Documento (2) - Riassunto Linguistica storica PDF

Title Documento (2) - Riassunto Linguistica storica
Author Raffaella Parascandolo
Course Linguistica generale
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Summary

riassunto del capitolo sul mutamento morfologico...


Description

Il mutamento morfologico Per la descrizione del mutamento morfologico si prendono in considerazione gli aspetti che riguardano le caratteristiche e le regolarità dei processi, la cronologia, la gradualità e la diffusione dei fenomeni. È possibile distinguere due tipi di mutamento: Mutamento che produce regolarità (cioè modifica in modo coerente un dato tipo di morfema o classe di morfemi) Mutamento che non produce regolarità ( cioè modifica occasionalmente i singoli morfemi). Il mutamento morfologico è quello fonologico interagiscono tra di loro come ad esempio nel fenomeno della morfologizzazione , in cui il mutamento fonologico ha conseguenze nella struttura interna della parola dal punto di vista morfologico ( russ-rossa). Il mutamento morfologico si basa su due meccanismi : analogia e grammaticalizzazione. ANALOGIA: l’analogia implica un modello e le sua imitazione regolare, è un fenomeno che riduce via via le forme percepite come irregolarità. Vi sono due tipi di analogia, proporzionale e non proporzionale. ---L’analogia proporzionale si basa sul principio del “quarto proporzionale” per cui “a:a’= b : X, dove X= b’ (es. Inn latino il perfetto del verbo muovere è “movi”, ma in italiano abbiamo “mossi”. Per capire da dove venga questa forma, dobbiamo considerare un verbo simili ossia “scrivere”. Questo ha il perfetto “scrissi” dal latino “scripsi”. Ora “muovo” e “scrivo” hanno in comune la consonanante finale della radice, i parlanti hanno accentuato questa somiglianza, attribuendo a “muovo” il tipo perfetto di “scrivo”, dunque (scrivo:scrissi= muovo sta ad X, dove X è mossi). Utilizzando l’analogia proporzionale spesso si fanno associazioni che grammaticalmente non sono accettate ( in francese nous lisons, vous lisez, nous disons vous disez è errato---> vous ditez) L’analogia non proporzionale (Livellamento paradigmatico), consiste nella completa o parziale eliminazione di alternanze morfofonemiche (allomorfi) nella flessione. Un esempio classico di questo fenomeno viene da paradigmi nominali latini quali quello di honos “onore”. Per via di una restrizione fonotattica del latino arcaico, che vietava le /s/ intervocaliche, le forme flesse di questo paradigma sostituirono la /s/ finale con [r]: honos, honoris, honori. . . Dunque, per un certo periodo i paradigmi di questo genere avevano due allomorfi: l’allomorfo in [s] (honos) nel nominativo (cioè, come morfema lessicale libero), e l’allomorfo in [r] (honor-) nelle forme flesse (cioè, davanti ai suffissi flessivi). Alla lunga la spinta al livellamento paradigmatico ha fatto sì che l’allomorfo in [r] si estendesse anche al nominativo, portando al paradigma del latino classico, dove troviamo un solo allomorfo: honor, honoris, honori. . .

Isomorfismo: sia nel livellamento sia nell’analogia proporzionale si manifesta il principio di ismorfismo riassumibile nella forma one meaning-one form. I parlanti tendono a eliminare le alternanze formali se non ci sono delle differenze di significati rilevanti. Entrambe le analogia non sono nettamente distinguibili perché non si capisce sempre se un determinato mutameto è avvenuto grazie a uno o all’altro. Un tendenza analogica è quando dopo un mutamento analogico una forma si diversifica la nuova assume la funzione primaria, e la vecchia si conserva in una funzione secondaria (Brother/Brethren prima erano singolare e plurale, ora brothers è il plurale e brethren significa confratelli). Esistono anche dei mutamenti morfologici sporadici, che non sempre producono mutamenti regolari a differenza dell’analogia. Uno di questi è l’estensione, che prevede l’utilizzo di un determinato morfema in contesti più ampi rispetto a quello originale. ( latino pres 1ps amo -> amo ita 1ps; latino impef 1ps amaba -> amavo ma dovrebbe essere amava). Risegmentazione, è un processo di rianalisi attraverso il quale si creano nuovi morfemi che mantengono però la stessa funziona dei rispettivi precedenti, quindi cambiano dal punto di vista fonologico. Ad esempio in latino “tempus” ha due temi “tempus” e “tempora”, poiché non ha subito il processo di livellamento. Tuttavia se lo si confronta con il modello di seconda declinazione “lupus” si ha la creazione di un nuovo plurale LUPUS-LUPI TEMPUS/TEMPI, ciò avviene grazie ad una rianalisi per cui si ha uno spostamento dei limiti morfematici, non sarà più analizzato tempor-a ma temp-ora. Fusione, due forme che hanno un significato uguale o simile si fondono tra di loro ad esempio nell’antico tedesco c’erano due suffissi per esprrmere il diminutivo come il e in che sono diventani ilin. Retroformazione, è il processo che forma una parola nuova a partire da una parola già esistente tramite la cancellazione di elementi interpretati erroneamente come affissi. Es peas era inizialmente il singolare di

pisello, attraverso la rianalisi viene stabilito chela radice e pea e che la s è la marca del plurale, dunque si ricaverà il nuovo singolare analogico che è pea. GRAMMATICALIZZAZIONE È il fenomeno, osservato per la prima volta da Meillet (1912), per cui un elemento lessicale perde gradualmente il suo significato proprio e, in certi contesti, assume funzione grammaticale; Si parla di elementi linguistici liberi che perdono dunque il loro significato lessicale e diventano elementi legati derivazionali con valore grammaticale (continuum)es. Latino clara mente “con mente chiara”, la parola mente assume il valore grammaticale di avverbio. La grammaticalizzazione prevede dei processi di espansione:  Inferenze pragmatiche: in determinati contesti uno stesso elemento ha funzioni grammaticali diverse. Ad esempio in inglese il costrutto be going to si grammaticalizza attraverso la seguente La sequenza logica: movimento direzionato nello spazio > movimento direzionato > direzionalità intenzionale > intenzionalità > futurità es. I am going to London, I am going to eat, I’m gonna be a pilot when I grow up, She’s going to have a baby, The rain is going to come. Dunque be going to va scolorendo il suo significato primario che si estende in base ai contesti.  Metafora: i nomi che designano parti del corpo si usano anche come locuzioni preposizionali ( di fronte, ai piedi dell’albero..). Quindi l’estensione è di tipo semantico e non contestuale.  Stratificazione di livelli: alcuni elementi hanno vengono grammaticalizzati, ma non perdono il loro significate originario -> il vero avere significa originariamente possesso ma ha anche funzione grammaticale di ausiliare  Ciclicità e rinnovamento: quando gli elementi perdono enfasi espressiva vengono spesso affiancati e poi sostituiti da altri attraverso una nuova grammaticalizzazione. Es. In francese antico la negazione “ne” si accompagnava spesso con sostantivi che indicavano quantità minime o nulle come “pas”. Questo affiancamento ebbe origine in contesti pertinenti ( verbi di moto poiché pas significava “passo” ), ma poi si estese e “pas” è diventato parte della negazione standard, fino a diventare l’unico elemento della negazione. La classificazione tipologica, (che acquista centralità grazie agli strutturalisti americani solo nel 900 mentre si usava la classificazione genealogica), delle lingue si effettua in base alla struttura delle parole. Si distingue principalmente tra lingue ISOLANTI, AGGLUTINANTI E IN FLESSIVE. (Lo fa Sapir) LINGUE ISOLANTI: Una lingua isolante è una lingua quasi totalmente priva di morfologia; detto altrimenti, i suoi termini sono quasi totalmente privi di declinazioni e flessioni. Dunque ad ogni parola corrisponde un solo morfema non scomponibile quindi in più segmenti e i morfemi grammaticali sono espressi da singole parole che si collocano accanto a quella che ha valore lessicale e la funziona sintattica è espressa dall’ordine delle parole, un esmpio è il cinese. AGGLUTINANTI: Nelle lingue agglutinanti le parole (allo stato iniziale) sono costituite dalla sola radice, a cui vengono poi aggiunti prefissi o suffissi per esprimere categorie grammaticali diverse e non si verificano cambiamenti interni della radice della parola. Un esempio è il finlandese e giapponese. FLESSIVE: Una lingua flessiva si caratterizza nel poter esprimere più relazioni grammaticali mediante un solo morfema. L'italiano, come la maggior parte delle lingue indoeuropee appartiene a questo tipo morfologico. Esempio: gatte: la "e" è un suffisso che indica sia il genere (femminile) che il numero (plurale) dell'entità a cui si riferisce. La flessione avviene anche internamente per questo sono dette anche “introflessive” (fai, feci...)....


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