen- è la parola tedesca che indica la situazione in cui sei profondamente imbarazzato per qualcuno che non si rende conto di starsi rendendo ridicolo. In alcuni casi è vezzeggiato in fremdy, verbo fremdare. Sta fremdando=si sta vergognando per qualcuno. GIAPPONESE: Ci sono alcune espressioni sporadiche che compaiono nella maggior parte di contesti riguardanti Anime o Manga. Kawaii- carino, Otaku- persona che coltiva interessi ossessivi LATINO: frasi imparate a scuola. 2.7.4 DIALETTI I dialetti nell’ambito di linguaggi giovanili sono usati prevalentemente per “colorire” il testo. Il dialetto più usato è quello romanesco sia grazie alla lunga tradizione di comici romani che al fattore simpatia. In questo modo si diffonde il famoso Dajeok, Vojovoglio. Saluti: Annamo, bella ci, chettedevodì, ‘taccisua, limortè li mortacci tua Altri dialetti sono presenti in maniera minore e dipendono sostanzialmente da personaggi famosi in voga in un dato momento: Luciana Littizzetto con il piemontese balengo, Gabibbo con besugo, Jerry Calà con il veneto ocio però. 2.7.5 L’INVENZIONE LINGUISTICA Ogni persona è potenzialmente un onomaturgo, ossia un inventore di parole. La maggior parte di queste parole non ha una lunga vita; alcune sopravvivono alla prova del tempo ed entrano a far parte dei vocabolari, altre cadono nel dimenticatoio. Alcune di queste parole diventano degli hapax, ossia degli occasionalismi di brevissima durata. Altre parole invece, sono più diffuse solo nell’ambito dei social e quindi non compaiono nei dizionari. Termini come percualare- prendere in giro, o settordici-numero molto alto, sono diffusi ma opachi alle opere lessicografiche. Webete-web+ebete, utonto-utente+tonto. 2.7.6 LE RISEMANTIZZAZIONI FUNZIONALI La risemantizzazione (o rideterminazione semantica) è l’attribuzione di un nuovo significato a un elemento lessicale esistente, che così diventa un neologismo semantico. Esempi: aggiungereadd, addare, friendare (inteso come aggiungere agli amici su FB) Condivideresharare 2.8 METTERCI LA FACCINA, NON POTENDO METTERCI LA FACCIA Tutti sanno, che la gestualità è essenziale per gli italiani. In rete non si sente il nostro tono di voce, non si vede la nostra espressione facciale, per questo motivo nelle nostre conversazioni online usiamo le cosiddette emoticon e emoji. Le (o gli) emoticon nascono come brevi sequenze di segni diacritici, spesso in combinazione con caratteri alfanumerici, che lette perpendicolarmente alla riga, formano delle faccine. Ad inventare la prima faccina ovvero: -) fu Scott Fahlman dell’università Carnegie Mellon il 19 settembre del 1982. Lo scopo delle faccine è quello di chiarire il tono con cui vogliamo interpretare quanto scritto. Successivamente si è diffuso un altro tipo di faccine ma questa volta “orizzontali” senza inclinare la testa. Si suppone che tali abbiano origini orientali, legate alla traduzione di manga e anime giapponesi. Queste faccine non hanno avuto un’ampia diffusione, in quanto con le nuove tecnologie è stato possibile creare dei veri e propri disegni al posto delle emoticon fatte con i caratteri ASCII (American Standard Code For Information Interchange). Gli emoji (絵文字) sono simboli pittografici, simili ad emoticon, divenuti popolari in Giappone a fine degli anni 1990. Il nome deriva da 絵 e (immagine), 文 mo (scrittura) e 字 ji (carattere). Gli emoji vengono utilizzati sia negli SMS che nelle e-mail. 2.8.1 RITORNO AL GEROGLIFICO Già prima dell'Avvento degli Emoji non esistevano solo le faccine ma era infatti possibile creare disegnini con i caratteri presenti sulla tastiera come per esempio...


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